Pagine

Visualizzazione post con etichetta giornalismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta giornalismo. Mostra tutti i post

lunedì 12 dicembre 2022

Arriva Natale, quanto spenderemo quest'anno? Vediamo se questa domanda ha un senso.

Arriva Natale, per la gioia dei grandi e dei piccini.
Così almeno recitava il jingle (motivetto musicale con testo) di qualche tempo fa.

Come che sia, arriva il periodo degli anni che più di ogni altro esalta lo spirito consumistico del nostro tempo.

E' acclarato che il periodo di Natale (che si colloca a livello di calendario dalla fine di novembre fino ai primi di gennaio) sia il periodo dell'anno in cui individui e famiglie spendono di più. Non a caso è il periodo dei regali, delle cene anzi dei cenoni....

E ogni anno, si ripetono (ormai in modo quasi stucchevole e annoiato) i soliti ritornelli di giornali e Tv sull'entità delle spese (quanti soldi spenderà la famiglia media italiana?), sul menù di natale o di capodanno, su quali siano i regali più gettonati o i luoghi di villeggiatura preferiti.

Tutto visto e rivisto.

Sicuramente è questa un'occasione sociale che può dar spunto ad una riflessione più profonda sul senso dell'economia e della produzione. Non lo faremo qui ma è facile capire come riflettendo sul senso e sulla validità della tipologia dei nostri acquisti possiamo giungere facilmente ad una riflessione generale sul senso della nostra intera vita.

Ci colpisce una cosa, però.

L'economia è un equilibrio di scambi. Qualcosa va da un punto del sistema sociale ad un altro. E trattandosi di scambio questo spostamento (movimento) viene controbilanciato da uno spostamento che, almeno a livello di accordo e valutazione, deve essere di pari peso o valore. E' per questo che si parla di scambio.

Gli scambi generano un plusvalore. Ovvero il meccanismo stesso che porta a questo MOVIMENTO di oggetti, valori o energia da un punto all'altro e viceversa, crea un aumento del valore complessivo di ciò che abbiamo. Non è uno scambio a zero.

Cosa cambia? Riflettici! Cambia che le cose vengono allocate in un modo migliore. E questo genera benessere.

E' come se ci trovassimo di fronte ad una libreria completamente organizzata. E' di fronte a noi e tutti i libri sono impilati secondo un preciso ordine. La libreria è ordinata. Quindi sembrerebbe non ci sia bisogno di toccare alcunchè.

Ma un esame migliore della disposizione ci fa comprendere che dei miglioramenti possono essere effettuati. E quindi si prende un libro e lo si sposta in un altro punto della libreria. E da quel punto si prende il libro che li vi era posto (e che adesso non ha più un suo posto) e lo si ricolloca in un altro punto. E così via.
Dopo qualche tempo di spostamenti, otteniamo sempre una libreria con tutti i libri a posto. Ma questa volta con un criterio più logico che permette una ricerca del titolo o dell'argomento a noi caro più veloce, comodo e funzionale. La libreria ha aumentato la sua funzionalità. E quindi il potenziale di creazione di benessere.
Questo è potuto succedere con lo scambio dei libri da un punto all'altro della libreria.

Questo accade, in modo molto semplificato, nell'economia.

Ecco perchè è molto INFELICE e INFAUSTO leggere che "quest'anno gli italiani spenderanno per Natale bel 10 miliardi e 620 milioni di euro. Perchè nel linguaggio comune "spendere" è associato a qualcosa di negativo o ad una perdita. 
Perchè scrivere "gli italiani quest'anno a Natale SPENDERANNO 10 miliardi"?

Perchè non scrivere "gli italiani quest'anno a Natale GUADAGNERANNO 10 miliardi"? Sembra strano ma anche questa affermazione è vera.
Ogni euro speso viene incassato da qualcuno. Il quale con quell'euro ci paga il suo guadagno e anche quello di qualcuno che magari lavora per lui.
Lo abbiamo visto quando abbiamo chiuso le attività commerciali e ristoranti per il lockdown. Gli italiani non hanno speso (una parte) ma di fatto la mancata circolazione di denaro ha reso tutti più poveri.

