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venerdì 11 novembre 2022

L'uomo che ha perso più soldi nella storia in un solo giorno

"Storie di tutti i giorni" cantava Riccardo Fogli.
Ma non è questo il caso.
Anche se è una storia dei nostri giorni.

Particolare, veramente.

Di che parliamo? 
Di un giovane signore americano, al secolo Sam Bankman-Fried, che ha stabilito un record assoluto.

E' diventato colui che ha perso più soldi, come singolo individuo, in un solo giorno nella storia umana.

Parliamo di aver perso un valore stimato di 15 miliardi di dollari in un sol giorno.
Si, hai letto bene. Questo tizio ha perso 15 miliardi (non milioni, miliardi) di dollari in un sol giorno.

Ah, se sei preoccupato per lui, sappi che non è diventato povero, visto che è rimasto con 1 miliardo di euro di attivo ancora in suo possesso. Quindi probabilmente riuscirà a fare la spesa questa settimana.

Ma, a parte l'aspetto goliardico e quasi irriverente del fatto, che si presta a molteplici spunti di satira, la cosa dovrebbe farci fare e porre le giuste domande.

Questo blog nasce dall'idea di portare economia e finanza agli aspetti basici e comprensibili.

Quindi, cosa ne deduciamo?

Il senso comune di una persona comune si interroga e molti di noi si risponderanno che la cosa non è possibile. Come è possibile perdere o bruciare 15 miliardi di dollari in un giorno? Sembra strano. E in effetti lo è. Semplice.
Cosa abbiamo
Furto?
Incendio?
Alluvione?
Truffa?

Niente di tutto questo. La realtà, questa si amara e importante, è che al mondo ci sono moltissime persone che vengono ritenute ricche ma che poi, all'atto pratico, non lo sono.
Anche se lo sono.

Lo so. E' un paradosso. E infatti è questo paradosso che vogliamo esaminare.
Il signor Bankman-Fried è un grande investitore e proprietario di criptovalute. Il suo patrimonio e la sua ricchezza era dovuta al possesso di un portafoglio di questo tipo di valtte. Le criptovalute.... ricordi? Ne abbiamo parlato qui.
La questione è che se possediamo 100.000 sghenghi (nome inventato per dire una cosa) e il mercato (che è fondamentalmente un accordo non scritto) valuta ogni sghengo 100.00 euro, io avrò una ricchezza (potenziale) di 10 miliardi di euro. Ma se il mercato cambia idea, e il valore di uno sghengo crolla da 100.000 euro a 10 euro, io adesso avrò una ricchezza (sempre potenziale) di solo 1 milione di euro.

E così è andata al signore americano. 

La realtà è che stiamo entrando in un tunnel PERICOLOSISSIMO. Le persone ricche non sono più quelle che hanno beni di valore (terreni, case, industrie, macchinari, brevetti, formule) ma che hanno beni di valore stimato. E' tutto ormai una questione di valutazioni che si basano su valutazione che si basano su accordi che si basano su scommesse che si basano su andamenti di qualcosa. Che a volte sono cose concrete ma a volte no.

E' nostra opinione che dobbiamo svegliarci da questo specie di sogno. In cui la ricchezza (reale) viene ottenuta basandosi su produzione di cose intangibili.

Se la questione continua senza intervento non delle autorità ma nostro, si prepara un disastro.
Qui un approfondimento sulla notizia: https://www.fanpage.it/innovazione/tecnologia/la-storia-di-bankman-fried-il-miliardario-delle-cripto-che-ha-perso-il-94-dei-suoi-soldi-in-un-giorno/

GRAZIE MILLE PER L'ATTENZIONE

lunedì 29 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (3a parte)

Quindi, in conclusione, le criptovalute sono una opportunità o una truffa?

Ovviamente non si può rispondere in modo perentorio e definitivo a questa domanda, cercando di rimanere moralmente onesti nel proprio giudizio.
Sarebbe come stabilire a PRIORI se un coltello sia o meno uno strumento di morte oppure fosse un utile utensile da cucina.

