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martedì 7 febbraio 2023

Democrazia, governo e economia.

Quando si parla di economia, siamo sempre in un terreno delicato. Siamo molto vicino ad un argomento che preme e sta a cuore del cittadino comune.

La sua vita, i suoi interessi, il suo piacere e i suoi dolori si basano anche e, a volte, in gran parte su questo argomento.

Se poi ci spostiamo di qualche metro e ci inoltriamo nel territorio della politica, entriamo veramente in un campo minato che rischia di farci saltare in aria in un attimo.

Se si studiano le cavallette o le reazioni chimiche di alcuni minerali, il coinvolgimento emotivo come essere umano è minimo.

Se si esaminano le scelte economiche di un governo, è palese che ci troviamo in uno scenario da cui è difficile sentirsi degli osservatori neutrali. Non possiamo essere neutrali perchè NOI SIAMO dentro l'oggetto che stiamo studiando o esaminando.

Di certo, nei nostri moderni strumenti di comunicazione e informazione (TV, giornali, internet, radio o social network) tutto manca tranne la politica e l'economia. Sono anzi due colonne portanti della comunicazione moderna.
Eppure questi due importanti e per molti versi bellissimi argomenti, sono trattati in modo scialbo, superficiale e caotico. Sono proposti e affrontati in modi decisamente non all'altezza della loro importanza.

Ci si chiederà come mai affermiamo questo. Avremo modo in prossimi post di dimostrarlo. Anche se girovagando per il nostro blog, ci sono vari post che lo mostrano, anche se a volte in modo un pochino più indiretto.
Come qui (http://denaroedintorni.blogspot.com/2023/01/taglio-delle-accise-e-aumento-del-costo.html) nel nostro ultimo post sull'aumento dei carburanti. 

Il concetto base è che un governo dovrebbe essere un governo. E dovrebbe governare. Con tutto ciò che significa governare.
E se è ben comprensibile che governare significa ANCHE occuparsi dell'economia di una nazione, è altrettanto vero che non significa SOLO occuparsi dell'economia di una nazione.
Sarebbe come se un padre di famiglia pensasse che il suo ruolo di genitore si limitasse solamente a portare i soldi a casa e non far mancare nulla di beni e servizi ai membri della sua famiglia.
Chi ha il coraggio di dire che questo sia sufficiente?
In una certa misura, è suo compito anche occuparsi dell'educazione etica ed emotiva dei propri figli.
E, sicuramente, ci sono anche dei valori spirituali e sentimentali che vanno coltivati.
Che tra l'altro rappresentano la parte più degna di essere vissuta dell'avere una famiglia.

Purtroppo, oggi i governi non sono che pallide marionette collocate li da poteri e forze economiche talmente potenti che l'individuo comune fatica anche solo a capirlo. Un pò come quando si parla della vastità delle distanze fra le stelle. Leggiamo i dati numerici ma la cosa va oltre la nostra concreta capacità di farcene un'idea concreta.
Quando si legge che una multinazionale ha guadagnato MILIARDI di dollari, ci si chiedere cosa mai possa significare tutto ciò.
E' curioso che le grandi aziende private vivano producendo utili (per sè) mentre le organizzazioni pubbliche e statali vivano perennemente con una spada che penzola sopra di loro chiamata DEBITO.

La risposta viene data fin dagli studi universitari o addirittura dalle scuole superiori: qualunque organizzazione pubblica è difettosa e inefficiente per natura mentre le organizzazioni private sono efficienti per definizioni.
Questo è l'assioma (legge basilare quasi indimostrabile e da prendere come dato di fede) che circola da decenni nel mondo politico che ha portato a vendere importanti strutture pubbliche a gruppi privati sotto la grande campagna promozionale delle PRIVATIZZAZIONI.

La democrazia era una meta. Una meta di libertà. Libertà di discutere della città. La democrazia era il potere al popolo. Che potesse discutere dei temi importanti della polis, della città.
Ma ora i temi importanti della città vengono discussi neanche più dai politici ma dagli ESPERTI. Perchè i politici non hanno il tempo di studiare e formarsi dovendo partecipare a meeting, riunioni, campagne elettorali, cene di mediazione e rappresentanza.
Così la democrazia viene svuotata di significato.

E l'economia diventa una scienza oscura che parla di cose che il cittadino medio non capisce.

Volevamo solo avvisare il lettore che questo non accade a caso ma è senzientemente voluto da qualcuno che ha l'interesse di governare l'economia senza che nessuno capisca cosa sta facendo.

L'unica arma a disposizione del cittadino è la conoscenza.
Solo la conoscenza apre le porte alla possibilità di essere liberi.
Il possesso di beni e la ricchezza non danno la libertà. Ti danno solo una prigione con tutti i confort.

Dicci cosa ne pensi nei commenti.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

giovedì 26 gennaio 2023

Impara l'arte e mettila da parte

I proverbi sono una cosa strana.
Sono modi di dire che, in genere, si sentono dagli anziani e dalla tradizione.
Nati per dare delle indicazioni ai volenterose ma spesso confusionarie giovani leve, hanno assunto nel tempo un connotato un pò burlesco e comunque non serioso.

Eppure se prendiamo molti proverbi troveremo che il concetto base che esportano è talvolta ricco di grande acume e profondità.
Non è sempre vero, sia chiaro.
Non diventeremo di botto dei fan sfegatati o dei talebani del proverbio. Ma, osservando le cose con calma, neppure ci sembra una posizione sana quella di non analizzare mai il significato di alcuni proverbi.

Uno di questi recita "Impara l'arte e mettila da parte".
Che in questi ultimi anni di andamento economico ci sembra non una cosa furba e valida. Ci sembra una verità totale e anzi, forse, l'unica via di uscita alle tante difficoltà che incontriamo e un modo per gestire le crisi economiche finanziarie che stanno imperversando in modo ormai calendarizzato nella nostra società.

Che significa questo proverbio?

Innanzitutto si parla di imparare qualcosa. E questo forse è il punto più alto e quindi più saggio del proverbio. "Impara l'arte" dice.
Imparare non vuol dire studiare qualcosa per superare un esame. Non significa frequentare in modo da scaldare bene un banco e non significa presenziare e avere conferma la propria presenza.
Imparare significa APPRENDERE, FARE PROPRIA una capacità e un saper fare.
Non significa neppure cose come ricordare, saper enunciare, saper esporre. Non significa superare l'esame o rispondere alle domande del test.

Imparare è direttamente connesso all'azione e indica la capacità di qualcuno di saper fare e padroneggiare un argomento. 
Poi si dice ARTE. Nel senso che molte discipline hanno delle informazioni tecniche che si trovano nei libri e nella scuola. Diciamo che quelle sono le basi tecniche dell'argomento. Ma le cose diventano anche un'arte intendendo con questo che non tutto può comunque essere codificato.

Così per cucinare, sicuramente occorre conoscere le caratteristiche dei cibi, le varie modalità di cottura, le tecniche e le ricette così come gli strumenti del mestiere. Ma poi c'è l'aspetto artistico che non significa solo che le cose si fanno per divertimento (artistico non vuol dire riservato ai momenti di cazzeggio o divertimento) ma che, essendoci sfumature complesse, spesso per padroneggiare al 100% qualcosa ci sono ambiti in cui una persone deve creare e, talvolta, improvvisare.

