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giovedì 14 ottobre 2010

Libro suggerito: La legge del denaro

Salve a tutti,
volevo segnalare ai lettori un libro.
E' un libro che ho scritto io e che la Giacomo Bruno Editore, leader italiano della pubblicazione di e-book, ha deciso di pubblicare sul web e in libreria.
Lo so che, per modestia, non si dovrebbe scriversela e cantarsela. Ma è un progetto al quale ho lavorato da quasi 2 anni e con soddisfazione lo vedo proposto al pubblico.

Il libro raccoglie e sviluppa molti temi accennati e toccati da questo blog.
Anzi il libro viene cronologicamente prima del blog e di questo nè è la fonte ispiratrice.

Il libro parla del denaro. Lo porta ai minimi termini cercando di capirne le dinamiche fondamentali.
Punto di partenza è che solo comprendendo l'anatomia di qualcosa nei suoi termini fondamentali, sia possibile poter riassemblare quella conoscenza in modo da poterla riutilizzare in modo pratico.
Il libro è in uscita il 24 di novembre ed è attualmente in fase di pre-lancio.
Potete prenotarlo qui.
Il mio è un invito a leggerlo, è ovvio.
E' possibile anche scaricarne gratuitamente il primo capitolo.
Naturalmente sono qui per ricevere da tutti voi qualunque suggerimento o critica possiate avere. 

Grazie a tutti per l'attenzione.
Dr. Antonello Mela

lunedì 11 ottobre 2010

Premio Nobel per l'economia 2010

L'accademia Reale Svedese ha in questi giorni assegnato il nobel per l'economia a 3 economisti.
Questo premio mi ha sempre affascinato per le contraddizioni che sono insite nella sua stessa ragion di essere.
Non voglio cambiare argomento, ma una sera, in una delle rare occasioni in cui ho potuto guardare un pò di TV (la Tv a casa mia la monopolizzano i miei figli o mia moglie e anche se così non fosse io rientro a casa quasi sempre dopo le 22 e 30....) ho seguito un servizio del programma televisivo "Le Iene" di Italia 1.
Il servizio mostrava, con il solito loro acido approcciarsi alle cose, come in Italia un premio non si nega a nessuno. Ancora, si voleva evidenziare quanto consegnare un premio fosse di aiuto per aumentare la visibilità a chi il premio lo riceveva ma anche a chi il premio lo dava.

Nessuno vuol minimamente asserire che un premio Nobel possa essere sminuito fino al punto da essere messo in competizione con questi premietti da serie B. Però notiamo che le logiche con cui questi premi vengono consegnati sono totalmente incomprensibili e che, a parte questo, il valore che l'opinione pubblica consegnano a queste cerimonie sia certamente eccessivo.

Cioè il nostro punto di vista è che la giuria del nobel può assegnare liberamente questi premi a chi vuole. Ma che, in fondo, contraddicendo noi stessi, una gran differenza con i premi della sagra della porchetta noi non la vediamo.
Per chi non fosse d'accordo, lasciando perdere i nobel altamente tecnici come quello per la fisica, la medicina o la stessa economia, chiederei di elencare, non dico quelli di 40 - 30 - 20 anni fa, ma almeno gli ultimi 5 premi nobel per la pace.
Insomma il senso del discorso è questo.
Le persone non ricordano chi vince il premio nobel. Neppure per il nobel della pace che ha un senso sociale, diciamo, più ampio.

Ma detto questo, vi dico onestamente che sono curioso di leggere i lavori di questi signori.
Perchè parlano dei motivi per cui ci potrebbe essere la disoccupazione nella nostra "perfetta" società industriale guidata da così tanti "geni" economici e talenti finanziari. O meglio del perchè, nonostante, ci sia molte offerte di lavoro, le economia occidentali siano sempre in lotta per diminuire la disoccupazione e cosa mai possano fare i governi con azioni di politica economica in questo senso.

Spero di trovare qualche materiale in Italiano di costoro.
Perchè se così non fosse preparo con voi una petizione di assegnare i premi nobel solo a coloro i cui lavori sono stati tradotti per lo meno per le 15-20 lingue principali del mondo, italiano incluso.
Grazie per l'attenzione.

venerdì 8 ottobre 2010

Quanti poveri e quanti ricchi vi sono?

Ricchezza e povertà non sono temi che vengono trattati da poco.
E, a seguito di questi 2 , anche il concetto di eguaglianza e diseguaglianza.
Per qualche tempo, soprattutto dalla fine dell'800 fino agli anni '60 e '70, si avuta l'illusione (ma era proprio un'illusione e neppure di tutti) che si potesse distribuire la ricchezza presente su questo pianeta ad un numero maggiore di persone.

Sono cresciuto in un piccolo paese. Un piccolo paese che negli anni '70 era ancora saldamente ancorato in un contesto pre-industriale. Sono nato in Sardegna e non tutti sanno che solo 30 e 40 anni fa questa bellissima regione era molto, molto diversa dall'immagine che i giornali di gossip e l'immaginario collettivo hanno creato.
Mi ricordo (io non sono vecchio e quindi la cosa fa ancora più testo) che da bambino in paese vi erano coloro che venivano considerati ricchi. Ma non lo capivi nè da come di vestivano nè dalla macchina nè da niente. Era solo una voce. Si sapeva che la famiglia tal dei tali era "ricca" soprattutto in virtù dell'estensione di terre agricole in loro possesso piuttosto che dal numero degli animali dell'allevamento.
Di alcuni si vociferava che avessero i miliardi (di lire al tempo) in banca ma si vedeva girare questa gente sempre con gli abiti da campagna e sul loro trattore. Forse era vero o forse no.
Ma io ho visto i miei compaesani conoscere un aumento del benessere economico in tempi talmente rapidi che la cosa può assurgere a paradigma. L'influsso della Costa Smeralda cominciò ad arrivare, con un'ondata lunga, anche nel mio paese non proprio situato sul mare. Ma le persone si spostavano e andavano a lavorare a neppure tanti km da casa, in paese cominciavano a nascere e svilupparsi i bed and breackfast o gli agriturismi.
Sta di fatto che nuove macchine venivano acquistate, miglioramenti strutturali venivano apportati alle case, persone meglio vestite cominciavano a vedersi sempre più numerose.
Il mio paese è stato quasi uno spot a come questo modello economico (il modello capitalistico post-industriale con la presenza non meglio definita dell'interferenza pubblica e associativa) potesse distribuire a molti la ricchezza in mano a pochi.

