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giovedì 18 febbraio 2021

Cambiamenti in vista sul sistema forfettario? Ma insomma queste tasse vanno pagate o no?

Parlando di soldi e denaro non è possibile non toccare, di tanto in tanto il tema delle tasse, del sistema fiscale e dei vari regimi di tassazione esistenti.

In particolare, ovvio, in Italia, visto che è il paese in cui sia io che te viviamo.

In realtà il soggetto delle tasse è sopravvalutato. O meglio, tirato in ballo nel discorso ad un livello di importanza e urgenza superiore a quello che (invece) dovrebbe avere.

Il perchè lo abbiamo già visto in precedenti post nel corso degli anni, ma per riassumere tutto in poche righe occorre ricordare che le tasse e le imposte non sono il modo con cui uno stato si procura le entrate. In modo definitivo.

Lo stesso nome "Agenzia delle Entrate" è fuorviante. E non si sottolineerà mai abbastanza quanto si possa condizionare l'altrui pensiero con una scorretta definizione di termini e parole.

Le tasse e le imposte sono il principale strumento che uno stato sovrano usa per intervenire sugli equilibri finanziari del sistema economico di cui è responsabile. In modo ancora più semplice, possiamo dire che è la leva con la quale uno stato aumenta o diminuisce l'ammontare monetario in circolazione a seconda delle esigenze dell'economia in quel particolare momento.

C'è troppo denaro in giro rispetto alle necessità della produzione REALE? Dreno denaro dal sistema aumentando o diversificando la pressione fiscale.
C'è poca liquidità finanziaria nel sistema (in Italia siamo da un ventennio in questa tragica situazione)? Immetto denaro nel sistema diminuendo la pressione fiscale.

Non servono i ristori o i finanziamenti a pioggia senza costrutto. Oppure l'elemosina di stato. Che concettualmente e spiritualmente è un sistema degradante perchè inchioda chi riceve i sussidi in una condizione mentale di ASSISTITO e quindi di incapace di badare a se stesso. Molto compassionevole ma sul lungo periodo deleterio per un corretto sviluppo economico e sociale.

Non che i provvedimenti di aiuto di quest'ultimo anno alle attività chiuse siano state un errore. Parliamo di in generale. Non di provvedimenti presi nell'ambito di un sistema già sbagliato dal principio. Con il covid19 e l'attuale sistema fiscale italiano, il modo più semplice per impedire un disastro sociale erano i ristori effettuati come lo sono stati. Anzi si è fatto anche poco. E male.

Ma torniamo all'argomento del post. In Italia da decenni si parla di taglio delle tasse. E' un cavallo di battaglia soprattutto dei movimenti e partiti di centro-destra, supportati per lo più da imprenditori e autonomi. Ma anche da tanti italiani a cui piace la meritocrazia. Ovvero se sono bravo e produttivo perchè mi devi punire quando invece quelli che non sono bravi nè produttivi vengono premiati?

In quest'ultima frase sta tutto il dramma della giustizia sociale. Che non tocca neanche il concetto di una società che invece sta anche attenta a non dimenticare CHI per un qualsiasi motivo del mondo si dovesse trovare in un qualche frangente della sua vita in difficoltà.

Si parla in questo momento, con l'avvento di una nuova stagione politica targata DRAGHI, di riforme fiscali ma nella direzione un pò contraria agli slogan sentiti ultimamente. Che però, appunto, sempre slogan sono rimasti. Si parla di modificare il sistema forfettario (una tassazione fissa al 15% per piccole attività e autonomi) per reintrodurre meccanismi di progressività.

Ora non essendoci ancora provvedimenti concreti, mi astengo dal commentare qualcosa. Ma mi inquieta il cambio di rotta. Che non mi sorprende più di tanto, in quanto il nuovo presidente del consiglio è stato scelto proprio perchè esponente di punta del movimento filosofico-economico di stampo europeo che è incline all'Austerity,  ovvero alla parsimonia e regolarità dei conti pubblici e della guerra totale al DEBITO PUBBLICO. Come se questo fosse il problema.

Il problema sono (per loro) i conti. Non le persone in difficoltà. Non un'economia basata su meccanismi sociali iniqui che portano a disparità enormi di ricchezze e quindi conflitti sociali. In cui vince chi ha la possibilità di attivare leve finanziarie speculative e perde chi lavora rimboccandosi le maniche e alzandosi alle 5 del mattino. 
La finanza vince sull'economia reale. Ma la finanza non crea cibo, nè un tetto sulla testa.

