Dopo le agognate vacanze (ci sarebbe da fare una riflessione su quanto le vacanze siano un vero momento di pausa e godimento del proprio tempo libero o anch'esso un semplice marchingegno del pazzo mondo del moderno sistema economico), ci ritroviamo a ridosso di una nuova stagione lavorativa.
Arriva settembre, i palinsesti televisivi, ancor prima del resto, ci informano che la vita così come la conoscevamo sta per tornare alla normalità.
I parametri si ri-assestano e tornano normali.
Lo farà anche l'economia di questo spaesato mondo occidentale?
Da più parti si sente parlare di "fine della crisi" e "ripresa, seppur lenta, dell'economia".
Onestamente sono diviso fra due approcci diversi e opposti.
Il primo è il classico approccio qualunquista del 99% di noi e cioè: speriamo che tutto torni come prima, che il lavoro torni a decollare, che i soldi ritornino a girare, etc.
Il secondo è un approccio un pò più sconsolato che parte dal principio che forse questa "crisi" è durato anche troppo poco.
Il secondo approccio è dovuto al desidero di vivere finalmente un'economia più sana costituzionalmente in cui effettivamente le persone abili e volenterose riescano a godere dei frutti del loro lavoro.
Dico che, forse, la crisi sia durata troppo poco non perchè non abbia creato danni. Li ha fatti. Io sono uno di quelli che ne ha patito completamente i risvolti visto che lavoro come agente in attività finanziaria. Per quasi un anno circa, i miei interlocutori bancari hanno operato in una specie di manicomio distruggendo il mio lavoro fatto di professionalità e cura del cliente.
Nessuno mi venga a dire che la "crisi" non mi ha toccato.
Ma visto che mi ha e vi ha toccato, sarebbe stato bello che, visto che eravamo in ballo, la cosa prendesse quota in modo da creare nelle persone uno stato d'animo volto a voler finalmente cambiare le cose, stufi del solito andazzo.
Invece, credo che presto, se l'economia rientra, molti rientreranno nel loro sonno dormiente e proseguiranno quasi come se niente fosse accaduto.
Molte persone perderanno il lavoro (qualcuno lo ha già perso). Perdere il lavoro è una tragedia in questa società ma non dovrebbe esserlo in una buona società. Se si perde un lavoro significa che la necessità che una società ha di quella particolare mansione è scesa e che nuove figure professionali debbano essere create.
Nell'800 vi erano degli omini che giravano per le città a accendere i lampioni a petrolio. Vi erano gli spazzacamini e tante altre figure professionali che ora non esistono più.
Il problema è se la società ti abbandona dopo che tu (con famiglia a carico magari) hai dato le tue abilità a quella professione.
Ma di questo riparleremo.
Spero di far diventare questo blog una fucina di idee per voi. Magari è presuntuoso da parte mia ma spesso riesco a farlo con i miei clienti e non vedo motivi per non provare con voi lettori.
D'altronde cerco solo di condividere con voi pensieri e emozioni. Riguardo al denaro e dintorni.
Alla prossima e grazie per l'attenzione.
Arriva settembre, i palinsesti televisivi, ancor prima del resto, ci informano che la vita così come la conoscevamo sta per tornare alla normalità.
I parametri si ri-assestano e tornano normali.
Lo farà anche l'economia di questo spaesato mondo occidentale?
Da più parti si sente parlare di "fine della crisi" e "ripresa, seppur lenta, dell'economia".
Onestamente sono diviso fra due approcci diversi e opposti.
Il primo è il classico approccio qualunquista del 99% di noi e cioè: speriamo che tutto torni come prima, che il lavoro torni a decollare, che i soldi ritornino a girare, etc.
Il secondo è un approccio un pò più sconsolato che parte dal principio che forse questa "crisi" è durato anche troppo poco.
Il secondo approccio è dovuto al desidero di vivere finalmente un'economia più sana costituzionalmente in cui effettivamente le persone abili e volenterose riescano a godere dei frutti del loro lavoro.
Dico che, forse, la crisi sia durata troppo poco non perchè non abbia creato danni. Li ha fatti. Io sono uno di quelli che ne ha patito completamente i risvolti visto che lavoro come agente in attività finanziaria. Per quasi un anno circa, i miei interlocutori bancari hanno operato in una specie di manicomio distruggendo il mio lavoro fatto di professionalità e cura del cliente.
Nessuno mi venga a dire che la "crisi" non mi ha toccato.
Ma visto che mi ha e vi ha toccato, sarebbe stato bello che, visto che eravamo in ballo, la cosa prendesse quota in modo da creare nelle persone uno stato d'animo volto a voler finalmente cambiare le cose, stufi del solito andazzo.
Invece, credo che presto, se l'economia rientra, molti rientreranno nel loro sonno dormiente e proseguiranno quasi come se niente fosse accaduto.
Molte persone perderanno il lavoro (qualcuno lo ha già perso). Perdere il lavoro è una tragedia in questa società ma non dovrebbe esserlo in una buona società. Se si perde un lavoro significa che la necessità che una società ha di quella particolare mansione è scesa e che nuove figure professionali debbano essere create.
Nell'800 vi erano degli omini che giravano per le città a accendere i lampioni a petrolio. Vi erano gli spazzacamini e tante altre figure professionali che ora non esistono più.
Il problema è se la società ti abbandona dopo che tu (con famiglia a carico magari) hai dato le tue abilità a quella professione.
Ma di questo riparleremo.
Spero di far diventare questo blog una fucina di idee per voi. Magari è presuntuoso da parte mia ma spesso riesco a farlo con i miei clienti e non vedo motivi per non provare con voi lettori.
D'altronde cerco solo di condividere con voi pensieri e emozioni. Riguardo al denaro e dintorni.
Alla prossima e grazie per l'attenzione.
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