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lunedì 29 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (3a parte)

Quindi, in conclusione, le criptovalute sono una opportunità o una truffa?

Ovviamente non si può rispondere in modo perentorio e definitivo a questa domanda, cercando di rimanere moralmente onesti nel proprio giudizio.
Sarebbe come stabilire a PRIORI se un coltello sia o meno uno strumento di morte oppure fosse un utile utensile da cucina.

L'uso che se ne fa nel concreto determina quale delle 2 posizioni prevale.
Però, come per il coltello, sicuramente la nascita delle criptovalute nasce da una esigenza. Ovvero quella di creare un sistema di interscambio di valore (in parole povere la funzione della moneta) al di fuori dei circuiti bancari consueti.

I motivi sono vari. E probabilmente questo esplorare queste potenzialità, porta con se la potenzialità di aprire nuovi orizzonti finanziari attualmente non pienamente compresi.

Ci sono delle situazioni (non tanto in Italia ma in alcuni paesi del mondo) in cui il bitcoin (più di altre criptovalute) è andato a sostituire la "classica" moneta circolante e le valute come il dollaro. Un esempio è il LIBANO di questi anni, paese sprofondato in una incredibile crisi finanziaria che sta andando avanti con la genialità dei singoli cittadini che usano le criptovalute per mantenere funzionante il sistema finanziario nazionale (per volesse approfondire si veda https://www.nicolaporro.it/crypto-nft/universita-libanese-blockchain-e-crypto-per-contrastare-la-crisi-nel-paese/ oppure https://www.ofcs.it/economia/libano-la-sfiducia-nelle-banche-provoca-un-boom-di-bitcoin/#gsc.tab=0)

Ma è anche vero che le criptovalute, permettendo lo scambio di denaro al di fuori dei normali circuiti bancari, ha anche avuto un largo uso da parte di criminali comuni e criminalità organizzata per scambi di merce non propriamente legale. Armi, droga e forse anche cose peggiori.

E' sicuro, però, che nella quotidianità questo concetto e questo mercato (quello delle criptovalute) venga usato come specchietto per le allodole e come trucco da prestigiatore per nascondere schemi truffaldini di finti investimenti.
Ora è un pò di moda.

Ti contatto via telefono, ti faccio la pubblicità o mi avvicino a te come fossi un promotore finanziario e accecandoti con mielose parole di facili guadagni in un mercato che sembra il campo dei zecchini d'oro del Gatto e la Volpe di collodiana memoria, il gioco è fatto.
Così si mette in piedi il solito e funzionale schema PONZI, in cui si finge che ci sia un sistema di investimento che funziona ma poi alla fine solo i più furbi guadagnano sulla pelle di moltissimi disgraziati che perdono tutto (dedicheremo un post apposito sugli schemi PONZI, su cosa sono, come funzionano e perchè si chiamano così).

Le prove di quanto diciamo? Beh, una delle più grandi truffe degli ultimi anni è stata la criptovaluta ONE COIN. Anche se in realtà probabilmente non è neanche mai partita, in pochi anni questa finta criptovaluta ha drenato e fatto sparire 4 miliardi di dollari e truffato circa 3 milioni di investitori. (si veda qui 
https://innovazione.tiscali.it/fintech/articoli/truffa-onecoin-e-poyais/ e qui https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bulgaria/One-Coin-storia-della-criptovaluta-che-ha-ingannato-il-mondo-207095 ma il web è pieno di articoli su questa storia).
La cosa curiosa è che noi abbiamo conosciuto ONE COIN quando non la conosceva nessuno, essendo stati invitati ad una riunione esclusiva con persone vicino ai gran capi. Molti anni fa. Quando ancora nessuno sospettava che le cripto potessero essere usate come pretesto per delle truffe. Mi ricordo che alla fine della presentazione tecnica della nuova frontiera del guadagno milionario, novella bitcoin, posi delle semplici domande tecniche sul meccanismo di creazione del valore della moneta e su quali basi sapessero che in pochi anni quella cripto avrebbe aumentato il suo valore.
La pochezza della preparazione degli interlocutori fu sufficiente per comprendere.

