Pagine

martedì 22 aprile 2014

Sofferenze bancarie..... Ma le banche sono vittime?

Che il sottoscritto e questo blog abbiamo una posizione critica netta di grande dissenso nei confronti del sistema "banche" è penso chiaro e risaputo.
I motivi forse non sono mai stati espressi con dovizia di particolari.
Per colmare questo vuoto, mi sembra giusto quindi esemplificare questa mia posizione "critica" con un esempio lampante.

I motivi che mi inducono a non essere un simpatizzante delle banche sono vari e pescano le loro origini proprio nella nascita del concetto base di cosa il denaro sia e quale funzione ricopra (debba ricoprire) in una moderna società economica.
Che le banche debbano parimenti ricoprire una precisa e certa funzione è un concetto ugualmente banale e scontato. Che non lo ricoprano è sotto gli occhi di chiunque voglia osservare con pragmaticità la scena esistente.

Ma senza entrare nei massimi sistemi, vediamo un pò quanto queste banche sono delle innocenti e povere vittime.

La prima bugia da smontare è che le banche siano in difficoltà perchè coloro ai quali sono stati prestati dei soldi non li stanno restituendo.
Questa è UNA GRANDE BUGIA.

Il tutto nasce dall'immaginare una banca (istituto finanziario) come uguale ad una singola persona.
Io, Mario Rossi, che ho 10.000 euro sul conto corrente, se presto 5.000 euro a Paolo Bianchi, rimango solo con metà dei miei averi. Se il signor Bianchi non ottempera al suo impegno di restituzione, il signor Rossi si trova nei guai. Perchè? Perchè Rossi che non ha alcun potere di creare denaro fittizio (denaro che non ha un controvalore in termini reali di qualche genere: oro, argento, pietre preziose, prodotti della terra, minerali, materie prime, immobili, terreni, prodotti industriali, servizi, etc.) presta a Bianchi denaro che egli realmente possiede.
E ciò che presta a Bianchi lo sta, di fatto, levando alla propria disponibilità.

Per un istituto finanziario cioè per una qualsiasi banca, non funziona così.
Una banca non presta i soldi che ha nella cassaforte. Ovvero i soldi che ha raccolto con i depositi o che ha da parte come capitale sociale.
Questa è un'idea semplicistica e totalmente sbagliata.
Una banca presta soldi sulla base dei soldi che ha nei suoi bilanci.
Se una banca ha, ipoteticamente, registrato depositi per 100.000.000 euro ciò non equivale al fatto che essa abbia 100.000.000 euro in banconote nelle proprie cassaforti.
Se, per semplificare, prendessimo una qualsiasi agenzia bancaria di città e sommassimo gli attivi dei loro clienti in quella sola agenzia otterremmo una cifra importante. Una cifra a 6/7/8 zeri almeno.

Bene..... Secondo voi, quanti soldi avranno mai depositati nella loro cassaforte? Se ci teniamo larghi non pià di 50/60 mila euro.
Cioè in una agenzia di una qualsiasi banca la quantità di denaro sotto forma di banconote è minimo. E questo sia per motivi di sicurezza (ovvio!) ma anche e soprattutto perchè così funziona il sistema bancario.
Cioè tutti gli altri soldi dei correntisti non sono nè nelle casseforti dell'agenzia ma neanche da qualsiasi altra parte. Non sono in una sede centrale. Non esistono.
Se sommiamo tutti i saldi dei conti correnti di una qualsiasi banca avremmo cifre spaventose. La banca non ha quei soldi sotto forma di banconote.
Perchè?

Perchè fanno fede le scritture contabili.
Tu correntista sai di avere 10.000 euro sul tuo conto corrente perchè un pezzo di carta o una schermata di un computer (adesso anche dello smartphone) ti dicono così.
Ma se domani andassi nella tua filiale e chiedessi tutti i tuoi 10.000 euro insieme (1) non te li darebbero senza preavviso, (2) non te li darebbero anche con il preavviso. E se non ci credi prova.
Se il tuo saldo di conto corrente è ampio, prova a chiedere tutti i soldi insieme.
Ti diranno stupidaggini come "Lei signor X, non può prelevare più di 1.000 euro in base alle ultime normative che limitano l'uso del contante, bla - bla - bla......"