Qui nasce il vero problema. Ovvero non che sia un pericolo spendere soldi per Natale. Ma in che modo e su quali cose o servizi investiamo il denaro.

Il problema è quindi non tanto spostare i libri nella libreria. Ma con quale criterio spostiamo i libri.
Perchè spesso anzichè portare più ordine, mettiamo i libri in un modo anche peggiore di quello che già avevano.
Perchè si compra qualcosa che non serve o che è di poco valore o di minore importanza.

Questa è la riflessione di oggi.
Buone Feste a tutti.

giovedì 4 febbraio 2021

L'ora di Draghi, cosa c'è sotto? (non è un post di politica)

In questo blog non parliamo di politica (per quanto ogni qualvolta parli di argomenti attinenti al convivere delle persone è, alla fin fine, politica nel senso più antico del termine) ma cerchiamo di rimanere nel campo dell'economia e della finanza.

E' però impossibile non trattare l'argomento del giorno, ovvero l'irruzione quasi sfrontata e debordante del signor Mario Draghi nella scena di Salotto Italia.

La scelta di un nuovo Presidente del Consiglio è sicuramente un tema politico a tutto tondo. Ma quando la persona scelta è un ultra-famoso economista, nonchè per anni Governatore di Banca d'Italia prima e Governato della BCE, massimo rappresentazione bancaria del Vecchio Continente e di tutto il mondo, beh.... fare un paio di riflessioni nell'ambito dell'economia è giusto e, forse, anche doveroso.

La prima considerazione è rivolta al fatto che il signor Draghi sia sicuramente ben visto dagli addetti ai lavori e dai mercati. E questo, più che parlare di Draghi, ci porta a parlare di questo concetto chiamato, in modo molto sottile e direi subdolo, "i mercati". Ci chiediamo, come mai tutto questo rispetto e fiducia?

La seconda considerazione è rivolta al fatto che essendo questo futuro presidente del consiglio un economista, sicuramente grande attenzione sarà posta nei confronti della situazione economica nazionale. E qualcuno malignamente sussurra anche sul patrimonio di questa favolosa nazione che è l'Italia. Per deciderne uso e destinazione.

Ma partiamo con la prima considerazione. Arriva Draghi e vari indicatori economici mostrano subito il gradimento da parte dei "mercati". Perchè è un Presidente forte? O per usare le parole di Mattarella, un Presidente di alto profilo? Ma dicevamo dei mercati. Questo concetto che da anni è, sottobanco, assurto a divinità nel linguaggio forbito degli esperti del settore.

I "mercati" sono diventati una identità forte e quasi divina a cui far riferimento. Ci sono i popoli, ci sono i governi, le istituzioni, i politici, i governatori e via dicendo. Ma nessuno di questi ha così tanto potere e influenza come i "mercati". Che non sono dei luoghi nè sono esattamente delle aziende, gruppi economici o persone. Non sono nè una cosa nè l'altra ma un concetto complesso che, per dirla in modo semplice, nascondono agli occhi altri protagonisti che si vuol tenere nell'ombra.

Dire che sono i mercati a fare una certa cosa o l'altra, a reagire o meno a qualche evento è un modo molto comodo per dare la colpa a qualcosa di inafferrabile e impersonale. Una sorta di Destino, al di là del potere di controllo delle istituzioni, governi e politici. Se i "mercati" dicono qualcosa, occorre seguire ciò che dicono i mercati. Senza peraltro affermare la verità: ovvero che i "mercati" molto spesso possono dire ciò che qualcuno vuole che si dica. Senza che si sappia che è lui ad averlo detto.

Quindi è possibile manipolare i mercati? Sicuramente è un sistema complesso e non basta schiacciare un bottone per avere una risposta automatica. Ma se volessimo trovare un termine di paragone a cosa i mercati siano, potremmo paragonarli a quell'altra cosa inafferrabile chiamata "opinione pubblica".