Anche da poco, nel Veneto abbiamo avuto lo scoperchiamento di un'altra truffa. Qui nessuna nuova cripto ma solo promesse di rendimenti elevati sugli investimenti sul mercato delle criptovalute. Cifre più basse, solo 100 milionni di euro e circa 6000 persone che hanno perso un mucchio di soldi. Ma il concetto è quello (https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/cronaca/22_agosto_17/treviso-truffa-criptovalute-scomparsi-100-milioni-euro-tre-indagati-549c27d6-1e72-11ed-86e2-51fb1c7b912a.shtml).

Morale?
Si fa leva sempre sulla relativa ignoranza delle persone. Che non significa che le persone siano stupide. Non solo sono. Anche se spesso ci si intestardisce a voler credere a qualcosa a dispetto di qualsiasi evidenza.
La soluzione è informarsi.
Certo.
Non si può sapere tutto di tutti. Ed infatti, proprio per questo, è necessario trovare persone di fiducia con cui il rapporto si stabilisce pian piano nel corso del tempo e di cui sia possibile verificare la professionalità e affidabilità.

Gente come noi, ad esempio.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

martedì 23 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (2a parte)

Una criptovaluta NON è emessa da alcuna banca.

La criptovaluta nasce in seno ad una intuizione matematica di un individuo, che al momento viene replicata da moltissimi altri. In pratica una criptovaluta nasce dalle elaborazioni matematiche di un computer.
Una volta creata una formula, uno o più computer elaborano quella formula matematica fino a giungere ad un risultato. Il risultato è una specie di codice identificativo unico che identifica (appunto) la singola moneta della criptovaluta. Così come ogni banconota ha un suo codice seriale, così ogni criptovaluta ha un suo codice matematico (estremamente complesso) che o identifica.

Questi codici identificativi si aggregano in un file aperto e pubblico (il file viene ovviamente espresso sotto forma di complicatissime formule matematiche) che viene chiamato BLOCKCHAIN, che in inglese significa Catena di Blocco. La blockchain è un registro, espresso con formule matematiche in cui è registrata la genesi e l'identità di ogni singola moneta della criptovaluta di cui parliamo. Non solo. Nella blockchain viene di volta in volta aggiornato anche ogni evento di quella singola moneta. Ovvero chi la prende, chi la vende, quando la vende e così via. E il tutto viene conservato e rimane a disposizione.

Il tutto è partito da una singola criptovaluta, la più famosa e probabilmente quella che ha più valore e sicurezza. Ma solo perchè è quella che ha più popolarità. E' il Bitcoin. La formula del Bitcoin ha in se una furbata. Fin dall'inizio si sapeva che il numero massimo di unità di moneta che era possibile creare era fissato in 21 milioni. Quindi  la formula matematica che crea i bitcoin potrà creare solo 21 milioni di pezzi.

Attualmente sembra che ci siano 18,81 milioni di bitcoin in circolazione. E il numero difficilmente aumenterà. Gli ultimi bitcoin ad essere creati (nel gergo delle cripto si dice "minati" da miniera e minatore....) sono anche i più difficili da estrarre. Occorrono mesi di complicatissime elaborazioni di centinaia o forse migliaia di computer collegati insieme per estrarre il bitcoin in più. E tantissima energia elettrica.
Questo fattore, la limitatezza del numero dei bitcoin, ha fin da subito creato l'effetto scarsità.
E l'effetto scarsità fa aumentare il valore di qualcosa.
Basta dare un'occhiata anche ad altri prodotti. Non appena qualcosa diventa scarso, il suo presso aumenta (vedi pellet o gas ad esempio).
Così nell'anno di uscita del bitcoin (2009) la prima moneta di questa criptovaluta valeva 0,00076 dollari. Praticamente niente. 

Nel corso del tempo il valore di ogni singolo bitcoin è aumentato in modo esponenziale. Toccando 56.000 dollari nel novembre del 2021. 1 bitcoin = 56.000 dollari.
Oggi un bitcoin vale 21.608 dollari. Il che ci mostra quanto effimero e volatile sia il suo reale valore.

E le altre criptovalute?
Dopo l'enorme successo dei bitcoin, diventati più che altro strumento speculativo piuttosto che moneta che serve realmente nell'economia reale per i pagamenti, altri hanno cominciato a seguire la strada battuta dal bitcoin.

Si capiva che si era creato un nuovo mondo di opportunità e di conquista. Favoriti inoltre dalla totale mancanza di legislazione in quasi tutte le nazioni riguardo questo nuovo modo di creare e far circolare il denaro.