L'uso che se ne fa nel concreto determina quale delle 2 posizioni prevale.
Però, come per il coltello, sicuramente la nascita delle criptovalute nasce da una esigenza. Ovvero quella di creare un sistema di interscambio di valore (in parole povere la funzione della moneta) al di fuori dei circuiti bancari consueti.

I motivi sono vari. E probabilmente questo esplorare queste potenzialità, porta con se la potenzialità di aprire nuovi orizzonti finanziari attualmente non pienamente compresi.

Ci sono delle situazioni (non tanto in Italia ma in alcuni paesi del mondo) in cui il bitcoin (più di altre criptovalute) è andato a sostituire la "classica" moneta circolante e le valute come il dollaro. Un esempio è il LIBANO di questi anni, paese sprofondato in una incredibile crisi finanziaria che sta andando avanti con la genialità dei singoli cittadini che usano le criptovalute per mantenere funzionante il sistema finanziario nazionale (per volesse approfondire si veda https://www.nicolaporro.it/crypto-nft/universita-libanese-blockchain-e-crypto-per-contrastare-la-crisi-nel-paese/ oppure https://www.ofcs.it/economia/libano-la-sfiducia-nelle-banche-provoca-un-boom-di-bitcoin/#gsc.tab=0)

Ma è anche vero che le criptovalute, permettendo lo scambio di denaro al di fuori dei normali circuiti bancari, ha anche avuto un largo uso da parte di criminali comuni e criminalità organizzata per scambi di merce non propriamente legale. Armi, droga e forse anche cose peggiori.

E' sicuro, però, che nella quotidianità questo concetto e questo mercato (quello delle criptovalute) venga usato come specchietto per le allodole e come trucco da prestigiatore per nascondere schemi truffaldini di finti investimenti.
Ora è un pò di moda.

Ti contatto via telefono, ti faccio la pubblicità o mi avvicino a te come fossi un promotore finanziario e accecandoti con mielose parole di facili guadagni in un mercato che sembra il campo dei zecchini d'oro del Gatto e la Volpe di collodiana memoria, il gioco è fatto.
Così si mette in piedi il solito e funzionale schema PONZI, in cui si finge che ci sia un sistema di investimento che funziona ma poi alla fine solo i più furbi guadagnano sulla pelle di moltissimi disgraziati che perdono tutto (dedicheremo un post apposito sugli schemi PONZI, su cosa sono, come funzionano e perchè si chiamano così).

Le prove di quanto diciamo? Beh, una delle più grandi truffe degli ultimi anni è stata la criptovaluta ONE COIN. Anche se in realtà probabilmente non è neanche mai partita, in pochi anni questa finta criptovaluta ha drenato e fatto sparire 4 miliardi di dollari e truffato circa 3 milioni di investitori. (si veda qui 
https://innovazione.tiscali.it/fintech/articoli/truffa-onecoin-e-poyais/ e qui https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bulgaria/One-Coin-storia-della-criptovaluta-che-ha-ingannato-il-mondo-207095 ma il web è pieno di articoli su questa storia).
La cosa curiosa è che noi abbiamo conosciuto ONE COIN quando non la conosceva nessuno, essendo stati invitati ad una riunione esclusiva con persone vicino ai gran capi. Molti anni fa. Quando ancora nessuno sospettava che le cripto potessero essere usate come pretesto per delle truffe. Mi ricordo che alla fine della presentazione tecnica della nuova frontiera del guadagno milionario, novella bitcoin, posi delle semplici domande tecniche sul meccanismo di creazione del valore della moneta e su quali basi sapessero che in pochi anni quella cripto avrebbe aumentato il suo valore.
La pochezza della preparazione degli interlocutori fu sufficiente per comprendere.