Quello lo fa l'economia reale.

Quindi niente. Aspettiamo come al solito i nuovi provvedimenti. E qui, cercheremo ancora di spiegare perchè è necessario che il sistema fiscale venga demolito e ricostruito in modo equo dalla base.
In modo che chi produce sia premiato e non derubato di ciò che prodotto e che invece siano penalizzati i parassiti. Non chi è in difficoltà. Ma chi strutturalmente ha stipendi e guadagni senza fare niente di valore.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 22 gennaio 2021

Debito buono e debito cattivo: differenti?

Sicuramente avrai sentito parlare della contrapposizione fra debito buono e debito cattivo.

Ma in assenza di una corretta definizione del concetto stesso di debito, questa distinzione rischia di diventare sterile.

Quindi prima di dire cosa è buono e cosa cattivo, prima di addentrarci in un esame cosa sia costruttivo e cosa sia distruttivo, occorre fermarci al concetto stesso di DEBITO.

Debito viene dal verbo latino "debere" che significa essere obbligare a dare qualcosa a qualcuno.

Quindi un debito è sostanzialmente un obbligo a dover fare qualcosa. Tant'è che effettivamente, anche nel linguaggio comune, si parla di "essere in debito" con qualcuno quando ci fa un favore o ci aiuta.

Ma nel linguaggio comune, l'uso predominante della parola è quella di essere obbligati a rendere del denaro a qualcuno.

Da questo punto di vista, ad una prima analisi, sembrerebbe che l'essere obbligati a fare qualcosa sia SEMPRE una fattore negativo e che, addirittura, dover rendere dei soldi sia anche peggio.

Ma tutto ciò, essendo basato su molta emotività che esula dal discorso, non ci aiuta nè ci spiana la strada ad una maggiore comprensione.

Quando un oggetto, una quantità di cose, una attività viene svolta da qualcuno a favore di qualcun altro nasce sempre un meccanismo di SCAMBIO. Diciamo che A da o fa qualcosa per B e quest'ultimo pareggia il movimento di oggetti o di attività (FLUSSO) che riceve facendo muovere verso A qualche altro flusso.

Non vi è niente di sbagliato in questo. Niente.
Neppure quando A da a B del denaro. 

In questo caso occorre esaminare gli accordi fra A e B. Un genitore che da 20 euro a suo figlio perchè sta uscendo con gli amici, fa fluire dell'energia (denaro) da A (genitore) a B (figlio). La cosa finisce li.
Ma....

Se il genitore dovesse continuare a far fluire denaro da lui (A) al figlio (B) senza che mai, in alcun modo e in nessuna forma (B) potesse far fluire qualcosa da lui verso il genitore, questa situazione di dis-equilibrio, prima o poi, sfocerà in un qualche aspetto negativo.

Quindi....
Cosa è un debito buono e cosa un debito cattivo?

Un debito buono è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.
Un debito cattivo è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che NON ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.

Ora... Nella vita nessun individuo vive solamente per essere un macchinario produttivo. Non siamo delle macchine. E viviamo anche di azioni e attività fini a se stessa.

Così, non è IN ASSOLUTO un crimine procurarsi e possedere un qualche giocattolo con cui semplicemente ci svaghiamo e passiamo il nostro tempo in una attività che non porta da nessuna parte.
Si vive anche per queste cose.

Ma ogni situazione deve essere analizzata caso per caso. Ed è il fattore equilibrio quello che conta.

Se vado in banca e mi faccio dare 30.000 euro e con questa ci compro una bella auto, questo debito potrebbe essere allo stesso tempo un debito cattivo e un debito buono. Senza altri dettagli sulla situazione in generale, è difficile dare un giudizio.

In linea di massima una bella auto non è esattamente un fattore produttivo e più frequentemente rientra nella categoria dei "giocattoli". E' uno sfizio per la maggior parte delle volte.
Ma non sempre.

Se fossimo degli agenti di commercio o svolgessimo un qualsiasi lavoro in cui la mobilità in confort è importate o un lavoro in cui l'immagine è un aspetto promozionale (un agente immobiliare ad esempio), l'acquisto di una bella macchina non è SOLO uno sfizio ma un investimento in promozione. E quindi foriero di maggiore produzione futura.
Ma anche questo dipende da altri fattori. Nel nostro (facciamo l'esempio dell'agente immobiliare che si compra una nuova macchina) bilancio la copertura delle altre spese prioritarie è a posto? Il livello di produzione mi permette una spesa di 30.000 € o sono al di là di quello che mi potrei permettere? L'acquisto è fatto al momento giusto? Non c'erano altre modalità più utili per risolvere il problema promozionale? E via discorrendo.