Attualmente è impossibile dire quante criptovalute siano state create ed esistano. Qualcuno parla di 17.000 tipi diversi di criptovalute. Ma è difficile star dietro a questi numeri. In primo luogo occorre scremare con le iniziative in fatto di criptovalute e differenziarle da quelle cripto che si sono affermate.

Anzi, per essere più precisi, attualmente il vero cuore caldo della faccenda è la continua e inarrestabile creazione di nuove criptovalute, piuttosto che la cura e distribuzione di quelle esistenti. Perchè?

E' ovvio. Dove sta il maggior guadagno possibile? Nella creazione e lancio di una nuova criptovaluta.

Chi ha avuto l'inconsapevole fortuna (nessuno di chi ha preso i primi bitcoin immaginava l'esplosione di valore di questa specie di moneta nata per gioco) di possedere i primi bitcoin si è trovato dopo pochi anni straricco. Probabilmente molte storie raccontate in questo ambito sono romanzate ma i numeri sono li.
Se io nel 2009 avessi usato 10 dollari per comprare bitcoin a 0,00076, avrei ottenuto 13157 bitcoin (in realtà un pochino di più ma per fare cifra tonda). Se non li avessi mai venduti, adesso avrei un patrimonio di più di 284 milioni di dollari. In soli 13 anni non si è mai vista sul pianeta la possibilità di un investimento così remunerativo.

Se poi fossi stato così bravo da venderli nello scorso novembre, avrei portato a casa l'incredibile cifra di quasi 737 milioni di dollari.
Ma anche se non fossi stato così fortunato o intuitivo e avessi comprato dei bitcoin più avanti, quando il costo era già sostenuto ma il bitcoin ormai ultrafamoso (ad esempio nel mese di gennaio 2016 il suo valore era di circa 400 dollari per bitcoin), ora avrei comunque fatto un ottimo, ottimo investimento.

Comprando 100 bitcoin nel 2016 avrei speso 40.000 dollari e rivendendoli a ottobre/novembre del 2021 avrei guadagnato la comunque fantastica cifra di 5 milioni 560 mila dollari.

Se si comprende questo, si capisce perchè nuove criptovalute siano state create. Per dare la possibilità di creare un nuovo avvenimento esplosivo alla bitcoin. Che per le prime nuove criptovalute è effettivamente successo. 
Ethereum (la seconda criptovaluta più conosciuta al mondo dopo bitcoin) ha iniziato nel 2015 con il valore di 1 dollaro = 1 ethereum. Attualmente vale 1724 dollari ma ha toccato anche la quota di 4058 dollari sempre a novembre 2021.

CONTINUA NEL PROSSIMO ARTICOLO

venerdì 19 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (1a parte)

In questo momento non si fa altro che parlare di criptovalute (o cryptovalute come a qualcuno piace scrivere).

Così, come spesso succede, siamo bombardati da informazioni, notizie e scandali di qualcosa che non è neanche ben chiaro cosa sia.

Cominciamo con il chiarire il nome stesso di questa "novità" della finanza.

Criptovaluta viene dall'unione di 2 parole. La prima è una parola di origine greca (krypton) che significava semplicemente "nascosto". La seconda parola (come molte usate nel nostro italiano) viene dal latino "valere". Letteralmente una criptovaluta sarebbe qualcosa di nascosto che ha valore. 

Più concretamente la parola criptovaluta indica una moneta o un valore finanziario che ha la particolarità di esistere solo in misura virtuale o digitale. Non è qualcosa di fisico ma è una valuta immateriale.

Ora.... se avessimo presentato questo discorso qualche decennio fa, la maggior parte di noi avrebbe strabuzzato gli occhi cercando di capire cosa si possa mai intendere con "immateriale". Al tempo l'idea che i soldi, i piccioli, il denaro fosse qualcosa di concreto e tangibile era molto radicata nelle persone. In alcuni casi anche l'uso dell'assegno veniva visto con sospetto. Ho assistito personalmente ad una trattativa in cui mio padre acquistava del sughero da un vecchio proprietario cercando di pagare con un assegno, momento in cui il venditore rifiutò il pagamento dicendo "No, no. Voglio essere pagato con dei soldi." Come che l'assegno non fossero soldi.

Oggi usiamo bancomat e carte in maniera espansa. Acquistiamo su internet e l'uso del pagamento digitale si è spostato anche nel cellulare. Il denaro è diventato intangibile e immateriale.