Come che sia, l'arte è un argomento o materia. Nel proverbio in questione è un saper fare e quindi anche un mestiere, una professione.
Impara l'arte. 
Magari fai un certo lavoro. Ma ti dice "impara l'arte". Impara qualche altra cosa. Impara molte altre cose.

In una società complessa e iperstrutturata come la nostra, in cui l'avanzamento tecnologico ha reso allo stesso tempo migliore e peggiore la nostra vita (che paradosso!!), è veramente difficile pensare di poter vivere anche solo una vita tranquilla senza avere l'attitudine ad imparare cose nuove.

Tutto cambia così in fretta.....
Dopo che impari, metti ciò che hai imparato da parte e continui a vivere e fare ciò che facevi prima. E attendi. Magari per tutta la vita ciò che hai imparato di nuovo non ti servirà ma se ti serve lo avrai appreso e sarai già pronto ad usarlo.
Non JUST IN TIME, quindi in tempo reale. Ma avendo già appreso ciò che poteva servirmi.

Così possiamo avere qualcuno che lavora, che impara un nuovo o più nuovi lavori e mestieri. Magari ben diversi da quello che attualmente sta facendo.
Oppure abbiamo qualcuno che non smette mai di imparare nuove utili informazioni, in attesa che questa sua aumentata conoscenza diventi un possibile alleato nelle nuove difficoltà che potrebbero sorgere.

Ecco quindi che ci piace molto questo proverbio:
IMPARA L'ARTE E METTILA DA PARTE.

Grazie per l'attenzione.

giovedì 12 gennaio 2023

Taglio delle "accise" e aumento del costo di benzina e gasolio: la verità!

E' l'argomento del giorno.
E come spesso succede nel mondo di oggi, quando un argomento assurge agli onori della cronaca diventa virale e si diffonde dappertutto in modo incontrollato.
A prescindere dal suo reale valore informativo.

Sembra quasi che, quando un argomento è trattato da tutti i tg, giornale e siti, ogni persona sia costretta a dire qualcosa a riguardo.

Altrimenti non si è "informati".
Bene.
Vogliamo fare un pò di chiarezza sul prezzo dei carburanti, del loro continuo aumento e queste fantomatiche, ormai primedonne "ACCISE"?

Innanzitutto cosa sono le accise? Nella lingua italiana "accisa" è una parola che indica un particolare tipo di tassa che lo stato o il governo applica a determinati beni di consumo. Ad esempio l'alcool etilico, gli zuccheri e i prodotti petroliferi. E' una tassa. Semplice.

Oramai sappiamo quasi tutti che il prezzo della benzina (gasolio) nella pompa sotto casa in cui ci riforniamo è composta da DUE elementi fondamentali: il costo reale (industriale e commerciale) della benzina (gasolio) e il costo delle tasse che pesano su quel bene.
Per ogni litro di benzina (gasolio) che compriamo vi sono queste due componenti fondamentali di costo.

Perchè vi è questa tassa? Per lo stesso motivo per cui esistono tutte le tasse.
E forse è proprio su questo punto che occorrerebbe che i nostri geni politici e gli ancor più geniali studiosi e appassionati di politica (giornalisti, esperti, politologi e via discorrendo) dovrebbero riflettere e argomentare.
A COSA MAI SERVONO LE TASSE?

La prima risposta (quella scolastica e quella automatica senza pensare) è che le tasse servano a dare risorse al governo (lo stato) per pagare tutto ciò che uno stato o servizio pubblico eroga al cittadino.
In parole povere, le tasse servirebbero a pagare i servizi sanitari pubblici, i servizi di polizia, la magistratura, le scuole, gli stipendi di tutti i dipendenti statali, gli investimenti in infrastrutture pubbliche e via di questo passo.
Se lo stato quindi non ha i soldi per fare qualcosa (tipo aiutare i suoi cittadini in difficolà causa questo terribile periodo di crisi energetica), se li procura tramite le tasse.
Insomma SEMBREREBBE che le tasse siano una sorta di stipendio dello stato. Se lo stipendio non basta per tutte le necessità della famiglia, bisogna chiedere un aumento di stipendio. Così lo stato giustifica l'aumento delle tasse.

Ma se lo stipendio dello stato viene pagato dai cittadini con le loro tasse, quando lo stato ha bisogno di più soldi deve aumentare le tasse. Giusto? Sembrerebbe sia così. 
Ma di questo parleremo in un altro articolo. Per mostrare che quanto sopra esposto non è proprio corretto e da moltissimi anni alle persone viene raccontata una favola (viene insegnata anche all'università agli studenti di economia) che permette a qualcuno di guadagnare un sacco di soldi. Quindi tenete a mente questo punto....

Tornando al discorso delle accise, abbiamo oggi (fonte sito del ministero https://carburanti.mise.gov.it/) un prezzo medio self service di 1,82 per la benzina e 1,87 per il gasolio.
Prezzo del petrolio sui mercati? 77,52 dollari al barile (petrolio WTI, fonte www.money.it).
Bene.

Dicono che il prezzo del carburante sia salito per colpa della guerra Ucraina/Russia e di tutte le conseguenze economico-politiche del conflitto, compreso l'equilibrio del costo delle materie prime come gas e petrolio. Già....... Ma è così?

Avevo pensato di elencare tutta una serie di prezzi della benzina (usata come parametro ma è lo stesso con il gasolio). E quindi usando le tabelle di questi due siti
avevo elencato tutta una serie di relazione fra i prezzi.
Ma poi ho pensato che così non fosse abbastanza chiaro e ho preso dei casi estremi.
CASI:
Gennaio 2023: prezzo benzina 1,82 € - prezzo petrolio 77,5 $
Luglio 2006: prezzo benzina 1,37 € - prezzo petrolio 76,80 $
Febbraio 2016 - prezzo benzina 1,37 € - prezzo medio 28,30 $
Febbraio 2009 - prezzo benzina 1,14 € - prezzo petrolio 36,99 $.
Giugno 2008 - prezzo medio benzina 1,51 € - prezzo petrolio 140,58 $

Cosa si deduce da tutti questi esempi?
Che non vi è una relazione diretta (al punto da giustificare i cambi di prezzo alla pompa) fra prezzo benzina e prezzo petrolio. Vediamo che a volte il prezzo del petrolio è alto e il prezzo della benzina basso e viceversa.
il caso più eclatante lo abbiamo paragonando il costo benzina di oggi (1,82 €) con il costo benzina del luglio 2006 (1,37 €) con praticamente il prezzo del petrolio uguale. Come si spiega?
Oppure il caso del prezzo dello scorso giugno 2023 (2,03 € al litro) con un prezzo del petrolio di 116 dollari al barile. Se andiamo indietro e prendiamo altri momenti in cui il petrolio costava così, vediamo che nell'aprile 2011 la benzina costava 1,54 € e nell'aprile 2008 addirittura 1,37€.