In dottrina si chiama il debito cattivo quello fatto per una SPESA e il debito buono quello che porta ad un INVESTIMENTO.

La spesa si fa per qualcosa che si consuma e basta. L'investimento si fa per qualcosa che, in seguito, produrrà qualcosa.

Certo, non sempre è facile capire quando mettere i soldi su qualcosa sia una spesa o un investimento. Spesso la distinzione non è così netta e si può parlare di scale di grigio anzichè di un preciso "o bianco o nero".

Cosa ci rimane alla fine dell'articolo? Che indebitarsi non è sempre qualcosa di SICURAMENTE negativo. Anzi.
Lo spiegheremo meglio in un prossimo post che spiegherà perchè è giusto che in una società si prestino i soldi. E cercheremo di capire perchè, anche quando questo viene fatto, spesso viene fatto nel modo sbagliato.
Scrivete nei commenti o mandate delle mail per dirci se quanto scritto è chiaro, comprensibile e utilizzabile. O se ci sono domande.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 6 gennaio 2020

Tanto lavoro = tanti soldi?

Fin da piccoli ci siamo sentiti dire alcune cose che, a prima vista,  sembrerebbe che non ci abbiano influenzato più di tanto.

Ci sono molte informazioni che ci arrivano dall'ambiente esterno. Quando si è piccoli e si cresce non è possibile conoscere tutto ciò che c'è da conoscere tramite esperienza diretta.
Così familiari, vicini, insegnanti, amici, conoscenti e poi (per la verità sempre con maggiore impatto) TV, giornali e internet cominciano a fornirci dati, insegnamenti, regole, notizie, schemi mentali e via dicendo.

Quanto queste informazioni sono corrette?
E quanto chi le riceve è in grado di fare un esame, uno screening di validità di ciò che riceve?

Trovare subito e in modo diretto tutte le risposte ai perchè della vita da soli NON E' POSSIBILE.
Ma neppure sembra funzionare il fatto di diventare una sorta di pattumieria che raccoglie ogni tipo di informazione, consiglio e verità.

Tra l'altro, più è vecchia l'informazione o la verità che ci hanno dato, più essa va a seppellirsi in profondità negli schemi del nostro pensiero. E quindi ormai lontano da un ri-esame critico della stessa.
Soprattutto quando quell'informazione viene detta, ripetuta e ripetuta continuamente.

E' possibile riesaminare ogni informazione che abbiamo ricevuto. E rielaborarla in modo funzionale. 
Prendiamone una: Tanto lavoro porta ad avere tanti soldi? Ovvio che no.
A meno che non definiamo in modo corretto che significa lavoro.
Se lavoro è uno sforzo fisico o mentale fatto per svolgere una mansione, tanto lavoro non porterà necessariamente tanti soldi. Anzi, il più delle volte porterà ad un esaurimento nervoso del lavoratore.

Ma se definiamo lavoro come "l'ottenimento di prodotti (beni o servizi) desiderati dal nostro referente che ci paga (datore di lavoro e/o cliente)", allora si.
Allora la frase "tanto lavoro uguale tanti soldi" diventerà realtà.

Quindi il fatto non è se occorre lavorare tanto. Ma se potremmo riuscire a produrre tanto. Cioè ottenere tanta produzione.

A scanso di equivoci, avremmo che la regola tanto lavoro = tanti soldi non è molto funzionale e ci porta a clamorosi vicoli ciechi.
La sostituiremo con la regola tanta produzione = tanti soldi.
E qui il discorso diventa semplicissimo.

Cosa produco nel mio lavoro? Quale è la richiesta che mi viene fatta (da chi mi paga, cliente o datore di lavoro che sia)?

Quindi, prima di capire cosa devo fare per produrre di più, devo assolutamente avere una idea chiara e precisa di cosa mi viene richiesto dal mio lavoro. Quale sia l'esatto tipo di azione o risultato che mi viene richiesto.

Definito con precisione quello, è abbastanza facile capire cosa occorra fare per produrre di più.

mercoledì 21 ottobre 2015

Avere clienti e avere denaro: l'etica e l'economia!