Quindi non è difficile comprendere cosa si intenda per valuta virtuale o digitale.
Ma quindi  che differenza c'è fra una valuta nazionale (ad esempio l'euro o il dollaro) e una criptovaluta?

La principale differenza risiede nell'ente (l'entità) che emette e produce la moneta. Questa è la vera differenza. Non tanto il fatto che la criptovaluta sia legata a filo doppio con il mondo digitale, con internet e i computer. No, non è quello il fattore che definisce in modo specifico la criptovaluta.

Una moneta o valuta nazionale è emessa da una specifica istituzione che è la BANCA CENTRALE del paese (o insieme di paesi) di cui la valuta è uno strumento. In Italia, quando c'era la lira, la valuta era emessa dalla Banca d'Italia. Che è un ente pubblico (anche se su questo c'è da dedicare un intero articolo perchè in termini più giuridici esso è una società per azioni privata di diritto pubblico ma questo è un altro discorso).

L'euro è una moneta che rappresenta ed è strumento finanziario dell'Unione Europea ed è emessa dalla Banca Centrale Europea o BCE. Il dollaro lo emette la Federal Reserve, che è la banca centrale degli Stati Uniti d''America e così via.

lunedì 8 agosto 2022

I comparatori di offerte finanziarie su internet: sono efficaci e trasparenti? (1a parte)

Da qualche anno è entrato nella nostra quotidianità l'uso di internet per l'acquisto di beni.

Sembra incredibile di come siano cambiate le nostre abitudini. Solo una decina o quindicina di anni fa gli acquisti on line erano marchiati di sospetto e il tutto sembrava non dovesse funzionare bene.

I critici osservavano che l'acquisto a distanza non poteva funzionare. E si dilungavano nell'elencare i motivi.

Questo valeva per i beni fisici, figuriamo per l'acquisto di servizi.

Eppure, ci ritroviamo oggi con una situazione totalmente ribaltata.
Uno degli uomini più ricchi del mondo ha creato e gestisce un sito di vendite on line. Talmente potente che spesso è un nemico inesorabile di attività in presenza.
Nel campo dei servizi è diventato ovvio per moltissime persone usare il proprio smartphone (la vera rivoluzione di internet sono stati gli smartphone, dobbiamo dirlo...) per accedere al proprio conto bancario, fare operazioni varie con le amministrazioni pubbliche e via dicendo.

Chi scrive fa il lavoro di consulente di prodotti finanziari dal 2006. Quando ancora si era soliti fare la promozione dei propri prodotti e offerte tramite volantini pubblicitari nelle buche delle lettere o nei tergicristalli delle auto parcheggiate.

Ora, nel campo dei prodotti finanziari (ma anche dei servizi di telefonia, delle assicurazioni e dei prodotti di fornitura energetica) la fanno da padrone I COMPARATORI.

Che non sono altro che dei siti in cui vengono presentati insieme le offerte di un grande numero di aziende in uno specifico tipo di prodotto.

Se un consumatore ha bisogno di un prestito (per parlare di qualcosa che ci riguarda), va su un comparatore (un sito internet), digita la cifra desiderata et voilà.... Ecco comparire le offerte di decine di banche e finanziarie.
Ordinate dall'offerta più conveniente alla meno conveniente.

Un bel servizio, non c'è che dire.... E infatti sempre più italiani si affidano a questo genere di ricerche per la scelta del prodotto/servizio giusto alle loro esigenze.

Ma è tutto così vero e funzionale? O c'è qualcosa che precisato?

Ovviamente si. Qualcosa va precisato. Non perchè i comparatori siano delle truffe o non siano trasparenti. Niente di tutto questo. Il problema è a monte, è nella filosofia della ricerca del consumatore stesso.

Per paragonare (mettere a confronto) due offerte di sue prodotti (che sia un bene fisico o un servizio) occorre che le caratteristiche di questi prodotti siano così simili da poter definire le 2 offerte come l'offerta di un medesimo prodotto.

E' come andare dal fruttivendolo e chiedere quanto costa un chilo di un tipo di frutta. Se poi voglio andare da un altro fruttivendolo per fare il paragone, devo accertarmi che sto chiedendo il prezzo di un tipo di frutto almeno simile, se non uguale. E sebbene questo sembri una sfumatura, in effetti non lo è.