Anche da poco, nel Veneto abbiamo avuto lo scoperchiamento di un'altra truffa. Qui nessuna nuova cripto ma solo promesse di rendimenti elevati sugli investimenti sul mercato delle criptovalute. Cifre più basse, solo 100 milionni di euro e circa 6000 persone che hanno perso un mucchio di soldi. Ma il concetto è quello (https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/cronaca/22_agosto_17/treviso-truffa-criptovalute-scomparsi-100-milioni-euro-tre-indagati-549c27d6-1e72-11ed-86e2-51fb1c7b912a.shtml).

Morale?
Si fa leva sempre sulla relativa ignoranza delle persone. Che non significa che le persone siano stupide. Non solo sono. Anche se spesso ci si intestardisce a voler credere a qualcosa a dispetto di qualsiasi evidenza.
La soluzione è informarsi.
Certo.
Non si può sapere tutto di tutti. Ed infatti, proprio per questo, è necessario trovare persone di fiducia con cui il rapporto si stabilisce pian piano nel corso del tempo e di cui sia possibile verificare la professionalità e affidabilità.

Gente come noi, ad esempio.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

martedì 23 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (2a parte)

Una criptovaluta NON è emessa da alcuna banca.

La criptovaluta nasce in seno ad una intuizione matematica di un individuo, che al momento viene replicata da moltissimi altri. In pratica una criptovaluta nasce dalle elaborazioni matematiche di un computer.
Una volta creata una formula, uno o più computer elaborano quella formula matematica fino a giungere ad un risultato. Il risultato è una specie di codice identificativo unico che identifica (appunto) la singola moneta della criptovaluta. Così come ogni banconota ha un suo codice seriale, così ogni criptovaluta ha un suo codice matematico (estremamente complesso) che o identifica.

Questi codici identificativi si aggregano in un file aperto e pubblico (il file viene ovviamente espresso sotto forma di complicatissime formule matematiche) che viene chiamato BLOCKCHAIN, che in inglese significa Catena di Blocco. La blockchain è un registro, espresso con formule matematiche in cui è registrata la genesi e l'identità di ogni singola moneta della criptovaluta di cui parliamo. Non solo. Nella blockchain viene di volta in volta aggiornato anche ogni evento di quella singola moneta. Ovvero chi la prende, chi la vende, quando la vende e così via. E il tutto viene conservato e rimane a disposizione.

Il tutto è partito da una singola criptovaluta, la più famosa e probabilmente quella che ha più valore e sicurezza. Ma solo perchè è quella che ha più popolarità. E' il Bitcoin. La formula del Bitcoin ha in se una furbata. Fin dall'inizio si sapeva che il numero massimo di unità di moneta che era possibile creare era fissato in 21 milioni. Quindi  la formula matematica che crea i bitcoin potrà creare solo 21 milioni di pezzi.

Attualmente sembra che ci siano 18,81 milioni di bitcoin in circolazione. E il numero difficilmente aumenterà. Gli ultimi bitcoin ad essere creati (nel gergo delle cripto si dice "minati" da miniera e minatore....) sono anche i più difficili da estrarre. Occorrono mesi di complicatissime elaborazioni di centinaia o forse migliaia di computer collegati insieme per estrarre il bitcoin in più. E tantissima energia elettrica.
Questo fattore, la limitatezza del numero dei bitcoin, ha fin da subito creato l'effetto scarsità.
E l'effetto scarsità fa aumentare il valore di qualcosa.
Basta dare un'occhiata anche ad altri prodotti. Non appena qualcosa diventa scarso, il suo presso aumenta (vedi pellet o gas ad esempio).
Così nell'anno di uscita del bitcoin (2009) la prima moneta di questa criptovaluta valeva 0,00076 dollari. Praticamente niente. 

Nel corso del tempo il valore di ogni singolo bitcoin è aumentato in modo esponenziale. Toccando 56.000 dollari nel novembre del 2021. 1 bitcoin = 56.000 dollari.
Oggi un bitcoin vale 21.608 dollari. Il che ci mostra quanto effimero e volatile sia il suo reale valore.

E le altre criptovalute?
Dopo l'enorme successo dei bitcoin, diventati più che altro strumento speculativo piuttosto che moneta che serve realmente nell'economia reale per i pagamenti, altri hanno cominciato a seguire la strada battuta dal bitcoin.

