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lunedì 5 agosto 2013

Vivere in un paese economicamente confuso

Cosa è la confusione?
La confusione è uno stato di mancanza di comprensione di ciò che sta succedendo ma anche la constatazione che tutto si muove al di fuori del nostro controllo.

Il grando di confusione di qualcuno o di un'area è molto legato alle abilità.
Non possiamo dire, infatti, che un movimento X di particelle generi per forza della confusione.
Possiamo infatti immaginare un commesso o un barista che con facilità gestisci moltissime persone allo stesso momento senza per questo andare in confusione.
E' tutto molto legato alle soglie di abilità di chi è presente nella scena.

L'Italia è oggi un paese dove la confusione regna sovrana.
Non è, dal nostro punto di vista, un posto in cui ci sono dei problemi insormontabili. Non in quanto tali. Da un punto di vista tecnico, intendiamo.
Ma sicuramente operare in questo contesto è particolarmente difficile e frustrante.

Un cittadino che voglia fare le cose per bene, è angariato da un sistema di gestione delle cose burocratiche per cui è spesso molto più pericoloso fare le cose quasi-benissimo piuttosto che non farle per niente.
Prova a sbagliare qualche dato in una dichiarazione dei redditi........ E vedrai.

La soluzione di molti è: andiamo via da questa nazione.
Abbiamo pensato di scrivere questo articolo proprio dopo la notizia che un nostro conoscente ha pensato di risolvere la confusione andando via dall'Italia per andare in un paese vicino dove, pare, sia possibile lavorare meglio.
Sicuramente non ci sentiamo di criticare chi fa questa scelta nè di discuterne la bontà nè da un punto di vista lavorativo nè morale.
L'Italia è un paese confuso. Ma lo è anche perchè noi italiani abbiamo contribuito in una certa misura a renderlo tale. L'intero, in una nazione, non è solo la somma dei singoli comportamenti. Non lo è. L'intero è qualcosa di più. Ma dire che i nostri singoli comportamenti hanno contribuito in grande misura a rendere l'Italia quello che l'Italia è, è qualcosa che si avvicina al vero.

Più che altro pensavamo che se qualcuno non ce la fa in Italia e va all'estero, non è detto che lasci in Italia le cause delle sue difficoltà. E se queste cause invece fossero endogene, cioè dentro la persona stessa? Cosa succederebbe allora? Che uno va all'estero e si porta con se le proprie debolezze o errori.
E' un rischio. Una possibilità.
Cosa fare allora?

Comprendere perchè si è diventati confusi riguardo al lavoro e alle entrate vivendo in Italia.
Capire questo potrebbe anche portarci a risolvere le cose.
E guadagnare ciò che meritiamo senza dover per forza emigrare.

Grazie per l'attenzione.


sabato 9 marzo 2013

Ancora qualcosa sulle agenzie di rating

Abbiamo in passato già toccato l'argomento delle agenzie di rating.
Ma visti i titoli dei giornali di ieri e stamattina sul provvedimento di declassamento dell'Italia da parte dell'agenzia Finch, ci pare doveroso ritornare sul tema.
Cosa sono le agenzie di rating?
Trovate una descrizione introduttiva su Wikipedia (Agenzie di rating, Fitch, Moody's e Standard&Poor's).
Ma semplicemente le agenzie di rating sono imprese private (!) che fra le varie cose esprimono dei giudizi, praticamente delle pagelle, su tutto ciò che è economia e finanza.
Danno quindi un voto (dopo vedremo basato su cosa) a tutto ciò che si muove sul pianeta. Danno un voto a stati, grandi imprese, titoli di debito pubblico, fondi di investimento e via discorrendo.
La cosa peculiare è la questione del giudizio che esprimono su intere economie nazionali e su interi sistemi pubblici di finanziamento, il cosiddetto debito pubblico.
In pratica, per farla ancora più semplice, una agenzia privata di studiosi, economisti e cervelloni da un voto, un giudizio e una classe di merito ad uno stato e un organismo pubblico.
Fitch, una delle 3 più importanti e conosciute agenzie mondiali di rating, ha declassato l'Italia (come economia, come stato, come area di potenziale investimento per un investitore internazionale) di un grado portandola però nella seconda fascia, quella B.
Queste agenzie usano infatti un sistema americano di classificazione.
In pratica in alto c'è la classe A (il livello più elevato è la tripla A cioè AAA) e in basso, a livello di investimento spazzatura e totale inaffidabilità c'è la classe D.
Per approndimenti e schema completo vedere qui.
Quando un investimento, uno stato o un'impresa diventano meno affidabili passano da tripla A a doppia A a singola A, poi c'è la tripla B e via dicendo. Con in mezzo altre mezze misure.
L'Italia viene ora definita da Fitch un paese di tripla B. Da A- è passata a BBB.