Stupidaggini perchè la norma parla di impossibilità di effettuare transazioni in contanti per cifre superioriori ai 999,99 euro. Transazioni, quindi. Il prelievo del proprio denaro dal proprio conto corrente non è una transazione.
Ma a parte questi dettagli, la banca non ti può dare quando vuoi il tuo saldo perchè NON ha quei soldi. Se li deve procurare.
In genere le banche hanno anche il vizietto di prestare molti più soldi di quanti sono i depositi a loro disposizione.
Se hanno raccolto 1 milione di euro è possibile che ne prestino 2 o 3. O forse 5. Non è importante quanto grande sia questa proporzione. Per legge può oscillare fino ad un fattore 20 (riserva frazionaria al 5%). In qualche nazione la hanno corretta e portata ad un fattore minore aumentando il valore della riserva frazionaria. Ma non è questo il punto.
Il punto è che la banca, ipotizzando che i propri correntisti non ritireranno MAI tutti i loro soldi insieme e nello stesso momento, presta sempre più soldi di quelli che ha.
E i soldi in più, da dove vengono?
Li crea. Dal niente. Tutto qui.
E' un pò come un individuo quando stacca un assegno. Sull'assegno vuoto uno ci può mettere l'importo che vuole. E pagarci quello che vuole. L'unico problema per chi emette un assegno senza la dovuta copertura è il fattore tempo. Tempo troppo breve fra quando l'assegno viene emesso e quando esso viene incassato. Così senza copertura il gioco finisce subito.
Ma una banca emette a assegni a vuoto, sapendo bene che il tempo che ha a disposizione per coprirli è ben maggiore.
Spesso infinito. Nel peggiore dei casi interviene lo stato che con opportuni prestiti, aiuta la povera banca a ripianare le sue perdite.

Così il dito viene puntato sul cittadino o piccola azienda che non rimborsa i 10 mila o i 50.000 euro ricevuti in prestito. Oppure sul cittadino che non rende i 150 mila euro di mutuo per l'acquisto della casa.
Basta solo osservare questo dato e si comprende quando ingiusto sia questo colpevolizzare chi non ottempera ai suoi impegni per quanto sia indiscutibile che i propri impegni vanno onorati.

Il solo dato che lo 0,5% dei clienti delle banche ha ottenuto il 56% del credito erogato dalle banche stesse nell'ultimo anno ci da una proporzione della situazione.
In pratica una minoranza di clienti crea le voragini nei conti delle banche.
Diventando ancora più precisi 17.500 clienti hanno ricevuto 720 miliardi di euro di prestiti/fidi/mutui mentre 3,5 milioni di clienti si sono invece spartiti il resto e cioè gli altri 570 miliardi di euro prestati dalle banche.
Interessante o no?
Se poi si va a leggere chi sono questi pochi clienti a cui le banche danno un sacco di soldi, troveremo i soliti noti. Coloro che sono pluriindebitati ma vivono da nababbi.

Perchè se devi 1000 euro a qualcuno sei un poveraccio e hai un problema.
Se devi 1.000.000 di euro a qualcuno sei ricco e qualcun altro ha un problema.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 7 aprile 2014

Cosa è il denaro? Capitolo 02


Dopo il precedente post (http://denaroedintorni.blogspot.it/2014/03/facciamo-un-passo-indietro-cosa-e-il.html) in cui abbiamo introdotto l'argomento, entriamo adesso nel vivo della faccenda.


Cominciamo subito a definire la prima e più importante parola di tutto l'argomento. Ovvero proprio il denaro, chiamati anche soldi.

Quindi cosa è il DENARO o allo stesso modo cosa sono i SOLDI?

Il denaro è solamente un'idea.
Il denaro è solamente un accordo.
Il denaro è solamente un meccanismo inventato dall'uomo per rappresentare qualcosa che esiste o che è stato prodotto.

E' tutto molto semplice. Talmente semplice che occorre impegnarsi in modo incredibile per rendere tutta la materia complessa ed incomprensibile.
Perchè?
Perchè se TU non capisci il denaro, non capisci l'economia, il lavoro, l'imprenditorialità, lo scambio, la ricchezza, le tasse, le vendite e tutto ciò che ne consegue.
E se non capisci sei una marionetta.
Nelle mani di chi? Domanda banale - risposta banale. Nelle mani di chi ha vantaggio che la maggior parte di noi non capisca niente di denaro. L'elenco è ampio. Ma conduce velocemente in cima alla piramide di chi controlla paesi e governi. Ovvero ristrette lobby finanziarie che in pratica controllano anche la maggior parte delle multinazionali mondiali e quindi, di fatto, l'intera economia.
E quindi, di fatto, l'intero pianeta.

Perchè se un gruppo di interesse ha il potere di influenzare l'economia, al giorno d'oggi, sarà DI FATTO, più potente di una nazione o di intere nazioni.
Soprattutto se si possono controllare le idee e le reazioni dei cittadini.

E quale miglior modo se non tenerli nell'ignoranza sull'argomento più importante? Cioè il denaro!

