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martedì 7 febbraio 2023

Democrazia, governo e economia.

Quando si parla di economia, siamo sempre in un terreno delicato. Siamo molto vicino ad un argomento che preme e sta a cuore del cittadino comune.

La sua vita, i suoi interessi, il suo piacere e i suoi dolori si basano anche e, a volte, in gran parte su questo argomento.

Se poi ci spostiamo di qualche metro e ci inoltriamo nel territorio della politica, entriamo veramente in un campo minato che rischia di farci saltare in aria in un attimo.

Se si studiano le cavallette o le reazioni chimiche di alcuni minerali, il coinvolgimento emotivo come essere umano è minimo.

Se si esaminano le scelte economiche di un governo, è palese che ci troviamo in uno scenario da cui è difficile sentirsi degli osservatori neutrali. Non possiamo essere neutrali perchè NOI SIAMO dentro l'oggetto che stiamo studiando o esaminando.

Di certo, nei nostri moderni strumenti di comunicazione e informazione (TV, giornali, internet, radio o social network) tutto manca tranne la politica e l'economia. Sono anzi due colonne portanti della comunicazione moderna.
Eppure questi due importanti e per molti versi bellissimi argomenti, sono trattati in modo scialbo, superficiale e caotico. Sono proposti e affrontati in modi decisamente non all'altezza della loro importanza.

Ci si chiederà come mai affermiamo questo. Avremo modo in prossimi post di dimostrarlo. Anche se girovagando per il nostro blog, ci sono vari post che lo mostrano, anche se a volte in modo un pochino più indiretto.
Come qui (http://denaroedintorni.blogspot.com/2023/01/taglio-delle-accise-e-aumento-del-costo.html) nel nostro ultimo post sull'aumento dei carburanti. 

Il concetto base è che un governo dovrebbe essere un governo. E dovrebbe governare. Con tutto ciò che significa governare.
E se è ben comprensibile che governare significa ANCHE occuparsi dell'economia di una nazione, è altrettanto vero che non significa SOLO occuparsi dell'economia di una nazione.
Sarebbe come se un padre di famiglia pensasse che il suo ruolo di genitore si limitasse solamente a portare i soldi a casa e non far mancare nulla di beni e servizi ai membri della sua famiglia.
Chi ha il coraggio di dire che questo sia sufficiente?
In una certa misura, è suo compito anche occuparsi dell'educazione etica ed emotiva dei propri figli.
E, sicuramente, ci sono anche dei valori spirituali e sentimentali che vanno coltivati.
Che tra l'altro rappresentano la parte più degna di essere vissuta dell'avere una famiglia.

Purtroppo, oggi i governi non sono che pallide marionette collocate li da poteri e forze economiche talmente potenti che l'individuo comune fatica anche solo a capirlo. Un pò come quando si parla della vastità delle distanze fra le stelle. Leggiamo i dati numerici ma la cosa va oltre la nostra concreta capacità di farcene un'idea concreta.
Quando si legge che una multinazionale ha guadagnato MILIARDI di dollari, ci si chiedere cosa mai possa significare tutto ciò.
E' curioso che le grandi aziende private vivano producendo utili (per sè) mentre le organizzazioni pubbliche e statali vivano perennemente con una spada che penzola sopra di loro chiamata DEBITO.

La risposta viene data fin dagli studi universitari o addirittura dalle scuole superiori: qualunque organizzazione pubblica è difettosa e inefficiente per natura mentre le organizzazioni private sono efficienti per definizioni.
Questo è l'assioma (legge basilare quasi indimostrabile e da prendere come dato di fede) che circola da decenni nel mondo politico che ha portato a vendere importanti strutture pubbliche a gruppi privati sotto la grande campagna promozionale delle PRIVATIZZAZIONI.

La democrazia era una meta. Una meta di libertà. Libertà di discutere della città. La democrazia era il potere al popolo. Che potesse discutere dei temi importanti della polis, della città.
Ma ora i temi importanti della città vengono discussi neanche più dai politici ma dagli ESPERTI. Perchè i politici non hanno il tempo di studiare e formarsi dovendo partecipare a meeting, riunioni, campagne elettorali, cene di mediazione e rappresentanza.
Così la democrazia viene svuotata di significato.

E l'economia diventa una scienza oscura che parla di cose che il cittadino medio non capisce.

Volevamo solo avvisare il lettore che questo non accade a caso ma è senzientemente voluto da qualcuno che ha l'interesse di governare l'economia senza che nessuno capisca cosa sta facendo.

L'unica arma a disposizione del cittadino è la conoscenza.
Solo la conoscenza apre le porte alla possibilità di essere liberi.
Il possesso di beni e la ricchezza non danno la libertà. Ti danno solo una prigione con tutti i confort.

Dicci cosa ne pensi nei commenti.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

martedì 8 novembre 2022

Cosa è il pareggio di bilancio di uno stato?

Mi ha sempre colpito come, in certi frangenti, determinate parole o concetti base tendano a diventare "famosissimi" e quindi essere sulla bocca di tutti.

Per poi attendere la fine di quella moda e tornare nell'anonimato.
Un pò come succede per molti cantanti, gruppi musicali, starlette o attori/attrici.

In un momento non li conosce nessuno.
In un altro momento ne parlato tutti, anche in un modo esagerato.
In un altro momento ancora, nessuno (se non gli addetti ai lavori) ne parla più.

Certi concetti economici e/o finanziari ripercorrono lo stesso schema.

Relegati nei libri di economia prima, sulla bocca di tutti dopo e di nuovo dimenticati.

Uno di questi concetti è il pareggio di bilancio.
Soprattutto in contesto pubblico. I TG, i giornali e i talk show ne parlano.

Il Rispetto dei Parametri è un altro termine che simboleggia e affianca il pareggio di bilancio.

A parte che il nome stesso, Rispetto dei Parametri, ricorda fin troppo un altisonante nome dato ad una divinità, la domanda è sempre: CHI STABILISCE CHI SIANO I SACRI PARAMETRI DA RISPETTARE?

Ovviamente gli esperti. Che poi non si sa mai chi siano costoro, oscuri trafficanti di normative sepolti in qualche ufficio periferico di Bruxelles. Chissà....

Ma parlavamo di pareggio di bilancio. 
Un pareggio di bilancio è semplicemente, in un rendiconto di entrate e uscite, una situazione in cui, appunto, vi è una corrispondenza o esattezza fra le uscite e le entrate.

Semplice? Certo. Ma non fidiamoci dell'apparenza.

In bilancio finanziario (sia che parliamo di azienda che di una famiglia che di un ente pubblico) ci sono molti fattori non oggettivi che determinano cosa è un entrata e cosa un uscita.

A livello basico non vi è complessità. Una uscita è una perdita di denaro, una entrata è un afflusso di denaro.
Ma quando si valutano situazione complesse, determinare cosa si una perdita o un'uscita è più complesso. E si fanno valutazioni. Al punto che gli enti preposti al controllo continuano a emettere regole per stabilire una certa oggettività di valutazione.
Ma ciò non toglie che queste regole siano sempre e soltanto accordi.

Per uno stato, pareggio di bilancio vuol dire che le uscite statali sono state pari alle entrate statali. E quindi questo può sembrare una cosa buona.
Ma non lo è necessariamente.

Se infatti osserviamo che le spese di uno stato diventano la ricchezza di aziende e privati (sono servizi erogati al cittadino) e se osserviamo che le entrate di uno stato sono ricchezza di aziende e privati che vengono portate via (le tasse), allora si capisce che in un bilancio in pareggio, uno stato da al cittadino quanto un cittadino da allo stato.

