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lunedì 29 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (3a parte)

Quindi, in conclusione, le criptovalute sono una opportunità o una truffa?

Ovviamente non si può rispondere in modo perentorio e definitivo a questa domanda, cercando di rimanere moralmente onesti nel proprio giudizio.
Sarebbe come stabilire a PRIORI se un coltello sia o meno uno strumento di morte oppure fosse un utile utensile da cucina.

L'uso che se ne fa nel concreto determina quale delle 2 posizioni prevale.
Però, come per il coltello, sicuramente la nascita delle criptovalute nasce da una esigenza. Ovvero quella di creare un sistema di interscambio di valore (in parole povere la funzione della moneta) al di fuori dei circuiti bancari consueti.

I motivi sono vari. E probabilmente questo esplorare queste potenzialità, porta con se la potenzialità di aprire nuovi orizzonti finanziari attualmente non pienamente compresi.

Ci sono delle situazioni (non tanto in Italia ma in alcuni paesi del mondo) in cui il bitcoin (più di altre criptovalute) è andato a sostituire la "classica" moneta circolante e le valute come il dollaro. Un esempio è il LIBANO di questi anni, paese sprofondato in una incredibile crisi finanziaria che sta andando avanti con la genialità dei singoli cittadini che usano le criptovalute per mantenere funzionante il sistema finanziario nazionale (per volesse approfondire si veda https://www.nicolaporro.it/crypto-nft/universita-libanese-blockchain-e-crypto-per-contrastare-la-crisi-nel-paese/ oppure https://www.ofcs.it/economia/libano-la-sfiducia-nelle-banche-provoca-un-boom-di-bitcoin/#gsc.tab=0)

Ma è anche vero che le criptovalute, permettendo lo scambio di denaro al di fuori dei normali circuiti bancari, ha anche avuto un largo uso da parte di criminali comuni e criminalità organizzata per scambi di merce non propriamente legale. Armi, droga e forse anche cose peggiori.

E' sicuro, però, che nella quotidianità questo concetto e questo mercato (quello delle criptovalute) venga usato come specchietto per le allodole e come trucco da prestigiatore per nascondere schemi truffaldini di finti investimenti.
Ora è un pò di moda.

Ti contatto via telefono, ti faccio la pubblicità o mi avvicino a te come fossi un promotore finanziario e accecandoti con mielose parole di facili guadagni in un mercato che sembra il campo dei zecchini d'oro del Gatto e la Volpe di collodiana memoria, il gioco è fatto.
Così si mette in piedi il solito e funzionale schema PONZI, in cui si finge che ci sia un sistema di investimento che funziona ma poi alla fine solo i più furbi guadagnano sulla pelle di moltissimi disgraziati che perdono tutto (dedicheremo un post apposito sugli schemi PONZI, su cosa sono, come funzionano e perchè si chiamano così).

Le prove di quanto diciamo? Beh, una delle più grandi truffe degli ultimi anni è stata la criptovaluta ONE COIN. Anche se in realtà probabilmente non è neanche mai partita, in pochi anni questa finta criptovaluta ha drenato e fatto sparire 4 miliardi di dollari e truffato circa 3 milioni di investitori. (si veda qui 
https://innovazione.tiscali.it/fintech/articoli/truffa-onecoin-e-poyais/ e qui https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bulgaria/One-Coin-storia-della-criptovaluta-che-ha-ingannato-il-mondo-207095 ma il web è pieno di articoli su questa storia).
La cosa curiosa è che noi abbiamo conosciuto ONE COIN quando non la conosceva nessuno, essendo stati invitati ad una riunione esclusiva con persone vicino ai gran capi. Molti anni fa. Quando ancora nessuno sospettava che le cripto potessero essere usate come pretesto per delle truffe. Mi ricordo che alla fine della presentazione tecnica della nuova frontiera del guadagno milionario, novella bitcoin, posi delle semplici domande tecniche sul meccanismo di creazione del valore della moneta e su quali basi sapessero che in pochi anni quella cripto avrebbe aumentato il suo valore.
La pochezza della preparazione degli interlocutori fu sufficiente per comprendere.