Si capiva che si era creato un nuovo mondo di opportunità e di conquista. Favoriti inoltre dalla totale mancanza di legislazione in quasi tutte le nazioni riguardo questo nuovo modo di creare e far circolare il denaro.

Attualmente è impossibile dire quante criptovalute siano state create ed esistano. Qualcuno parla di 17.000 tipi diversi di criptovalute. Ma è difficile star dietro a questi numeri. In primo luogo occorre scremare con le iniziative in fatto di criptovalute e differenziarle da quelle cripto che si sono affermate.

Anzi, per essere più precisi, attualmente il vero cuore caldo della faccenda è la continua e inarrestabile creazione di nuove criptovalute, piuttosto che la cura e distribuzione di quelle esistenti. Perchè?

E' ovvio. Dove sta il maggior guadagno possibile? Nella creazione e lancio di una nuova criptovaluta.

Chi ha avuto l'inconsapevole fortuna (nessuno di chi ha preso i primi bitcoin immaginava l'esplosione di valore di questa specie di moneta nata per gioco) di possedere i primi bitcoin si è trovato dopo pochi anni straricco. Probabilmente molte storie raccontate in questo ambito sono romanzate ma i numeri sono li.
Se io nel 2009 avessi usato 10 dollari per comprare bitcoin a 0,00076, avrei ottenuto 13157 bitcoin (in realtà un pochino di più ma per fare cifra tonda). Se non li avessi mai venduti, adesso avrei un patrimonio di più di 284 milioni di dollari. In soli 13 anni non si è mai vista sul pianeta la possibilità di un investimento così remunerativo.

Se poi fossi stato così bravo da venderli nello scorso novembre, avrei portato a casa l'incredibile cifra di quasi 737 milioni di dollari.
Ma anche se non fossi stato così fortunato o intuitivo e avessi comprato dei bitcoin più avanti, quando il costo era già sostenuto ma il bitcoin ormai ultrafamoso (ad esempio nel mese di gennaio 2016 il suo valore era di circa 400 dollari per bitcoin), ora avrei comunque fatto un ottimo, ottimo investimento.

Comprando 100 bitcoin nel 2016 avrei speso 40.000 dollari e rivendendoli a ottobre/novembre del 2021 avrei guadagnato la comunque fantastica cifra di 5 milioni 560 mila dollari.

Se si comprende questo, si capisce perchè nuove criptovalute siano state create. Per dare la possibilità di creare un nuovo avvenimento esplosivo alla bitcoin. Che per le prime nuove criptovalute è effettivamente successo. 
Ethereum (la seconda criptovaluta più conosciuta al mondo dopo bitcoin) ha iniziato nel 2015 con il valore di 1 dollaro = 1 ethereum. Attualmente vale 1724 dollari ma ha toccato anche la quota di 4058 dollari sempre a novembre 2021.

CONTINUA NEL PROSSIMO ARTICOLO

venerdì 22 gennaio 2021

Debito buono e debito cattivo: differenti?

Sicuramente avrai sentito parlare della contrapposizione fra debito buono e debito cattivo.

Ma in assenza di una corretta definizione del concetto stesso di debito, questa distinzione rischia di diventare sterile.

Quindi prima di dire cosa è buono e cosa cattivo, prima di addentrarci in un esame cosa sia costruttivo e cosa sia distruttivo, occorre fermarci al concetto stesso di DEBITO.

Debito viene dal verbo latino "debere" che significa essere obbligare a dare qualcosa a qualcuno.

Quindi un debito è sostanzialmente un obbligo a dover fare qualcosa. Tant'è che effettivamente, anche nel linguaggio comune, si parla di "essere in debito" con qualcuno quando ci fa un favore o ci aiuta.

Ma nel linguaggio comune, l'uso predominante della parola è quella di essere obbligati a rendere del denaro a qualcuno.

Da questo punto di vista, ad una prima analisi, sembrerebbe che l'essere obbligati a fare qualcosa sia SEMPRE una fattore negativo e che, addirittura, dover rendere dei soldi sia anche peggio.