Il che sembrerebbe giusto. Ma significa solo che lo stato non sta creando ricchezza. E questo porta al fatto che se un popolo, una nazione vuole crescere, tale crescita debba arrivare SOLAMENTE dalle maggiori entrate del cittadino stesso.

Lo stato non contribuisce all'economia. Questo è un pareggio di bilancio. Egli tanto prende e tanto da.
Questo può piacere a qualcuno ma occorre osservare che in questo modo tutta, e diciamo tutta, l'iniziativa di crescita è demandata al privato.
Che, quando non è organizzato, non può attuare delle iniziative valide per la crescita.

Un esempio semplice semplice sono gli investimenti strutturali. CHE NON POSSONO ESSERE FATTI DA UN PRIVATO, per quanto sia ricco e grande.
Come fa un privato a costruire strade, a creare linee ferroviarie o a determinare costi di trasporto più abbordabili (si veda in Sardegna il problema della continuità territoriale?).

Qui si scontrano 2 visioni dell'economia. Da una parte quella keynesiana in cui si sostiene che anche in una economia di mercato, lo stato è fondamentale per gli investimenti pubblici. Dall'altra quella neo-liberista in cui si sostiene che lo stato deve di fatto scomparire e farsi da parte, lasciando ai mercati tutto il potere.

Ovviamente non nasconderemo che riteniamo questa seconda visione sbagliata. Non vogliamo essere imparziali. Avremo modo di dimostrarlo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

venerdì 1 luglio 2022

L'importanza dell'educazione finanziaria al giorno d'oggi








Il mondo della finanza è un mondo per lo più sconosciuto. Ai più.

Eppure esso è terribilmente importante. Visto che è un argomento che pervade la nostra vita quotidiana in modo totale. Non c'è individuo, in una delle principali economie planetarie, che non venga toccato quotidianamente dagli effetti delle cose che accadono nel mondo della finanza.

Ma cosa è la finanza, in prima luogo?
La finanza è la materia che si occupa dei soldi, del denaro. Questo detto in termini terra terra.

Qui i sapienti da salotto, gli intellettuali snob tutto tecnicismo e niente sostanza storceranno il naso, pensando, da puristi del linguaggio, che la FINANZA sia quella branca dell'economia che si occupa di investimenti e di un corretto uso del denaro. Ma non è così.

La finanza si occupa di denaro, è vero ma l'equazione FINANZA = INVESTIMENTI non è corretta. Gli investimenti hanno a che fare con la finanza, questo si. Così come un panettiere ha a che fare con il pane ma non è solo quello avendo una vita, famiglia, passione, hobby e forse anche un altro lavoro, così finanza e investimenti sono mondi che si toccano e si intersecano ma non vuol dire che siano la stessa cosa.

E' finanza quando il fine settimana facciamo la spesa, quando decidiamo quali bollette pagare, quando portare il nostro figlio dal dentista, quanto lunghe devono essere le nostre ferie e quante volte potremmo andare al mese al ristorante: o se mai ci potremmo andare almeno una volta.

E' finanza quando acquistiamo un'auto a rate e qualcuno decide se concederci un prestito o meno.
E' finanza quando i nostri prodotti preferiti che arrivano dall'estero aumentano di prezzo perchè ci sono state delle turbative sui mercati.
E' finanza quando non si trova lavoro.

Eh si, signori. Anche quest'ultimo fatto è legato alla finanza. Non è legato all'economia.

Se andate su e giù per questo blog, vedrete questo argomento trattato più e più volte. Da vari aspetti e punti di vista.
Ma qui volevamo sottolineare come sia importante, ora più che mai, insegnare i fondamenti finanziari a qualsiasi cittadino. Insegnarli tutti e il prima possibile, magari introducendo lo studio di questi argomenti in modo obbligatorio nei programmi scolastici a partire dalle elementari.

Diciamo questo perchè è assolutamente sconcertante che un comune cittadino di media intelligenza e media cultura, conosca dove si è combattuta la guerra punica, come sia morto Napoleone oppure sappia che il Nilo è il fiume più lungo del mondo ma non sappia cosa sia un merito creditizio.

Nè come si deve fare per averne uno buono.
Nè come si può comprendere quando ci viene proposto un buon finanziamento e quando non ci viene proposto un buon finanziamento.

L'acquisto dei beni, l'acquisto di una casa, il nostro benessere e quello dei nostri cari è legato a moltissimi aspetti che se seguiamo la catena alla fine partono da questioni puramente finanziarie.

Certo! Anche economiche. Ma anche questo è un dato che nell'educazione finanziaria viene insegnato: ovvero che prima di ogni finanza ci deve essere un'economia.

Il che tradotto per il singolo cittadino significa che prima che i soldi esistano, deve comunque esserci (da qualche parte) della produzione reale.

Ma di questo parleremo (in realtà, riparleremo) un'altra volta.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

lunedì 27 giugno 2022

Il credito al consumo è un "prodotto" come gli altri? parte II

Abbiamo raccontato le avventure del nostro amico GIGI (qui). 

Tutto questo sembra molto scolastico ma è per portare alla semplicità dei concetti che se analizzati nella loro quotidianità ci possono sfuggire. O apparire più complicati di quello che sono.

E' logico che quasi ogni consumatore sia sempre leggermente diffidente nei confronti di chi vende qualcosa. Ne parleremo in modo espresso in un prossimo articolo (Perchè il consumatore ha spesso così tanta diffidenza nei confronti di chi gli propone qualcosa?) ma qui ci basta riflettere che questo accade.

I motivi li vedremo ma per ovviare a questa diffidenza, spesso il consumatore cerca di esercitare un controllo sulle trattative di vendita. Cosa più che onesta e più che doverosa.

Così quando il consumatore, il nostro amico GIGI, va da qualche parte o contatta qualcuno per comprare qualcosa, prima di impegnarsi cerca di ottenere il numero maggiore di informazioni per esprimere un giudizio di convenienza.

E anche questo non è solo più che giustificato ma è esattamente ciò che un qualsiasi potenziale cliente dovrebbe fare: informarsi delle caratteristiche salienti di ciò che sta acquistando o vorrebbe acquistare.
Anche per paragonare le diverse offerte di mercato.

Ma è qui che GIGI, il nostro amico GIGI spesso cade.
Il prodotto "Credito al consumo" (chiamato semplicemente finanziamento) non è un prodotto fisico ma un servizio tagliato su misura della persona che lo richiede. Quindi, prima di poterlo "cucire" addosso al potenziale cliente, occorre fare un lavoro.

Per chi vende una stampante di un computer il prezzo di questa non cambia se a comprarla è GIGI o BEPPE o TIZIO o CAIO. Non cambia. Il prezzo sarà sempre quello. A meno che uno di questi signori non dica "Ne voglio mille, che prezzo mi fai...:"

Rendo l'idea?

Per chi VENDE un finanziamento o del credito al consumo, chi lo "compra" è assolutamente importante. Quindi ci sarà un prezzo di questo prodotto per GIGI, un altro prezzo per BEPPE e un altro prezzo per CAIO.
Questo sembra brutto, ma non è una questione personale. I prezzi sono differenti perchè le posizioni socio-economiche di diversi richiedenti sono diverse.

Facciamo un esempio semplice.

Immaginiamo che al telefono un cliente ci chieda un preventivo di costi per un finanziamento di 15.000 euro. Per chi deve preparare questa "sorta" di preventivo ci sono un sacco di informazioni che servono. Perchè? Lo abbiamo detto. E' un servizio tagliato su misura, non un oggetto solido.