Anche da poco, nel Veneto abbiamo avuto lo scoperchiamento di un'altra truffa. Qui nessuna nuova cripto ma solo promesse di rendimenti elevati sugli investimenti sul mercato delle criptovalute. Cifre più basse, solo 100 milionni di euro e circa 6000 persone che hanno perso un mucchio di soldi. Ma il concetto è quello (https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/cronaca/22_agosto_17/treviso-truffa-criptovalute-scomparsi-100-milioni-euro-tre-indagati-549c27d6-1e72-11ed-86e2-51fb1c7b912a.shtml).

Morale?
Si fa leva sempre sulla relativa ignoranza delle persone. Che non significa che le persone siano stupide. Non solo sono. Anche se spesso ci si intestardisce a voler credere a qualcosa a dispetto di qualsiasi evidenza.
La soluzione è informarsi.
Certo.
Non si può sapere tutto di tutti. Ed infatti, proprio per questo, è necessario trovare persone di fiducia con cui il rapporto si stabilisce pian piano nel corso del tempo e di cui sia possibile verificare la professionalità e affidabilità.

Gente come noi, ad esempio.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

martedì 23 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (2a parte)

Una criptovaluta NON è emessa da alcuna banca.

La criptovaluta nasce in seno ad una intuizione matematica di un individuo, che al momento viene replicata da moltissimi altri. In pratica una criptovaluta nasce dalle elaborazioni matematiche di un computer.
Una volta creata una formula, uno o più computer elaborano quella formula matematica fino a giungere ad un risultato. Il risultato è una specie di codice identificativo unico che identifica (appunto) la singola moneta della criptovaluta. Così come ogni banconota ha un suo codice seriale, così ogni criptovaluta ha un suo codice matematico (estremamente complesso) che o identifica.

Questi codici identificativi si aggregano in un file aperto e pubblico (il file viene ovviamente espresso sotto forma di complicatissime formule matematiche) che viene chiamato BLOCKCHAIN, che in inglese significa Catena di Blocco. La blockchain è un registro, espresso con formule matematiche in cui è registrata la genesi e l'identità di ogni singola moneta della criptovaluta di cui parliamo. Non solo. Nella blockchain viene di volta in volta aggiornato anche ogni evento di quella singola moneta. Ovvero chi la prende, chi la vende, quando la vende e così via. E il tutto viene conservato e rimane a disposizione.

Il tutto è partito da una singola criptovaluta, la più famosa e probabilmente quella che ha più valore e sicurezza. Ma solo perchè è quella che ha più popolarità. E' il Bitcoin. La formula del Bitcoin ha in se una furbata. Fin dall'inizio si sapeva che il numero massimo di unità di moneta che era possibile creare era fissato in 21 milioni. Quindi  la formula matematica che crea i bitcoin potrà creare solo 21 milioni di pezzi.

Attualmente sembra che ci siano 18,81 milioni di bitcoin in circolazione. E il numero difficilmente aumenterà. Gli ultimi bitcoin ad essere creati (nel gergo delle cripto si dice "minati" da miniera e minatore....) sono anche i più difficili da estrarre. Occorrono mesi di complicatissime elaborazioni di centinaia o forse migliaia di computer collegati insieme per estrarre il bitcoin in più. E tantissima energia elettrica.
Questo fattore, la limitatezza del numero dei bitcoin, ha fin da subito creato l'effetto scarsità.
E l'effetto scarsità fa aumentare il valore di qualcosa.
Basta dare un'occhiata anche ad altri prodotti. Non appena qualcosa diventa scarso, il suo presso aumenta (vedi pellet o gas ad esempio).
Così nell'anno di uscita del bitcoin (2009) la prima moneta di questa criptovaluta valeva 0,00076 dollari. Praticamente niente. 

Nel corso del tempo il valore di ogni singolo bitcoin è aumentato in modo esponenziale. Toccando 56.000 dollari nel novembre del 2021. 1 bitcoin = 56.000 dollari.
Oggi un bitcoin vale 21.608 dollari. Il che ci mostra quanto effimero e volatile sia il suo reale valore.

E le altre criptovalute?
Dopo l'enorme successo dei bitcoin, diventati più che altro strumento speculativo piuttosto che moneta che serve realmente nell'economia reale per i pagamenti, altri hanno cominciato a seguire la strada battuta dal bitcoin.

Si capiva che si era creato un nuovo mondo di opportunità e di conquista. Favoriti inoltre dalla totale mancanza di legislazione in quasi tutte le nazioni riguardo questo nuovo modo di creare e far circolare il denaro.