Ma tutto ciò, essendo basato su molta emotività che esula dal discorso, non ci aiuta nè ci spiana la strada ad una maggiore comprensione.

Quando un oggetto, una quantità di cose, una attività viene svolta da qualcuno a favore di qualcun altro nasce sempre un meccanismo di SCAMBIO. Diciamo che A da o fa qualcosa per B e quest'ultimo pareggia il movimento di oggetti o di attività (FLUSSO) che riceve facendo muovere verso A qualche altro flusso.

Non vi è niente di sbagliato in questo. Niente.
Neppure quando A da a B del denaro. 

In questo caso occorre esaminare gli accordi fra A e B. Un genitore che da 20 euro a suo figlio perchè sta uscendo con gli amici, fa fluire dell'energia (denaro) da A (genitore) a B (figlio). La cosa finisce li.
Ma....

Se il genitore dovesse continuare a far fluire denaro da lui (A) al figlio (B) senza che mai, in alcun modo e in nessuna forma (B) potesse far fluire qualcosa da lui verso il genitore, questa situazione di dis-equilibrio, prima o poi, sfocerà in un qualche aspetto negativo.

Quindi....
Cosa è un debito buono e cosa un debito cattivo?

Un debito buono è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.
Un debito cattivo è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che NON ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.

Ora... Nella vita nessun individuo vive solamente per essere un macchinario produttivo. Non siamo delle macchine. E viviamo anche di azioni e attività fini a se stessa.

Così, non è IN ASSOLUTO un crimine procurarsi e possedere un qualche giocattolo con cui semplicemente ci svaghiamo e passiamo il nostro tempo in una attività che non porta da nessuna parte.
Si vive anche per queste cose.

Ma ogni situazione deve essere analizzata caso per caso. Ed è il fattore equilibrio quello che conta.

Se vado in banca e mi faccio dare 30.000 euro e con questa ci compro una bella auto, questo debito potrebbe essere allo stesso tempo un debito cattivo e un debito buono. Senza altri dettagli sulla situazione in generale, è difficile dare un giudizio.

In linea di massima una bella auto non è esattamente un fattore produttivo e più frequentemente rientra nella categoria dei "giocattoli". E' uno sfizio per la maggior parte delle volte.
Ma non sempre.

Se fossimo degli agenti di commercio o svolgessimo un qualsiasi lavoro in cui la mobilità in confort è importate o un lavoro in cui l'immagine è un aspetto promozionale (un agente immobiliare ad esempio), l'acquisto di una bella macchina non è SOLO uno sfizio ma un investimento in promozione. E quindi foriero di maggiore produzione futura.
Ma anche questo dipende da altri fattori. Nel nostro (facciamo l'esempio dell'agente immobiliare che si compra una nuova macchina) bilancio la copertura delle altre spese prioritarie è a posto? Il livello di produzione mi permette una spesa di 30.000 € o sono al di là di quello che mi potrei permettere? L'acquisto è fatto al momento giusto? Non c'erano altre modalità più utili per risolvere il problema promozionale? E via discorrendo.

In dottrina si chiama il debito cattivo quello fatto per una SPESA e il debito buono quello che porta ad un INVESTIMENTO.

La spesa si fa per qualcosa che si consuma e basta. L'investimento si fa per qualcosa che, in seguito, produrrà qualcosa.

Certo, non sempre è facile capire quando mettere i soldi su qualcosa sia una spesa o un investimento. Spesso la distinzione non è così netta e si può parlare di scale di grigio anzichè di un preciso "o bianco o nero".

Cosa ci rimane alla fine dell'articolo? Che indebitarsi non è sempre qualcosa di SICURAMENTE negativo. Anzi.
Lo spiegheremo meglio in un prossimo post che spiegherà perchè è giusto che in una società si prestino i soldi. E cercheremo di capire perchè, anche quando questo viene fatto, spesso viene fatto nel modo sbagliato.
Scrivete nei commenti o mandate delle mail per dirci se quanto scritto è chiaro, comprensibile e utilizzabile. O se ci sono domande.