Quindi servirà l'età del richiedente, il suo stato familiare, la presenza o meno di altri prestiti, l'ammontare di reddito percepito al mese, il tipo di lavoro svolto, il tipo e grandezza dell'azienda per cui lavora. E a seconda del tipo di finanziamento sarà necessario conoscere lo storico dei pagamenti del passato oppure la presenza o meno di un buon stato di salute.

Quindi.... Se il cliente che chiama non fornisce questi dati, che tipo di preventivo potrà essere dato?
La verità è che quando questo preventivo viene dato, il suo valore è quasi nullo. Perchè quasi sempre si manda il preventivo di una persona con una condizione ideale. Giovane, con lavoro pubblico o statale, con ampio reddito e così via.

Sappiamo che è fastidioso dover interagire con un professionista in modo ampio. Sembra una perdita di tempo. Ma a meno che non siamo noi stessi dei professionisti del settore, è molto facile cadere in errore.

Perchè il credito al consumo è un prodotto completamente diverso dagli altri.


GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

giovedì 23 giugno 2022

Il credito al consumo è un "prodotto" come gli altri? parte I

Il credito al consumo è stata una delle invenzioni del sistema economico capitalista moderno.

L'idea di prendere un prodotto OGGI e pagarlo un poco per volta nel tempo, è stata la colonna portante di tutta l'economia.

Dalla fine della seconda guerra mondiale ad adesso.

Quale è questa idea?

L'idea è che ogni lavoratore produce della ricchezza nel corso di un certo tempo. Se egli lavora come operaio in una azienda, si sa che in un lasso di tempo di 10 anni (per esempio) egli produrrà della ricchezza derivante dal suo lavoro (insieme a quello degli altri ovviamente).
Il nostro lavoratore (che chiameremo GIGI per comodità) può quindi idealmente creare una lunga linea di produzione di ricchezza: dall'oggi ad un certo punto del futuro.

Gigi sa che alla fine di questa lunga linea, egli potrà disporre di una certa ricchezza. Che (badate bene) non è regalata. Ma è sua. E' una sua ricchezza perchè la produrrà lui.
Da un punto di vista logico egli può prendere quindi questa ricchezza futura e usarla.

Gigi SA che disporrà di una certa ricchezza. La difficoltà sta nel prendere questa sua ricchezza, che egli ha nel futuro, e portarla nel tempo presente, nell'oggi, nel mondo reale in cui egli concretamente vive. E questo lo si fa vendendo a qualcuno quella ricchezza (del futuro) e facendosi dare in cambio una stessa quantità di ricchezza nel tempo presente.

Questa operazione si chiama FINANZIAMENTO. Tu vendi della ricchezza che avrai ma che ancora non hai e ottieni della ricchezza che esiste ora.
La cosa ha un costo, ovviamente. Perchè lo scambio non è alla pari. Chi ti da la sua ricchezza al presente ha degli svantaggi perchè si sta privando di una cosa posseduta. Con tutto ciò che ne deriva in mancate occasioni da sfruttare.
Questo costo è simboleggiato in modo matematico dal cosiddetto INTERESSE. Che altro non che il costo (espresso in termini percentuali) che dobbiamo pagare per portare i nostri futuri guadagni del futuro al presente.

Questo costo è direttamente proporzionale ad alcuni fattori. I più importanti di questi sono:
a. Il grado di rischio nel rientrare in possesso del denaro prestato (connessi a una molteplicità di fattori quali l'insolvenza del creditore ma non solo).
b. La quantità di concorrenza presente sul mercato dei prestatori di denaro.

La domanda dell'articolo è quindi:
Il credito al consumo è un prodotto come gli altri? Cioè come un barattolo di piselli, un pacchetto di sigarette, un intervento di un idraulico o un sacco di pellet?

NO.

Non è un prodotto come un altro perchè chi richiede un finanziamento (e quindi chi ottiene il credito al consumo) non paga con soldi immediati. Ma paga con dei soldi futuri.
Sia il costo che la restituzione di ciò che gli è stato prestato.

Facciamo un esempio con un altro prodotto: i pomodori.
Mettiamo che io sono GINO e sono un ortolano che coltiva pomodori. A casa ho dei figli che vanno pazzi per i pomodori. Ed è per questo che li coltivo. Ad un certo punto mi servono altri pomodori ma il nuovo raccolto arriverà solo fra qualche mese. Ma i pomodori mi servono subito. Posso scoprire che vicino a me ho un altro ortolano che ha prodotto molti più pomodori di quelli che gli servono adesso. Egli si avvicina e mi dice:

"Senti un pò. Io ho molti pomodori adesso ma non mi servono tutti. Mentre tu adesso ne hai bisogno ma non ne hai. Viceversa io ne avrò bisogno fra qualche mese e non avendo raccolti in corso, rimarrò senza. Mentre tu aspetti a raccogliere il nuovo raccolto.
Che ne dici se io ti do questi pomodori ora e tu mi restituisci i pomodori che ti ho dato adesso fra un pò con i pomodori del tuo nuovo raccolto?".

Quando questo avviene con i soldi, chi riceve il finanziamento deve, oltre che restituire i soldi prestati, pagare anche il prezzo del servizio.

CONTINUA sul prossimo articolo.

martedì 9 marzo 2021

Il Recovery Fund è una iniziativa utile o meno per il nostro paese?

In realtà in questo articolo non parleremo necessariamente del Recovery Fund. Ne parleremo ma se ti aspetti che sia una disamina esatta di questo meccanismo, delle sue caratteristiche ed implicazioni, sei andato a parare nel posto e nel post sbagliato.

O forse no. Dipenderà dal tuo atteggiamento nei confronti di queste due parole e del concetto che esse portano avanti.

Recovery Fund sta per "fondo per la ripresa". In poche parole non è nient'altro che una iniziativa collettiva dell'Unione Europea per trovare delle risorse (finanziandosi sul mercato tramite l'emissione di titoli di debito pubblico) garantite dall'intero bilancio UE (tutti i paesi), risorse che saranno poi girate ai singoli paesi per il superamento dei disastri all'economia causati dalla pandemia del covid19. Qui un articolo che spiega in modo abbastanza semplice e coinciso cosa sia.

In se e per se sembra una cosa logica e di buon senso. E forse lo è. In generale lo è ma se non può essere minimamente messo in dubbio il concetto generale, è nei dettagli di come lo si implementa (mette in atto) che sta la differenza fra una cosa buona e una cosa meno buona.

La cosa che invece ci preme sottolineare è come questo strumento sia venuto fuori in un momento di EMERGENZA e venga "venduto" come soluzione originale e quasi temeraria quando, vedendo cosa è e cosa fa, sembrerebbe dover essere uno strumento di normale amministrazione.

Della serie, per essere ancora più diretti e semplici, "Se la UE non crea e non usa strumenti come il Recovery Fund per aiutare gli stati membri" a cosa serve la UE? Cioè quale è la sua reale ragione di esistenza?

Pensiamo che su questo punto occorra veramente fare delle riflessioni, perchè ormai stiamo costruendo un grattacielo dando per scontate le fondamenta e le basi su cui la nostra costruzione è fissata. E ci stiamo innalzando verso l'alto senza preoccuparci se lo si possa fare senza il pericolo che tutto crolli su di noi. E ad ogni piano che aggiungiamo alla nostra creazione, ci sentiamo sempre più sicuri perchè il nostro ragionamento è: "Il nuovo piano costruito è solido perchè si basa su un altro piano costruito che è altrettanto solido. E tutto è solido perchè ormai sono tanti piani che andiamo su e tutto funziona benissimo". 