Non vi racconterò adesso come le cose siano andate a finire nei dettagli ma quello spot non era nient'altro che uno spot.
La realtà è che la ricchezza continua ad essere in mano a sempre meno persone e sempre più questo sistema economico dimostra la sua incapacità a requilibrare i disequilibri.
Qualcuno dirà perchè lo stato e il pubblico interviene e non si da modo al mercato stesso di trovare degli equilibri.
Parleremo in qualche altro post dell'errore di fondo del meccanismo equilibratore del libero mercato.

Per adesso sappiamo che i ricchi ridiventano sempre più ricchi e molte famiglie un tempo considerate medio-borghese navigano troppo velocemente verso il margine superiore delle fasce definite povere.
Chi è povero oggi?
E' una definizione difficile anche se non impossibile. Così come definire chi è ricco e chi non lo è.
Povero viene definito colui che non ha finanze tali da garantire la sussistenza.
Ma cosa è la sussistenza in una normale città della nostra Italia oggi?
Avere una casa degna di questo nome, mangiare sufficientemente e dignitosamente e potersi permettere un livello minimo di quelle tanto agognate comodità moderne.
Entrando nel merito si vede quando la situazione sia spinosa.
Troppo spesso si pensa che i poveri siano solo coloro che vivono come clochard dormendo nelle panchine e facendo l'elemosina.
Mi dispiace, ma è una definizione e un'immagine di comodo.
Povero è un concetto relativo, molto relativo. In certi luoghi del mondo, aveva l'acqua corrente e cibo sufficiente è un indice di ricchezza. In certi contesti non avere l'I-phone o la macchina di grossa cilindrata è essere considerati poveri.
Povero è colui che si sente tale.
Il vero problema è che viviamo in un modo che continua ad alzare il livello di quello che è il minimo desiderabile e da possedere. Questo, anche se l'economia dovesse anche andar bene (COSA CHE NON E' VERA!), implica che sempre più persone sentirebbero, con il passare del tempo, di essere poveri.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 27 settembre 2010

Il denaro e l'attenzione

Cosa lega il denaro e l'attenzione?
Cosa c'azzeccano, direbbe qualcuno....
Il denaro sappiamo cos'è. Quindi................
Cioè, aspetta!
Lo sappiamo?
No.
Non lo sappiamo. Perchè se ti chiedo di spiegare ad un altro cosa esso sia, molto probabilmente non riusciresti.
E anche chi riuscirebbe in tale impresa, forse si sposterebbe solo su una definizione formale anzichè operativa del termine.
Una descrizione operativa di un termine è un modo di descrivere un fenomeno che ci permette di avere tra le mani degli strumenti concreti e immediati per apportare cambiamenti nell'area relativa all'oggetto considerato.

Se stessimo parlando della parola finestra, potremmo definire questa cosa in molti modi. Potremmo dire che una finestra è un oggetto presente nella costruzione di una casa e delle sue stanze. Oppure potremmo descrivere chi ha inventato la prima finestra e conoscere tutti i modelli di finestre esistenti e tutti i materiali con cui questo oggetto può essere fabbricato.
E così via. 

Ma possiamo trovare un modo più semplice e operativo per descriverla. Mi invento con voi la cosa. Potrebbe essere che definiamo finestra come quell'apertura fatta nei muri di una stanza per poter far entrare luce e aria fresce tramite un meccanismo di apertura e chiusura.
In questo modo, capiremmo quale è la sua funzione e questo ci porterebbe a capire che ruolo gioca nella costruzione di una casa abitabile.

Cos'è il denaro? Il denaro è un'idea. E' un'idea sostitutiva di un prodotto. E per prodotto intendiamo qualcosa che è stato costruito/modificato oppure un servizio. Quindi un oggetto, uno spostamento di un oggetto o un servizio. Un prodotto è un avere o un fare. Che hanno valore e per cui qualcuno è intenzionato a dare uno scambio.
Ma anzichè dare in scambio un altro prodotto (un altro avere o un altro fare!) da in scambio un sostituto di questi.
L'idea (che sta alla base del denaro) è che altri membri della società accetteranno questa cosa (il denaro!) quando saremo noi a voler acquistare un prodotto (un fare o un avere).

Se io taglio i capelli, qualcuno viene da me e mi chiede questo servizio. Io eseguo e pretendo uno scambio. Se chi si è fatto tagliare i capelli è un ortolano, forse mi potrebbe dare della verdura. Ma a me non piace la verdura oppure me la regala mia madre. Voglio delle scarpe nuove. Ma le scarpe le vende un tizio alla fine della strada. Il quale non vuole verdure. E nè che io gli tagli i capelli.
Lui vuole del denaro perchè con quello ci paga le materie prime. 
Così io che taglio i capelli chiedo denaro e pago con denaro.
Ma cos'è il denaro? E' il sostituto di un lavoro fatto o di un oggetto prodotto. Che altri accetteranno come mezzo di scambio.

Il denaro può assumere molte forme. Banconote, carnet di assegni, carte di credito, informazioni telematiche su un computer. Non vi è limite. Esistono addirittura le e-currency, denaro sotto forma di valuta elettronica. Emesse da società non finanziarie e completamente al di fuori dei normali circuiti bancari. Che comunque, visto che hanno credito, sostituiscono di fatto il denaro. Paypal di Ebay ne è l'esempio principe.