Grazie per l'attenzione.

giovedì 3 novembre 2011

Fare Business adesso in Italia? Che faccio, mi metto in proprio?

Nella mia attività di consulente finanziario, mi è capitato spesso di trovarmi ad accompagnare dei coraggiosi nel loro tentativo di mettersi in proprio e avviare una propria attività.
Ovviamente le persone si rivolgevano al mio studio di consulenza principalmente per l'ottenimento delle risorse finanziarie con cui dare via all'impresa.
Praticamente nessuno (nella mia personale casistisca decennale) si è presentato a richiedere dei finanziamenti con un piano aziendale preciso o con una chiara visione di quanto stavano per andare a fare.

Questa cosa è peculiare e volevo condividerla con voi oggi.
Sopratutto alla luce delle ultime vicende che stanno condizionando il presente e il futuro del nostro paese.
La domanda è precisa: è il caso di avviare qualche progetto imprenditoriale in Italia, ora?

La risposta non può essere un bianco o un nero. Non può essere un assoluto si o un assoluto no. D'altronde non gradiamo tanto l'uso di logiche assolute. Troppo grossolane, troppo superficiale. Solo 2 valori di riferimento quando il mondo è una sfumatura continua di colori e toni.
Dovremmo vedere di quale mercato parliamo, dovremmo vedere di quale precisa zona d'Italia parliamo.

Ma possiamo esaminare la cosa, partendo dai dati di fatto. Pensavate che l'Italia non fosse il miglior paese in cui iniziare un'attività imprenditoriale. E' una sensazione ma parrebbe anche un dato di fatto. Il sito "Doing Business" (fare impresa) della Banca Mondiale stila ogni anno una classifica di molti fattori relativi al fare impresa. Complessivamente, per l'anno entrante, siamo posizionati addirittura al 87-esimo posto (in calo di 10 posizioni rispetto all'anno precedente). In pratica ci sono SOLO 86 nazioni al mondo in cui è più facile aprire e condurre un'attività in proprio. Diciamo che in una classifica di 183 nazioni non è un grande risultato. Insomma vedete voi. Per essere la 7° o l'8° potenza industriale mondiale mi sembra una VERGOGNA. Questa è la pagina. Se volete divertirvi a vedere altri parametri (come ottenere credito, permessi di costruire, risolvere insolvenze, etc.) giusto per avere una panoramica maggiore.

Ora i soliti "finti" nazionalisti, diranno che sono solo opinioni contestabili, "saranno bravi loro", e così via. Non che ci piaccia prendere per oro colato classifiche e procedure statistiche. Ma ci piace l'idea di prendere qualsiasi di queste opinioni e raccogliere la sfida di poter fare un'autocritica costruttiva.
Che in Italia la burocrazia, le commistioni pubblico-privato, i clientelismi, una giustizia civile assurda anche per un paese del terzo mondo siano dei GROSSI problemi non lo scopriamo da un report di un'agenzia internazionale.

Quindi, tu che ora leggi e che vorresti metterti in proprio, cosa pensi di fare?
E' una buona idea aprire un'attività ora?

Partiamo da un presupposto. L'Italia è il nostro paese. Se adesso è ridotto come è ridotto è anche frutto di qualcosa che abbiamo fatto o NON abbiamo fatto anche noi. Quello che abbiamo è il risultato della somma delle responsabilità di tutti noi italiani. Su questo non ci piove e non ci si discute.
Quindi abbiamo, anche, la responsabilità di pensare di ricostruire la dignità e la credibilità di un paese che ha un patrimonio umano e culturale unico nel pianeta. L'Italia è un paese che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Questo non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo.

Quindi, da fidanzate tradite, o prendiamo il coraggio a 2 mani e andiamo via da questo paese, andando a vivere da qualche altra parte, oppure vediamo che si può fare.