Ma, uscendo da questi dettagli abbastanza insignificanti, che senso ha questa cosa?
Da più parti si sono levati opinioni e ipotesi di conflitto di interesse di queste agenzie. Qualcuno (molti hanno dimenticato ma non tutti) si ricorda che proprio queste agenzie, qualche anno fa, diedero ad alcune aziende esempi celebri di crack finanziari (Parmalat e Lehman Brothers su tutte) votazioni altissime in tema di affidabilità e profittabilità.
Delle 2 l'una: o le agenzie di rating sapevano e per interesse personale hanno taciuto o coperto queste aziende fallimentari spingendo alla perdita migliaia di piccoli investitori. Oppure queste agenzie non sono in grado di esprimere un giudizio minimamente valido su questo aspetto.

Ad esempio il parere di Fitch per l'Italia è che l'esito delle recenti elezioni denota un aumento dell'inaffidabilità del nostro stato perchè non presenta a livello internazionale una stabilità di governo.
Come se la stabilità di governo fosse in questo momento una panacea di tutti i mali.
Ci vien da pensare ad una famiglia in cui nessuno litiga e in cui tutto appare molto calmo. Ci sono i problemi ma non se ne parla. La famiglia, improvvisamente, si sfascia e si scopre che il marito ha l'amante, che la moglie vuol sposarsi con un altro uomo e che tutto va a catafascio.
Però c'era stabilità!

La stabilità è una gran cosa ma bisogna analizzare nei dettagli la situazione. Attualmente questa fase di protesta e indignazione di gran parte degli italiani (dimostrata con i voti che un movimento neppure costituito in partito nato in pochi anni e basato sulla completa rottura degli schemi politici del passato cioè il movimento 5stelle di Beppe Grillo) può essere anche intesa come un segnale positivo.
Non è positivo che non si riesca a fare un governo. E' positivo che finalmente gli italiani mostrino che sono disposti a tutto affinchè le cose in questo paese cambino.
Forse sarà dannoso tutto questo litigio e confusione.
Ma è sicuramente più dannoso far finta che tutto vada bene e proseguire in questa sorta di ignavia, come si è fatto in questi ultimi anni.

Come spesso affermiamo da queste parti, è quasi ridicolo che giornali e testate giornalistiche diano spazio alle opinioni di questa gente. Perchè lo fanno?
Riflettiamo su questo aspetto.
Forse ne possiamo trarre qualche riflessione utile.

Grazie per l'attenzione.

mercoledì 27 febbraio 2013

Quali nuovi scenari per l'economia italiana?