Ma l'attenzione?
Lo spiegheremo in un prossimo post.

Grazie per averci letto.

giovedì 23 settembre 2010

E' sicuro avere un lavoro dipendente?

Quando ero piccolo, mia madre era solita ripetermi in continuazione una solfa che doveva imprimersi a forza nei substrati del mio inconscio.
Mi diceva continuamente che dovevo preoccuparmi, una votla divenuto adulto, a farmi una posizione e trovare un posto fisso.
Le frasi erano diverse, i modi erano vari e i risultati altalenanti. Ma il concetto di fondo era quello.
Mia madre diceva quelle cose nel mio interesse, cercando di insegnarmi qualcosa che sarebbe stata utile per me.

La società umana è un contesto strano perchè una volta trovata una soluzione, che diventa una regola di vita, spesso muta a tal punto che la regola valida fino a solo pochi anni prima diventa in un primo istante inutile e successivamente dannosa.

La società umana ha nel fattore cambiamento uno dei suoi presupposti. E se centinaia di anni fa i mutamenti era nell'ordine di secoli, dopo i mutamenti sono diventati dell'ordine di decine di anni e adesso anche di soli pochi anni.

Il lavoro fisso aveva il vantaggio di conferire sicurezza. Adesso questo vantaggio è stato azzerato dalle problematiche di immobilità che esso comporta.
Non è possibile parlare di questa cosa parlando per astrazioni o generalizzazioni. Non staremo a dire tutti i posti fissi, tutti i lavori da dipendente.....
Capite che la cosa è stupida in se. Credo che sia evidente il senso del discorso.

Oggi come oggi, è crollato l'assunto che avere un lavoro dipendente sia sicuro. Forse Può essere stato vero in passato in questa nostra Italia. Forse negli anni '50, '60, '70 e '80. Un lavoro come statale, come dipendente pubblico o delle forze armate forse anche oggi garantisce determinati vantaggi. Ma probabilmente questi vantaggi e questa sicurezza è inversamente proporzionale all'anzianità di servizio. Chi inizia oggi in questi lavori ha sicuramente la scena meno favorevole rispetto a chi è già lì da tempo.

Ma sicuramente avere un contratto di assunzione a tempo indeterminato avrebbe bisogno, come minimo, di un restyling del nome. 
A tempo indeterminato era inteso fino a qualche anno fa come infinito. O per lo meno, fino alla propria pensione o alla propria morte. A volte le cose coincidono ma questo è un altro discorso.....
Io direi che la frase a tempo indeterminato debba essere sostituita da ASSUNTO A STABILITA' INDETERMINATA.
Un assunto oggi come oggi è totalmente in balia degli eventi.
La sua ditta potrebbe chiudere, potrebbe trasferirsi, potrebbe essere oggetto di giochi di speculazione finanziaria, borsistica o di clientelismo politico. La ditta potrebbe metterlo in esubero, pre-pensionamento, cassa integrazione e via dicendo. Dall'oggi al domani. Senza che, necessariamente, questo significhi che il prodotto o servizio della ditta sia diventato non richiesto o abbia subito un decremento dell'interesse.
Ormai non si può più dire che chi chiude lo fa perchè sta andando male.
Quante aziende italiane stanno licenziando pur andando bene o talvolta benissimo? Pur se i loro prodotti continuano ad avere successo ed essere richiesti dal mercato?
Quanto made in italy viene semplicemente localizzato altrove? Possiamo chiamarlo sempre made in italy?
Ma questa è un'altra domanda. E un altro post.

Oggi come oggi non è minimamente sicuro avere un lavoro dipendente. Come non è sicuro mettersi in proprio.
Siamo in una jungla e le leggi brutali e spietate della lotta alla sopravvivenza stanno riprendendo il sopravvento sul concetto di società civile. Qualcuno applaude questo. Io non applaudo questo perhcè questo inbarbarimento ci viene politicamente venduto come apertura dei mercati, come globalizzazione e come aumento della produttività.
E non scrivo queste cose cercando di difendere in modo egualmente politico il vetusto discorso delle conquiste sindacali e robe simili. Chi conosce il mio pensiero sa quanto sono distante dall'uso politico e demagogico di queste conquiste sociali.
La lotta per la sopravvivenza è qualcosa di duro. Non ci si può dimenticare di questo.
L'essere umano ha deciso di creare delle società per sopravvivere meglio.
Nel fare questo è avanzato lungo la linea, diventando sempre più civile e sempre più intrecciato con il suo prossimo.
Non si può pretendere di guadagnare denaro e quindi cibo, vestiario, riparo e qualità della vita, senza produrre.
A NESSUNO DOVREBBE ESSERE PERMESSO QUESTO.
Salvo aiutare chi si trova momemntaneamente in una condizione negativa dovuta alle normali avversità della vita e ha bisogno di sostegno da parte del gruppo sociale a cui si riferisce. E il concetto di momentaneamente è vario quanto varie sono le situazioni dei singoli. Ma il concetto rimane lo stesso.
Quale soluzione a tutto questo?

Ne riparleremo prossimamente in questa sede.
Grazie per l'attenzione.

martedì 21 settembre 2010

E' possibile fare i soldi con internet?

E' possibile fare i soldi con internet?
Questa domanda assilla ormai moltissimi utenti del web ed è un nodo cruciale del mondo economico già da una quindicina di anni, quando nacque la febbre per cosiddetta new economy, la nuova economia.
Nelle borse vennero creati dei listini ad hoc per le nuove società.
La velocità con cui le scene cambiavano impedivano che questi puledri di razza gareggiassero nella stessa pista delle obsolete e vetuste aziende dell'economia reale.
Già la parola fa un pò sorridere. Economia reale.... come se internet e i suoi dintorni non fosse reale..... quasi fosse irreale.