Mettersi in proprio in Italia non è facile, ma d'altronde molte persone ce l'hanno fatto nonostante tutto. Quindi il punto è che dobbiamo fare le cose in un posto dove la gravità è maggiore. Si fatica di più, è vero. Ma la sfida è maggiore. E vincere ancora più entusiasmante.

Vedremo prossimamente come arrivare corazzati al fatidico momento di mettersi in proprio. Come trovare le risorse in questo momento non facile e come preparare un piano aziendale che non sia una stupidaggine accademica come i business plan che vengono spesso preparati.
E se scriviamo così, abbiamo motivi validi per dirlo.
Quindi, si, ci possiamo mettere in proprio ma non prima di avere chiari i pericoli e le difficoltà. E le risorse che dobbiamo avere.

Alla prossima. Grazie per l'attenzione.

giovedì 13 ottobre 2011

Ciclo di vita di un mercato

Un concetto molto, molto importante è il cosidetto "ciclo di vita di un prodotto".

Questo concetto parte dal presupposto che un prodotto sia un'entità simile ad un organismo e che passi attraverso fasi di vita che non sono esattamente circolari ma, diciamo così, "dispersive".
Rendendo le coe molto semplici diremmo che ogni prodotto (intendendo con questo anche un servizio che è un tipo particolare di prodotto) passa attraverso 4 fondamentali fasi che sono:
Introduzione (chiamata anche nascita o paragonabile ad essa).
Sviluppo (chiamata anche crescita o paragonabile ad essa).
Maturità.
Declino.

A seguito del declino un prodotto è destinato alla morte a meno che non intervenga una sorta di infusione di giovinezza tramite qualche cambiamento che ne prolungherà la vita con una nuova (PICCOLA) fase di sviluppo e successiva fase di maturità.
In ogni caso alla lunga il destino di ogni prodotto è quello di scomparire.

Questo modello è molto utile perchè fa comprendere che un prodotto non può essere realizzato e venduto per sempre. Anzi mostra come in un primo momento renderà bene e poi sempre meno fino a che non sarà più desiderato e le vendite crolleranno.
Per alcuni prodotti la cosa potrebbe durare mesi per altri anni.

Se vogliamo oggi essere ancora più arguti, possiamo vedere che un mercato è un insieme di beni specifici (prodotti effettivi o servizi) che vengono scambiati.
Un mercato è quindi un agglomerato dei cicli di vita dei prodotti che lo compongono.
E, quindi, anch'esso attraverserà un percorso simile al ciclo di vita di un prodotto. Ovvero, dopo un tot di tempo, anche un certo mercato mostrerà una fase di maturità a cui seguirà una fase di declino che culminerà presto o tardi nella inesistenza di quel mercato.
A meno che il mercato non si rinnovi, il che darà nuovo sviluppo e nuova maturità allo stesso.

Far finta che le cose non siano così è una grande fonte di problemi per i singoli individui e, soprattutto, per gli amministratori di società private e di enti pubblici, locali o nazionali che siano.
In questi giorni si è celebrata la scomparsa di Steve Jobs, ritenuto (con merito) un genio dell'innovazone tecnologica.
Eppure non si mette in risalto la qualità maggiore del fondatore della Apple. Ovvero la sua capacità di innovare e guardare sempre più avanti.
Jobs ha creato mercati e fatto business dove non c'era neppure il concetto di crearli.

Se intendo crearmi una professione, occorre capire bene a quale punto stanno i mercati a cui io mi sto rapportando. E ricordare che esistono mercati locali e mercati regionali. Mercati nazionali e mercati internazionali.
Se intendo diventare un idraulico e inserirmi in questo mercato, dovrò valutare se nella mia zona il ciclo di vita di questa particolare forma di servizio è in una fase di crescita o di maturità o di declino.