Attualmente è impossibile dire quante criptovalute siano state create ed esistano. Qualcuno parla di 17.000 tipi diversi di criptovalute. Ma è difficile star dietro a questi numeri. In primo luogo occorre scremare con le iniziative in fatto di criptovalute e differenziarle da quelle cripto che si sono affermate.

Anzi, per essere più precisi, attualmente il vero cuore caldo della faccenda è la continua e inarrestabile creazione di nuove criptovalute, piuttosto che la cura e distribuzione di quelle esistenti. Perchè?

E' ovvio. Dove sta il maggior guadagno possibile? Nella creazione e lancio di una nuova criptovaluta.

Chi ha avuto l'inconsapevole fortuna (nessuno di chi ha preso i primi bitcoin immaginava l'esplosione di valore di questa specie di moneta nata per gioco) di possedere i primi bitcoin si è trovato dopo pochi anni straricco. Probabilmente molte storie raccontate in questo ambito sono romanzate ma i numeri sono li.
Se io nel 2009 avessi usato 10 dollari per comprare bitcoin a 0,00076, avrei ottenuto 13157 bitcoin (in realtà un pochino di più ma per fare cifra tonda). Se non li avessi mai venduti, adesso avrei un patrimonio di più di 284 milioni di dollari. In soli 13 anni non si è mai vista sul pianeta la possibilità di un investimento così remunerativo.

Se poi fossi stato così bravo da venderli nello scorso novembre, avrei portato a casa l'incredibile cifra di quasi 737 milioni di dollari.
Ma anche se non fossi stato così fortunato o intuitivo e avessi comprato dei bitcoin più avanti, quando il costo era già sostenuto ma il bitcoin ormai ultrafamoso (ad esempio nel mese di gennaio 2016 il suo valore era di circa 400 dollari per bitcoin), ora avrei comunque fatto un ottimo, ottimo investimento.

Comprando 100 bitcoin nel 2016 avrei speso 40.000 dollari e rivendendoli a ottobre/novembre del 2021 avrei guadagnato la comunque fantastica cifra di 5 milioni 560 mila dollari.

Se si comprende questo, si capisce perchè nuove criptovalute siano state create. Per dare la possibilità di creare un nuovo avvenimento esplosivo alla bitcoin. Che per le prime nuove criptovalute è effettivamente successo. 
Ethereum (la seconda criptovaluta più conosciuta al mondo dopo bitcoin) ha iniziato nel 2015 con il valore di 1 dollaro = 1 ethereum. Attualmente vale 1724 dollari ma ha toccato anche la quota di 4058 dollari sempre a novembre 2021.

CONTINUA NEL PROSSIMO ARTICOLO

venerdì 19 agosto 2022

Criptovalute: opportunità o grande bluff? (1a parte)

In questo momento non si fa altro che parlare di criptovalute (o cryptovalute come a qualcuno piace scrivere).

Così, come spesso succede, siamo bombardati da informazioni, notizie e scandali di qualcosa che non è neanche ben chiaro cosa sia.

Cominciamo con il chiarire il nome stesso di questa "novità" della finanza.

Criptovaluta viene dall'unione di 2 parole. La prima è una parola di origine greca (krypton) che significava semplicemente "nascosto". La seconda parola (come molte usate nel nostro italiano) viene dal latino "valere". Letteralmente una criptovaluta sarebbe qualcosa di nascosto che ha valore. 

Più concretamente la parola criptovaluta indica una moneta o un valore finanziario che ha la particolarità di esistere solo in misura virtuale o digitale. Non è qualcosa di fisico ma è una valuta immateriale.

Ora.... se avessimo presentato questo discorso qualche decennio fa, la maggior parte di noi avrebbe strabuzzato gli occhi cercando di capire cosa si possa mai intendere con "immateriale". Al tempo l'idea che i soldi, i piccioli, il denaro fosse qualcosa di concreto e tangibile era molto radicata nelle persone. In alcuni casi anche l'uso dell'assegno veniva visto con sospetto. Ho assistito personalmente ad una trattativa in cui mio padre acquistava del sughero da un vecchio proprietario cercando di pagare con un assegno, momento in cui il venditore rifiutò il pagamento dicendo "No, no. Voglio essere pagato con dei soldi." Come che l'assegno non fossero soldi.

Oggi usiamo bancomat e carte in maniera espansa. Acquistiamo su internet e l'uso del pagamento digitale si è spostato anche nel cellulare. Il denaro è diventato intangibile e immateriale.