Che è qualcosa che esiste ma non si sa esattamente dove è nè come è fatta. Quindi l'opinione pubblica dice una cosa ma in realtà è, quasi sempre, solo il megafono di qualcuno che intende imputare alla collettività un'idea specifica. E dopo che l'opinione pubblica ha detto o sostenuto qualcosa, spesso le persone si convincono di quell'idea. Anche se prima non la pensavano così.

Si può influenzare l'opinione pubblica. Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare. Si possono influenzare i mercati? Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare.

Che Draghi sarebbe stato il successore di Conte alla guida dell'Italia, e qui passiamo alla seconda considerazione, lo si sentiva dire in giro da molto tempo. Non da giorni o settimane, ma da mesi. Lo sentimmo già dal 2019 quando ci fu il crollo del primo governo Conte appoggiato da M5S e Lega. Per avere un quadro ancora più thriller della scena invito a leggere questo articolo di un giornalista indipendente molto in gamba. Già ad agosto aveva delineato per filo e per segno ciò che è avvenuto in questi giorni.

Perchè Draghi? Perchè è un economista e solo un esperto può occuparsi con successo del disastro di amministrazione economica che in questa nazione si porta avanti dal 1992 circa? 30 anni di devastazione della programmazione economica nazionale e svendita e smantellamento di tutto ciò che funzionava per offrirlo al miglior offerente?

Oppure perchè se qualcuno ha pianificato già, in altre stanze, progetti e piani difficili da digerire all'opinione pubblica (ecco qui) ma graditi ai mercati (ecco qui), il fatto che sia Draghi a proporli pubblicamente e garantire per loro semplificherebbe le cose?
Lo dico in altro modo. E se piani e provvedimenti economici di fatto non positivi per il popolo italiano (noi, la gente comune) ma positivi per gruppi ristretti di aziende e persone (quelli dietro ai "mercati") dovessero essere decisi, non è meglio che sia a farlo chi gode della fiducia dell'opinione pubblica?
Che non è la gente. Ma i mass-media con il loro tam-tam possono indurre le persone a pensarla come l'opinione pubblica.

E niente. Per ora salutiamo il signor Mario Draghi e riparleremo delle sue gesta. Che avranno a che fare con il denaro e i suoi dintorni.

venerdì 24 giugno 2016

Brexit: finalmente qualcosa si muove in questa palude europea.....

Stamattina è tutto un discutere, argomentare ed esaminare.
La notizia è attivata....

La Gran Bretagna vota si all'uscita dall'Unione Europea e diventa nuovamente uno stato indipendente.

Spesso i giornali stampano titoloni e urlano annunci su notizie che hanno l'importanza di un brufolo sulla schiena di una formica nel giardino di casa.

Questa volta no.....
Questa volta è veramente una notizia storica. Di quelle che entrano a pieno titolo nei libri che i ragazzi studieranno a scuola fra qualche decennio.

Ma che significa in concreto? Che siginifica che la Gran Bretagna è adesso fuori dall'Europa?
Che hanno preso le isole inglesi e le hanno ancorate a qualche altro continente?
Certo che no.... Tra l'altro, essendo isole, anche geograficamente la Gran Bretagna è sempre stata un pò qualcosa a se stante rispetto all'Europa continentale. E culturalmente questo ha sicuramente inciso nella decisione degli inglesi di ritornare ad essere gli unici a poter decidere a casa propria, senza alcun tipo di intromissione decisionale esterna.....

Ma è qualcosa di buono?

Non mi aspettavo niente di diverso ma vedere la scempiaggine di affermazioni campate per aria sui presunti disastri finanziari ed economici che colpiranno sia gli inglesi che gli europeri a seguito di questa decisone è sempre una fatica immensa.

"CROLLO DELLE BORSE" - "STERLINA CHE PERDE VALORE" - "PENSIONI DEGLI INGLESI A RISCHIO".

Fare del terrorismo giornalistico è uno sport che piace a parecchi. Non importa se ciò che si dice non ha la minima attinenza con la realtà e con i fatti. Non importa.... Se urlato su giornali e Tg importanti, la stupidaggine arrurge immediatamente a verità non più cancellabile. Nemmeno se mostri a chi ci ha creduto che è una vera e proria falsità.