Per rimanere in ambito vegetale, il costo di un chilo di Cocomero (o anguria) è diverso a seconda della qualità. E le differenze a volte sono sostanziose. C'è l'anguria da tot euro al chilo e l'anguria che costa il 50% in più oppure il doppio.
C'è l'anguria senza semi, c'è l'anguria di qualità, c'è l'anguria a chilometro zero, c'è l'anguria biologica, c'è l'anguria nera e quella striata. C'è anche l'anguria con il nome, di cui sentiamo parlare alla pubblicità in tv. E così via.

Alla fine il consumatore medio, dirà "Capito, ma alla fine sono tutte angurie. Quindi non capisco queste differenze. Prendo la meno cara".
Nella scelta dei prodotti, questo succede spesso. Il criterio principale con cui si sceglie il prodotto giusto per me è SOLO l'aspetto del costo. Sempre che il prodotto abbia le caratteristiche minime che stavo cercando.
E qui, e qui che casca l'asino. Ed è qui che l'argomento diventa interessante.

Ed è qui che parleremo di qualcosa di importante che riguarda i comparatori.
Ma questo nella seconda parte dell'articolo in pubblicazione nei prossimi giorni.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE

venerdì 29 maggio 2015

Quanto costa ad un'azienda essere innovativa?

In economia l'innovazione è un concetto apparentemente complesso e ad una prima analisi da relegare solo ad alcuni specifici ambiti estremamente tecnici.

Si è parlato così tanto e così spesso di innovazione accostando il concetto alla tecnologia, ai computer, alle fonti energetiche, alla telefonia e via discorrendo che si è perso di vista la semplicità e basilarietà di questa idea.

Innovare significa semplicemente fare qualcosa che fino a quel momento non si faceva.

Non necessariamente l'innovazione è qualcosa di legato ad una mirabolante invenzione tecnologica o alla scoperta di chissà quale nuovo materiale o sostanza.

L'innovazione è talmente legata al concetto di sopravvivenza che sembra quasi ridicolo doverne parlare.
Ma in un modo in cui la presunzione di sapere sta prendendo sempre più spazio a discapito della conoscenza effettiva (teoria + pratica), appare evidente che non si debba dare niente per scontato.

In un periodo storico in cui le aziende stanno incontrando grandi difficoltà attorno a loro, INNOVARE non è solo uno sfizio o un lusso.
E' una assoluta necessità.
Innovare non significa stavolgere o rivoluzionare. Chi pensa che questi verbi siano sinonimi dovrebbe prendere in mano un dizionario e controllare.
Innovare significa prendere atto che qualcosa non sta andando bene e occorre trovare delle soluzioni.

Queste innovazioni possono essere
a. di Amministrazione.
b. di Marketing.
c. di Organizzazione interna.
d. di Produzione.
e. di Formazione.r
f. di Sviluppo nuovi mercati.

solo per citarne alcune.....
Un'azienda si può innovare, investendo nella formazione, proponendosi sul mercato in un modo nuovo, sperimentando nuove strategie, lanciando nuovi prodotti affini a quelli precedenti.
Non ci sono molti limiti all'innovazione. Tutt'altro.

Questo ha un costo?

Se per costo intendiamo delle uscite di denaro, certamente si. L'azienda che stia ferma o si muova, ha dei costi e delle uscite di denaro. Alcune uscite di denaro sono produttive di maggiori entrate future. Sono dei costi particolari: si chiamano investimenti.
L'innovazione è un investimento. Si.

Ma fermiamoci a riflettere su quali siano i costi che una azienda affronterà se NON innova, se NON cambia, se si FERMA a pensare che è dalla parte della ragione.

Esistono persone che staranno ore a spiegarti quanto loro siano dalla parte della ragione mentre piangono o si lamentano di ciò che non va nella loro vita. Ci sono aziende che ti spiegheranno per ore quanto siano bravi e competenti mentre le loro entrate e le loro vendite continuano a calare.

Un organismo che non cambia quando cambiano le cose attorno a lui è destinato a subire il destino. Se è fortunato, sopravviverà con qualche ferita e qualche abito stracciato. Se non è fortunato (tanti) semplicemente morirà.
Un'azienda che non innova in un periodo di crisi, attendendo l'abbondanza per innovare, non vedrà mai quell'abbondanza.

Quindi la domanda diventa...... quanto può costare ad un'azienda non essere innovativa?
Tutto, anche la propria stessa esistenza.

Grazie per l'attenzione.
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