Ma avevamo deciso di parlare anche di accise.
Anche perchè nel prezzo di cui stiamo parlando una componente importante sono i prelievi fiscali dello stato.
Una pagina del ministero dell'economia, ci aiuta in questo
Qui vediamo come si compone il prezzo.
Prima del famoso primo taglio delle accise del governo Draghi (Marzo 2022), sul prezzo industriale della benzina (usiamo sempre questa come parametro ma nel sito si può vedere anche per il gasolio e per il GPL) venivano aggiunte sempre 0,728 € per litro di accise + l'iva per un 18,03% del costo petrolio.
Ad esempio a febbraio 2022 il costo industriale della benzina era di 0,786 € per litro (comprensivo dei compensi per la compagnia petrolifera e il distributore locale). A questo costo di aggiunge l'accisa complessiva di 0,728 € e l'iva di 0,333 € per litro. Che ci porta ad un costo complessivo della benzina alla pompa di 1,848 € (trascuriamo gli arrotondamenti).
Quindi?
COSTO BENZINA totale 1,848 (100%)
costo industriale benzina 0,786 (42,6%)
prelievo fiscale dello stato 1.061 (57,4%)

1 € a litro va allo stato.
Da aprile fino a novembre 2022 sono stati confermati gli sconti di marzo e quindi il prelievo dello stato è passato dal 57,4% al 46,4%.
A dicembre il taglio delle accise è diminuito e sappiamo tutti che a gennaio lo sconto sulle accise è stato ulteriormente defalcato.

Vi invito però a riflettere anche sul fatto che nel corso del tempo, il peso di queste accise (lasciamo perdere quando sono state imposte per la prima volta e le motivazioni storiche.....) è comunque cresciuto dal 1996 ad oggi.
29 anni fa per ogni litro pagavamo 0,526 di accise (non contiamo l'iva).
Aumentate nel 1999 a 0,542 €.
E poi aumentate nel 2004 a 0,558 €.
E poi aumentate nel 2005 a 0,564 €.
E poi aumentate varie volte negli anni fino a 0,728 nel 2012. costo che si è tenuto fermo fino praticamente a oggi.
Così come è ovviamente cresciuto il prelievo IVA che essendo in percentuale, cresce con il crescere del prezzo della benzina. 

Insomma, fate le vostre riflessioni.
Quello che ho capito io è che l'intervento dello stato è FONDAMENTALE per determinare il prezzo dei carburanti. Più di quanto lo siano le variazioni del prezzo del petrolio sul mercato. Che ha una influenza minima (e comunque sempre ritardata) sul costo alla pompa.
Perchè se il petrolio schizza verso l'alto oggi, è ovvio che la benzina che abbiamo alle pompe sia stata prodotto da petrolio estratto e lavorato mesi e mesi e mesi prima. E che l'aumento del petrolio dovrebbe riflettersi, al limite, sul costo della benzina che verrà raffinata da quel petrolio.
Il resto è SPECULAZIONE (non certo dei benzinai, che sono lavoratori come qualsiasi cittadino dotato di partita iva), MERCATO DROGATO (a favore delle solite lobby) e SCELTE POLITICHE.
Ovviamente il tutto confuso e mischiato con la nebbia per non far capire niente al comune cittadino.

Commenta e di la tua per farci capire se l'articolo e le sue informazioni ti sono piaciute o le ritieni utili.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

lunedì 12 dicembre 2022

Arriva Natale, quanto spenderemo quest'anno? Vediamo se questa domanda ha un senso.

Arriva Natale, per la gioia dei grandi e dei piccini.
Così almeno recitava il jingle (motivetto musicale con testo) di qualche tempo fa.

Come che sia, arriva il periodo degli anni che più di ogni altro esalta lo spirito consumistico del nostro tempo.

E' acclarato che il periodo di Natale (che si colloca a livello di calendario dalla fine di novembre fino ai primi di gennaio) sia il periodo dell'anno in cui individui e famiglie spendono di più. Non a caso è il periodo dei regali, delle cene anzi dei cenoni....

E ogni anno, si ripetono (ormai in modo quasi stucchevole e annoiato) i soliti ritornelli di giornali e Tv sull'entità delle spese (quanti soldi spenderà la famiglia media italiana?), sul menù di natale o di capodanno, su quali siano i regali più gettonati o i luoghi di villeggiatura preferiti.

Tutto visto e rivisto.

Sicuramente è questa un'occasione sociale che può dar spunto ad una riflessione più profonda sul senso dell'economia e della produzione. Non lo faremo qui ma è facile capire come riflettendo sul senso e sulla validità della tipologia dei nostri acquisti possiamo giungere facilmente ad una riflessione generale sul senso della nostra intera vita.

Ci colpisce una cosa, però.

L'economia è un equilibrio di scambi. Qualcosa va da un punto del sistema sociale ad un altro. E trattandosi di scambio questo spostamento (movimento) viene controbilanciato da uno spostamento che, almeno a livello di accordo e valutazione, deve essere di pari peso o valore. E' per questo che si parla di scambio.

Gli scambi generano un plusvalore. Ovvero il meccanismo stesso che porta a questo MOVIMENTO di oggetti, valori o energia da un punto all'altro e viceversa, crea un aumento del valore complessivo di ciò che abbiamo. Non è uno scambio a zero.

Cosa cambia? Riflettici! Cambia che le cose vengono allocate in un modo migliore. E questo genera benessere.

E' come se ci trovassimo di fronte ad una libreria completamente organizzata. E' di fronte a noi e tutti i libri sono impilati secondo un preciso ordine. La libreria è ordinata. Quindi sembrerebbe non ci sia bisogno di toccare alcunchè.

Ma un esame migliore della disposizione ci fa comprendere che dei miglioramenti possono essere effettuati. E quindi si prende un libro e lo si sposta in un altro punto della libreria. E da quel punto si prende il libro che li vi era posto (e che adesso non ha più un suo posto) e lo si ricolloca in un altro punto. E così via.
Dopo qualche tempo di spostamenti, otteniamo sempre una libreria con tutti i libri a posto. Ma questa volta con un criterio più logico che permette una ricerca del titolo o dell'argomento a noi caro più veloce, comodo e funzionale. La libreria ha aumentato la sua funzionalità. E quindi il potenziale di creazione di benessere.
Questo è potuto succedere con lo scambio dei libri da un punto all'altro della libreria.

Questo accade, in modo molto semplificato, nell'economia.

Ecco perchè è molto INFELICE e INFAUSTO leggere che "quest'anno gli italiani spenderanno per Natale bel 10 miliardi e 620 milioni di euro. Perchè nel linguaggio comune "spendere" è associato a qualcosa di negativo o ad una perdita. 
Perchè scrivere "gli italiani quest'anno a Natale SPENDERANNO 10 miliardi"?

Perchè non scrivere "gli italiani quest'anno a Natale GUADAGNERANNO 10 miliardi"? Sembra strano ma anche questa affermazione è vera.
Ogni euro speso viene incassato da qualcuno. Il quale con quell'euro ci paga il suo guadagno e anche quello di qualcuno che magari lavora per lui.
Lo abbiamo visto quando abbiamo chiuso le attività commerciali e ristoranti per il lockdown. Gli italiani non hanno speso (una parte) ma di fatto la mancata circolazione di denaro ha reso tutti più poveri.

