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giovedì 14 ottobre 2010

Libro suggerito: La legge del denaro

Salve a tutti,
volevo segnalare ai lettori un libro.
E' un libro che ho scritto io e che la Giacomo Bruno Editore, leader italiano della pubblicazione di e-book, ha deciso di pubblicare sul web e in libreria.
Lo so che, per modestia, non si dovrebbe scriversela e cantarsela. Ma è un progetto al quale ho lavorato da quasi 2 anni e con soddisfazione lo vedo proposto al pubblico.

Il libro raccoglie e sviluppa molti temi accennati e toccati da questo blog.
Anzi il libro viene cronologicamente prima del blog e di questo nè è la fonte ispiratrice.

Il libro parla del denaro. Lo porta ai minimi termini cercando di capirne le dinamiche fondamentali.
Punto di partenza è che solo comprendendo l'anatomia di qualcosa nei suoi termini fondamentali, sia possibile poter riassemblare quella conoscenza in modo da poterla riutilizzare in modo pratico.
Il libro è in uscita il 24 di novembre ed è attualmente in fase di pre-lancio.
Potete prenotarlo qui.
Il mio è un invito a leggerlo, è ovvio.
E' possibile anche scaricarne gratuitamente il primo capitolo.
Naturalmente sono qui per ricevere da tutti voi qualunque suggerimento o critica possiate avere. 

Grazie a tutti per l'attenzione.
Dr. Antonello Mela

lunedì 11 ottobre 2010

Premio Nobel per l'economia 2010

L'accademia Reale Svedese ha in questi giorni assegnato il nobel per l'economia a 3 economisti.
Questo premio mi ha sempre affascinato per le contraddizioni che sono insite nella sua stessa ragion di essere.
Non voglio cambiare argomento, ma una sera, in una delle rare occasioni in cui ho potuto guardare un pò di TV (la Tv a casa mia la monopolizzano i miei figli o mia moglie e anche se così non fosse io rientro a casa quasi sempre dopo le 22 e 30....) ho seguito un servizio del programma televisivo "Le Iene" di Italia 1.
Il servizio mostrava, con il solito loro acido approcciarsi alle cose, come in Italia un premio non si nega a nessuno. Ancora, si voleva evidenziare quanto consegnare un premio fosse di aiuto per aumentare la visibilità a chi il premio lo riceveva ma anche a chi il premio lo dava.

Nessuno vuol minimamente asserire che un premio Nobel possa essere sminuito fino al punto da essere messo in competizione con questi premietti da serie B. Però notiamo che le logiche con cui questi premi vengono consegnati sono totalmente incomprensibili e che, a parte questo, il valore che l'opinione pubblica consegnano a queste cerimonie sia certamente eccessivo.

Cioè il nostro punto di vista è che la giuria del nobel può assegnare liberamente questi premi a chi vuole. Ma che, in fondo, contraddicendo noi stessi, una gran differenza con i premi della sagra della porchetta noi non la vediamo.
Per chi non fosse d'accordo, lasciando perdere i nobel altamente tecnici come quello per la fisica, la medicina o la stessa economia, chiederei di elencare, non dico quelli di 40 - 30 - 20 anni fa, ma almeno gli ultimi 5 premi nobel per la pace.
Insomma il senso del discorso è questo.
Le persone non ricordano chi vince il premio nobel. Neppure per il nobel della pace che ha un senso sociale, diciamo, più ampio.

Ma detto questo, vi dico onestamente che sono curioso di leggere i lavori di questi signori.
Perchè parlano dei motivi per cui ci potrebbe essere la disoccupazione nella nostra "perfetta" società industriale guidata da così tanti "geni" economici e talenti finanziari. O meglio del perchè, nonostante, ci sia molte offerte di lavoro, le economia occidentali siano sempre in lotta per diminuire la disoccupazione e cosa mai possano fare i governi con azioni di politica economica in questo senso.

Spero di trovare qualche materiale in Italiano di costoro.
Perchè se così non fosse preparo con voi una petizione di assegnare i premi nobel solo a coloro i cui lavori sono stati tradotti per lo meno per le 15-20 lingue principali del mondo, italiano incluso.
Grazie per l'attenzione.

venerdì 8 ottobre 2010

Quanti poveri e quanti ricchi vi sono?