A parte questi giochi linguistici, il web è sicuramente uno dei più importanti avanzamenti tecnologici del XX secolo e sicuramente il più importante dell'ultimo quarto di secolo.
E' una frontiera nuova che ha aperto modi nuovi di comunicare, fare socialità e, ovviamente, economia.
Come tutte le invenzioni dell'uomo, non staremo qui a sindacare se sia positiva o negativa. E' sempre l'uso che determina la validità di una cosa piuttosto che la mera essenza filosofica a priori di ogni contesto.

Negli ultimi anni sono proliferati in rete sirene allettanti per offrire ai naviganti nuove occasioni per lavorare e fare business. Se dovessimo spostarci nella pagina di Google o qualsiasi altro motore di ricerca, e digitare frasi come lavoro da casa, fare soldi, guadagno da casa, guadagno con internet, business on line e via discorrendo, l'elenco cre si crea è lunghissimo.
Quindi sorge la domanda E' possibile fare i soldi con internet? Onestamente la risposta a questa domanda sarebbe dello stesso tenore di "è possibile fare soldi con il proprio lavoro nel mondo che mi circonda?".
E non la daremo, lasciando a voi l'onere di compiere questa semplice operazione di 2+2.
La domanda non è se. La domanda (come d'altronde tutte le domande di questo universo.....) è COME. E non lasciamoci distrarre dai tormentoni di pseudo-comici televisi.
La domanda è come si possono fare i soldi su internet. Questo blog dedicherà molto spazio nei giorni e nei mesi a venire a questo argomento. E cerchermo di trovare delle valide risposte alla domanda.

Possiamo sicuramente iniziare con un punto che prendiamo come base di partenza di tutti i nostri ragionamenti e analisi e cioè che è necessario selezionare le reti comunicative al fine di identificare di quali canali ci possiamo fidare e di quali no.

Per ora, grazie per l'attenzione.

venerdì 17 settembre 2010

Che cos'è il denaro?

Salva a tutti, molte cose bollono in pentola.
Quante? Migliaia di migliaia.

Mentre la nostra amata (ma abbandonata) nazione continua a soffocare in un'agonia di cui non si vede la fine ma che è ormai disastrosamente certo avverrà in tempi molto vicini a noi, qualcosa deve essere preso di petto.

L'Italia è stretta in una morsa di problemi strutturali che, innaffiati di alcune problematiche proprie del momento + un'estesa ridda di problemi economici mondiali, ci sta inesorabilmente divorando all'interno come un cancro.
Dal di fuori si vedono solo piccolissimi segnali. Ma quando si cercherà di intervenire, le metastasi tumorali saranno talmente radicate e sparse che neppure un trattamento d'urto avrà il minimo effetto.

Qualcuno rimarrà estremamente perplesso nel leggere questo incipit così pieno di ottimismo e positività. E penserà che mi sono convertito al gruppo dei disfattisti.
In realtà non mi piace appartenere nè al gruppo dei disfattisti nè al gruppo di perenni ottimisti. Ovvero di coloro che chiudono gli occhi dinnanzi a ciò che è.

Ottimismo dovrebbe significare semplicemente che il fato non esiste e che il futuro ce lo costruiamo noi. Significa che se si affrontano i problemi e la vita intera con impeto, determinazione e la convinzione di farcela, le probabilità di vittoria saranno molto, molto più alte rispetto ad un approccio remissivo.

Tornando a noi, mai come ora ogni persona ha l'opportunità di trasformare la sua vita, sia da un punto di vista personale che economico e finanziario.
Quante cose bollono in pentola, quindi? Tantissime.

E' in pre-lancio la piattaforma di Italia Network e il suo supporto per tutti coloro che vogliono fare business.
E' in fase di preparazione alla stampa un mio personale libro sul denaro presso una prestigiosa casa editrice di e-book. Appena mi comunicano notizie più dettagliate, ve lo farà sapere. Il libro è intitolato "Che cos'è il denaro? E come guadagnarne di più!". Anche se potrebbero esserci dei cambiamenti in fase di pubblicazione.

Vi lascio ricordadovi che vi è una sola soluzione nel lungo periodo e questa è CONOSCENZA.
I soldi non fanno la felicità. Questa si conquista con l'attività e il raggiungimento delle proprie mete. Ma i soldi dalla la libertà di fare e raggiungere.
Non sminute mai questo aspetto del denaro.
Non avere denaro per diventare accidiosi e materialisti, in uno spendere senza capo nè coda.
Avere denaro per essere più forti e causativi.

Grazie per l'attenzione.

martedì 14 settembre 2010

Ripresa dei lavori: Nuove iniziative

Salve a tutti.
Questo blog è nato per affrontare temi che spaziano dall'economia alla finanza passando per il marketing.

Proprio a questo proposito, annunciamo che questo sarà il blog ufficiale di Italia Network, ovvero di un progetto creato da una serie di professionisti finanziari e commerciali nel campo dell'internet marketing.

Cos'è Italia Network? Di cosa si occupa? Vende qualcosa? Cerca di rifilare qualcosa a qualcuno?
Un'altra fregatura via web?

Cercheremo di rispondere in modo completo a queste domande in questo blog. Ma cercheremo di andare oltre, di vedere con te cosa il mondo finanziario e economico ci propone oggi.
Cambiare. Cambiare. Cambiare.
Non vi è altra strada. Al giorno d'oggi le cose viaggiano velocemente. Forse troppo ma è inutile starci a speculare su. La situazione è così, i panorami mutano e gli equilibri si modificano.
Iniziamo quindi questa avventura insieme.
Buona lettura e grazie della pazienza.

venerdì 16 luglio 2010

Stop ai lavori fino a settembre

Salve a tutti. La mia presenza su questi lidi si è rarefatta notevolmente.
Purtroppo questo governo continua a emanare norme e allo stesso a non dare un chiaro contenuto a queste. Ciò comporta molta confusione, soprattutto nel mercato finanziario in cui opero come agente.