Qui nasce il vero problema. Ovvero non che sia un pericolo spendere soldi per Natale. Ma in che modo e su quali cose o servizi investiamo il denaro.

Il problema è quindi non tanto spostare i libri nella libreria. Ma con quale criterio spostiamo i libri.
Perchè spesso anzichè portare più ordine, mettiamo i libri in un modo anche peggiore di quello che già avevano.
Perchè si compra qualcosa che non serve o che è di poco valore o di minore importanza.

Questa è la riflessione di oggi.
Buone Feste a tutti.

martedì 15 novembre 2022

Una storia: Gigetto, Beppe, Francolino e un estintore che deve essere venduto.

Salve, oggi raccontiamo una storia. Una storia sentita da un grande formatore e coaching, mister Fabio Gallarani.

Da una parte c'è Gigetto, che è un signora con una casa. Bella o brutta, non è cosa da sapere ai fini della nostra storia. Lui ha una casa.

Dall'altra parte c'è Beppe, che è un venditore di estintori. Molto appassionato del suo lavoro sa che gli estintori sono utili e quindi lui li vende con grande passione e trasporto. I suoi estintori sono perfetti e funzionano benissimo, costando il giusto. Va di casa in casa a procacciarsi delle vendite. 

Un giorno Beppe, suona alla casa di Gigetto.

"Buongiorno, sono Beppe della Estintori e affini spa, vendiamo estintori. Lei ha una bella casa e sarebbe l'ideale proteggerla da qualsiasi principio di incendio e bla bla bla."  Il nostro Beppe prova a fare la vendita.

Gigetto lo interrompe. Non ama i venditori. E poi proprio in quel giorno ha da fare, deve portare la moglie a fare compere. E' di malumore perchè sa che pomeriggio gli aspetta e poi... ma questi venditori.... non possono starsene a casa loro?

Insomma, per farla breve, Beppe prova a fare la sua vendita e cerca di usare tutte le armi a sua disposizione. In effetti cerca di forzare la vendita. Gigetto è spazientito, vorrebbe essere lasciato in pace ed esercita anche lui forza per mandar via il venditore e chiuderla li.

Beppe alla fine va via con le pive nel sacco. E' scontento. Perchè non è neanche riuscito a parlare o spiegare le sue ragioni e le ragioni del suo prodotto. Non ha fatto la vendita. Non ha guadagnato e anzi, sa anche di aver disturbato.

Gigetto alla fine rientra in casa. E' scontento. Perchè lo hanno disturbato e hanno invaso la sua privacy. Non ha acquistato. Ed è di malumore per questa visita e perchè il pomeriggio deve andare a fare shopping con la moglie.

DUE PERSONE SCONTENTE, NESSUNO SCAMBIO, NESSUN AUMENTO DI PRODUZIONE PER L'AZIENDA, NESSUN MIGLIORAMENTO DI QUALITA' DELLA VITA PER IL POTENZIALE COMPRATORE.

Qualche tempo dopo, scoppia un principio di incendio a casa di Gigetto. Cazzarola che disastro, presto.... Ci vuole un qualcosa per bloccare l'incendio prima che devasti la casa. Ma cosa? Una coperta? Macchè! Un secchio d'acqua? Ma che scherziamo, c'è il quadro elettrico e rischio di fare un macello.
Che si fa?

AIUTO! AIUTO! AIUTO! Qualcuno nei dintorni ha un estintore?

Francolino abita nei pressi di Gigetto. Francolino ha alcuni estintori in casa. Francolino va con un estintore da Gigetto e gli dice
"SERVE UN ESTINTORE? IO NE POSSIEDO VARI!"
Gigetto spalanca gli occhi: lui HA BISOGNO DELL'ESTINTORE. Così risponde:
"Si, mi serve. Pago quello che vuoi. Ma ora spegniamo l'incendio".

E così va. Francolino usa l'estintore, spegne l'incendio. Tutto è risolto.
Gigetto è felicissimo. E ringrazia Francolino. E ovviamente chiede quanto deve per il disturbo.

Francolino gli dice che l'estintore usato glielo da a prezzo di favore e in più gli consiglia di prendere un altro estintore. Non si sa mai nella vita.

Gigetto non batte ciglio. Paga per l'estintore usato e ne prende uno in più.

Non ha chiesto quanto costavano, non ha fatto preventivi, non ha fatto discussioni, non ha chiesto sconti nè dilazioni di pagamento.

COSA E' SUCCESSO QUI?

In una scenetta è successo ciò che succede tutti i giorni con la vendita e consumo di beni e servizi nella società. Ovvero il valore di qualcosa cambia a seconda delle situazioni. E il rapporto fra chi ha un problema o esigenza e chi offre una soluzione tramite un prodotto/servizio cambia a seconda delle situazioni.

Non c'è niente di giusto o sbagliato in entrambe le situazioni (Gigetto vs Beppe e Gigetto Vs Francolino). Semplicemente in contesti diversi si attuano comportamenti diversi.

Un contro è comprare un prodotto quando non ci sembra che ci serva. Si percepisce la vendita da parte di un altro come una forzatura e ciò ci infastidisce. Un conto è comprare un prodotto quando ci serve. Quando abbiamo la consapevolezza che abbiamo una necessità.

Ci sono molti insegnamenti che si possono trarre da questa storia. Come quello che ci fa vedere che il mondo della vendita tramite stimolo a comprare ha fatto il suo tempo.
E ora, in una società consumista avanzata, è giunto il tempo di creare i presupposti per ottenere richieste di aiuto. Non più il venditore che propone ma il (ex) venditore che fa in modo che il potenziale cliente lo contatti quando ha una esigenza.

Se ci pensate, un pò quello che facciamo in questo blog.

Noi siamo qui a parlare di cose di economia e finanza. Offriamo un servizio. Offriamo informazioni. Offriamo consulenza. Un giorno, uno dei lettori, avrà bisogno di un servizio finanziario. Magari di un finanziamento. E chiederà a qualche consulente che lavora per questo blog.

Speriamo che la storiella vi sia piaciuta.

GRAZIE MILLE PER L'ATTENZIONE.

martedì 8 novembre 2022

Cosa è il pareggio di bilancio di uno stato?

Mi ha sempre colpito come, in certi frangenti, determinate parole o concetti base tendano a diventare "famosissimi" e quindi essere sulla bocca di tutti.

Per poi attendere la fine di quella moda e tornare nell'anonimato.
Un pò come succede per molti cantanti, gruppi musicali, starlette o attori/attrici.

In un momento non li conosce nessuno.
In un altro momento ne parlato tutti, anche in un modo esagerato.
In un altro momento ancora, nessuno (se non gli addetti ai lavori) ne parla più.

Certi concetti economici e/o finanziari ripercorrono lo stesso schema.

Relegati nei libri di economia prima, sulla bocca di tutti dopo e di nuovo dimenticati.

Uno di questi concetti è il pareggio di bilancio.
Soprattutto in contesto pubblico. I TG, i giornali e i talk show ne parlano.