Oggi, inaugurandoti il 2013 su questo blog con il primo post dell'anno, decidiamo di dedicarci ad un tema estremamente complesso e scottante, pur nella sua incredibile attualità.
Due giorni fa il popolo italiano ha sentenziato il suo stato d'animo con le ultime votazioni politiche. I risultati sono chiari e univoci: gli italiani hanno una gran voglia di cambiamento e pochissima stima e fiducia nei confronti dei vecchi politici e leader.
Per la prima volta nella storia repubblicana, al parlamento ci sarà un'invasione di nuove facce completamente al di fuori dagli schemi partitocratici e di quella che oramai da tutti è stata definita come la "casta".
Forse faranno bene o forse faranno male. Solo il tempo ci darà risposta. Ma il cambiamento è epocale.

E una delle prime cose di cui tutti i nuovi (quasi) mille eletti dovranno affrontare sarà la situazione economica italiana.
Sarà un problema del parlamento ma ancor più del governo che da queste elezioni ne scaturirà (se si riuscirà a farlo venire alla luce).

Quale è l'attuale scenario italiano?
L'Italia è ancora la seconda economia manufatturiera d'Europa. Che ricordiamolo è comunque l'area mondiale in cui si produce (e consuma di più) nel mondo. La somma del PIL europeo è infatti superiore a quello degli Stati Uniti.
Ma, diciamocelo, già dagli anni '80 l'industria e la produzione manifatturiera italiana non è stata gestita nè fatta sviluppare. Sono mancati i piani strategici di sviluppo. Una incredibile miopia politica ha impedito una visione lungimirante nel medio e lungo periodo.

Attualmente la burocrazia e la sua ancora incredibile inefficienza, il terribile peso della pressione fiscale e la completa non funzionalità di un sistema di giustizia civile hanno di fatto smantellato la solidità del tessuto produttivo italiano.
Diciamocelo, non ci vuole un esperto in materie economiche e finanziarie per capirlo.
In Italia in questi ultimi anni si è puntato il dito sul fenomeno dell'evasione fiscale. Che è sicuramente un costo per la società e un indicatore di malfunzionamento e inefficienza.
Ma forse ci viene il dubbio che eleggere a (unico) colpevole l'evasione fiscale sia un pò troppo.

Ci sono talvolta taluni comportamenti, anche del singolo individuo o impresa, che spesso sono più dannosi del semplice non pagare le tasse dovute. Prendiamo ad esempio una consuetudine diffusa nel nostro stivale che è quella di non investire in innovazione e aumento della qualità.

Ma detto questo, quali possono essere le strade che ci potrebbero portare fuori da questa specie di palude in cui le persone si sentono sempre più imprigionate e che sempre più sta tarpando le ali ai progetti dei giovani e meno giovani italiani?

Questo blog, in tutta la sua umiltà, ne indica principalmente uno: l'aumento della capacità competitiva di ogni individuo e azienda italiana. 
E' una meta elevata ma semplice da capire e da mettere in pratica.
Chi andrà al governo deve mettere questo punto in cima alla sua lista delle cose da fare.
Come poi, concretamente, realizzi questa meta è un tema che possiamo affrontare nei dettagli.
La soluzione non è quindi (in ordine casuale e sparso....):
1) Regalare soldi a pioggia agli italiani.
2) Dare posti di lavoro inutili in strutture pagate dal pubblico.
3) Continuare a martellare gli italiani per scovare tutti gli evasori istituendo un regime di polizia.
4) Cercare fantomatici investitori stranieri che non si sa chi siano nè cosa vogliano.
5) Semplicemente ridurre la pressione fiscale senza cambiamenti strutturali.
6) Fare il credito di imposta.
e via dicendo.
Non che queste soluzioni non possano avere del buono ognuna di se e per se.
In un quadro organico potrebbero avere la loro utilità.

Ma è sbagliato pensare che dei dettagli tecnici o dei singoli provvedimenti sostituiscano la meta.
La meta è far diventare questa nazione efficiente.
Individualmente, a livello aziendale e a livello di organizzazione pubblica.