Ricchezza e povertà non sono temi che vengono trattati da poco.
E, a seguito di questi 2 , anche il concetto di eguaglianza e diseguaglianza.
Per qualche tempo, soprattutto dalla fine dell'800 fino agli anni '60 e '70, si avuta l'illusione (ma era proprio un'illusione e neppure di tutti) che si potesse distribuire la ricchezza presente su questo pianeta ad un numero maggiore di persone.

Sono cresciuto in un piccolo paese. Un piccolo paese che negli anni '70 era ancora saldamente ancorato in un contesto pre-industriale. Sono nato in Sardegna e non tutti sanno che solo 30 e 40 anni fa questa bellissima regione era molto, molto diversa dall'immagine che i giornali di gossip e l'immaginario collettivo hanno creato.
Mi ricordo (io non sono vecchio e quindi la cosa fa ancora più testo) che da bambino in paese vi erano coloro che venivano considerati ricchi. Ma non lo capivi nè da come di vestivano nè dalla macchina nè da niente. Era solo una voce. Si sapeva che la famiglia tal dei tali era "ricca" soprattutto in virtù dell'estensione di terre agricole in loro possesso piuttosto che dal numero degli animali dell'allevamento.
Di alcuni si vociferava che avessero i miliardi (di lire al tempo) in banca ma si vedeva girare questa gente sempre con gli abiti da campagna e sul loro trattore. Forse era vero o forse no.
Ma io ho visto i miei compaesani conoscere un aumento del benessere economico in tempi talmente rapidi che la cosa può assurgere a paradigma. L'influsso della Costa Smeralda cominciò ad arrivare, con un'ondata lunga, anche nel mio paese non proprio situato sul mare. Ma le persone si spostavano e andavano a lavorare a neppure tanti km da casa, in paese cominciavano a nascere e svilupparsi i bed and breackfast o gli agriturismi.
Sta di fatto che nuove macchine venivano acquistate, miglioramenti strutturali venivano apportati alle case, persone meglio vestite cominciavano a vedersi sempre più numerose.
Il mio paese è stato quasi uno spot a come questo modello economico (il modello capitalistico post-industriale con la presenza non meglio definita dell'interferenza pubblica e associativa) potesse distribuire a molti la ricchezza in mano a pochi.

Non vi racconterò adesso come le cose siano andate a finire nei dettagli ma quello spot non era nient'altro che uno spot.
La realtà è che la ricchezza continua ad essere in mano a sempre meno persone e sempre più questo sistema economico dimostra la sua incapacità a requilibrare i disequilibri.
Qualcuno dirà perchè lo stato e il pubblico interviene e non si da modo al mercato stesso di trovare degli equilibri.
Parleremo in qualche altro post dell'errore di fondo del meccanismo equilibratore del libero mercato.

Per adesso sappiamo che i ricchi ridiventano sempre più ricchi e molte famiglie un tempo considerate medio-borghese navigano troppo velocemente verso il margine superiore delle fasce definite povere.
Chi è povero oggi?
E' una definizione difficile anche se non impossibile. Così come definire chi è ricco e chi non lo è.
Povero viene definito colui che non ha finanze tali da garantire la sussistenza.
Ma cosa è la sussistenza in una normale città della nostra Italia oggi?
Avere una casa degna di questo nome, mangiare sufficientemente e dignitosamente e potersi permettere un livello minimo di quelle tanto agognate comodità moderne.
Entrando nel merito si vede quando la situazione sia spinosa.
Troppo spesso si pensa che i poveri siano solo coloro che vivono come clochard dormendo nelle panchine e facendo l'elemosina.
Mi dispiace, ma è una definizione e un'immagine di comodo.
Povero è un concetto relativo, molto relativo. In certi luoghi del mondo, aveva l'acqua corrente e cibo sufficiente è un indice di ricchezza. In certi contesti non avere l'I-phone o la macchina di grossa cilindrata è essere considerati poveri.
Povero è colui che si sente tale.
Il vero problema è che viviamo in un modo che continua ad alzare il livello di quello che è il minimo desiderabile e da possedere. Questo, anche se l'economia dovesse anche andar bene (COSA CHE NON E' VERA!), implica che sempre più persone sentirebbero, con il passare del tempo, di essere poveri.

Grazie per l'attenzione.
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