Un modo molto stupido di ragionare. Perchè non è la prima volta che vediamo strutture gigantesche che, ad un certo punto, crollano su se stesse perchè basate su presupposti deboli o addirittura inesistenti.

Quali possono essere questi presupposti deboli? Beh, nel blog ne abbiamo parlato spesso e a lungo. Ma se volessimo solo radunarli in poche righe potremmo dire che sono:
a. Mancata unificazione delle regole del mercato del lavoro fra stati.
b. Imposizione di una unificazione finanziaria in mancanza di una unificazione dei sistemi fiscali dei vari stati.
c. Unione monetaria di paesi con poteri di acquisto troppo diversi fra loro uniti da una stessa politica finanziaria.
d. Eliminazione del potere di uso degli strumenti finanziari consueti da parte degli stati membri.
e. Utilizzo di fondi provenienti dal mercato privato per finanziarie iniziative e piani pubblici.

Questo solo per elencare i principali punti di debolezza della struttura economica europea.
La quale continua a basarsi su un approccio e strategie che trovano la loro ragion d'essere in teorie economiche e finanziarie che tali sono e tali rimangono. Non verità ma teorie. Spesso forzatamente elevate a verità assolute e di sistema.

Quindi in Italia siamo contenti che arriveranno tutti i soldi del Recovery Plan. Però intanto quei soldi dovranno essere utilizzati nel modo in cui qualcun altro dice che debbano essere utilizzati e in realtà senza un vero cambio di rotta nelle scelte strategiche economiche di una nazione, l'Italia, che ha delle potenzialità incredibili e che invece continua a operare da circa 20/25 come la cugina sfigata e povera dei ricchi signori del centro e nord Europa.

Ruolo creato dalle macchiette e dalle barzellette. Che noi possiamo fare su noi stessi, che altri non hanno il diritto di fare.
Grazie per l'attenzione.

giovedì 18 febbraio 2021

Cambiamenti in vista sul sistema forfettario? Ma insomma queste tasse vanno pagate o no?

Parlando di soldi e denaro non è possibile non toccare, di tanto in tanto il tema delle tasse, del sistema fiscale e dei vari regimi di tassazione esistenti.

In particolare, ovvio, in Italia, visto che è il paese in cui sia io che te viviamo.

In realtà il soggetto delle tasse è sopravvalutato. O meglio, tirato in ballo nel discorso ad un livello di importanza e urgenza superiore a quello che (invece) dovrebbe avere.

Il perchè lo abbiamo già visto in precedenti post nel corso degli anni, ma per riassumere tutto in poche righe occorre ricordare che le tasse e le imposte non sono il modo con cui uno stato si procura le entrate. In modo definitivo.

Lo stesso nome "Agenzia delle Entrate" è fuorviante. E non si sottolineerà mai abbastanza quanto si possa condizionare l'altrui pensiero con una scorretta definizione di termini e parole.

Le tasse e le imposte sono il principale strumento che uno stato sovrano usa per intervenire sugli equilibri finanziari del sistema economico di cui è responsabile. In modo ancora più semplice, possiamo dire che è la leva con la quale uno stato aumenta o diminuisce l'ammontare monetario in circolazione a seconda delle esigenze dell'economia in quel particolare momento.

C'è troppo denaro in giro rispetto alle necessità della produzione REALE? Dreno denaro dal sistema aumentando o diversificando la pressione fiscale.
C'è poca liquidità finanziaria nel sistema (in Italia siamo da un ventennio in questa tragica situazione)? Immetto denaro nel sistema diminuendo la pressione fiscale.

Non servono i ristori o i finanziamenti a pioggia senza costrutto. Oppure l'elemosina di stato. Che concettualmente e spiritualmente è un sistema degradante perchè inchioda chi riceve i sussidi in una condizione mentale di ASSISTITO e quindi di incapace di badare a se stesso. Molto compassionevole ma sul lungo periodo deleterio per un corretto sviluppo economico e sociale.

Non che i provvedimenti di aiuto di quest'ultimo anno alle attività chiuse siano state un errore. Parliamo di in generale. Non di provvedimenti presi nell'ambito di un sistema già sbagliato dal principio. Con il covid19 e l'attuale sistema fiscale italiano, il modo più semplice per impedire un disastro sociale erano i ristori effettuati come lo sono stati. Anzi si è fatto anche poco. E male.

Ma torniamo all'argomento del post. In Italia da decenni si parla di taglio delle tasse. E' un cavallo di battaglia soprattutto dei movimenti e partiti di centro-destra, supportati per lo più da imprenditori e autonomi. Ma anche da tanti italiani a cui piace la meritocrazia. Ovvero se sono bravo e produttivo perchè mi devi punire quando invece quelli che non sono bravi nè produttivi vengono premiati?

In quest'ultima frase sta tutto il dramma della giustizia sociale. Che non tocca neanche il concetto di una società che invece sta anche attenta a non dimenticare CHI per un qualsiasi motivo del mondo si dovesse trovare in un qualche frangente della sua vita in difficoltà.

Si parla in questo momento, con l'avvento di una nuova stagione politica targata DRAGHI, di riforme fiscali ma nella direzione un pò contraria agli slogan sentiti ultimamente. Che però, appunto, sempre slogan sono rimasti. Si parla di modificare il sistema forfettario (una tassazione fissa al 15% per piccole attività e autonomi) per reintrodurre meccanismi di progressività.

Ora non essendoci ancora provvedimenti concreti, mi astengo dal commentare qualcosa. Ma mi inquieta il cambio di rotta. Che non mi sorprende più di tanto, in quanto il nuovo presidente del consiglio è stato scelto proprio perchè esponente di punta del movimento filosofico-economico di stampo europeo che è incline all'Austerity,  ovvero alla parsimonia e regolarità dei conti pubblici e della guerra totale al DEBITO PUBBLICO. Come se questo fosse il problema.

Il problema sono (per loro) i conti. Non le persone in difficoltà. Non un'economia basata su meccanismi sociali iniqui che portano a disparità enormi di ricchezze e quindi conflitti sociali. In cui vince chi ha la possibilità di attivare leve finanziarie speculative e perde chi lavora rimboccandosi le maniche e alzandosi alle 5 del mattino. 
La finanza vince sull'economia reale. Ma la finanza non crea cibo, nè un tetto sulla testa.

Quello lo fa l'economia reale.

Quindi niente. Aspettiamo come al solito i nuovi provvedimenti. E qui, cercheremo ancora di spiegare perchè è necessario che il sistema fiscale venga demolito e ricostruito in modo equo dalla base.
In modo che chi produce sia premiato e non derubato di ciò che prodotto e che invece siano penalizzati i parassiti. Non chi è in difficoltà. Ma chi strutturalmente ha stipendi e guadagni senza fare niente di valore.

Grazie per l'attenzione.

martedì 11 agosto 2020

La moneta è come il sangue.... così dice Giacinto Auriti

 

Riporto una citazione del prof. Giacinto Auriti che di questi tempi è come una granita nel caldo afoso d'agosto.
Cosa diceva in sintesi questo signore (la solita mente italica geniale che viene sottovalutata solo perchè non si chiama Jackon Gold)?