Se non lo faremo, non ce la faremo.
Grazie per l'attenzione.

lunedì 26 novembre 2012

La verità sull'economia e i social network

In questi ultimi anni, l'influenza dei social network è diventata increbilmente importante.
La cosa è avvenuta in un modo talmente rapido che ancora stentiamo a capire come questi cambiamenti del modo di relazionarsi delle persone stia influendo sulla struttura e sulle dinamiche della nostra società.

Lasciando adesso perdere la discussione di questo tema nei suoi tratti generali, negli ultimi tempi ci ha colpito notare quanto anche gli argomenti finanziari ed economici sia all'ordine del giorno su Facebook, Twitter e compagnia cantante.

Prendendo come paradigma Facebook, che è indubbiamente il social network più famoso e influente del nostro paese, vediamo che moltissimi utenti discutono di politica e di economia. E dei legami che esistono fra queste 2 aree.

Dal nostro punto di vista Facebook è quanto di più nazional-popolare possa esserci. Almeno in Italia. Molto più del Festival di San Remo, molto di più della Domenica IN alla tv, del calcio e del natale in famiglia.
Non che ci sia in questa nostra espressione un commento necessariamente negativo riguardo al concetto di nazional-popolare. Assolutamente.

In realtà un pò di nazional-popolare fa bene alla vita di ognuno di noi. Un pò di caciottaneria, di pressapochismo, di luogo comune, di "volemose bene", di apprezzamenti alle belle ragazze in gruppo e di pranzo luculliano la domenica con gli occhi più grandi della pancia.......
Un pò! Giusto un pò.

Poi arriva il momento in cui usciamo dalla dimensione italiota della festa e della propria identità culturale e si iniza ad analizzare le cose nella giusta dimensione.

Il social network non è il luogo ideale per un'analisi accurata dell'economia e della finanza.

Fin troppo spesso si leggono post e link su notizie economiche e finanziarie. Sparse tra le foto dell'ultima ubriacatura del sabato sera, tra le notizie della nuova conquista di crescita dei propri figli e tra l'ultima barzelletta, notizie e riflessioni utili per comprendere meglio l'economia non ce ne sono.

Il contesto e la forma, molto spesso hanno lo stesso grado di importanza della sostanza.
A volte, la forma è parte integrante della sostanza.
Altrimenti le persone non si sposerebbero in chiesa con tale sfarzo di addobbi, abiti da cerimonia e le varie chincaglierie di contorno. La forma può essere e spesso è, parte integrante della sostanza. Ovvero la forma diventa sostanza.

Purtroppo tutto questo sollevare attenzione su banche, signoraggio, finanza drogata e altre verità degne di nota, non fa che fare il gioco di chi, invece, si vorrebbe affossare.

Una sorta di al lupo, al lupo che dopo un pò intorpidisce la vitalità della notizia portandola al rango di macchietta. O di argomento nazional-popolare.
Cosa si dovrebbe fare quindi? Non parlare di queste cose? 
No. Quello è un assoluto.
La soluzione, dal nostro canto, è di seguire un filo logico di istruzione e informazione.
Che parte dalle basi e si sviluppi in modo che chi legge e ascolta, possa costruire un suo schema di apprendimento delle informazioni e un modo di valutare da se fatti, notizie e situazioni.
E' un processo lungo..... d'accordo.
Ma se vogliamo avere il fisico palestrato, non possiamo pensare di andare in palestra e sollevare subito 120 kg sulla panca e uscire con pettorali in bella vista e nessun filo di grasso sui fianchi.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 12 ottobre 2012