Avere clienti è il problema supremo delle attività commerciali e industriali.
La realtà è che un grande, grande passo indietro va fatto.

Infatti dare un consiglio o una cura in un quadro clinico molto compromesso può essere un tremendo errore.
Se arrivasse da te una persona che da anni mangia male, non fa attività fisica di alcun tipo, prende tantissimi medicinali e conduce una vita sregolata, tu sapresti dove viene il problema.
E sapresti anche cosa fare a riguardo.

Ma se costui volesse risolvere la situazione in un giorno o due, cosa mai potresti dirgli?

Potrebbe anche essere che ogni cosa tu gli proponi possa essere usata contro di te. Perchè se il risultato (la cura) non arriva, allora la colpa è tua.

Lavoro come consulente aziendale e formatore.
E di situazioni del genere ne trovo tantissime ogni giorno.

Quale è il passo indietro che occore fare?
Questo passo è stabilire esattamente l'utilità di quello che si sta facendo o si sta vendendo in relazione all'insieme di persone (o gruppi) a cui ci si sta potenzialmente rivolgendo.
Lo so. Lo so.
Questo tipo di ragionamento ci porta in un ambito etico che sembra abbandonare il raggio ristretto dell'economia per entrare in quello della filosofia.
Ma di un'economia senza etica e senza criterio non ci siamo ancora stufati?
Fino a quando e fino a che punto occorrerà arrivare per comprendere che l'economia non può essere compresa e progettata senza essere inserita in binari di natura etica?
E che procedere (come in effetti si sta procedendo) in realtà, a medio termine, non farà anche che mostrare le sue inefficienze anche economiche.

Avere denaro è ciò che gli imprenditori vogliono.
Ma abbiamo più e più volte ribadito che il denaro è il risultato di un'azione economica che si chiama scambio. E che lo scambio si basa sul presupposto di incremento di valore delle persone incluse nello stesso al netto dei costi per far avvenire lo scambio.
Quindi avere più denaro senza avere più scambio non è possibile.
Ed ecco dove intervengono i clienti!!

Senza clienti non c'è scambio.
Per avere scambio occorrono i clienti. E che fare se i clienti non ci sono?

Questa è la vera domanda che ogni imprenditore si dovrebbe fare....
Perchè i clienti sono spariti? Perchè è diventato così difficile trovarli?
Dipende anche questo solo da una carenza di denaro?
Se si analizza cosa il denaro è, si comprende che la definizione è qualcosa di circolare e quindi inutile.
I clienti non sono spariti perchè è sparito il denaro. In quanto il denaro è il risultato degli scambi.
Qualcosa è successo.
Ma ne parleremo in un prossimo articolo:

Il denaro di serie A e il denaro di serie B
Grazie per l'attenzione.

venerdì 29 maggio 2015

Quanto costa ad un'azienda essere innovativa?

In economia l'innovazione è un concetto apparentemente complesso e ad una prima analisi da relegare solo ad alcuni specifici ambiti estremamente tecnici.

Si è parlato così tanto e così spesso di innovazione accostando il concetto alla tecnologia, ai computer, alle fonti energetiche, alla telefonia e via discorrendo che si è perso di vista la semplicità e basilarietà di questa idea.

Innovare significa semplicemente fare qualcosa che fino a quel momento non si faceva.

Non necessariamente l'innovazione è qualcosa di legato ad una mirabolante invenzione tecnologica o alla scoperta di chissà quale nuovo materiale o sostanza.

L'innovazione è talmente legata al concetto di sopravvivenza che sembra quasi ridicolo doverne parlare.
Ma in un modo in cui la presunzione di sapere sta prendendo sempre più spazio a discapito della conoscenza effettiva (teoria + pratica), appare evidente che non si debba dare niente per scontato.

In un periodo storico in cui le aziende stanno incontrando grandi difficoltà attorno a loro, INNOVARE non è solo uno sfizio o un lusso.
E' una assoluta necessità.
Innovare non significa stavolgere o rivoluzionare. Chi pensa che questi verbi siano sinonimi dovrebbe prendere in mano un dizionario e controllare.
Innovare significa prendere atto che qualcosa non sta andando bene e occorre trovare delle soluzioni.