Ci sono molte trasformazioni in atto e questo mi ha costretto ad allontanarmi da un progetto, questo e altri blog, che attualmente non ha la priorità.

Posso dirvi che mi sono dedicato alla scrittura e che ho finito la stesura di un libro. Proabilmente ne riparleremo.

In ogni caso, per una questione di corretteza, devo informare i lettori, che sospenderò gli interventi in questo blog fino a settembre.
I mesi estivi sono storicamente poco proficui per il mondo hyip e in quest'ultimo periodo con un quasi totale azzeramento dei programmi storici, è proprio indicato prendersi una vacanza.

E' mia convinzione che con l'arrivo dell'autunno nuovo vigore arriverà da questo tipo di attività. Staremo a vedere.

Vi ringrazio per l'attenzione e vi auguro una bellissima estate.
Ciao.

venerdì 21 maggio 2010

L'economia e la finanza sono veramente 2 scienze?

Ho una storia da raccontarvi oggi.
Magari qualcuno dirà: "Ma che pizza!!!!" e forse avrà ragione... Ma forse dentro c'è una morale.
Alla fine dell'ultimo anno di liceo, avevo dinnanzi la quasi certa prospettiva di andare all'università la l'incerta decisione di quale facoltà scegliere.
Dopo lunghi e penosi ponderamenti, scelsi la facoltà di economia e commercio perchè pensavo (al tempo) alcune cose:
  • Che le università fossero i luoghi in cui le moderne società condensassero il meglio della conoscenza e della ricerca dell'ingegno umano all'interno delle varie discipline.
  • Che ogni facoltà, partendo dai presupposti di Bacone, di Galilei e d i Cartesio, insegnassero solo discipline scientifiche ovvero discipline al cui interno fosse assodato quel metodo di ricerca scientifica.
  • Che l'economia fosse una scienza ovvero un corpo di conoscenza basato su assiomi e che procedeva tramite esperimento, ovvero induttivamente e non deduttivamente come le precedenti discipline basate sul metodo aristotelico.
Ovvero, per renderla breve, ero convinto di andare in un posto serio in cui si insegnavano onestamente delle cose serie e professionali.
Dopo un pò di tempo all'università, sicuramente scoprii i limiti incredibili del metodo di insegnamento. Ma studiavo dei testi che sembravano reggersi sulla roccia.
Se si visiona un qualsiasi libro di economia politica, ad esempio, si noteranno formule matematiche (di natura anche abbastanza complessa), formule statistiche, leggi e quant'altro.
Ci saranno modelli matematici di previsione degli andamenti economici, etc. etc.

Di certo la mente giovanile e ingenua del giovane, velocemente si chiede come mai, pur possedendo questa conoscenza, ci siano ancora dei fallimenti del mercato. Ma questa domanda comincia solo a sfiorare il nocciolo del problema.
Dopo aver digerito, in un modo o nell'altro, tutta quella conoscenza ed essere passato al vaglio delle verifiche dei professori, si incomincia a confrontarsi con la vita e l'economia reale.
E cominci a vedere che tutta quella tua conoscenza fatta di modelli, matematica ed esempi teorici mal si adattano ai contesti reali in cui ci si muove.
Non che io minimamente voglia dire che tutto ciò che si studia in una facoltà di economia sia stupidaggini o sia pattume inutile. Nessuno pensi questo perchè io non lo sto dicendo. Anzi molta di quella conoscenza mi è servita tantissimo per giungere dove sono adesso.

Dico solo che ormai appare fin troppo evidente che il modo in cui moltissimi dati sull'economia (e la finanza che ne è solo un carrozzone a traino) insegnati nelle cattedrali occidentali del sapere, è impregnato di una malizia di fondo.
Si vuol far credere allo studente che il mondo è vittima di una manichea divisione fra il bene (l'economia di mercato) e il male (l'economia pianificata con intervento statale).
Ora queste 2 situazioni non sono che astratti modelli teorici e non sono neppure in completa antitesi. Non giacciono neppure sullo stesso piano. Quindi è assurdo ogni confronto o scala di migliore/peggiore.

Per quanto molti di noi abbiano osservato che spesso la gestione pubblica di alcune realtà sia stata deleteria, ciò non significa che la trasformazione ipso facto della cosa in gestione privata garantisca alcunchè. Spesso la radice del problema viene inglobata nella trasformazione e nella gestione privata troviamo ciò che di deleterio vi era nella gestione pubblica con in più spesso molti altri problemi.

Quello che vorrei abbattare è l'idea che queste disciplina assurgano alla dignità di scienze. Non è così. Esse sono manipolate da un'influenza politica di fondo che le sposta violentemente dal terreno della conoscenza certa e verificabile collocandole nella terra del "Questo è vero perchè lo dico io che ho più potere di te!".
Qualcuno so che pensa che ciò è assolutamente nell'ordine delle cose perchè non è possibile a priori ipotizzare la costruzione di una scienza parlando di faccende e vicende umane.
Anche questo è un punto di vista che, per quanto rispettabilissimo, è pur sempre un fattore arbitrario introdotto a forza nell'equazione. Chi dice che le cose stiano così e che invece, eliminate le pessime influenze delle lobby, sia assolutamente possibile creare delle discipline che si occupano di economia basandosi su precise leggi che, oltre spiegare quanto succeda, possano anche fornire strumenti reali e concreti per prevedere l'immediato futuro e dirigere le nostre azioni?
Chi lo dice?