Le ultime manovre economiche del governo

Questo non è un blog a cui interessa parlare molto di politica.
La politica è un'attività umana incredibilmente importante, praticamente cruciale nell'umano vivere quotidiano di ognuno di noi. Entrare nelle argomentazioni della politica dovrebbe essere come entrare nel più alto reame del pensiero, logica e sentire umano. "Dovrebbe".... appunto.
Ma non è.
La politica è ormai un'area umana in cui logica, coerenza, etica, onestà, imparzialità scompaiono più velocemente di un cubetto di ghiaccio scagliato a tutta velocità verso il sole.
L'economia è una di quelle discipline che non possono non essere incluse nell'attività politica. La politica è, in gran parte, economia. Si occupa del funzionamento di una società. E una società, per sopravvivere, ha bisogno di gestire le risorse. 
Ma, guardando in faccia, cosa la politica è diventata. E, soprattutto, osservando come anche i singoli cittadini si avvicinano ai temi politici...... preferiamo starne veramente fuori.
Non tutti sono così ma la stragrande maggioranza degli individui ha pre-concetti e idee fisse sulla politica. Così se un provvedimento amministrativo o politico viene promosso da una parte politica da lui ben vista, quel provvedimento è positivo e viceversa se è proposta da "nemici" politici.
Accade, stiatene sicuri.
Così se qualcuno si permette di commentare le attuali manovre di questo governo tecnico non eletto dagli italiani, si evita la sostanza e si sposta l'attenzione su questioni estranee al nocciolo. Ovvero "Ma cosa avrebbe fatto Berlusconi....." oppure "E pensi che Vendola farebbe meglio...." o cose simili. Ma che c'entra?

Detto questo, l'andazzo che osserviamo dal nostro punto di vista è che i provvedimenti che Monti e compagni stanno prendendo sono estremamente calcolati e per niente improvvisati. Il tutto ci sembra il frutto di un attento piano, che è stato predisposto con molta attenzione ai particolari.
Quello che pensiamo è che questo piano, articolato e preciso, non sia stato concepito, scritto e realizzato nell'interesse della nazione e del popolo italiano.
Non ci permettiamo quindi di dire che il governo Monti è poco preparato anzi.... 
Ma i provvedimenti che stanno venendo messi in campo sono deleteri per l'umore e le tasche dei cittadini.

Noi di Denaro e Dintorni, condividiamo l'idea di base che la tassazione in uno stato vada a colpire le spese anzichè la produzione. Ovvero si cerca di privilegiare chi investe e produce a discapito di chi, solamente, cerca di consumare.
Ancora più indietro vi è un assunto metodologico ancora più fondamentale.
Ovvero lo scambio di importanza fra la figura del consumatore e quella del produttore.
Chi produce dovrebbe essere, logicamente, più importante di chi consuma.
Perchè se non si produce non c'è niente da consumare.
Mentre se vi è il prodotto, qualcuno che lo consuma lo si trova sempre. 

Parliamo in generale, senza per questo specificare se parliamo di buoni o pessimi prodotti. E' un discorso che viene ancora prima.
I moderni esperti economici osannano la figura del "consumatore" come se fosse il motore dell'economia. In realtà ciò deriva, dritto dritto, dalle teorie economiche di un signore inglese di nome J.M. Keynes. Non staremo qui (non è il momento giusto) a passare al vaglio i fondamenti della teoria keynesiana.
Ma la sua influenza sull'approccio all'economia moderna è innegabile. E purtroppo, non positivo.
Si sente spesso parlare di "Sollecitare la domanda", "Spingere la domanda", "Sostenere la domanda". Ma non ci si rende conto che queste affermazioni sono senza senso.
Un esempio portato agli estremi potrebbe rendere l'idea.
Io posso aumentare la domanda di qualcosa, rendendo le persone più povere. Se fossi l'unico supermercato di una città, e cominciassi a razionare i vivere, la domanda degli stessi aumenterebbe.....
Se lascio morire tutti di fame, la domanda di cibo sarebbe massima.
Vedete che stupidaggine!!