Il Rispetto dei Parametri è un altro termine che simboleggia e affianca il pareggio di bilancio.

A parte che il nome stesso, Rispetto dei Parametri, ricorda fin troppo un altisonante nome dato ad una divinità, la domanda è sempre: CHI STABILISCE CHI SIANO I SACRI PARAMETRI DA RISPETTARE?

Ovviamente gli esperti. Che poi non si sa mai chi siano costoro, oscuri trafficanti di normative sepolti in qualche ufficio periferico di Bruxelles. Chissà....

Ma parlavamo di pareggio di bilancio. 
Un pareggio di bilancio è semplicemente, in un rendiconto di entrate e uscite, una situazione in cui, appunto, vi è una corrispondenza o esattezza fra le uscite e le entrate.

Semplice? Certo. Ma non fidiamoci dell'apparenza.

In bilancio finanziario (sia che parliamo di azienda che di una famiglia che di un ente pubblico) ci sono molti fattori non oggettivi che determinano cosa è un entrata e cosa un uscita.

A livello basico non vi è complessità. Una uscita è una perdita di denaro, una entrata è un afflusso di denaro.
Ma quando si valutano situazione complesse, determinare cosa si una perdita o un'uscita è più complesso. E si fanno valutazioni. Al punto che gli enti preposti al controllo continuano a emettere regole per stabilire una certa oggettività di valutazione.
Ma ciò non toglie che queste regole siano sempre e soltanto accordi.

Per uno stato, pareggio di bilancio vuol dire che le uscite statali sono state pari alle entrate statali. E quindi questo può sembrare una cosa buona.
Ma non lo è necessariamente.

Se infatti osserviamo che le spese di uno stato diventano la ricchezza di aziende e privati (sono servizi erogati al cittadino) e se osserviamo che le entrate di uno stato sono ricchezza di aziende e privati che vengono portate via (le tasse), allora si capisce che in un bilancio in pareggio, uno stato da al cittadino quanto un cittadino da allo stato.

Il che sembrerebbe giusto. Ma significa solo che lo stato non sta creando ricchezza. E questo porta al fatto che se un popolo, una nazione vuole crescere, tale crescita debba arrivare SOLAMENTE dalle maggiori entrate del cittadino stesso.

Lo stato non contribuisce all'economia. Questo è un pareggio di bilancio. Egli tanto prende e tanto da.
Questo può piacere a qualcuno ma occorre osservare che in questo modo tutta, e diciamo tutta, l'iniziativa di crescita è demandata al privato.
Che, quando non è organizzato, non può attuare delle iniziative valide per la crescita.

Un esempio semplice semplice sono gli investimenti strutturali. CHE NON POSSONO ESSERE FATTI DA UN PRIVATO, per quanto sia ricco e grande.
Come fa un privato a costruire strade, a creare linee ferroviarie o a determinare costi di trasporto più abbordabili (si veda in Sardegna il problema della continuità territoriale?).

Qui si scontrano 2 visioni dell'economia. Da una parte quella keynesiana in cui si sostiene che anche in una economia di mercato, lo stato è fondamentale per gli investimenti pubblici. Dall'altra quella neo-liberista in cui si sostiene che lo stato deve di fatto scomparire e farsi da parte, lasciando ai mercati tutto il potere.

Ovviamente non nasconderemo che riteniamo questa seconda visione sbagliata. Non vogliamo essere imparziali. Avremo modo di dimostrarlo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

lunedì 10 ottobre 2022

Una corretta pianificazione delle spese (la gestione dei soldi) - 2a parte

Scopo della pianificazione finanziaria è di tenere sotto controllo un flusso, che è quello monetario, che ha ovviamente dei momenti di alto e dei momenti di basso.

E’ insito (praticamente naturale e ovvio) nella natura delle cose che non ci sia corrispondenza e coordinazione fra le entrate e le uscite. Così come è altrettanto nella natura delle cose che ci siano degli imprevisti nelle proprie aspettative, sia di entrata che di uscita.

La pianificazione serve anche e, forse, soprattutto per questo motivo.

SCOPO DELLA PIANIFICAZIONE E’ QUINDI TENERE SOTTO CONTROLLO L’IRREGOLARITA’ DELLE ENTRATE E DELLE USCITE. Sia in termini di irregolarità di tempo che di irregolarità di grandezza.

 

SCHEMA DELLA PIANIFICAZIONE

La prima cosa da fare è scegliere il lasso temporale della pianificazione. In genere può essere utile partire dal MESE per poi vedere se non sia meglio adottare un'altra temporizzazione (più corta o più lunga).

OGNI MESE ci saranno delle uscite e OGNI MESE ci dovrebbero essere delle entrate (se così non è, verificare se non sia più opportuno scegliere un’altra temporizzazione). Non è detto che tutti i mesi ci siano delle entrate ma sicuramente per la maggior parte delle persone e/o famiglie, è la temporizzazione più corretta.

Abbiamo detto che abbiamo 2 grandi tipi di entrate. Quelle da reddito/rendita/regali e quelle da prestito. Le ultime sono differenziate perché, prima o poi, devono essere restituite e quindi si trasformeranno in una uscita. Tanto entra e tanto uscirà. Quindi sono di natura diversa.

Il primo tipo di entrata, ha delle fonti diverse. Nella pianificazione dovrebbero essere elencate tutte e nel dettaglio.

Esempio:
entrata da stipendio dipendente
entrata da pensione
entrata da pagamento fattura
entrata da incasso rendita immobile
entrata da incasso rendita finanziaria
entrata da donazione, etc…

Se un lavoratore ha più fonti di guadagno, può essere ottimale anche differenziarle. Un lavoratore autonomo che abbia due attività differenti (ad esempio un elettricista che svolga anche il lavoro di formatore o docente) può segnare in modo differente queste entrate. Lo stesso per un dipendente che abbia anche una entrata da procacciatore d’affari o da venditore.

Le uscite hanno sempre 2 macro-categorie: uscite da spesa e uscite da rimborso. Quest’ultima si applica SOLO alle uscite effettuate per il rimborso di un prestito che nel passato è stato segnato come uscita. In genere nel rimborso di un prestito sono compresi anche dei costi di rimborso. Questi NON DEVONO essere contati in questa voce ma in una voce separata che è tipicamente una uscita da spesa. Questa potrebbe, per esempio, chiamarsi spesa rimborso finanziamenti.

Le uscite da spesa sono a loro volta classificabili secondo un criterio di frequenza e stabilità di importo. Ci sono infatti delle spese ricorrenti (che si presentano SEMPRE) e che sono definite, in una maggiore o minore misura, prima ancora che si verifichino in un modo abbastanza esatto o comunque prevedibile. Ci sono altre spese che sono si ricorrenti ma non è detto che si presentino.

Poi ci sono spese che accadranno solo se chi decide (individuo o famiglia) la pianificazione vorrà che accadono. Ed infine vi sono le spese che sappiamo avverranno nel futuro ma non sappiamo quanto. E che quindi andiamo a preparare un fondo per quando accadrà. I conferimenti ad un fondo spesa, si chiamano accantonamenti e vengono segnate come spese nel mese in cui vengono fatti.