Il denaro non è l'argomento più importante se non perchè si occupa della sopravvivenza. Sicuramente arte, filosofia, amore, amicizia, valori, etica, spiritualità e via dicendo sono ambiti e argomenti più elevati e IMPORTANTI.
Ma l'uomo vive di cibo, di un riparo, di vestiti e di beni e strumenti primari per la sua sopravvivenza.
L'uomo sopravvive con queste cose e non certo con il niente.
E queste cose sono l'economia.
L'economia non è la "borsa", non è lo "spread", non sono gli "indici" o i bilanci, i numeri, etc.....
L'economia sono cibo coltivato o allevato e macellato, è risorse energetiche trovate e messe a disposizione, è case costruite, è macchinari che funzionano, è il servizio del parrucchiere, è il lavoro del falegname, di un dentista e via discorrendo.
E' cose concrete. E per concrete intendiamo tutto ciò che sia il frutto di un lavoro che porti ad un bene o un servizio reale.
La creazione di un sito web è un servizio reale.
La consulenza tramite mail o skype è un servizio reale. Speriamo di non essere fraintesi.
Se paghiamo qualcuno perchè investa i nostri soldi, quello è un servizio reale. L'investimento dei nostri soldi in borsa NO! Nei prossimi capitoli vedremo perchè.....

Il denaro è quindi solo un concetto mentale creato dall'uomo per sostituire il baratto. E' un meccanismo. Basato su accordi. Se quegli accordi vengono meno, il denaro non esiste.

La prova? Precipita su un'isola deserta con una valigia piena di milioni di euro in banconote da 100.
Se là non c'è nessun negozio, con tutti quei milioni, forse, ti puoi accendere il fuoco.
Non valgono da soli. NON VALGONO NIENTE se non come carta.
Perchè? Perchè non c'è nessuno che gli dia valore.
Il denaro ha valore perchè qualcun altro gli da valore. Ecco il succo dell'accordo.

Quando vieni pagato in denaro, sei tranquillo perchè sai che quella banconota o numeretto dentro ad un computer sul tuo conto corrente verrà accettato da chiunque per procurarti quello che ti serve.
Ma se vieni pagato in "buoni fruttiferi della nazione lunare" che NESSUNO CONOSCE, con quei buoni non ci farai niente.

Quindi prima ti liberi dell'idea che il denaro è una cosa che si può possedere e trovare da qualche parte, che è scarso perchè ce ne è poco e altre stupidaggini del genere e prima potrai capire cosa il denaro sia. E come lo si può generare.

Grazie per l'attenzione.

mercoledì 26 marzo 2014

Facciamo un passo indietro: Cosa è il denaro! Capitolo 01

Questo blog è nato alcuni anni fa a supporto della nostra attività di consulenti aziendali. Essendo molto impegnati anche sul fronte delle riforme sociali e del volontariato, il tempo a nostra disposizione per curare questo luogo di notizie e informazione non è mai stato tanto.

Urge quindi un riavvolgimento del nastro e ripartire direttamente dal cuore dell'argomento del blog. Visto che parliamo di "denaro" e dintorni, cominciamo a visionare cosa sia il denaro.....

Il denaro altro non è che un'idea, un concetto astratto, una rappresentazione della realtà.
E in particolare la rappresentazione di qualcosa che è stato prodotto e che potrebbe essere scambiato. In una ottima definizione qualcuno ha parlato di denaro come la rappresentazione di una "relazione" e non di un oggetto.

Purtroppo il fatto che le persone bramino questa idea e si addormentino sperando che il giorno dopo la loro stanza da letto sia piena di questo concetto astratto, impedisce al cittadino medio di capire questo argomento.
La mancanza di denaro è un problema. Lo si comprende. Oggi chi non ha denaro vive in una condizione miserevole. Ben peggio di altri contesti sociali e altri tempi.
Perchè se prima chi non aveva denaro, pativa enormi difficoltà a sopravvivere (ma anche oggi è così!), adesso grandi difficoltà le patisce anche di un pò di denaro lo ha.
Perchè sembra che non ne basti mai.

In ogni caso il denaro è un modo con cui indichiamo una possibilità. Ovvero la possibilità di potersi procurare beni e servizi che ci servono per sopravvivere ma anche per migliorare la qualità della vita.
Il denaro non ha valore di per se.
Ha valore nella misura in cui permette di acquisire beni e/o servizi.
Al punto che se la nostra tasca fosse piena di denaro ma nei negozi non ci fossero beni da acquistare, quel denaro non servirebbe a niente.

Ma, superato questo concetto mentale apparentemente fin troppo semplice, che differenza ci comporta tutto ciò nella vita di tutti i giorni? Che se non impariamo a comprendere come il denaro si genera, accetteremmo tutte le teorie false che attualmente girano nei mass-media e nelle chiaccherate da bar.

Quali? Citiamo un pò in ordine sparso:
*) Non ci sono soldi per colpa della crisi.
*) Non ci sono soldi perchè le persone spendono troppo.
*) La colpa è dei politici che spendono tutto.
*) Bisogna risparmiare.
*) Le strade non si possono aggiustare nè ci possono essere nuovi banchi nelle scuole perchè lo stato è senza soldi.
*) Se chi ha due lavori, ne facesse uno solo ci sarebbe lavoro anche per i disoccupati.
*) La colpa è di chi evade le tasse.