Questo è un esempio paradossale, ma poi non più di tanto.
Come si può aumentare la domanda di automobili quando il mercato delle vendite delle auto crolla? E le fabbriche di auto chiudono, con conseguente licenziamento degli operai perchè non vi è sufficiente lavoro per mantenere tutti?
La realtà è che se ci sono abbastanza soldi nelle mani delle persone (soldi che arrivano da qualcosa di buono che si è prodotto o lavorato!!), non c'è bisogno di artifici per aumentare la domanda. Se il cittadino medio ha i soldi oppure si può permettere un finanziamento, egli si cambierà l'auto acquistadone una nuova, accessoriata, confortevole e magari ecologica.
Alle persone piace comprare qualcosa di nuovo, migliore, più funzionale.
E se non è quello, alle persone piace cambiare. Piace acquistare qualcosa di diverso e nuovo.
Secondo voi, c'è bisogno di stuzzicare le persone in questo senso? No, certo che no.
Quindi (e qui torniamo a bomba) il punto è COME FAR SI CHE LE PERSONE GUADAGNINO PIU' SOLDI.

E quando lo fanno permettergli di conservare il loro guadagno. In gran parte.
Quindi si agli abbassamenti delle aliquote sulle imposte sul reddito. Dal nostro punto di vista la vera rivoluzione sarebbe la completa soppressione delle imposte sul reddito.
Nessuno dovrebbe essere tassato e vessato perchè guadagna. Non se il guadagno proviene da lavoro, imprenditoria e abilità. Bisognerebbe tassare le rendite, al limite. Che provengono spesso da eredità e che procurano denaro senza un vero impegno e dedizione.

E i soldi che servono allo stato? A parte che i soldi dovuti allo stato dovrebbero essere ridotti perchè gran parte delle spese statali sono inutili e servono per creare STIPENDIFICI ovvero organizzazioni utili solo per dare stipendi a chi ci lavora.
I soldi per lo stato dovrebbero arrivare dai consumi.
Tu produci e io ti lascio tutto il tuo guadagno.
E ti tasso in base a quello che compri. 
Si quindi agli aumenti di iva, differenziati (FORTEMENTE) per tipologia di beni.
Zero iva sui prodotti base e iva differenziata a seconda del grado di lusso insito nel bene acquistato.
Un esempio nelle auto.
Perchè l'iva di un'utilitaria deve essere pari all'iva di un SUV? O di un'auto di lusso?
Ci dovrebbero essere scaglioni diversi di iva.
Il 10% per le utilitarie, il 30% sui suv e fino al 50% sulle auto di lusso. Perchè?
Perchè così il peso più alto delle tasse indirette ricadrebbe sulle persone più ricche, ricreando un sistema di riequilibrio fra classi più abbienti e classi meno abbienti.
Ma con un fattore di giustizia in più (e meno influenza comunista). Ovvero che colui che guadagna tanti soldi può decidere quale fine far fare ai suoi soldi.

In un prossimo post, faremo degli esempi.
Per ora pollice verso, al di fuori della politica, a questo governo e i suoi provvedimenti.

Grazie per l'attenzione.

sabato 6 ottobre 2012

Siamo tutti figli del debito?

I debiti sono ormai una parte integrante della vita di un moderno cittadino occidentale.
Lo è a tal punto che, molte finanziarie e banche non vogliono prestare soldi a chi non è già indebitato (poco!) o chi non ha mai fatto prestiti nel passato.
La nostra personale esperienza ci dice che un giorno non riuscimmo a far ottenere un piccolo prestito (6.000 euro) ad un membro del corpo dei carabinieri proprio per tale motivo. Il carabiniere, nonostante il suo lavoro a tempo indeterminato e il posto sicuro (diciamo che essere membro delle forze di polizia è uno dei lavori più stabili e meno a rischio licenziamento esistenti), nonostante il buon reddito che percepiva, nonostante i più di 25 anni di anzianità lavorativa non ottenne il prestito perchè "Non aveva mai ottenuto un prestito in precedenza." E questo era strano.
Se nessuno gli aveva dato un prestito a 50 anni, c'era qualcosa che non andava. Una logica veramente ferrea e piena di genialità!