Schematicamente avremo, quindi.

SPESE FISSE RIPETITIVE (bollette, utenze, affitti o mutui, spese rimborso finanziamenti, assicurazioni, tasse fisse, etc.) – queste spese si sa che esistono e si può definire in anticipo quale importo abbiano. Non è detto che tutti gli individui / famiglia abbiano lo stesso elenco di spese (esempio se una famiglia ha casa di proprietà senza mutuo non pagherà né affitto né rata mutuo ma pagherà delle tasse annuali che sono sempre spese fisse ripetitive). Non è detto che tutte le spese fisse ripetitive siano a esatta scadenza mensile. L’esempio più classico è la copertura assicurativa delle auto o il bollo auto. Si paga semestralmente o annualmente. Ciononostante è logico che una tassa che paghi una volta l’anno serva a coprire i 12 mesi. Quindi se pago un rata assicurativa di 600 euro l’anno, è logico che se la ripartisco in 12 mesi, avrò una quota di spesa assicurativa di 50 euro l’anno. Perché non è CORRETTO imputare in un mese all’anno 600 euro di spesa mentre negli altri mesi zero.

Nei mesi in cui non conteggio i 50 euro spenderò per altre cose 50 euro che non dovrei avere (perché destinati a pagare l’assicurazione) e nel mese in cui materialmente pago i 600 euro dell’assicurazione sarò nei guai perché probabilmente dovrò tagliare di colpo altre spese e rimandarle al futuro. Qualche volta creando dei problemi.

La pianificazione serve proprio a REGOLARIZZARE queste difformità fra la gestione mensile (o altra durata temporale) e il reale avvicendarsi di entrate e uscite.

Come si procede? Si prendono quindi tutte le uscite fisse sicure che si hanno in un anno e se le si paga una volta, le si divide per 12. Se le si paga ogni 6 mesi, si somma l’importo (6 mesi + 6 mesi) e si divide per 12. E così via.

CONTINUA....

GRAZIE PER L'ATTENZIONE

venerdì 7 ottobre 2022

Una corretta pianificazione delle spese (la gestione dei soldi) - 1a parte

Nella nostra quasi ventennale esperienza in materia di finanziamenti, abbiamo avuto modo di incontrare, parlare e conoscere centinaia e centinaia di clienti.

Se contiamo anche solo gli incontri puramente conoscitivi che non hanno portato ad una consulenza approfondita, parliamo di migliaia di incontri.

Questa ampia esperienza, ci ha portato a trovare dei fattori comuni nelle persone riguardo la gestione dei soldi. Tema così vasto da non poter essere affrontato e risolto in un solo post.

In primo luogo è indubbio che essendo i soldi il lubrificante e il carburante del nostro modo di vivere (non è un errore, è stato volutamente scritto così!), essi abbiano assunto un'importanza stratosferica rispetto al passato.

Non che stiamo affermando che ci siano stati nei tempi andati, periodi in cui il denaro non contasse. Ha sempre contato tanto. Ma in questi ultimi anni ci sono dei fattori che hanno portato la GESTIONE DEI SOLDI ad un livello di importanza che prima non avevano.

Per gestione dei soldi non intendiamo solo quanti soldi una persona (o una famiglia) guadagna.
Intendiamo proprio le conoscenze, gli strumenti e le azioni che ogni individuo deve conoscere per semplicemente far funzionare le cose. Perchè il mondo cambia e lo fa ad una velocità tale per cui è veramente difficile tenersi al passo.

E così capita che anche chi guadagna bene e ha un reddito sufficiente, si trova alle prese con problemi di soldi, di spesa, di come gestire il proprio denaro.

Facciamo quindi un piccolo passo indietro e vediamo di partire dai fondamenti.

ENTRATE - USCITE
I soldi sono una entità numerica. Sono rappresentati da una valuta (in Italia e al momento, l'Euro) e sono lo strumento principe che si usa per gli scambi economici. Invece di usare altro, si usano i soldi come merce di scambio.
I soldi vanno difesi, vanno protetti e conservati. I soldi vanno stoccati (conservati) in luoghi e forme idonee.

Quando dei soldi entrano nella nostra disponibilità (significa che diventano nostri e ne possiamo disporre a volontà) questa si chiama ENTRATA.
Quando dei soldi escono dalla nostra disponibilità (significa che non sono più nostri) questa si chiama USCITA,

I motivi per cui si ha una entrata e i motivi per cui si ha una uscita sono i più vari. Ma questo è un altro discorso.
Possiamo solo dire che le ENTRATE sono di due tipi principali e le USCITE sono di due tipi principali. Avremo
E1. Entrate da guadagno/regalo.
E2. Entrate da prestito.

U1. Uscita da spesa.
U2. Uscita da rimborso prestito.

PIANIFICAZIONE FINANZIARIA
La pianificazione finanziaria altro non è che un controllo e previsione di come le entrate e le uscite di qualcuno (o di una famiglia o di una azienda) si manifestano. In particolare con il riferimento ad un periodo di tempo che si ripete. Questo periodo di tempo può essere il giorno, la settimana, il mese oppure l'anno. Oppure periodi anche diversi ma sempre e comunque di durata costante.

Le famiglie in genere usano il mese come criterio di riferimento per le entrate e le uscite. E' un buon criterio ma non è detto che per tutti e sempre sia il migliore.

Usare il mese come criterio di tempo vuol dire che si paragonano le entrate di un particolare mese con le uscite di quel mese. Ma significa anche che si paragonano le entrate di quel mese con le entrate dei precedenti mesi. E si paragonano le uscite di quel mese con le uscite dei precedenti mesi.
Non solo. Sarebbe ottimale anche dare uno sguardo a come sono le entrate del mese che si sta considerando con lo stesso mese degli anni precedenti. E dare uno sguardo alle uscite di quel mese con le uscite di quel tipo di mese degli anni precedenti.

In genere le entrate dovrebbero essere MAGGIORI delle uscite. 
Questa legge si chiama la legge della solvibilità perchè garantisce che la persona (o famiglia) possa sopravvivere a lungo e bene.
Questo non impedisce che ci possano essere dei periodi di tempo in cui le uscite sono maggiori delle entrate. E' logico che occorre che i mesi in cui le uscite sono più delle entrate siano pochi e che il disavanzo (il disavanzo è quando le uscite sono maggiori delle entrate) sia comunque contenuto.

Quando le uscite sono maggiori delle entrate, è possibile continuare come nulla fosse solo in presenza di RISERVE. Ovvero di precedenti avanzi (un avanzo è quando le entrate sono maggiori delle uscite) di qualche periodo del passato.

Se non ci sono riserve, non è possibile avere nessun mese in cui cui le uscite sono superiori alle entrate.

Quando questo accade ci sono delle soluzioni. Che elenchiamo:
1. Si aumentano le entrate.
2. Si diminuiscono le uscite.
3. Una combinazione delle due soluzioni precedenti.

Come abbiamo visto le entrate non sono solo guadagni ma esistono anche le entrate da finanziamenti.
Ciononostante lo schema di cui sopra è comunque valido.