Io penso che una disciplina chiamata economia che abbia la stessa dignità di una scienza come la chimica sia possibile. Non verità assolute, perchè neppure la fisica e la chimica hanno questo dono. Ma la fisica e la chimica ci hanno portato fuori dalle grotte e ci hanno costruito case, computer, elettricità, computer e tv.
La fisica e la chimica ci hanno creato attorno un mondo che ha le potenzialità per essere goduto.
Che poi noi siamo incapaci di godere appieno delle potenzialità del mondo che ci siamo costruiti attorno è un altro discorso. Non dipende dalla fisica o dalla chimica.

Sicuramente la situazione pessima di questo mondo può in gran parte, invece, essere ricondotta alle nefaste conseguenze di certi assiomi economici.

E di questo ne riparleremo presto.
Grazie per l'attenzione

giovedì 20 maggio 2010

Che direzione prenderà il blog?

L'idea di questo blog non è quella di aprire uno spazio giornalistico di notizie sull'economia.
Di questi spazi ce ne sono tanti e, perchè comunque molto importanti per avere informazioni di background, metteremo una lista di link utili.
Non che questo blog non voglia anche essere di volta in volta un luogo in cui carpire notizie succose o informazioni simil-giornalistiche.
Non intendo questo.
Intendo che Denaro e Dintorni non vuole essere nè un semplice blog di news (spesso copiate e incollate da qualche altra parte!) e neppure una semplice vetrina di MLM (sistema di vendita multilivello) o super occasioni di business.

Urlare qualcosa è un buon modo per attirare l'attenzione. Aggiungere alla significanza di ciò che si dice la forza brutale delle onde d'urto del suono è tremendamente efficace.
Ma per l'essere umano esiste anche un altro aspetto della cosa, una faccia nascosta della luna.
Ovvero se si urla continuamente, il livello zero di partenza del rumore si attesterà ad un livello più alto e per ottenere lo stesso effetto di prima occorre allora URLARE ancora più forte.
E così via.
Per di più quando la significanza di ciò che si veicola non è all'altezza della potenza fisica e sonora del messaggio, tutta la baracca crolla su se stessa. Non si può continuamente dire che si ha tra le mani l'affare del secolo o il business del millennio.
Potrebbe anche essere vero ma se accade accade una volta sola. O se accade 2 o più volte, quello non era il business del millennio ma solo un business (forse buono o forse cattivo).
Scusate la stringete logica ma non ne posso fare a meno.
Conosco una persona, più conoscente che amico, che ogni tanto mi contatta con un incredibile occasione da sfrutttare al più presto. L'ultima cosa proposta è quella FINALE, che annichilisce tutte le precedenti. Solo fino alla successiva, però..... E quando gli chiedi delle precedenti c'è sempre un increidbile abilità a giustificare il perchè e il percome non abbia funzionato. E anzi a spiegare come il nuovo business, invece, rimedi proprio a quei fattori che sono stati l'insuccesso della precedente occasione.

Non che io adesso voglia disilludere tutti su possibili occasioni di business. Non voglio farlo.
Ma penso che un approccio a vanvera senza una precisa mappa mentale sulla cosa e una precisa organizzazione e strategia sia più dannoso che utile.

Ma ne riparleremo.
Per adesso vi ringrazio di essere stati qui.

Grazie per l'attenzione.

martedì 18 maggio 2010

Una situazione di crisi

Che sia tempo di crisi non è notizia strana che possa essere data come scoop giornalistico.
Ma a ben vedere, qualcosa di cui "sparlare" come direbbe qualcuno c'è.
Crisi viene dal greco e significa discernere, dividere qualcosa per capirla. La crisi è una fase di divisione ma di comprensione di discernimento.
Una "discesa agl inferi" di tipo catartico.

I mercati sono in crisi ma alla fine dei conti, sapevamo che questo sarebbe successo.
Anzi, se proprio dobbiamo e vogliamo essere ottiministi (gusto per restare in berlusconiana scia), sarebbe giusto dirla tutta e sapere che il futuro non riserva migliore previsioni o magiche riprese.
Non che io inviti al medioevale "pentitevi" tanto la peste dei mercati colpirà tutto e tutti.
Il mio non è neppure un pessimismo emotivo del tipo "Tanto le cose andranno sempre peggio".
Si tratta di capire esattamente cosa sta succedendo e da dove parte la situazione.
Questo blog non risponderà a tutte le domande nè si pone come "sapienza suprema" e faro di luce per i poveri viandanti dell'economia, persi nelle nebbie del mercato.

Le risposte sono, in ogni caso, sotto gli occhi della gente.
Se si bazzica per il web le rispost enon mancano e moltissimi siti spiegano bene quali siano le cause delle attuali difficoltà e cosa ancora andrà a succedere.
Magari ci preme dare ai lettori qualche chiave di lettura in modo che, quando quelle informazioni passassero sotto il loro occhi, riescano a trattenerle in modo migliore.

Non volevo iniziare questo blog con le solite giustificazione del perchè questo progetto sta decollando in maniera così lenta.
Così le tiro fuori ora.
La crisi ha colpito anche questo progetto. Nel senso che, nei piani originali, c'era un certo programma di azione che è stato molte volte cambiato proprio per dedicarsi a aggiustamenti e impegni che facessero fronte a un periodo di particolare turbolenza.
Non diciamo che la turbolenza è finita. Diciamo che certi provvedimenti si sono dimostrati efficaci.
Quindi è mia precisa assunzione di impegno nel dire che da oggi, ogni settimana ci saranno almeno 5 post su questo blog. Per sviluppare tutti i discorsi intorno al denaro e le altre cose che vi girano intorno.

Grazie dell'attenzione.

mercoledì 14 aprile 2010

Una pausa per Pasqua: il valore degli affetti

In fin dei conti sono io che scrivo in questo blog e alla fine mi do sempre ragione.
Strano incipit....
No, solo per dire che sono stato assente in questi ultimi giorni per trascorrere un pò di tempo in famiglia.

Ma, dopo la pausa pasquale, torniamo ancora più agguerriti.