Diceva che la moneta è come il sangue, la sua quantità va proporzionata alla entità del corpo da irrorare.
Cosa significa in parole povere?
Significa che la moneta 
1. NON HA NESSUN VALORE DI PER SE a meno del valore della sua funzione.
2. LA FUNZIONE DEL DENARO E' PERMETTERE LA CIRCOLAZIONE DI BENI E SERVIZI.

Quindi se un certo corpo (uno stato, una comunità o un villaggio) ha una certa dimensione e una certa economia (quantità di produzione effettiva di beni o servizi) a quel corpo occorre dare una certa adeguata quantità di moneta, che non è altro che il liquido che permette al corpo di funzionare.

Un corpo grande come un grande stato con una economia prospera ha necessità di MOLTO DENARO. E ogni qual volta l'economia cresce, è ovvio che ci deve essere più denaro in circolazione. Il rischio, se non si fa così, è che il corpo possa cominciare a funzionare male proprio per mancanza di circolazione del benessere. E questo può portare alla morte di singole cellule (quelle più lontane dal centro del corpo) o addirittura di interi organi. E prima o poi anche dell'intero corpo.

L'esempio che fa Auriti è che quando in un mercato le quantità di beni in vendita sono di più, occorrono più soldi per poterle comprare.
Perchè i soldi non hanno valore di per se. Ma solo nella misura in cui servono per comprare cose e servizi.
I soldi sono solo un sistema per scambiare valore. Non sono il valore.
Una persona, se le viene impedito di spendere i soldi che ha, è come se non li avesse. Perchè non ci può far niente.

L'esempio più eclatante è quella di un uomo che precipitasse in un'isola deserta con una valigia con 50 milioni di euro in carta. Se li non c'è nessuna attività umana che accetta quel denaro in cambio di cibo, riparo e strumenti, il nostro naufrago che se ne fa?
Forse ci accende il fuoco.

Dico che è importante sottolineare questo concetto basico del denaro anche se una volta esposto è praticamente una ovvietà in se.
Eppure leggendolo lo consideriamo una verità.
Ma vivendo operiamo come se la verità fosse esattamente l'opposto.

Le persone patiscono e si lamentano perchè non ci sono soldi. IL che è una assurdità, visto che il denaro è un prodotto umano e l'uomo (lo stato) ne può produrre quanto ne vuole.
Ciò che manca potrebbero essere le materie prime, l'energia, gli strumenti, i macchinari e anche la conoscenza e il know-how.
Potrebbe mancare anche la forza lavoro ma mai il denaro.
Perchè il denaro è il risultato di qualcosa che viene prodotto. 
Quindi viene prima il prodotto e poi il denaro.

Chi ti dice che non ci può essere una produzione (ad esempio un ospedale, una scuola o una strada) perchè non ci sono i soldi TI MENTE. Spesso sapendo di mentire in modo totale.

mercoledì 21 ottobre 2015

Avere clienti e avere denaro: l'etica e l'economia!

Avere clienti è il problema supremo delle attività commerciali e industriali.
La realtà è che un grande, grande passo indietro va fatto.

Infatti dare un consiglio o una cura in un quadro clinico molto compromesso può essere un tremendo errore.
Se arrivasse da te una persona che da anni mangia male, non fa attività fisica di alcun tipo, prende tantissimi medicinali e conduce una vita sregolata, tu sapresti dove viene il problema.
E sapresti anche cosa fare a riguardo.

Ma se costui volesse risolvere la situazione in un giorno o due, cosa mai potresti dirgli?

Potrebbe anche essere che ogni cosa tu gli proponi possa essere usata contro di te. Perchè se il risultato (la cura) non arriva, allora la colpa è tua.

Lavoro come consulente aziendale e formatore.
E di situazioni del genere ne trovo tantissime ogni giorno.

Quale è il passo indietro che occore fare?
Questo passo è stabilire esattamente l'utilità di quello che si sta facendo o si sta vendendo in relazione all'insieme di persone (o gruppi) a cui ci si sta potenzialmente rivolgendo.
Lo so. Lo so.
Questo tipo di ragionamento ci porta in un ambito etico che sembra abbandonare il raggio ristretto dell'economia per entrare in quello della filosofia.
Ma di un'economia senza etica e senza criterio non ci siamo ancora stufati?
Fino a quando e fino a che punto occorrerà arrivare per comprendere che l'economia non può essere compresa e progettata senza essere inserita in binari di natura etica?
E che procedere (come in effetti si sta procedendo) in realtà, a medio termine, non farà anche che mostrare le sue inefficienze anche economiche.

Avere denaro è ciò che gli imprenditori vogliono.
Ma abbiamo più e più volte ribadito che il denaro è il risultato di un'azione economica che si chiama scambio. E che lo scambio si basa sul presupposto di incremento di valore delle persone incluse nello stesso al netto dei costi per far avvenire lo scambio.
Quindi avere più denaro senza avere più scambio non è possibile.
Ed ecco dove intervengono i clienti!!

Senza clienti non c'è scambio.
Per avere scambio occorrono i clienti. E che fare se i clienti non ci sono?

Questa è la vera domanda che ogni imprenditore si dovrebbe fare....
Perchè i clienti sono spariti? Perchè è diventato così difficile trovarli?
Dipende anche questo solo da una carenza di denaro?
Se si analizza cosa il denaro è, si comprende che la definizione è qualcosa di circolare e quindi inutile.
I clienti non sono spariti perchè è sparito il denaro. In quanto il denaro è il risultato degli scambi.
Qualcosa è successo.
Ma ne parleremo in un prossimo articolo:

Il denaro di serie A e il denaro di serie B
Grazie per l'attenzione.

martedì 24 marzo 2015

Euro si, Euro no, la civetta sul comò

Diciamocelo subito.
Il problema non è l'Euro in quanto Euro.
L'euro in quanto euro sarebbe come essere arrabbiati con la propria ragazza/moglie perchè si chiama Giovanna e non perchè ci ha traditi con il suo capoufficio.
Rendo l'idea?

Il problema non è il nome della moneta o il colore delle banconote. Non è neppure tanto il tasso di conversione con cui le monete nazionali europee si sono fuse nel 2002 (1998 in realtà a tavolino) con l'euro.

Il problema è di sostanza. Non di apparenza.

Il problema è che una valuta rappresenta in un certo modo un'economia.
E se si usano gli stessi parametri valutari per diverse economie (stessa moneta - economie diverse) si creano un problema di fondo che prima o poi scoppierà.

E' un pò come se avessimo una coppia di persone, l'una magrissima quasi anoressica e l'altra obesa.
E potessimo usare qualsiasi dieta volessivemo per aiutarli con l'unico limite che però è unica per entrambi.
Cioè se vogliamo far dimagrire l'obeso dobbiamo creare una dieta povera di calorie ma questa sarebbe anche la dieta dell'anoressico.
Oppure se volessimo far metter su peso all'anoressico, potremmo farlo ma questo comporterebbe che anche l'obeso ingrassi.
Certo è solo un esempio. Sappiamo che per ciò che fa ingrassare il magro non è poi così sufficiente per far ingrassare l'obeso. Era solo un esempio per far comprendere con un'immagine la difficoltà di usare la stessa politica valutaria centralizzata per stati con regolamenti e leggi interne diversi, sistemi produttivi diversi, tasso di occupazione diversi, bilanci pubblici diversi, esigenze diverse, livelli di esportazione diversi e via dicendo.