CONTINUA.....
Grazie per l'attenzione.

lunedì 3 ottobre 2022

L'aumento dei costi: ma che succede?

Dopo decenni (dagli anni '70, periodo massimo di crisi energetica in Italia) di zero problemi riguardo la disponibilità di risorse energetiche, siamo ripiombati in uno scenario tetro e inaspettato.

In Italia si prospetta un inverno difficile, con costi energetici schizzati alle stelle in un modo che nessuno poteva prevedere solo un anno fa di questo periodo.

Ma cosa è mai successo?

Dirimere queste questioni e rispondere a queste domande non è mai semplice. Moltissimi fattori sono coinvolti. Ma scopo di questo blog, è cercare di puntare al nocciolo del problema e cercare di avvicinarci a qualcosa semplificando i concetti e tagliando i rami inutili dalla discussione.

In una economia di mercato come quella in cui opera la nostra nazione, i fattori che portano all'aumento dei prezzi di qualcosa è dovuto a 2 cause principali:

1. Improvvisa scarsità di materie prime e risorse energetiche.
2. Decisioni politiche.

Come detto, questa è una semplificazione. Ma rende l'idea.

La prima motivazione, è quella che sensatamente è la più fondata. Il prezzo (costo) di una materia prima (come di un prodotto) è in funzione della scarsità o abbondanza della stessa.
Il costo di qualsiasi materia prima dipende da quanta materia prima è a disposizione.
A disposizione di chi?
Questo è un punto su cui riflettere. Ma ci torniamo sotto fra qualche riga.

E' logico che se il petrolio o il gas o il ferro o l'alluminio (facciamo degli esempi) si esauriscono e diventa difficile procurarsene dell'altro, è normale che il costo ALLA FONTE salga. E quindi salga anche il costo a valle. Cioè per il consumatore finale e per chi lo utilizza.
Questo accade ma se tralasciamo episodi di scarsità momentanea causa disastri naturali (tempeste, eruzioni vulcaniche, etc..) o incidenti (esplosioni accidentali di miniere o di centrali di lavorazione/estrazione), è scontato che l'Uomo possa prevedere e occuparsi di questa scarsità in anticipo, prendendo gli opportuni provvedimenti.
Sappiamo che molte risorse non sono infinite. Sappiamo che il petrolio, prima o poi, finirà. E' nella natura delle cose. Ma non accadrà dall'oggi al domani.

Più probabile è invece il discorso di una diminuzione di disponibilità dovuta a motivi contingenti.
Che ci portano più alle questioni di attualità.
In cui sappiamo che a causa delle conseguenze della guerra Ucraina-Russia, vi è stata una diminuzione di disponibilità di gas e quindi una impennata stratosferica del suo prezzo. Che ha impattato in modo spaventoso nell'aumento dei costi di altre materie prime e/o energetiche.
Però.....
La verità è che non c'è stata, almeno fino al momento, nessuna diminuzione effettiva della quantità di materie prime ed energetiche reali a causa della guerra.

E qui entriamo nel punto 2 delle motivazioni di scarsità. Ovvero le cause di tipo "politico".
Per politico intendiamo tutto ciò che consegue da decisioni di organi amministrativi umani (governi, amministrazioni, consigli direttivi, organizzazioni, tavole rotonde, etc..).
Per motivi che adesso è inutile e lungo approfondire, la gestione delle dinamiche del prezzo del gas è stata affidata a contrattazioni di tipo borsistico quindi soggette a speculazioni da parte degli operatori. E per motivi altrettanto sconosciuti, si è ancorato il prezzo dell'energia elettrica al prezzo del gas. Anche quando l'energia elettrica viene prodotta con altre fonti.

Risultato? Per motivi di speculazione (quindi di guadagno individuale), il prezzo è schizzato alle stelle. Perchè? Perchè qualcuno ha deciso di voler comprare più gas (anche più di quanto gli poteva servire al momento) per paura che un domani non ne avesse.
La stessa cosa che è successa con il pellet. E in passato (causa pandemia) è successo con la carta igienica, l'amuchina, la farina, etc...
Quando si pensa che qualcosa CHE NON E' SCARSO ORA ma potrebbe diventare scarso a breve, la richiesta di quel qualcosa aumenta.
Per fare scorte.
Quando il prezzo aumenta, alcuni operatori decidono essi stessi di comprare quella materia prima o prodotto (in questo caso il gas) perchè pensando che il prezzo continuerà ad aumentare intendono rivenderlo a prezzo più alto guadagnandoci.
Così c'è più richiesta e il prezzo sale e così via.
Eppure non vi è mai magari stata nessuna penuria di prodotto/materia prima alla fonte.

Due riflessioni.
Gli stati esistono per impedire che questi meccanismi di mercato perversi impattino in modo troppo negativo nei confronti di una popolazione. Se non intervengono con azioni straordinarie in situazioni simili, a cosa servono?

E, ancora, l'aumento dei prezzi è di natura (al momento) totalmente politica. Ovvero dipende dalle decisioni del passato e dall'inazione odierna.
Quindi è tutto rimediabile.
Attendiamo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

lunedì 1 agosto 2022

Rialzo dei tassi.... Perchè

E così fu che il rialzo dei tassi arrivò.

Tanto tuonò che piovve, dice il proverbio.

Questo blog vuole semplificare alcuni contenuti economici e finanziari e con questo scopo oggi proveremo ad analizzare cosa effettivamente succede quando una banca centrale aumenta i tassi e perchè lo fa.

Prima di capirlo, occorre comprendere che l'economia moderna di un certo territorio politicamente omogeneo ha 2 campi distinti ma completamente legati l'uno all'altro: il campo economico e il campo monetario.

Certo... abbiamo detto che dovremmo rivolgerci ad un territorio politicamente omogeneo e in questo momento l'Unione Europea è tutto tranne che un campo politicamente omogeneo.
E questo è probabilmente il peccato originale dell'Euro. Una moneta unica diffusa in un insieme di stati diversi, con leggi sul lavoro diverse, con esigenze strategiche diverse e con equilibri sociali diversi.

Ma questo è l'argomento di un altro post. Per ora faremo finta che l'UE sia uno stato abbastanza unito e politicamente e economicamente coerente.

L'economia di un'area viene rappresentata e supportata dalla finanza. Nel senso che la produzione reale (in un mondo evoluto come il nostro) ha assolutamente bisogno di essere rappresentata da dei valori simbolici espressi in denaro.
Da una parte abbiamo terreni coltivati, verdura, allevamento, minerali, energia, macchine, utensili, fabbriche, servizi, etc...  tutte cose tangibili, produzione reale.
Dall'altra abbiamo il valore di queste cose in modo che siano scambiabili. Quindi prezzo, moneta, valori, prestiti, debiti, etc...

Quando una economia va bene e c'è produzione il sistema richiede più denaro perchè c'è bisogno che il sistema produttivo venga "lubrificato". Senza olio (denaro) il sistema si grippa e si rompe per mancanza di capacità di far fluire da un punto all'altro del sistema quanto viene prodotto.
In una situazione del genere il centro decisionale finanziario (in genere la banca centrale, in Europa ora la BCE) decide di immettere nel sistema più liquidità, più denaro.