Quindi non è difficile comprendere cosa si intenda per valuta virtuale o digitale.
Ma quindi  che differenza c'è fra una valuta nazionale (ad esempio l'euro o il dollaro) e una criptovaluta?

La principale differenza risiede nell'ente (l'entità) che emette e produce la moneta. Questa è la vera differenza. Non tanto il fatto che la criptovaluta sia legata a filo doppio con il mondo digitale, con internet e i computer. No, non è quello il fattore che definisce in modo specifico la criptovaluta.

Una moneta o valuta nazionale è emessa da una specifica istituzione che è la BANCA CENTRALE del paese (o insieme di paesi) di cui la valuta è uno strumento. In Italia, quando c'era la lira, la valuta era emessa dalla Banca d'Italia. Che è un ente pubblico (anche se su questo c'è da dedicare un intero articolo perchè in termini più giuridici esso è una società per azioni privata di diritto pubblico ma questo è un altro discorso).

L'euro è una moneta che rappresenta ed è strumento finanziario dell'Unione Europea ed è emessa dalla Banca Centrale Europea o BCE. Il dollaro lo emette la Federal Reserve, che è la banca centrale degli Stati Uniti d''America e così via.

lunedì 8 agosto 2022

I comparatori di offerte finanziarie su internet: sono efficaci e trasparenti? (1a parte)

Da qualche anno è entrato nella nostra quotidianità l'uso di internet per l'acquisto di beni.

Sembra incredibile di come siano cambiate le nostre abitudini. Solo una decina o quindicina di anni fa gli acquisti on line erano marchiati di sospetto e il tutto sembrava non dovesse funzionare bene.

I critici osservavano che l'acquisto a distanza non poteva funzionare. E si dilungavano nell'elencare i motivi.

Questo valeva per i beni fisici, figuriamo per l'acquisto di servizi.

Eppure, ci ritroviamo oggi con una situazione totalmente ribaltata.
Uno degli uomini più ricchi del mondo ha creato e gestisce un sito di vendite on line. Talmente potente che spesso è un nemico inesorabile di attività in presenza.
Nel campo dei servizi è diventato ovvio per moltissime persone usare il proprio smartphone (la vera rivoluzione di internet sono stati gli smartphone, dobbiamo dirlo...) per accedere al proprio conto bancario, fare operazioni varie con le amministrazioni pubbliche e via dicendo.

Chi scrive fa il lavoro di consulente di prodotti finanziari dal 2006. Quando ancora si era soliti fare la promozione dei propri prodotti e offerte tramite volantini pubblicitari nelle buche delle lettere o nei tergicristalli delle auto parcheggiate.

Ora, nel campo dei prodotti finanziari (ma anche dei servizi di telefonia, delle assicurazioni e dei prodotti di fornitura energetica) la fanno da padrone I COMPARATORI.

Che non sono altro che dei siti in cui vengono presentati insieme le offerte di un grande numero di aziende in uno specifico tipo di prodotto.

Se un consumatore ha bisogno di un prestito (per parlare di qualcosa che ci riguarda), va su un comparatore (un sito internet), digita la cifra desiderata et voilà.... Ecco comparire le offerte di decine di banche e finanziarie.
Ordinate dall'offerta più conveniente alla meno conveniente.

Un bel servizio, non c'è che dire.... E infatti sempre più italiani si affidano a questo genere di ricerche per la scelta del prodotto/servizio giusto alle loro esigenze.

Ma è tutto così vero e funzionale? O c'è qualcosa che precisato?

Ovviamente si. Qualcosa va precisato. Non perchè i comparatori siano delle truffe o non siano trasparenti. Niente di tutto questo. Il problema è a monte, è nella filosofia della ricerca del consumatore stesso.

Per paragonare (mettere a confronto) due offerte di sue prodotti (che sia un bene fisico o un servizio) occorre che le caratteristiche di questi prodotti siano così simili da poter definire le 2 offerte come l'offerta di un medesimo prodotto.

E' come andare dal fruttivendolo e chiedere quanto costa un chilo di un tipo di frutta. Se poi voglio andare da un altro fruttivendolo per fare il paragone, devo accertarmi che sto chiedendo il prezzo di un tipo di frutto almeno simile, se non uguale. E sebbene questo sembri una sfumatura, in effetti non lo è.