Tra l'altro, ma ci scriveremo un articolo apposta su questo, qualcuno ha fatto notare che anche un paese come l'Italia ha difficoltà ad avere una stessa politica valutaria per zone della propria nazione molto diverse fra loro come il nord (industrializzato ed esportatore) e il sud (meno produttivo e maggiormente importatore). 
In effetti per molti decenni si è optato per una politica valutaria centralizzata che probabilmente non è stata la scelta migliore, per quanto il Veneto non sarà mai così diverso dalla Calabria, come l'Italia lo è dalla Germania o dal Lussemburgo. Parliamo di ordini di grandezza di diversità veramente distanti.
Euro si o Euro no?
Già da tempo si parla di uscire dall'Euro e gli "euro-forici" contestano agli euro-scettici che questo tipo di uscita sia disastrosa e costosissima. Usando la strategia delle colonne d'Ercole per spaventare chi cerca di capire quali delle due strate è veramente conveniente per il cittadino italiano (non le lobby bancarie, non i proprietari delle multinazionali, non i politici o chi al posto loro).

Il tema ricorrente è:
"Usciamo dall'Euro e saremmo costretti ad una super-svalutazione della NUOVA LIRA al punto che questo sarebbe un disastro".

Bene. Può darsi. Può darsi che uscire dall'Euro abbia dei costi. Sarebbe assurdo pensare che un passaggio così pervasivo nella quotidianità avvenga a costo zero. Più che assurdo, ingenuo.
Ma d'altronde anche passare all'Euro ha avuto dei costi. O sbaglio?
Ma, a parte che svalutare una moneta non significa per forza qualcosa di negativo. E' solo un nome che viene usato per dire che viene cambiato il rapporto di cambio fra una moneta e l'altra.
E' ciò viene fatto per equilibrare i rapporti strettamente finanziari in modo che ci sia un equilibrio con l'economia reale.
IL PROBLEMA E' QUANDO UN'ECONOMIA POSSIEDE UNA MONETA CHE NON LA RAPPRESENTA COME TASSI DI CAMBIO CON L'ESTERNO.
Questo è un problema.

Ma non è neppure questo il punto.
Quando l'Euro era cambiato ad esempio a 1,39 sul dollaro (solo 10 mesi fa a maggio 2014!!!!) si spaventano i bambini con l'idea che uscendo dall'euro si sarebbe stati colpiti da una super svalutazione di almeno il 25% se non più.
Insopportabile per l'Italia. Scenari da "1997, fuga da New York" o da "Mad Max".
E ora?
Svalutazione in 10 mesi del 21%.
E' morto qualcuno?

Pausa di riflessione sulla poca fondatezza della tesi. Ridicoli.

E siccome non è solo una mia tesi, ecco un articolo sul Fatto Quotidiano del docente Paolo Becchi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/23/uscita-dalleuro-quelli-svalutazione-credono-zittire-gli-euroscettici/1528565/

Grazie per l'attenzione.

martedì 5 agosto 2014

Espandersi nei momenti di crisi. - 3a parte

Dopo aver assimilato che, a prescindere da qualunque condizione si trovi la strada in cui stiamo viaggiando, tocca sempre a noi piloti dell'auto mantenere il controllo della stessa e dopo aver assimilato il concetto che solo innovandosi si può continuare a mantenere alto il nostro potenziale di sopravvivenza, giungiamo adesso all'ultimo fattore che deve essere preso in considerazione per potersi espandere anche nei momenti di crisi.

Questo fattore è il marketing ovvero lo studio della domanda o la creazione della stessa. Forse in un prossimo futuro potremmo dedicare un post apposito sul marketing in modo da fugare le complessità e alterazioni che purtroppo spesso sono state introdotte riguardo questo argomento.

Un buon articolo che spiega bene e in termini molto semplici cosa sia il marketing lo trovate a questo indirizzo: ideemarketing.learningschool.it

Il marketing è quindi definito come occuparsi della domanda di un prodotto o servizio, investigandola, comprendendola, incrementandola, stimolandola o addirittura creandola.
Una domanda di un prodotto può essere creata.
Il telefono cellulare ne è un esempio. Quando a metà degli anni '90 i cellulari cominciarono a comparire sul mercato non accadde perchè le persone piangevano e bussavano ai produttori di strumenti tecnologici chiedendo che il cellulare venisse costruito e venduto. Nessuno si strappava i capelli perchè non poteva telefonare mentre guidava o mandare messaggi alla sua amata sdraiato sul divano.
L'esigenza non c'era. Guardiamo oggi come siamo messi. E' praticamente inimmaginabile per moltissimi di noi anche solo concepire la nostra giornata senza l'ausilio del cellulare. Saremmo irraggiungibili, non potremmo sapere le cose in tempo reale e un altro sterminato elenco di cose.
20 anni fa, qualcuno creò un prodotto e stimolò la domanda di quel prodotto e del beneficio che il prodotto poteva creare.

Produrre qualcosa senza che dall'altra parte ci sia qualcuno che desideri quel prodotto o servizio è un suicidio. Al punto che è meglio, prima di aprire un'attività o iniziare a produrre qualcosa, sincerarsi che ciò che si intende fare abbia mercato e possa essere desiderato una volta offerto.
Altrimenti si corre il rischio di andare dagli esquimesi a vendere climatizzatori o frigoriferi.
O stufe a pellet all'equatore.......

Le crisi economiche seguono anche i cicli di vita di alcuni prodotti o stili di consumo. Arrivati ad un certo punto, quando il prodotto o servizio ha cessato il suo ciclo vitale, se non si effettua un cambiamento il mercato entra in crisi.

In generale le aziende si curano poco del proprio marketing. Una volta che qualcosa sta andando bene, semplicemente continuano a "picchiare" duro pensando che per decenni o per secoli niente mai cambierà e tutto andrà bene.
Un esempio è stato il settore edile in Sardegna. Per tutta una serie di fattori, tra la fine degli anni '90 e i primi anni 2000 è iniziata una fase di crescita esponenziale delle case vacanze. Si vendevano case a velocità superiore alla possibilità di costruirle, al punto che interi cantieri era già venduti ancor prima che il primo mattone venisse apposto per la costruzione.
Questa enorme esplosione della DOMANDA di case vacanze in Sardegna ha fatto concentrare gli imprenditori del settore unicamente sulla produzione. Perchè quello era il problema. L'offerta doveva pareggiare la domanda, che era forte e in crescita.
Il mercato è cresciuto per circa 15 anni fino al 2008/2009 biennio in cui si sono sovrapposte varie situazioni. L'esplosione dei problemi bancari e di finanziamento mondiale con l'esaurimento della fase di crescita della domanda di case vacanze.
Così, mentre sempre più imprenditori entravano nel mercato per sostenere e aumentare l'offerta, improvvisamente la domanda di case vacanza crolla.
Non diciamo si azzera. Diciamo crolla. Ovvero diminuisce di percentuali importanti.
E tutto proprio mentre l'offerta continua ad aumentare.
Perchè questo? Perchè chi sosteneva l'offerta non aveva la capacità (e forse la preparazione e l'attitudine) di percepire immediatamente questo cambiamento. E quindi per alcuni anni (almeno 3/4) ha continuato a costruire nonostante non ci fosse più la domanda che ci si aspettava.
Ecco la crisi.....
Ma a noi interessa capire come se ne può uscire....

E la risposta è proprio quella. Occuparsi del marketing.
Ovvero vedere come aumentare la domanda o occuparsi di un nuovo tipo di domanda se quella precedente non sta più reagendo agli stimoli.
Questo viene fatto con la giusta promozione. Ricordandosi però che la promozione si effettua quando si ha ben compreso con che tipo di domanda si ha a che fare e in che modo interagire con essa.
Altrimenti una promozione senza cura è solo una promozione sprecata.
Perchè dice solo "Compra qui" ma non sa a chi si rivolge e nè se colpisce veramente le esigenze (domanda) di chi riceve quel messaggio promozionale.

