Scopo della pianificazione finanziaria è di tenere sotto controllo un flusso, che è quello monetario, che ha ovviamente dei momenti di alto e dei momenti di basso.
E’ insito (praticamente naturale e ovvio) nella natura delle
cose che non ci sia corrispondenza e coordinazione fra le entrate e le uscite.
Così come è altrettanto nella natura delle cose che ci siano degli imprevisti
nelle proprie aspettative, sia di entrata che di uscita.
La pianificazione serve anche e, forse, soprattutto per
questo motivo.
SCOPO DELLA PIANIFICAZIONE E’ QUINDI TENERE SOTTO CONTROLLO L’IRREGOLARITA’ DELLE ENTRATE E DELLE USCITE. Sia in termini di irregolarità di tempo che di irregolarità di grandezza.
SCHEMA DELLA
PIANIFICAZIONE
La prima cosa da fare è scegliere il lasso temporale della
pianificazione. In genere può essere utile partire dal MESE per poi vedere se
non sia meglio adottare un'altra temporizzazione (più corta o più lunga).
OGNI MESE ci saranno delle uscite e OGNI MESE ci dovrebbero
essere delle entrate (se così non è, verificare se non sia più opportuno
scegliere un’altra temporizzazione). Non è detto che tutti i mesi ci siano
delle entrate ma sicuramente per la maggior parte delle persone e/o famiglie, è
la temporizzazione più corretta.
Abbiamo detto che abbiamo 2 grandi tipi di entrate. Quelle
da reddito/rendita/regali e quelle da prestito. Le ultime sono differenziate perché,
prima o poi, devono essere restituite e quindi si trasformeranno in una uscita.
Tanto entra e tanto uscirà. Quindi sono di natura diversa.
Il primo tipo di entrata, ha delle fonti diverse. Nella
pianificazione dovrebbero essere elencate tutte e nel dettaglio.
Esempio:
entrata da stipendio dipendente
entrata da
pensione
entrata da pagamento fattura
entrata da incasso rendita immobile
entrata da incasso rendita finanziaria
entrata da donazione, etc…
Se un
lavoratore ha più fonti di guadagno, può essere ottimale anche differenziarle.
Un lavoratore autonomo che abbia due attività differenti (ad esempio un
elettricista che svolga anche il lavoro di formatore o docente) può segnare in
modo differente queste entrate. Lo stesso per un dipendente che abbia anche una
entrata da procacciatore d’affari o da venditore.
Le uscite hanno sempre 2 macro-categorie: uscite da spesa e uscite da rimborso. Quest’ultima si applica SOLO alle uscite effettuate per il rimborso di un prestito che nel passato è stato segnato come uscita. In genere nel rimborso di un prestito sono compresi anche dei costi di rimborso. Questi NON DEVONO essere contati in questa voce ma in una voce separata che è tipicamente una uscita da spesa. Questa potrebbe, per esempio, chiamarsi spesa rimborso finanziamenti.
Le uscite da spesa sono a loro volta classificabili secondo
un criterio di frequenza e stabilità di importo. Ci sono infatti delle spese
ricorrenti (che si presentano SEMPRE) e che sono definite, in una maggiore o
minore misura, prima ancora che si verifichino in un modo abbastanza esatto o
comunque prevedibile. Ci sono altre spese che sono si ricorrenti ma non è detto
che si presentino.
Poi ci sono spese che accadranno solo se chi decide
(individuo o famiglia) la pianificazione vorrà che accadono. Ed infine vi sono
le spese che sappiamo avverranno nel futuro ma non sappiamo quanto. E che
quindi andiamo a preparare un fondo per quando accadrà. I conferimenti ad un
fondo spesa, si chiamano accantonamenti e
vengono segnate come spese nel mese in cui vengono fatti.
Schematicamente avremo, quindi.
SPESE FISSE RIPETITIVE (bollette, utenze, affitti o mutui,
spese rimborso finanziamenti, assicurazioni, tasse fisse, etc.) – queste spese
si sa che esistono e si può definire in anticipo quale importo abbiano. Non è
detto che tutti gli individui / famiglia abbiano lo stesso elenco di spese
(esempio se una famiglia ha casa di proprietà senza mutuo non pagherà né affitto
né rata mutuo ma pagherà delle tasse annuali che sono sempre spese fisse
ripetitive). Non è detto che tutte le spese fisse ripetitive siano a esatta
scadenza mensile. L’esempio più classico è la copertura assicurativa delle auto
o il bollo auto. Si paga semestralmente o annualmente. Ciononostante è logico
che una tassa che paghi una volta l’anno serva a coprire i 12 mesi. Quindi se
pago un rata assicurativa di 600 euro l’anno, è logico che se la ripartisco in
12 mesi, avrò una quota di spesa assicurativa di 50 euro l’anno. Perché non è
CORRETTO imputare in un mese all’anno 600 euro di spesa mentre negli altri mesi
zero.
Nei mesi in cui non conteggio i 50 euro spenderò per altre
cose 50 euro che non dovrei avere (perché destinati a pagare l’assicurazione) e
nel mese in cui materialmente pago i 600 euro dell’assicurazione sarò nei guai perché
probabilmente dovrò tagliare di colpo altre spese e rimandarle al futuro.
Qualche volta creando dei problemi.
La pianificazione serve proprio a REGOLARIZZARE queste
difformità fra la gestione mensile (o altra durata temporale) e il reale
avvicendarsi di entrate e uscite.
Come si procede? Si prendono quindi tutte le uscite fisse sicure che si hanno in un anno e se le si paga una volta, le si divide per 12. Se le si paga ogni 6 mesi, si somma l’importo (6 mesi + 6 mesi) e si divide per 12. E così via.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE
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