Naturalmente non bisogna disperare se nella propria zona il mercato a cui ci si sta riferendo è in fase di declino. Potremmo scoprire (per restare con l'esempio di cui sopra) che a livello nazionale la professione dell'idraulico ha avuto delle evoluzioni. Possiamo scoprire che in altre zone l'idraulico arriva a casa delle persone con macchinari particolari e affronta il lavoro con una tecnica nuova ed innovativa, frutto di competenze mai avute.
E' evidente che in questo caso si pongono le basi per creare un'evoluzione di un mercato e dargli nuova linfa. Il vecchio mercato della zona riguardo gli idraulici in piena fase di maturità avanzata in cui la richiesta è completamente satura potrebbe avere nuove aperture con questa innovazione.

Ovviamente, ricreando un nuovo mercato degli idrauilici in zona si entra nella prima fase del ciclo di vita e cioè l'introduzione. E bisogna essere consapevoli di questo. Perchè caratteristica di questa fase (l'introduzione) è la presenza di costi superiori alle entrate (dovuti agli investimenti che ovviamente non hanno un ritorno immediato e alle vendite che iniziano a decollare ma che sono ancora basse) e la difficoltà di penetrazione.
Bisogna farsi conoscere, far comprendere che non si può più fare l'idraulico come i vecchi tempi, etc. etc.
Questo comporta fatica, impegno e applicazione.

Quando l'economia va male occorre riflettere su quanto siano maturi e in declino i mercati di quella particolare economia. Anzichè pensare a soluzioni strane da un punto di vista finanziario, bisogna apportare cambiamenti o nel prodotto o nell'ampiezza dei mercati.
 E lo stesso dicasi per le singole aziende e singole professioni.
Ma avremo modo di parlarne in seguito.
Grazie per l'attenzione.

martedì 21 settembre 2010

E' possibile fare i soldi con internet?

E' possibile fare i soldi con internet?
Questa domanda assilla ormai moltissimi utenti del web ed è un nodo cruciale del mondo economico già da una quindicina di anni, quando nacque la febbre per cosiddetta new economy, la nuova economia.
Nelle borse vennero creati dei listini ad hoc per le nuove società.
La velocità con cui le scene cambiavano impedivano che questi puledri di razza gareggiassero nella stessa pista delle obsolete e vetuste aziende dell'economia reale.
Già la parola fa un pò sorridere. Economia reale.... come se internet e i suoi dintorni non fosse reale..... quasi fosse irreale.

A parte questi giochi linguistici, il web è sicuramente uno dei più importanti avanzamenti tecnologici del XX secolo e sicuramente il più importante dell'ultimo quarto di secolo.
E' una frontiera nuova che ha aperto modi nuovi di comunicare, fare socialità e, ovviamente, economia.
Come tutte le invenzioni dell'uomo, non staremo qui a sindacare se sia positiva o negativa. E' sempre l'uso che determina la validità di una cosa piuttosto che la mera essenza filosofica a priori di ogni contesto.

Negli ultimi anni sono proliferati in rete sirene allettanti per offrire ai naviganti nuove occasioni per lavorare e fare business. Se dovessimo spostarci nella pagina di Google o qualsiasi altro motore di ricerca, e digitare frasi come lavoro da casa, fare soldi, guadagno da casa, guadagno con internet, business on line e via discorrendo, l'elenco cre si crea è lunghissimo.
Quindi sorge la domanda E' possibile fare i soldi con internet? Onestamente la risposta a questa domanda sarebbe dello stesso tenore di "è possibile fare soldi con il proprio lavoro nel mondo che mi circonda?".
E non la daremo, lasciando a voi l'onere di compiere questa semplice operazione di 2+2.
La domanda non è se. La domanda (come d'altronde tutte le domande di questo universo.....) è COME. E non lasciamoci distrarre dai tormentoni di pseudo-comici televisi.
La domanda è come si possono fare i soldi su internet. Questo blog dedicherà molto spazio nei giorni e nei mesi a venire a questo argomento. E cerchermo di trovare delle valide risposte alla domanda.

Possiamo sicuramente iniziare con un punto che prendiamo come base di partenza di tutti i nostri ragionamenti e analisi e cioè che è necessario selezionare le reti comunicative al fine di identificare di quali canali ci possiamo fidare e di quali no.

Per ora, grazie per l'attenzione.
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