Quindi si promuove qualcosa che ha bisogno solo di essere conosciuta perchè si è sicuri che essa sia un qualcosa di desiderato, desiderabile o necessario.
Perdere tempo e risorse a promuovere qualcosa che non è richiesto o necessario porta a dei fallimenti clamorosi.
E' anche un discorso di grandi numeri.
Se arrivano 1000 turisti (facciamo sempre questo esempio per rimanere in tema all'esempio precedente) in un'area, e mediamente il 50% di loro decide di usufruire dei servizi di ristorazione avremmo un numero potenziale di 500 persone che possono tramutarsi in clienti.
Se esistono 20 attività che si possono spartire queste 500 persone, occorrerà vedere se questo numero sia sufficiente per consentire a tutte le attività di prosperare.

E' naturale e nell'ordine delle cose che non tutte e 20 le attività andranno in profitto. Alcune di esse avranno una bassa qualità o dei problemi organizzativi o di pubblicità per cui di queste 500 persone, raggiungeranno pochi o nessun cliente.
Questo accadrebbe anche se i clienti potenziali fossero 1000. O 2000.

Con una differenza.
Se sono solo 500, gli errori e i costi derivanti dagli errori si riveleranno prima e in modo più marcato. Tutto qui. L'abbondanza di potenziali clienti serve solo a mascherare per un pò di tempo il problema.

Concludiamo dicendo che per espandersi nei momenti di crisi, ci sono 2 punti di vista, 2 posizioni da cui osservare la scena. C'è il punto di vista della singola attività che deve aumentare i clienti, il fatturato e la redditività. E c'è il punto di vista di un settore, un'area o un'intera nazione che deve aumentare il movimento dell'economia.

Nel caso prospettato sopra, c'è differenza fra le azioni che deve fare il singolo ristorante per avere più clienti (fra i 500 potenziali!) e le azioni che l'associazione dei ristoranti o gli enti locali debbano fare per aumentare il numero di presenze turistiche generali (i 1000 turisti prospettati). E' chiaro il concetto?

Grazie mille per l'attenzione.

lunedì 30 giugno 2014

Espandersi nei momenti di crisi. - 1a parte

Dire che la crisi non esiste, o che essa sia solo un fattore mentale, significa dire semplicemente una bugia.
Nell'economia e nella finanza qualcosa è cambiato ed è oggettivo.

Prendiamo le distanze da chi invece pensa che un buon modo per risolvere i problemi della tempesta in atto, dicono che semplicemente la tempesta sia un'invenzione e un accordo visionario collettivo.
Se anche la tempesta fosse un accordo visionario collettivo, essa sarebbe qualcosa di tangibile. E quindi qualcosa di cui occuparsi.

Poi c'è l'altro aspetto..... Ovvero l'aspetto scientifico e pratico della cosa. Una crisi può essere differente da un'altra crisi perchè una potrebbe essere piccola mentre l'altra grande. Ma piccola in proporzione a cosa e grande in proporzione a cosa?

Dire che c'è la crisi significa solo che qualcosa non va ma non è una definizione molto utile. Perchè non ci dice QUANTO non va e COSA non va.
"Quanto" è importante. Perchè non basta dire che c'è la crisi. Occorre definire quanta crisi ci sia.
Questo può essere diverso da zona a zona e da paese a paese.

Di sicuro il modo di lavorare che dominava il mercato italiano fino a circa 6 anni fa non c'è più.
Forse ci sarà un modo migliore di lavorare. O forse no. Ma di sicuro non ritorneremo a quel tipo di sistema.

Perchè? Perchè il mondo economico scorre in avanti. E il tempo passando modifica in modo definitivo le cose. Quindi niente tornerà come negli anni '50 o anni '70. Oppure agli anni '90.
Forse le cose peggioreranno o forse miglioreranno. Dipenderà da noi, ma sarà diverso. Forse molto o forse poco. Ma diverso.

La parola d'ordine è quindi una: INNOVAZIONE.
E innovare non significa solamente cambiare il proprio computer in un tablet di ultima generazione o cambiare il proprio furgone a gasolio in un furgone ibrido in parte elettrico e in parte con motore meccanico diesel.
Innovare non è solo una questione di cambio di attrezzatura e strumentazione.
Innovazione non significa ammodernamento della tecnologia usata.
Questa è una definizione molto limitate e limitante di innovazione.

Innovare significa cambiare. Cambiare a seguito del cambiamento esterno o, meglio, cambiare per anticipare il cambiamento esterno.
Innovare significa cambiare il modo di lavorare, la propria conoscenza e formazione.
Innovare significa anche smettere di produrre un prodotto che, prima o poi, sarà richiesto meno o non richiesto del tutto.
Innovare significa cercare nuovi mercati, nuove alleanze, nuove organizzazioni interne.

Possiamo quindi già delinare 4 grandi aree di un'azienda che possono e debbono essere oggetto di miglioramento e innovazione:
  1. Migliorare il proprio team di lavoro.
  2. Elaborare una valida strategia aziendale.
  3. Sviluppare efficaci strategie di marketing.
  4. Affinare le abilità di vendita.
Per fare questo c'è un concetto molto importante che va sviluppato e che riguarda la propria capacità di guidare la propria azienda e la propria vita.
Come se queste 2 fossero degli aerei e noi dei piloti.
Ma lo vedremo nella seconda parte di questo post.

Grazie per l'attenzione.

sabato 26 aprile 2014

Cosa è il denaro? Capitolo 4

Quando svolgo delle consulenze o delle conferenze sul soggetto, a questo punto (dopo i concetti dell'ultimo articolo sul denaro http://denaroedintorni.blogspot.it/2014/04/cosa-e-il-denaro-capitolo-3.html) alcuni cominciano a sollevare dei dubbi e perplessità.

"Si, vabbè però secondo me non è così. E' troppo semplice. Significherebbe che la soluzione per risolvere tutti i problemi del mondo è alla portata di mano con facilità. Ma non è possibile. Perchè se fosse possibile, lo avrebbero già fatto. Arriva lei che ha capito tutto. Ma scherziamo.... Ci sono fior fiori di economisti, docenti universitari, specialisti che allora cosa ci stanno a fare? Sono forse tutti cretini o stupidi?"

Più o meno questi sono i cavalli di battaglia di chi esprime perplessità.
Negli ultimi anni la percezione dell'individuo medio riguardo al denaro, ai meccanismi perversi della finanza e del sistema bancario è mutata e non di poco. Cresce la consapevolezza che ci sia qualcosa che non funziona.
E la comprensione di come le cose funzionano aumenta. Sul web si trovano molti siti e molti interventi che gettano più chiarezza sulla vicenda.

Ciò che manda nel pallone l'individuo medio è la differente visione del problema fra LUI come singolo individuo e la SOCIETA' come insieme.
E' logico che il problema di cosa sia il denaro in realtà colpisca prima un un sistema che la singola componente. Tra l'altro il singolo individuo, che è subordinato al sistema, spesso ben poco può fare da solo per mutare la sua immediata situazione personale.

Immaginiamoci una piccola azienda a cui le banche abbiamo chiuso i rubinetti dei finanziamenti o della liquidità di cassa. Questa la getta in una situazione assurda in cui ha il lavoro ma non può svolgerlo perchè non può trovare le risorse finanziarie per anticipare i costi. Non un problema economico ma un problema finanziario. Quella piccola azienda non può stamparsi la moneta da sola. L'unica soluzione che le rimane è di creare del denaro chiedendo credito.
Un tempo vi erano le "cambiali" che, lasciando perdere il complesso meccanismo burocratico per emetterle, svolgevano benissimo questo scopo.