Ovvio che le borse mondiali hanno perso. Loro sono una specie di sala in cui si gioca d'azzardo in un modo legalizzato.
So che è un'espressione forte ma non è per niente esagerata (anche se non mi è possibile qui entrare nel dettaglio di come funzionino le borse valori nel mondo moderno).
Degli speculatori hanno puntato sul fatto che la Gran Bretagna restasse nella UE e hanno perso. Tutto qui.
Se qualcuno di noi aveva dei soldi in banca, quelli li ritrova.
Se avete una macchina parcheggiata nel garage, anche se le borse vanno giù, la macchina se la ritrova.

Ad inizio anno le borse mondiali hanno perso decine e decine di punti percentuali per altri motivi speculativi. Anche più di questi giorni e nessuno è morto. Le borse non misurano se una nazione è più ricca o più povera. Ci dicono solo che alcuni vincono e altri perdono. Scommettitori quindi. Come dentro un casinò.

La Sterlina forse perderà valore e forse no.
Ma se vogliamo essere precisi vediamo che i britannici non sono morti quando il cambio euro/sterlina era molto, molto, molto, molto più basso rispetto a quello odierno (periodo 1999-2008) nè che le pensioni degli inglesi siano state distrutte. (Nota bene, l'euro è in vigore dal 1999 e non dal 2002 come molti pensano. Nel 2002 c'è stata solo l'introduzione fisica della circolazione monetaria nella mani della persone ma da anni gli stati e le banche usavano l'euro.......).
Tra l'altro se si osserva bene, la tendenza al ribasso è in vigore già dal 2009 in cui ci fu un aumento del valore della sterlina per fini solamente speculativi (con il crollo di alcune banche la sterlina divenne un bene rifugio come il franco svizzero....). Quindi.....

Io penso adesso quello che ho sostenuto in tempi non sospetti (sia in conferenze pubbliche che in vari articoli e libri che ho pubblicato).
L'uscita della Gran Bretagna dal sistema politico-finanziario UE (e non dall'Europa ovviamente) è una buona cosa non in se e per se ma perchè il fatto da una spallata fortissima ad una sorta di ipnosi collettiva che nelle popolazioni europee si era creata.
Ovvero "NON SI TORNA INDIETRO".

"Anche se andiamo verso il baratro, ormai abbiamo questo sistema e sebbene faccia solo gli interessi delle banche, multinazionali e di una minoranza di persone e danneggi invece le economie e le culture europee, ce lo teniamo stretto".

Brexit significa che ogni condizione può essere rimediata. Forse adesso le cose in Gran Bretagna andranno bene o forse andranno male. Brexit non significa che i governanti inglesi e la sua economia automaticamente andranno bene. Dipende da molte altre scelte.
E' un pò come dire che per l'Italia uscire dall'euro automaticamente significa star meglio. Non è detto.
Le cose possono essere fatte in un modo giusto e in un modo sbagliato.

Ma Brexit da l'idea che "QUALCOSA PUO' ESSERE FATTO A RIGUARDO".

E la mia speranza è che in Italia qualcuno prenda coraggio e decida di portare anche l'Italia fuori da QUESTO tipo di Unione Europea, facendo in modo che si rimanga in Europa come nazione indipendente e collaborativa, aperta agli scambi commerciali e culturali ma dotati di sovranità monetaria e padroni delle nostre leggi.
Io non posso credere che sia possibile elaborare delle leggi giuste e valide per tutti gli europei da alcuni uffici a Bruxelles.
Luoghi in cuile particolarità etniche e culturali di un continente complesso e dotato di millenni di storia non possono essere dimenticate.
L'Europa non è gli USA.
Dalle nostre parti quelli di Livorno non vogliono avere niente a che fare con Pisa e parliamo di Stati Uniti d'Europa?
Concetto bello ma totalmente fittizio.

Facciamo in modo che la finanza venga messa da parte e la gente torni a lavorare e produrre cose concrete.
Questo riporterà il benessere.
E quando i popoli lavorano e stanno bene, vedi come stanno in pace gli uni con gli altri.
 