I debiti sono il meccanismo fondamentale su cui si regge non solo l'economia di mercato dei soggetti privati ma ancor più la base su cui si reggono aziende e interi stati.
E' un soggetto che andrebbe sviscerato a fondo, di un'importanza senza pari.

Il concetto stesso di debito dovrebbe essere ridefinito o, meglio, riportato all'origine.
Un debito è di base una mancanza. Ovvero è la necessità di ricorrere ad una fonte esterna per garantire la propria sopravvivenza o il corretto funzionamento dell'organismo di cui parliamo.
Che si tratti di un individuo o di un gruppo, qualsiasi entità sopravvive se produce da se quanto le serve per sopravvivere ed espandersi.
Di base è possibile che la vita porti qualcuno o qualche impresa ad aver bisogno di energia aggiuntiva che verrà prelevata dall'esterno per risolvere una certa situazione o realizzare un qualche tipo di progetto con ricadute positive nel futuro. Non si può quindi dire che fare debiti (attingere a energie esterne!) sia sempre un qualcosa di male.
Di certo, anche quando fatto per motivi più che validi, è comunque un evidente proclama di una debolezza. Se questo passaggio è fatto nei tempi giusti e non si abusa di questo fatto, se ne può uscire vincenti.
Ma che del meccanismo del debito se ne stia abusando è sotto gli occhi di tutti. 

La realtà è che si dovrebbe lavorare per diminuire la presenza di debiti in economia. Non per aumentarla. Abbiamo sentito sentenze di gloriosi studiosi di economia sancire che l'Italia abbia ancora un livello di debito dei soggetti privati basso rispetto alla media dei paesi occidentali. E che ci siano margini per aumentare la propensione all'indebitamento.
Un pò come dire che se viviamo tra persone che sono distrutte dal cancro mentre noi abbiamo solo un'influenza, possiamo tranquillamente ammalarci ancora di più perchè ci sono margini disponibili.

Detto così sembra assurdo ma la semplicità della cosa è che le affermazioni di questi "esperti" sono assurde!
E probabilmente (non si può spiegare la cosa in altro modo se non nella completa stupidità di chi le ha affermate) questi esperti parlano così proprio per regalare guadagni a chi li paga: ovvero le istituzioni finanziarie e banche varie.

Non è qualunquismo o complottismo di sorta. 
Se un corpo è ammalato, ha necessità dei farmaci. Che lo salveranno. Ma un corpo malato non può essere reso uguale e neppure simile ad un corpo sano. E dopo averlo curato, bisogna fare di tutto perchè non si ammali nuovamente.

Grazie per l'attenzione.

martedì 18 settembre 2012

Il fattore "IO VOGLIO"



Salve a tutti, dopo un'estate calda e afosa come da tanti anni non accadeva, si chiude il capitolo "vacanze" e ci si rituffa nel mondo del lavoro e della produzione.
 
Sappiamo che in questi ultimi mesi la nostra presenza su questi schermi non è stata frequente. In un contesto di tecnica PNL, noi non dovremmo neppure chiedere scusa. Ma senza togliere niente a questo insieme di tecniche, in cui è possibile trarre molti insegnamenti, noi di DENARO e DINTORNI siamo seguaci del buon vecchio adagio che recita "la verità è un proiettile che può bucare ogni tipo di corazza".
 
Ritorniamo su questi lidi con un post che si basa sulla traduzione nella nostra lingua di un articolo di un social network americano. I concetti delineati sono, secondo noi, forieri di molteplici riflessioni.

Il post parla di cosa significhi realmente il concetto di volontà.

Quanto è importante per voi raggiungere i vostri obiettivi? Quanto volete davvero aumentare il vostro reddito? Quanto volete migliorare il vostro futuro?