Una cambiale è, di base, una promessa di pagamento. Una cambiale svolge le stesse funzioni del denaro: permette che lo scambio di beni e servizi avvenga. La cambiale è denaro autoprodotto dal soggetto. Al punto che può diventare circolante.
I motivi per cui una cambiale è entrata in disuso sono vari. E sono ricondubicili alla poca praticità di come le leggi italiane ne disciplinano l'emissione. 
Ma sono aspetti che possono essere corretti molto in fretta.

Ben diverso è l'atteggiamento di uno stato. Lo stato sovrano è superiore al sistema. Lo stato è una rappresentazione figurata, ovviamente. Lo stato ha il potere di organizzare la moneta.
Osserva l'economia e decide quanto denaro serve per mantenere in ordine gli scambi economici.
La quantità di denaro circolante non deve essere nè poca nè troppa. Tutto qui.
Se manca liquidità nel sistema (come ora) basta immetterne. Se c'è troppa liquidità, troppo denaro nel sistema basta levarlo.
La difficoltà di uno stato come quello italiano adesso è che non è più sovrano riguardo alla sua moneta. Non vi è più sovranità monetaria. Quindi come nazione siamo non più superiori al sistema ma diventiamo inferiori al sistema. Che in questo caso è il sistema Euro della Unione Europea e della Banca Centrale Europea.
La cosa è talmente evidente che anche i politicanti nostrani lo hanno notato:
"Si, il problema è che è stata fatta l'Europa dell'Euro ma non l'Europa delle leggi, dei regolamenti e delle genti europee".

Giustissimo! Ma cosa ci stavate a fare quando è stato deciso? Tutti questi geni dell'economia e della finanza cosa facevano anzichè consigliare?
La realtà è che tutti questi presunti esperti, esperti non lo sono.
Sono dotti e sapienti nel modo in cui le scuole e università li hanno resi dotti e sapienti. 
E le scuole e università ti insegnano ciò che qualcuno vuole che venga imparato.
E che non è necessariamente la verità.
Anzi. E' talmente facile controllare la cultura di un popolo proprio agendo sui centri di trasmissione della conoscenza. Quelli ufficiali, quelli che permettono una poltrona e un alto stipendio... ma solo se dici ciò che deve essere detto.
Se provi a sostenere il contrario, strade sbarrate.

Il denaro è un meccanismo che facilita gli scambi e la produzione. E' cartaceo o elettronico. Non cambia tanto. Quello che cambia è che il denaro non si mangia, non ci porta sulla strada, non ci illumina nè riscalda la casa.
E con il denaro non è possibile, NON DOVREBBE essere possibile fare altro denaro.
Perchè il denaro fatto con il denaro, altro non è che denaro rubato a qualcuno. Anche quando il furto è legalizzato e permesso dalla legge.
Ma di questo parleremo nel prossimo articolo in cui introdurremo il concetto base del matematico Nash della teoria dei giochi che ci porta a capire meglio come pochi guadagnano del denaro rubandolo ai molti. Senza che i molti capiscano come avviene.
Grazie per l'attenzione.

venerdì 25 aprile 2014

Cosa è il denaro? Capitolo 3

Il concetto base espresso nel precedente articolo che ci svela cosa il denaro sia in realtà non è facilmente digeribile.
Inutile far finta di niente.

Fin da piccoli si viene abituati a vedere le cose in un certo modo che abbandonare una forma mentis ovvero un certo approccio alla cosa è difficile, molto difficile.
Non è impossibile ma non è qualcosa che si riesce a fare dall'oggi al domani.

Perchè?
Perchè legato al possesso o meno del denaro è implicato del dolore. Non possedere denaro causa gravi problemi alle potenzialità di sopravvivenza di una persona e di una famiglia. Dietro la mancanza di denaro vi può essere molto dolore. Prima di tipo mentale e successivamente anche di tipo fisico, se il livello si abbassa a quello di mera sussistenza fisica.

Un barbone steso nei pressi di una stazione di una grande città che dorme sotto il cartone è un'immagine completamente attinente.

Molti individui sono pressati dalle esigenze personali e familiari e questo conferisce massa (ovvero peso e consistenza) al denaro.
Così il denaro viene identificato in qualcosa di solido come le banconote.
Mio padre, figlio di una generazione legata ai ritmi di una cultura agricola, non riusciva a riconoscere come denaro la carta di credito o il bancomat. Incredibile. Per lui non era denaro. Era qualcosa di tremendamente alieno.
Figuriamoci cose come Paypal o Bitcoin.
Eppure il principio è lo stesso.

Lo abbiamo anticipato: il motivo principale per cui il denaro viene così agognato e desiderato è che viene considerato SCARSO.
I motivi per cui viene fatto percepire come scarso sono talmente ovvi che suona strano lo si debba anche spiegare.
Ma lo spiegheremo.

Il denaro viene mantenuto scarso perchè questo ne incrementa il valore percepito. Se una cosa è scarsa, essa non potrà essere distribuita a tutti i partecipanti al sistema. E se qualcuno può rimanerne senza, scatta il meccanismo competitivo per cui alcuni cercheranno di arrivare al bene scarso prima degli altri.
Un pò come il gioco delle sedie in cui ci si deve sedere al termine della musica. Ma manca sempre una sedia e qualcuno rimarrà fuori. Quando la musica finisce, si scatena la corsa e la lotta.
Se ci fosse una sedia per tutti i partecipanti, ci sarebbero spintoni, corsa e lotta? No, certo che no. 

Lo stesso accadebbre se il denaro fosse reso meno scarso e in quantità sufficienti per le necessità e il numero di scambi commerciali presenti nel sistema. Utopia? No. Ci hanno talmente insegnato che il denaro è UNA COSA, che facciamo fatica a  pensare che non possa altro che essere scarso.

Ma la scarsità non è mai del denaro. Il denaro può essere prodotto in quantità illimitate visto che è un simbolo o un'idea.
Magari ciò che può essere scarso è ciò che il denaro simboleggia o rappresenta. Energia, materie prime, cibo, petrolio, grano, case, campi, auto, oro, etc. etc. etc.
Capite il senso?
La scarsità è delle cose! Non del denaro!
Invece rendono scarso il denaro. Assurdo!
 
Esempio: Se io produco mele e le metto sul mercato, perchè le persone non hanno il denaro per comprarle? I motivi sono 2. Se non lavorano e non producono è logico che non abbiano denaro, visto che questo rappresenta ciò che hanno guadagnato da loro lavoro. Ma se lavorano, come possono essere "senza soldi"?
Da questa domanda ne nascono le risposte che scardinano il sistema. Un sistema costruito attorno alla scarsità di denaro.

In TV dicono che la stretta finanziaria (austerity la chiamano) è fatta per impedire spinte inflazionistiche. E così cominciano a parlare di questo mostro a 7 teste chiamato inflazione.
Di cui tutti sentono parlare ma che ben pochi hanno capito che faccia abbia e quali problemi porti.
Così le persone muoiono di fame o si suicidano per non avere l'inflazione.

Vuol dire che l'inflazione è peggio di un uomo che muore?
Per qualche burocrate evidentemente si.
Ma sarà un concetto fondato? Lo vedremo in un prossimo articolo.
Grazie per l'attezione.
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