Grazie per l'attenzione.

sabato 9 marzo 2013

Ancora qualcosa sulle agenzie di rating

Abbiamo in passato già toccato l'argomento delle agenzie di rating.
Ma visti i titoli dei giornali di ieri e stamattina sul provvedimento di declassamento dell'Italia da parte dell'agenzia Finch, ci pare doveroso ritornare sul tema.
Cosa sono le agenzie di rating?
Trovate una descrizione introduttiva su Wikipedia (Agenzie di rating, Fitch, Moody's e Standard&Poor's).
Ma semplicemente le agenzie di rating sono imprese private (!) che fra le varie cose esprimono dei giudizi, praticamente delle pagelle, su tutto ciò che è economia e finanza.
Danno quindi un voto (dopo vedremo basato su cosa) a tutto ciò che si muove sul pianeta. Danno un voto a stati, grandi imprese, titoli di debito pubblico, fondi di investimento e via discorrendo.
La cosa peculiare è la questione del giudizio che esprimono su intere economie nazionali e su interi sistemi pubblici di finanziamento, il cosiddetto debito pubblico.
In pratica, per farla ancora più semplice, una agenzia privata di studiosi, economisti e cervelloni da un voto, un giudizio e una classe di merito ad uno stato e un organismo pubblico.
Fitch, una delle 3 più importanti e conosciute agenzie mondiali di rating, ha declassato l'Italia (come economia, come stato, come area di potenziale investimento per un investitore internazionale) di un grado portandola però nella seconda fascia, quella B.
Queste agenzie usano infatti un sistema americano di classificazione.
In pratica in alto c'è la classe A (il livello più elevato è la tripla A cioè AAA) e in basso, a livello di investimento spazzatura e totale inaffidabilità c'è la classe D.
Per approndimenti e schema completo vedere qui.
Quando un investimento, uno stato o un'impresa diventano meno affidabili passano da tripla A a doppia A a singola A, poi c'è la tripla B e via dicendo. Con in mezzo altre mezze misure.
L'Italia viene ora definita da Fitch un paese di tripla B. Da A- è passata a BBB.

Ma, uscendo da questi dettagli abbastanza insignificanti, che senso ha questa cosa?
Da più parti si sono levati opinioni e ipotesi di conflitto di interesse di queste agenzie. Qualcuno (molti hanno dimenticato ma non tutti) si ricorda che proprio queste agenzie, qualche anno fa, diedero ad alcune aziende esempi celebri di crack finanziari (Parmalat e Lehman Brothers su tutte) votazioni altissime in tema di affidabilità e profittabilità.
Delle 2 l'una: o le agenzie di rating sapevano e per interesse personale hanno taciuto o coperto queste aziende fallimentari spingendo alla perdita migliaia di piccoli investitori. Oppure queste agenzie non sono in grado di esprimere un giudizio minimamente valido su questo aspetto.

Ad esempio il parere di Fitch per l'Italia è che l'esito delle recenti elezioni denota un aumento dell'inaffidabilità del nostro stato perchè non presenta a livello internazionale una stabilità di governo.
Come se la stabilità di governo fosse in questo momento una panacea di tutti i mali.
Ci vien da pensare ad una famiglia in cui nessuno litiga e in cui tutto appare molto calmo. Ci sono i problemi ma non se ne parla. La famiglia, improvvisamente, si sfascia e si scopre che il marito ha l'amante, che la moglie vuol sposarsi con un altro uomo e che tutto va a catafascio.
Però c'era stabilità!

La stabilità è una gran cosa ma bisogna analizzare nei dettagli la situazione. Attualmente questa fase di protesta e indignazione di gran parte degli italiani (dimostrata con i voti che un movimento neppure costituito in partito nato in pochi anni e basato sulla completa rottura degli schemi politici del passato cioè il movimento 5stelle di Beppe Grillo) può essere anche intesa come un segnale positivo.
Non è positivo che non si riesca a fare un governo. E' positivo che finalmente gli italiani mostrino che sono disposti a tutto affinchè le cose in questo paese cambino.
Forse sarà dannoso tutto questo litigio e confusione.
Ma è sicuramente più dannoso far finta che tutto vada bene e proseguire in questa sorta di ignavia, come si è fatto in questi ultimi anni.