Quanto maledettamente volete avere successo?
Su una scala da 1 a 100 (con 100 che vuol dire che si è così eccitati e appassionati per il proprio successo da non dormire la notte), quale punteggio personale avreste ora? Cosa  accadrebbe se incrementaste questo punteggio di 30 o 40 punti?
Dopo aver definito con esattezza il vostro obiettivo o prodotto (come illustrato in un precedente articolo qualche settimana fa), ora è necessario aggiugere qualche cavallo vapore al motore.

Il fattore "IO VOGLIO" è qualcosa che potete controllare. Nei fatti, molte persone riescono nel loro campo, non perchè siano degli esperti o particolarmente competenti ma perchè il loro fattore "IO VOGLIO" è molto alto. Essi vogliono veramente avere successo e danno tutto ciò che è necessario per raggiungere i loro obiettivi.

Molte persone non vogliono, nei fatti, il risultato del loro lavoro (prodotto) con la giusta intensità affinchè la cosa si realizzi.
Invece di trovare il modo di avere successo, trovano scuse.

Dopo aver dato un nome al proprio prodotto (definito con esattezza!), è necessario quindi volere il proprio prodotto.

1. Nominare il proprio prodotto o il risultato cercato. E' molto più facile volere qualcosa di specifico che qualcosa di non definito, espresso solo in termini generali.
Ottenete qualcosa di specifico. Per esempio, un venditore di auto potrebbe desiderare di fare 30 prove su strada con clienti, 5 vendite e 1.000 euro di commissioni guadagnate in una giornata. Un consulente fiscale potrebbe desiderare di completare 20 dichiarazioni dei redditi e riuscire a trovare 3 nuovi clienti. Una madre potrebbe desiderare che suo figlio di 4 anni impari ad allacciarsi le scarpe e sua figlia di 16 smettere di fumare marijuana.

2. Decidere QUANTO si desidera il risultato. Questo è un qualcosa che può essere incrementato in base ad una decisione.
Per esempio, il pensiero "Certo, mi piacerebbe avere una carriera di successo" non equivale ad una grande quantità di "volontà". Occorre cambiare l'atteggiamento in qualcosa di simile a: "Fare della mia carriera un gran successo è così importante per me che farò tutto quello che serve per essere il migliore del mondo. Lavorerò 10-12 ore al giorno. Imparerò tutto quello che posso e cercherò tutto l'aiuto che mi è possibile, da ogni risorsa possibile. Voglio mangiare, dormire e respirare la mia meta. Userò la mia forza, il mio tempo, la mia conoscenza, la mia fiducia, la mia fede e le mie risorse per far andar bene le cose. Diventerò il migliore in questo campo e raggiungerò la mia meta non importa ciò che occorrerà".

3. Se non è possibile far si che si VOGLIA ottenere il prodotto, raggiungimento o risultato, ci deve essere qualcosa di sbagliato.
Forse, è necessario mettere prima a posto qualcosa nella propria vita. Molti fattori nella vita possono distruggere o limitare il tuo desiderio di ottenere qualcosa: droghe, alcool, cattive relazioni, comportamenti non etici e così via.
Forse si ha bisogno di una maggiore auto-disciplina, un approccio migliore, più istruzione, persone con maggiori caratteri positivi attorno a se, un atteggiamento gentile verso se stessi o un luogo migliore dove vivere e lavorare.
O forse c'è bisogno di stabilire qualche altra cosa da voler realizzare.

In ogni caso, dovete trovare un modo per VOLERE passionalmente, intensamente ed irragionevolmente ciò che avete STABILITO per voi. Abbiate più desiderio di ottenerlo o realizzarlo rispetto a qualunque altra cosa abbiate desiderato finora. Se il vostro fattore "IO VOGLIO" è forte abbastanza, niente può fermarvi. 
Così, quanto maledettamente volete aver successo?

Speriamo che questo articolo, molto, molto profondo nei suoi concetti di base, sia di grande spunto per le vostre conquiste.

Grazie per l'attenzione.
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