Ho in preparazione un nuovo sito sulle tematiche più strettamente finanziarie e aziendali e un nuovo sito sul network marketing.

Ma vi lascio, ricordandovi il valore degli affetti.
Ogni individuo è qualcosa solo perchè ha valore in funzione di chi lo circonda. Senza affetti, senza persone a cui rendere conto o a cui dare affetto, attenzione o aiuto, siamo ben poca cosa.
L'uomo più infelice del mondo è sempre e soltanto l'uomo che si sente solo. Potrebbe non esserlo ma di sicuro, se ripendiamo ai momenti in cui siamo stati veramente felici, i momenti in cui la vita sembrava veramente sorriderci, quei momenti sono stati quelli in cui abbiamo condiviso qualcosa con qualcuno: anche se fosse solo stata un'unica altra persona.

In un mondo che si imbarbarisce sempre più, nonostante il continuo proliferare di pseudo-soluzioni tecnologiche portatili, ricordare queste semplici, semplicissime cose non è roba da deboli di cuore.
See you later.....
E grazie per l'attenzione e
per Aspera ad Astra!

venerdì 26 marzo 2010

Da cosa dipende avere un lavoro? Cerchiamo una risposta

Da cosa dipende avere un lavoro?
Passo indietro.
Che cos'è un lavoro?

Lo so, sto procedendo in modo asciutto e diretto. Forse gradireste dei preliminari ma oggi non sono in vena di mielosi corteggiamenti.
Subito al sodo!

Un lavoro è qualcosa che possiamo definire prendendo a prestito le definizioni della fisica.
Per la fisica il lavoro è forza x spostamento.
Nel mondo economico il lavoro forse non ha o non dovrebbe avere un tipo di definizione così puntuale ma ci interessa il concetto.
Il concetto è che il lavoro è qualcosa legato ad un'applicazione di energia per ottenere un mutamento.

L'economia si basa sulla creazione di mutamenti al fine di tenere in vita un sistema.
E il lavoro è il manifestarsi di questi mutamenti.
Quindi lavorare può essere ridefinito in modo piuttosto semplificato come applicarsi nella gestione di qualcosa che muta o si sposta in uno spazio.
Ancora più semplificato il lavoro può essere definito come la gestione di energia nello spazio.

Da cosa dipende avere e mantenere un lavoro?

Dipende dalla propria capacità e abitilità nel sapere quale energia occorre gestire, in quale punto dello spazio e ottenere un mutamento che abbia effetti positivi.
Semplificando, avere un lavoro dipende dalla propria capacità di SAPER FARE qualcosa.
E ottenere mutamenti con effettivi positivi per il sistema di riferimento.

Qualunque deviazione da questo presupposto di base, ci fa entrare nel caos delle ideologie politiche o nell'insensatezza di tutte quelle pseudo definizioni sociol-baristiche-the alle 5 che le persone a volte mettono in piedi.

Se vogliamo avere un lavoro, occorre:
1) capire il sistema di riferimento nel quale stiamo operando! (abitare a Milano non è la stessa cosa che lavorare a Il Cairo o a Crotone o a Maracalagonis)
2) conoscere quali capacità naturali abbiamo.
3) stimare le proprie risorse materiali, spirituali, culturali e di rapporti di amicizia abbiamo.
4) valutare quale tipo di prodotto/servizio siamo in grado di eseguire in questo momento.
5) decidere quali attività da noi conosciute sono affini ai 4 punti di cui sopra.
6) stilare una classifica delle attività da noi conosciute in base a quanto bene riescano ad amalgamare i primi 4 punti di cui sopra.
7) decidere quale attività intraprendere.
8) crearsi un'identità lavorativa (esempio: io sono un elettricista!) definendo il nome di quello che siamo, l'attività concreta di quello che dovremmo fare e l'oggetto/servizio che dovremmo ottenere.
9) stabilire in modo ancor più preciso che prodotto/servizio finale dobbiamo ottenere.
10) verficare nuovamente che quello che dobbiamo ottenere sia SCAMBIABILE con il sistema di riferimento come da punto 1. Per scambiabile intendiamo qualcosa che il sistema deve richiedere ciò che potremmo offrire o almeno deve poter desiderare in tempi stretti questo prodotto/servizio se glielo offriamo.

A questo punto sappiamo chi siamo e cosa vogliamo.
Ma più importante sappiamo che possiamo offrire. Ovvero COSA SAPPIAMO FARE.
Questo nostro "saper fare" avrà un prezzo ovvero ci sarà una valutazione di quanto il sistema vuol pagare quel "saper fare".

Come si può vedere alla fine la procedura è semplice e molti di voi l'hanno seguita in quasi tutti i gradini.
Eppure c'è una spinta confusionaria e disgregante che continua a far dubitare le persone riguardo a ciò.
Si introducono fattori non pertinenti, come la scorciatoia criminale oppure la collocazione parassitaria.

Ho cercato a volte di assumere persone per le mie aziende.
Offrivo dei posti di lavoro, guadagno e possibilità di crescita.
Eppure moltissimi venivano da me e prima ancora di capire cosa veniva loro proposto mi chiedevano "Quanto pagate?".
Al che io rispondevo: "Tu quanto vuoi guadagnare?". Risposta= punto di domanda grande grande!
Allora correggevo: "Quanto pensi di valere tu? Quale compenso pensi sia adeguato alla tua compentenza e professionalità?". Qui le risposte fioccavano.
12 euro l'ora oppure 1200 euro al mese o robe del genere.
Al che tornavo in sella e chiedevo: "Tu cosa sai fare?". E qui ritornava la nebbia.

