Non ne abbia a male il particolare e facilmente identificabile giornalista economico Oscar Giannino, se uso lui come paradigma di quella che è la scena della divulgazione del sapere finanziario ed economico nell'attuale contesto giornalistico e mass-mediologico italiano.
Non che pensi che mi leggerà mai ma.....
D'altronde, non infrequentemente, mi sono chiesto cosa mai mi possa dare l'ardire di pensare che il sottoscritto ha compreso delle cose a discapito delle grandi menti e superiori coscienze che girano per questa landa chiamata pianeta Terra.
Il rischio di diventare "auto-referenziali" è sempre forte e un pericolo di cui non dimenticarsi mai.
Anche perchè il metro per giudicare le parole di qualcuno, non è il significato che quelle parole portano ma la situazione di potere sociale che colui che le riferisce ha su di se.
Come dire, parlando come mangiamo, che Gasparri è intelligente, colto e raffinato solo perchè è una delle figure politiche italiane attualmente più influenti.
Gasparri è un uomo limitato le cui idee non sono neppure idee ma copioni. E, a parte pochi accoliti, ben pochi troverenno troppo dure le mie parole. A volte, vedendo in TV la caricatura gasparriana di Neri Marcorè, ho persino pensato che la copia fosse più intelligente e scaltra dell'originale.
Ma tornando a Giannino e citando un suo articolo presente sul settimanale Economy del giugno del 2010 di cui casualmente qualche tempo fa sono entrato in possesso, capisco che non è la padronanza di termini e di "dotta" conoscenza che fa si che qualcuno esprima o meno verità.
La verità può (anzi dovrebbe sottolineo io) essere semplice.
La verità non viene sminuita se espressa nei suoi termini fondamentali. Anzi.
Allego l'articolo a dimostrazione di come si possa ingannare un lettore nel modo più perfido.
Non che io pensi che Giannino sia al soldo di qualcuno e cerchi di usare la sua posizione per condizionare chicchessia. Non ho sufficienti elementi per dirlo.
Dico solo che non si può parlare di economia usando quei modi e quei termini.
E' snob, complesso e scorretto.
Giannino cerca non di spiegare perchè la delocalizzazione delle industrie in altri stati sia vantaggioso per gli italiani. Ma solo di demonizzare chi afferma il contrario.
E la demonizzazione avviene facendo passare per ignoranti o superficiali chi lo afferma.
Leggetevi l'articolo e poi ditemi s avete capito perchè delocalizzare è vantaggioso per l'Italia e se, a proposito di vantaggi, Giannino parla di tutti gli italiani o solo di quelle poche migliaia che possiedono le fabbriche?
Giannino è dotto in tema economico. Cita persone che io neppure so chi siano (il signor Thorsten Hansen tanto elogiato), usa in modo spassionato termini sofisticati come exit strategy o riduzione del surplus cinese e da dell'ignorante o in malafede chi sostiene tesi contrarie alle sue.
Io personalmente non voglio entrare nel dibattito se la delocalizzazione sia positiva o negativa. Primo perchè è un dibattito sterile che nasce all'interno di un sistema malato e secondo perchè comuque ci porterebbe troppo lontano.
Però ho le mie riserve su questo modo di parlare di economia.
L'economia è una cosa semplice. Se chiudi le fabbriche in Italia per riaprirle in Polonia, quando i livelli dei prezzi e dei salari non sono omogenei, è oltremodo evidente che gli italiani ne hanno un danno.
L'economia è una cosa semplice. Se chiudi le fabbriche in Italia per riaprirle in Polonia, quando i livelli dei prezzi e dei salari non sono omogenei, è oltremodo evidente che gli italiani ne hanno un danno.
Anzi 2 visto che probabilmente hanno contribuito con i soldi pubblici a foraggiare quelle industrie nel passato.
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