Queste innovazioni possono essere
a. di Amministrazione.
b. di Marketing.
c. di Organizzazione interna.
d. di Produzione.
e. di Formazione.r
f. di Sviluppo nuovi mercati.

solo per citarne alcune.....
Un'azienda si può innovare, investendo nella formazione, proponendosi sul mercato in un modo nuovo, sperimentando nuove strategie, lanciando nuovi prodotti affini a quelli precedenti.
Non ci sono molti limiti all'innovazione. Tutt'altro.

Questo ha un costo?

Se per costo intendiamo delle uscite di denaro, certamente si. L'azienda che stia ferma o si muova, ha dei costi e delle uscite di denaro. Alcune uscite di denaro sono produttive di maggiori entrate future. Sono dei costi particolari: si chiamano investimenti.
L'innovazione è un investimento. Si.

Ma fermiamoci a riflettere su quali siano i costi che una azienda affronterà se NON innova, se NON cambia, se si FERMA a pensare che è dalla parte della ragione.

Esistono persone che staranno ore a spiegarti quanto loro siano dalla parte della ragione mentre piangono o si lamentano di ciò che non va nella loro vita. Ci sono aziende che ti spiegheranno per ore quanto siano bravi e competenti mentre le loro entrate e le loro vendite continuano a calare.

Un organismo che non cambia quando cambiano le cose attorno a lui è destinato a subire il destino. Se è fortunato, sopravviverà con qualche ferita e qualche abito stracciato. Se non è fortunato (tanti) semplicemente morirà.
Un'azienda che non innova in un periodo di crisi, attendendo l'abbondanza per innovare, non vedrà mai quell'abbondanza.

Quindi la domanda diventa...... quanto può costare ad un'azienda non essere innovativa?
Tutto, anche la propria stessa esistenza.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 25 maggio 2015

Può una singola azienda andar bene mentre tutte le altre vanno male?

Salve, spesso durante i corsi che tengo in materia di marketing o ri-organizzazione aziendale ci capita di parlare di strumenti che l'azienda può usare per riuscire da questo periodo di difficoltà.

Prima ancora di comprendere a fondo questi strumenti e, ovviamente, prima ancora di metterli alla prova per verificare di persona la loro funzionalità......
questi concetti vengono bloccati da una sorta di disfattismo pre-giudiziale in cui la nota dominante è la seguente:
"E' inutile mettere in atto qualsiasi strumento perchè il problema risiede in fattori molto più grandi e che esulano le possibilità di intervento della piccola azienda. Il problema risiede nella macroeconomia, ovvero in ciò che il governo, le istituzioni e gli altri stati decidono e fanno".

Ad esempio, se ci riferiamo ad un territorio a forte vocazione turistica sembra quasi che qualsiasi iniziativa sia impossibile a meno che il mercato non ri-cominci di nuovo a fornire nuove presenze turistiche sul territorio.
Un ristoratore mi dice: "E' inutile che io faccia promozione e marketing, tanto se i turisti non ci sono non dipende da me!!"

Perchè questo pensiero?
In primo luogo perchè l'imprenditore, bersagliato continuamente dagli effetti deleteri della (pseudo)-informazione dei mass-media, ha ormai concentrato la sua attenzione sui problemi (EFFETTO) anzichè sulle possibili soluzioni (CAUSA).
E in secondo luogo perchè c'è una grande confusione fra due approcci ai problemi economici molto differenti seppur parzialmente interconnessi: ovvero l'approccio micro-economico e l'approccio macro-economico.

In termini semplici di che parliamo?
La microeconomia studia (essenzialmente) l'economia in piccolo ovvero il comportamento del singolo prodotture e del singolo consumatore pur se riunisce questi risultati in leggi di mercato.
La macroeconomia studia l'economia in grande ovvero il comportamento di stati, governi, leggi di mercato e tassi di cambio.
Il tutto semplificando all'osso le due disciplina.

E' ovvio che attualmente ci siano problemi economici dovuti a fattori che vanno molto al di là delle possibilità di intervento di una singola azienda. Ma anche di un gruppo di aziende associate. A volte anche dell'intervento di un singolo stato.
Se in una certa area economica ci sono difficoltà perchè la domanda è crollata, ci sono ovviamente fattori macroeconomici al lavoro. Potrebbero essere leggi errati sul lavoro, pressione fiscale scorretta sulle aziende, mancanza di finanziamenti pubblici o bancari, mancanza di infrastrutture e via dicendo.