Ma mi chiedo come si può cercare un lavoro se non si sa fare qualcosa di specifico?
Beh, qualcuno di voi obietterà che una persona va in giro e, se ha bisogno di lavorare, si mette a disposizione per fare quello che c'è da fare. La persona è volenterosa e impara in fretta.
Ho conosciuto questo tipo di persone e questo genere di lavori.
Non c'è da meravigliarsi che oggi lavorino e domani no. Non hanno identità. Non sanno ottenere qualcosa ma solo tramutarsi in un ingranaggio che funziona in quella macchina specifica.
Sparati fuori dalla macchina non servono più.

So che le mie parole sembrano dure. Lo sono. E mi sono sforzato di ammorbidirle parecchie.
E se qualcuno pensa che sia una persona a cui hanno fatto trovare sempre la pappa pronta o che non ha sgobbato in lungo e in largo fin da giovane, conoscendo ogni tipo di lavoro......
beh, costui si sbaglia.
Non dico di aver fatto tutti i lavori di questo mondo ma sicuramente i principali si.
Ho lavorato in campagna e ho raccolto frutta. Ho lavorato come operaio edile e come caricatore di camion. Ho fatto il camionista e il cameriere. Il commesso e il venditore porta a porta.
Ho fatto l'imprenditore e il consulente aziendale.

Da cosa dipende avere un lavoro?
FIRST da una visione chiara delle cose e SECOND dal saper essere bravi a fare qualcosa di concreto che possa essere collocata sul mercato come fattore di scambio.
Alla prossima.

per Aspera ad Astra!

giovedì 25 marzo 2010

Da cosa dipende avere un lavoro?

Ciao a tutti,
e grazie per essere qui.
Come annunciato ieri, ho deciso di riprendere questo percorso insieme a voi nel mondo del denaro e della cose che vi stanno attorno.
Cioè lavoro, economia, finanza, risparmi, efficienza, managerialità, idee, marketing e chi più ne ha ne metta.

Lo riprendo insieme a voi con grandi sogni.
Lo riprendo insieme a voi desideroso di imparare ancora e sempre di più.
Come consulente aziendale ho seguito parecchie persone nei miei anni di lavoro e parecchie aziende.
Ho spaziato dalla semplice consulenza sulle campagne di marketing o promozionale, alla riorganizzazione di una struttura fino alla semplice consulenza fiscale o finanziaria.
Negli scorsi anni ho tenuto parecchie conferenze sull'argomento. Mai che ci fossero molte persone, questo lo ammetto ma.........

Il concetto di fondo è che ho sempre IMPARATO tanto. E ho sempre cercato di tenere conferenze, corsi o consulenze con quasi l'unico intento di IMPARARE.
Dico quasi perchè per un pezzo c'era anche il desiderio di portare a casa qualche soldo con cui pagarmi la spesa e l'asilo di mio figlio. Questo mi pare naturale.

Ma ribadisco che non sono mai stato guidato dall'intento di INSEGNARE qualcosa a qualcuno. Certo, questo, di tanto in tanto, avviene. Non lo si può impedire.
Ma il processo di apprendimento è personale. Non è un travaso da un contenitore all'altro.
Il processo di apprendimemento è attivo e gestito da chi apprende. Non da chi trasmette qualche informazione.
Io ho cercato solo di condividere qualcosa con qualcuno e mai di insegnare.
E condividendo è accaduto sovente che io imparassi e chi ascoltava no.

Se proprio dobbiamo mettere in luce una possibile differenza fra me che dicevo qualcosa e chi ascoltava è sicuramente questo fatto: IO ERO LI' PER IMPARARE. Molti degli intervenuti no.

Perchè?
Perchè molti pensano già di sapere. E questo è il primo e più grande ostacolo all'apprendimento.
Lo studente che pensa di sapere già tutto non apprendere niente e non si muoverà di un centimetro dalla sua postazione.

Quindi eccomi qui a cercare di imparare ancora nuove cose con voi.

A parte ciò, mi chiedo e vi chiedo: da cosa dipende avere e mantenere un lavoro?
Per quanto moltissimi di noi siano subito corsi a schiacciare il pulsante A che dice che "DIPENDE DAGLI INCOZZI E DAGLI APPOGGI", io direi che molte altre cose debbono essere dette a riguardo.
Ma visto che voglio scrivere post e non romanzi, vedremo la cosa alla prossima puntata.

Grazie mille dell'attenzione.

per Aspera ad Astra!

mercoledì 24 marzo 2010

Il blog riprende a lavorare

Sono lieto di tornare a scrivere su questo blog.
Mi scuso con i lettori di questa assenza che ha quasi stroncato l'esistenza di questa creatura.

In questi ultimi mesi mi sono dedicato molto nel cercare di analizzare e comprendere il nuovo sistema che si stava e si sta preannunciando alle porte.
I vecchi paradigmi dovevano essere studiati e compresi meglio perchè qualsiasi opinione è inutile nel momento in cui quel dato non si tramuti sic et simpliciter in uno strumento operativo e concreto nelle mani di qualcuno.

Nel 2009 danzavano nella mia testa molte iniziative.
Iniziative che intendo realizzare in questo nuovo anno di crisi.

Si è parlato molto di crisi in questi ultimi mesi.
La parola crisi viene dal greco krino che significa separare o decidere.
Mai etimologia diede maggiori spunti di riflessione.
E' un momento di grande spartiacque. Il mondo e la vita di ognuno di noi sta subendo grandi cambiamenti.
E qui subentrano le decisioni.

E' mio impegno tornare a farvi compagnia ogni giorno.
Nessuno di noi ha la verità infusa e mai mi permetteri di far pensare a nessuno che io abbia la comprensione di tutto o la verità in tasca.
Ma leggere e conoscere altri pensieri e punti di vista è ciò che fino ad oggi mi ha fatto crescere.
E quindi con estrema gioia sono qui a crescere insieme a voi.
Perchè io posso forse darvi qualcosa ma voi potete sicuramente darmi qualcosa.

Grazie per l'attenzione.
per Aspera ad Astra!
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