Per rimanere in ambito vegetale, il costo di un chilo di Cocomero (o anguria) è diverso a seconda della qualità. E le differenze a volte sono sostanziose. C'è l'anguria da tot euro al chilo e l'anguria che costa il 50% in più oppure il doppio.
C'è l'anguria senza semi, c'è l'anguria di qualità, c'è l'anguria a chilometro zero, c'è l'anguria biologica, c'è l'anguria nera e quella striata. C'è anche l'anguria con il nome, di cui sentiamo parlare alla pubblicità in tv. E così via.

Alla fine il consumatore medio, dirà "Capito, ma alla fine sono tutte angurie. Quindi non capisco queste differenze. Prendo la meno cara".
Nella scelta dei prodotti, questo succede spesso. Il criterio principale con cui si sceglie il prodotto giusto per me è SOLO l'aspetto del costo. Sempre che il prodotto abbia le caratteristiche minime che stavo cercando.
E qui, e qui che casca l'asino. Ed è qui che l'argomento diventa interessante.

Ed è qui che parleremo di qualcosa di importante che riguarda i comparatori.
Ma questo nella seconda parte dell'articolo in pubblicazione nei prossimi giorni.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE

mercoledì 3 agosto 2022

Ma da dove arrivano i soldi dei fondi europei?

Oggi, facciamo un salto in Europa e ci occupiamo di "soldi europei" e non solo di soldi "italiani".

Il tutto fra virgolette perchè stiamo ovviamente un pò burlando la serietà dell'argomento.

In questo periodo si fa un gran parlare di PNRR ovvero del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un mega progetto di finanziamento che la nostra nazione metterebbe in campo con il sostegno di fondi UE, la santa UE.

E siccome ci avviamo alla campagna elettorale, possiamo immaginare che questo sarà uno dei temi dominanti delle tribune elettorali e comizi dei nostri novelli statisti e condottieri.

Ma, uscendo un pò dall'attualità, per non essere coinvolti troppo dalle vicende quotidiane e cadere in modo troppo dirompente nella politica, essendo questo un blog che si dedica alla finanza e al denaro, ci interessa porre in rilievo un meccanismo base riguardante la provenienza di questi fondi europei.

Ovvero, per parlare più semplice: ma i soldi che l'Europa da all'Italia, in generale, da dove vengono?

E' curioso, infatti, che quando i nostri giornalisti e politici parlano di soldi che provengono dalla UE attraverso prestiti o erogazioni a fondo perduto, sembra sempre che parlino di qualcosa di quasi regalato, di flussi finanziari che la "madre" Europa dispenda con buon cuore ai figli meritevoli.

Da dove prende i soldi l'Unione Europea? Beh, le cose sono cambiate nel tempo e ci sono molte precisazioni tecniche da fare ma se vogliamo essere chiari (seppure con notevoli semplificazioni) diciamo che i soldi dell'Unione Europea arrivano dai versamenti che le nazioni che la compongono effettuano a favore del suo bilancio.

Per essere ancora più chiari, ogni anno, ogni nazione della UE versa (dovrebbe versare) un quantitativo di denaro proporzionale alle dimensioni della sua economia. Ci sono altre entrate (provenienti dai dazi oppure da una percentuale sull'iva comunitaria) ma sono di minore entità.
E l'Italia, quindi, quanto versa all'unione europea?
Se si fa una ricerca (non difficile perchè i dati sono pubblici ma difficile perchè le pagine informative sono ULTRApiene di dati) si scopre, ad esempio, che l'Italia è il terzo contributore del bilancio UE. Davanti a noi ci sono solo la Germania (1° paese contributore) e la Francia.
Nel 2018 abbiamo versato all'Europa la bellezza di 15,12 miliardi di euro, esattamente il 13,39% di tutto il bilancio UE per quell'anno (fonte: www.europatoday.it).

E se guardiamo una serie storica di questi contributi, vediamo che molto spesso i soldi che sono tornati in Italia tramite finanziamenti o fondi "europei" sono stati di importo inferiore.

Fonte: https://www.agi.it/

Quindi parlare di fondi "europei" è per certi versi improprio. Perchè se in Italia tornano indietro meno soldi di quanto versiamo, potremmo più correttamente dire che di fatto non sono fondi "europei" ma sono fondi ITALIANI.