Ma il fatto che questi fattori esistano, non dice nient'altro se non quanto sia duro l'ambiente in cui dobbiamo operare.
E una volta stimate le difficoltà, sopravvivvere e prosperare è sempre compito e responsabilità del singolo imprenditore.

Esempio.
In una zona turistica abbiamo un improvviso calo di presenze del 30%. Nella zona esistono 6 ristoranti.
Prima della "crisi" si registra la presenza di 1.000 turisti. Che ovviamente vanno a mangiare in più ristoranti nel loro periodo di permanenza. Per semplicità diciamo che ogni turista visita almeno 3 ristoranti (3.000 coperti). Abbiamo questa ipotesi.
Ristorante A - 500 coperti
Ristorante B - 300 coperti
Ristorante C - 700 coperti
Ristorante D - 250 coperti
Ristorante E - 900 coperti
Ristorante F - 350 coperti

Ovviamente i ristoranti avranno capienze diverse e costi di gestione diversi. Ma per semplicità vedremo che, a parte il ristorante B e quello E, gli altri lavorano più o meno nello stesso modo.
Dopo un qualche fattore MACROECONOMICO, i turisti spariscono e invece di 1.000 presenze se ne registrano 700. 
Secondo voi, questa diminuzione di presenze interesserà in modo UGUALE tutti i ristoranti? Forsi si o forse no. Non c'è diretta conseguenza. Ma molto probabilmente i ristoranti che lavoravano meglio perderanno meno clienti e coperti di quelli che lavoravamo peggio. Potremmo ipotizzare questo.

Ristorante A - 250 coperti
Ristorante B - 100 coperti
Ristorante C - 750 coperti
Ristorante D -  50 coperti
Ristorante E - 750 coperti
Ristorante F - 200 coperti

Cosa se ne deduce? Che su 6 ristoranti, ben 5 hanno avuto una diminuzione di presenze e coperti. Ma 1 ha addirittura avuto un aumento. Chi? Probabilmente quello più efficente che ha lavorato meglio o ha colto meglio alcune nuove opportunità. Magari quello che ha promosso di più, nonostante la crisi.
Ora, da un punto di vista macro-economico, il territorio è in crisi. E sicuramente molti posti di lavoro sono a rischio.
Il ristorante D e quello B probabilmente chiuderanno. O si dovranno indebitare per rimanere aperti e sperare che la crisi passi.
Anche il ristorante A e il ristorante F sono in gravi difficoltà.
Mentre il ristorante E ha avuto una diminuzione di entrate ma alla fine non si strappa i capelli.

Vedete quante scene differenti? Ognuna di esse può essere esaminata in un ambito diverso. C'è chi è andato male, chi malissimo, chi così-così e chi addirittura bene.

Il punto è che ogni Ristorante ha il potere di andare meglio se applica i giusti interventi nonostante la crisi. Chi lo farà? Chi lavorerà meglio, è ovvio. Chi farà la migliore promozione o offrirà il miglior prodotto. O entrambi.
E' possibile che tutti e sei i ristoranti lavorino meglio nonostante la crisi?
Si. Certo.
Lavorando bene, promuovendo, offrendo un servizio di qualità e così via, potrebbero portare i 700 turisti presenti ad andare più volte al ristorante portano a 4 visite di media per stagione contro le 3 dell'anno prima.
E così i ristoranti avrebbero 2.800 coperti da distribuirsi anzichè 2.100.
Vedete come può funzionare?
Ovviamente i soldi in più che i turisti spenderanno nel ristorante forse verranno tolti da gite in barca, o spese nei negozi o ..... non si sa. Ma così funziona il mercato. E' una questione di concorrenza.
Le aziende che gestiscono le linee telefoniche cellulari hanno cambiato il modo di spendere degli italiani. Se si esamina come è composto il paniere di spesa di una famiglia del 2015 è ben diverso da quello di una famiglia del 1985 ad esempio.

Una singola azienda può sempre migliorare le sue condizioni e la sua produzione. Anche in un momento di crisi. Sarà più difficile e dovrà erodere clienti ai concorrenti. Ma funziona così anche in momenti in cui la crisi non c'è.
Anche perchè se c'è mercato, nuove aziende apriranno per farci la concorrenza. Quindi non è possibile pensare di non doversi confrontare con qualcuno sul mercato.
Che sia una azienda simile alla nostra o un'azienda di un mercato complementare.

Spero di aver chiarito il concetto. Grazie per l'attenzione.
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