Come spesso affermiamo da queste parti, è quasi ridicolo che giornali e testate giornalistiche diano spazio alle opinioni di questa gente. Perchè lo fanno?
Riflettiamo su questo aspetto.
Forse ne possiamo trarre qualche riflessione utile.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 7 gennaio 2011

Oscar Giannino e la chiarezza dell'economia.

Non ne abbia a male il particolare e facilmente identificabile giornalista economico Oscar Giannino, se uso lui come paradigma di quella che è la scena della divulgazione del sapere finanziario ed economico nell'attuale contesto giornalistico e mass-mediologico italiano.
Non che pensi che mi leggerà mai ma.....

D'altronde, non infrequentemente, mi sono chiesto cosa mai mi possa dare l'ardire di pensare che il sottoscritto ha compreso delle cose a discapito delle grandi menti e superiori coscienze che girano per questa landa chiamata pianeta Terra.
Il rischio di diventare "auto-referenziali" è sempre forte e un pericolo di cui non dimenticarsi mai.

Anche perchè il metro per giudicare le parole di qualcuno, non è il significato che quelle parole portano ma la situazione di potere sociale che colui che le riferisce ha su di se.
Come dire, parlando come mangiamo, che Gasparri è intelligente, colto e raffinato solo perchè è una delle figure politiche italiane attualmente più influenti.
Gasparri è un uomo limitato le cui idee non sono neppure idee ma copioni. E, a parte pochi accoliti, ben pochi troverenno troppo dure le mie parole. A volte, vedendo in TV la caricatura gasparriana di Neri Marcorè, ho persino pensato che la copia fosse più intelligente e scaltra dell'originale.

Ma tornando a Giannino e citando un suo articolo presente sul settimanale Economy del giugno del 2010 di cui casualmente qualche tempo fa sono entrato in possesso, capisco che non è la padronanza di termini e di "dotta" conoscenza che fa si che qualcuno esprima o meno verità.
La verità può (anzi dovrebbe sottolineo io) essere semplice.
La verità non viene sminuita se espressa nei suoi termini fondamentali. Anzi.

Allego l'articolo a dimostrazione di come si possa ingannare un lettore nel modo più perfido.
Non che io pensi che Giannino sia al soldo di qualcuno e cerchi di usare la sua posizione per condizionare chicchessia. Non ho sufficienti elementi per dirlo.
Dico solo che non si può parlare di economia usando quei modi e quei termini.

E' snob, complesso e scorretto.
Giannino cerca non di spiegare perchè la delocalizzazione delle industrie in altri stati sia vantaggioso per gli italiani. Ma solo di demonizzare chi afferma il contrario.
E la demonizzazione avviene facendo passare per ignoranti o superficiali chi lo afferma.
Leggetevi l'articolo e poi ditemi s avete capito perchè delocalizzare è vantaggioso per l'Italia e se, a proposito di vantaggi, Giannino parla di tutti gli italiani o solo di quelle poche migliaia che possiedono le fabbriche?

Giannino è dotto in tema economico. Cita persone che io neppure so chi siano (il signor Thorsten Hansen tanto elogiato), usa in modo spassionato termini sofisticati come exit strategy o riduzione del surplus cinese e da dell'ignorante o in malafede chi sostiene tesi contrarie alle sue.
Io personalmente non voglio entrare nel dibattito se la delocalizzazione sia positiva o negativa. Primo perchè è un dibattito sterile che nasce all'interno di un sistema malato e secondo perchè comuque ci porterebbe troppo lontano.

Però ho le mie riserve su questo modo di parlare di economia.
L'economia è una cosa semplice. Se chiudi le fabbriche in Italia per riaprirle in Polonia, quando i livelli dei prezzi e dei salari non sono omogenei, è oltremodo evidente che gli italiani ne hanno un danno.
Anzi 2 visto che probabilmente hanno contribuito con i soldi pubblici a foraggiare quelle industrie nel passato.
Grazie per l'attenzione. 
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...