Ora questo è stato vero fino al 2020 (anno in cui abbiamo versato 18,2 miliardi di euro e abbiamo visto tornare indietro da Bruxelles solo 11,6 miliardi, con una perdita netta di 6,6 miliardi) (fonte www.europa.today.it) e può darsi che le cose cambieranno in futuro.

Così come è anche vero che nei primi tempi della UE ci sono stati alcuni anni in cui in Italia sono stati fatti investimenti "europei" superiori al nostro contributo.

Ma a parte che andando nel sito dell'Unione Europea, con un pò di lavoro di calcolatrice si può calcolare se in questi 30 anni di UE l'Italia abbia dato più soldi di quanti ne abbia preso, è sicuro che sarebbe molto più corretto evitare di parlare di fondi "europei" con questa leggerezza, senza precisare che i soldi che arrivano da Bruxelles, non sono altro che dei soldi che le nazioni europee prelevano dai loro cittadini per una re-distribuzione che è decisa dai burocrati europei. Che ricordo, non sono eletti in modo democratico, in quanto la UE è diretta da commissioni non elette democraticamente.

Il parlamento europeo lo eleggiamo ma il governo europeo no.

La prossima volta quindi che un politico o un giornalista parla di temi finanziari europei, verificate se costui parla per frasi fatte o concetti pre-programmati o se veramente ha chiaro il funzionamento di queste dinamiche finanziarie.

Speriamo che il tema vi sia stato gradito.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE.



martedì 2 agosto 2022

L'Italia è una nazione ricca?

Parlare di ricchezza è sempre qualcosa di affascinante.

Chi più e chi meno, siamo sempre attratti da questo concetto e da come concretamente si presenta ai nostri occhi.
Sarebbe ipocrita negare l'evidenza.

Così questo nuovo report pubblicato nel giornale specializzato in economia "Wall Street Italia" e basato su ricerca e analisi del Boston Consulting Group (azienda di consulenza finanziaria colossale da 11 miliardi di dollari di fatturato) dedicato ai paesi più ricchi del mondo non può che attirare la nostra attenzione.

Prima di entrare nel vivo del discorso e vedere come siamo messi in Italia (dando una sbirciatina alla foto di fianco si può avere già una risposta), una riflessione sulla capacità degli italiani di lamentarsi e di vedere l'erba del vicino sempre più verde è d'obbligo.

A volte le immagini e gli stereotipi di qualcosa hanno il sopravvento sulla realtà e la nascondono.

C'è da qualche parte e nella testa di qualcuno (tra cui molti italiani stessi) l'idea che l'Italia sia sempre  un paese tipo "Banana State" cioè la la repubblica delle banane, una sorta di nazione sempre stracciona, malandata e di seconda o terza categoria.

Nessuno ovviamente vuol negare che i problemi di funzionamento del nostro stato e soprattutto del settore pubblico siano enormi ed evidenti. Ci sono aree di inefficienza organizzativa e produttiva colossali. Tuttavia, occorre anche vedere che si sono dei fatti e dei numeri su cui non si può sorvolare così facilmente.

Nella classifica delle nazioni più ricche del mondo (ovvero le nazioni con il numero maggiore di persone ricche e con il patrimonio personale più grande) l'Italia si colloca all'8° posto nel pianeta. Davanti a noi abbiamo gli immancabili dominatori della scena da circa un secolo, gli U.S.A. Dietro di loro, in ascesa spaventosa, i cinesi e i sornioni giapponesi. Di cui da 20 anni si parla poco ma che restano sempre la terza economia mondiale.
E poi gli europei inglesi, tedeschi e francesi più i canadesi prima di noi.

Questa classifica è fatta monitorando la ricchezza del patrimonio finanziario posseduto. Che per l'Italia si colloca a 6 mila miliardi di dollari di ricchezza complessiva. Nonostante tutto in crescita in questi anni.

Molto interessante, in questa ricerca, è anche il numero dei milionari italiani. Che BCG stima in 431 mila. Cioè ci sarebbero 431.000 italiani che possiedono più di 1 milione di dollari di ricchezza personale.
E ci sono 2.100 italiani con un patrimonio di oltre 100 milioni di dollari di ricchezza.

Morale? In Italia stiamo tutti bene? 
Certo che no.
Anzi ci sono numeri che dimostrano che la forbice, la distanza fra chi ha i soldi e chi invece non li ha si sta ampliando. E sempre più italiani sono scivolati nella fascia vicina a quella di sussistenza minima o povertà. Sono dati anche questi.