E lo fa rendendo appetibile ai principali compratori di denaro (le singole banche commerciali) acquistare denaro. Se il denaro costa poco, vale poco.
Quindi imprenditori e investitori preferiranno indirizzare le loro risorse verso gli impieghi che più di altri hanno un rendimento che consentirà loro di guadagnare di più.

Se esistono rendimenti finanziari "alti" (costo del denaro alto significa che costa di più per chi lo acquista ma anche che rende di più per chi lo vende o ci investe!) tali investimenti attireranno l'attenzione di imprenditori e investitori con capitale disponibile. Probabilmente uno degli obiettivi della BCE è attirare denaro da altre economie extraeuropee per convogliarli nelle casse della UE.
Perchè quando una moneta aumenta i tassi di interesse, questo provvedimento è aperto a tutto il mondo, in un mercato finanziario praticamente in funzione 24 ore su 24, sette giorni su 7, 12 mesi all'anno.

Ora, se ben guardiamo, ci troviamo in una situazione veramente curiosa.
L'Unione Europea presenta un tasso di inflazione notevolmente alto rispetto ai parametri e alle previsioni di chi l'Euro l'ha creato ma ciononostante un tasso di crescita e di sviluppo dell'economia fortemente deficitario (soprattutto se paragonato a locomotive come il sud-est asiatico o gli USA).
Se proprio volessimo essere precisi, non ci troviamo in un periodo inflattivo (inflazione in aumento) ma in un periodo di STAGFLAZIONE.

Che altro non è che l'unione delle parole "stagnazione" + "inflazione". La stagflazione indica una situazione di aumento dei prezzi e della massa di denaro circolante unito ad un periodo di recessione economica o di forte ritardo di sviluppo.

La domanda è: siamo sicuri che l'aumento dei tassi di interesse sull'euro (quelli attuali e quelli futuri) sia stata la miglior mossa da fare?
Ne riparleremo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

giovedì 28 luglio 2022

L'economia italiana è aiutata dalle dinamiche dell'euro?

Periodicamente è impossibile per un blog che affronta temi finanziari, non tornare a parlare di EURO.

Cosa sia l'euro, ormai anche i sassi lo sanno. Eppure... Eppure questo è uno dei tanti argomenti su cui la presunzione di conoscenza esplode e crea dei danni incredibili dal punto della vista della comprensione.

Facciamo un breve test di conoscenza dell'argomento. Per giocare, non in modo serio...

Domande:

1. Che tipo di moneta è l'euro? Una moneta nazionale o no?
2. A quale controvalore reale è legato il suo valore finanziario?
3. L'euro è una moneta che segue i valori produttivi o si adegua a qualche valore relativo all'occupazione?
4. Quale era lo scopo dichiarato dell'euro e quale potrebbe essere quello attuale?
5. Chi è il proprietario dell'euro?

Le risposta a queste domande sono state già date nel blog più e più volte. E se qualcuno leggendo questo articolo fosse curioso, può scriverci e gliele riassumiamo in una risposta personalizzata.

Ma il succo di base è che le persone, il comune cittadino usa tranquillamente questo strumento ogni giorno e non si rende minimamente conto che esso NON E' semplicemente una moneta che ha sostituito la vecchia LIRA dello stato italiano.

Non è una LIRA aggiornata e che opera su tutta l'unione europea. NO!
L'euro è uno strumento con caratteristiche particolari, molto diverse da quelle della lira.

Ecco perchè l'Italia è in difficoltà. L'economia italiana, se si osservano i dati, ha cominciato a declinare in un momento particolare. E questo momento corrisponde al 1999.
Fino al 1998, l'Italia era la 5° economia mondiale (davanti solo USA, Giappone, Germania, Francia) e dietro di noi avevano il Regno Unito (UK), la Cina, la Russia, il Canada e l'India.
Oggi? Oggi siamo l'ottava economia mondiale. Il Regno Unito, la Cina e l'India ci hanno superato e Brasile e Russia (soprattutto) sono alle spalle pronte per il sorpasso.
Ci lamentavamo, dicevamo che in Italia c'erano tante cose che non andavano bene. E questo era vero. Ma in effetti, per una sorta di brutto vizio italico, l'attenzione andava solo sulle cose negative e non sulle cose positive.
Ci lamentavamo dell'inflazione (al tempo +2%). Oggi? +8%!!!
Ci lamentavamo della disoccupazione (al tempo 8,3%) e adesso viaggiamo tra il 9,5 e il 10%.
Ci lamentavamo della burocrazia, dell'inefficienza amministrativa e della corruzione. E adesso? Nel migliore dei casi uguale.
Ci lamentavamo del carico fiscale ma chi adesso vuole alzare la mano dicendo che la tassazione è più bassa e socialmente equa?
E il fatto che negli ultimi 20 anni il gettito incassato in imposte e tasse dello stato sia aumentato in modo esponenziale (Vedi il grafico) ha portato ad un aumento dei servizi pubblici e (soprattutto) ad una maggiore qualità ed efficienza degli stessi?


Ma seriamente?
Aumentano le entrate fiscali e io genitore mi ritrovo a dover portare la carta igienica alla scuola di mio figlio perchè il ministero non ha le risorse (fatto realmente accaduto)?

E' evidente che la storia non è come qualcuno (più di uno) l'ha raccontata.
E' evidente che la capacità di percepire i dati e i fatti e quindi esprimere una corretta opinione da parte del cittadino medio è fortemente limitata.
Non per colpa sua. Forse c'è un pizzico di ignoranza (che non è una colpa ma uno stato di fatto) e forse un pizzico di pigrizia nello spostarsi dal proprio divano e andare a trovare i dati reali al di là di quello che il sistema di comunicazione di massa espone.
Ma c'è sicuramente qualcuno che si avvantaggia di questa percezione distorta.

Il problema non è l'euro in se. Ma ciò che esso rappresenta.
E' evidente che l'economia italiana è stata svantaggiata dall'ingresso nel sistema di moneta unica. Lo dicono i fatti e i numeri.
Svantaggiata vuol dire che se mettiamo sulla bilancia vantaggi e svantaggi, la bilancia pende sui vantaggi. Non vuol dire che entrare nell'euro non abbia comportato dei vantaggi.
Li abbiamo avuti. Ma li abbiamo pagati più di quanto ci abbiano reso.
Abbiamo perso il controllo della politica monetaria, siamo diventati un'economia rigida e non competitiva, i prezzi sono saliti (negatelo) e stipendi e ricavi no.
Le aziende italiane hanno chiuso e delocalizzato nell'est Europa. Il lavoro è diventato più precario. Il fisco più accanito e implacabile senza che questo abbia comportato la caccia ai veri evasori, quelli grandi, quelli che siccome hanno i soldi riescono a creare sistemi conformi alla legge per evitare di pagare le tasse in Italia.

L'economia italiana ha perso con l'euro. L'economia tedesca e francese ha vinto con l'euro. I più grandi teorici e fautori dell'euro hanno il loro background storico nel mondo finanziario/culturale franco-tedesco.
Ne riparleremo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

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