Ma.... Ma occorre ricordare che questa è una deriva di tutte le nazioni avanzate. Cioè ci troviamo in una tendenza in cui ci sarà sempre chi da ricco, diventa più ricco e chi da povero, diventa più povero.
E questa è la vera sfida del futuro.

Il link a tutto l'articolo indicato nel posto è questo: 

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

lunedì 1 agosto 2022

Rialzo dei tassi.... Perchè

E così fu che il rialzo dei tassi arrivò.

Tanto tuonò che piovve, dice il proverbio.

Questo blog vuole semplificare alcuni contenuti economici e finanziari e con questo scopo oggi proveremo ad analizzare cosa effettivamente succede quando una banca centrale aumenta i tassi e perchè lo fa.

Prima di capirlo, occorre comprendere che l'economia moderna di un certo territorio politicamente omogeneo ha 2 campi distinti ma completamente legati l'uno all'altro: il campo economico e il campo monetario.

Certo... abbiamo detto che dovremmo rivolgerci ad un territorio politicamente omogeneo e in questo momento l'Unione Europea è tutto tranne che un campo politicamente omogeneo.
E questo è probabilmente il peccato originale dell'Euro. Una moneta unica diffusa in un insieme di stati diversi, con leggi sul lavoro diverse, con esigenze strategiche diverse e con equilibri sociali diversi.

Ma questo è l'argomento di un altro post. Per ora faremo finta che l'UE sia uno stato abbastanza unito e politicamente e economicamente coerente.

L'economia di un'area viene rappresentata e supportata dalla finanza. Nel senso che la produzione reale (in un mondo evoluto come il nostro) ha assolutamente bisogno di essere rappresentata da dei valori simbolici espressi in denaro.
Da una parte abbiamo terreni coltivati, verdura, allevamento, minerali, energia, macchine, utensili, fabbriche, servizi, etc...  tutte cose tangibili, produzione reale.
Dall'altra abbiamo il valore di queste cose in modo che siano scambiabili. Quindi prezzo, moneta, valori, prestiti, debiti, etc...

Quando una economia va bene e c'è produzione il sistema richiede più denaro perchè c'è bisogno che il sistema produttivo venga "lubrificato". Senza olio (denaro) il sistema si grippa e si rompe per mancanza di capacità di far fluire da un punto all'altro del sistema quanto viene prodotto.
In una situazione del genere il centro decisionale finanziario (in genere la banca centrale, in Europa ora la BCE) decide di immettere nel sistema più liquidità, più denaro.

E lo fa rendendo appetibile ai principali compratori di denaro (le singole banche commerciali) acquistare denaro. Se il denaro costa poco, vale poco.
Quindi imprenditori e investitori preferiranno indirizzare le loro risorse verso gli impieghi che più di altri hanno un rendimento che consentirà loro di guadagnare di più.

Se esistono rendimenti finanziari "alti" (costo del denaro alto significa che costa di più per chi lo acquista ma anche che rende di più per chi lo vende o ci investe!) tali investimenti attireranno l'attenzione di imprenditori e investitori con capitale disponibile. Probabilmente uno degli obiettivi della BCE è attirare denaro da altre economie extraeuropee per convogliarli nelle casse della UE.
Perchè quando una moneta aumenta i tassi di interesse, questo provvedimento è aperto a tutto il mondo, in un mercato finanziario praticamente in funzione 24 ore su 24, sette giorni su 7, 12 mesi all'anno.

Ora, se ben guardiamo, ci troviamo in una situazione veramente curiosa.
L'Unione Europea presenta un tasso di inflazione notevolmente alto rispetto ai parametri e alle previsioni di chi l'Euro l'ha creato ma ciononostante un tasso di crescita e di sviluppo dell'economia fortemente deficitario (soprattutto se paragonato a locomotive come il sud-est asiatico o gli USA).
Se proprio volessimo essere precisi, non ci troviamo in un periodo inflattivo (inflazione in aumento) ma in un periodo di STAGFLAZIONE.

Che altro non è che l'unione delle parole "stagnazione" + "inflazione". La stagflazione indica una situazione di aumento dei prezzi e della massa di denaro circolante unito ad un periodo di recessione economica o di forte ritardo di sviluppo.

La domanda è: siamo sicuri che l'aumento dei tassi di interesse sull'euro (quelli attuali e quelli futuri) sia stata la miglior mossa da fare?
Ne riparleremo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

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