Solo alcune. Alcune frottole senza alcun fondamento disciplinare. Solo concetti buttati lì, incoerenti e talmente generalisti da essere inapplicabili a qualunque sistema.
Perchè? Non certo perchè lo diciamo noi! Sono dati falsi perchè partono da errate definizioni dei termini che usano.
Ma queste frasi condizionano il nostro modo di vivere. Ci conducono a fare scelte che cambiano il nostro presente e il nostro futuro. Come individui e come membri di una nazione.
Non è poca roba.

Ecco che abbiamo quindi intenzione di cercare di spiegare bene cosa il denaro sia e come funzioni.
Perchè l'unica libertà che abbiamo è la conoscenza.
E senza conoscere non si può essere liberi. Neppure se abbiamo milioni di euro nelle tasche.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 17 febbraio 2014

Tasse e crescita

Le tasse stanno diventando l'argomento principale dell'economia italiana.
E questo ci dice già a quale assurdo livello di degradazione la disciplina economica si sia ridotta.
Un pò come se una persona senza soldi stesse a pensare a come spendere le entrate che non ha.
Sarebbe molto meglio che si preoccupasse in quel momento di pensare a come FAR entrare nuovi soldi piuttosto che a come spenderli.

Pensare alle tasse in un momento di grande recesso dell'economia è come pensare a come spendere i soldi che non ci sono.

La prova, nel mondo reale in cui viviamo, l'ha fornito l'aumento dell'iva dal 21 al 22%. Un aumento di aliquota ha comportato una diminuzione degli introiti (vedi http://news.supermoney.eu/opinioni/2014/02/focus-sulla-micoreconomia-italiana-nel-2013-0060950.html).

Un'altra prova (per chi ne avesse bisogno) è la contrazione di entrate tributarie dalla tassazione dei carburanti.
Sono aumentate le accise sulla benzina ma le entrate complessive sono diminuite a causa del minor consumo da parte degli italiani (http://www.filippobusin.it/it/1802/maggiori-aumenti-minori-entrate.html).
E quest'ultimo articolo è molto esaustivo anche nel far comprendere il perchè di questo fatto.
Ovvero che più tassi e meno incassi. Più aumenti le tasse e meno introiti complessivi hai.
Perchè le persone diminuiscono i consumi (meno entrate da imposte indirette) e aziende e individui fatturano meno (meno entrate da imposte dirette).
Si chiama curva di Laffer, dall'economista che illustrò che il gettito complessivo delle imposte raggiunge un massimo ad un certo punto di pressione fiscale per poi diminuire all'aumento della pressione fiscale.
laffer 

L'immagine si spiega da sola e non ci vogliono complicate spiegazioni per comprenderlo.
Perchè allora si continua a parlare di tasse, di prelievo fiscale e di evasione?
Anzi la campagna mediatica per dare la responsabilità di tutti i mali possibili dell'economia italiana e delle finanze pubbliche all'evasione fiscale è quasi martellante.
Dappertutto gli evasori fiscali vengono dipinti come criminali che vivono alle spalle del cittadino onesto.

Ora ci piacerebbe che l'immagine sia vicina al vero. Ma così non è. E questo senza MAI sostenere che l'evasione fiscale è qualcosa da proteggere o giustificare.
Ma sarebbe come pensare che Garibaldi era un criminale solo perchè non schierato con i potenti del tempo o che i valorosi italiani della Resistenza anti-fascista dei criminali solo perchè contro l'ordine costituito. Chi ragionerebbe così?
E' capitato fin troppe volte che il ribelle fosse dalla parte del giusto e del bene. O sbagliamo?
Ciò non significa che ribellarsi sia sempre giusto.
Fila il ragionamento?

La realtà è che in un paese giusto e democratico deve esistere un modo per far sentire alle persone che sono parte del tessuto economico e amministrativo di quella nazione. UNO (e scrivo uno..... per dire che non è l'unico!!) dei modi è quello di contribuire allo stato tramite tassazione o prelievo fiscale.
Ma esistono molti modi di prendere i soldi con imposte e tasse. Ed esistono livelli diversi di prelevare.

Così donare il sangue è giusto. Simbolo di partecipazione e solidarietà. Ma nessuno dona più di 500 ml di sangue per volta. E non lo fa se non è pienamente in salute. E non lo fa prima che il suo corpo non abbia re-integrato il sangue già donato.
Altrimenti non è solidarietà ma è vampirizzare il donante. E' creargli problemi di salute. O ucciderlo! Se si esagera.

Il paragone pensiamo calzi a pennello. Non credete?
Grazie per l'attenzione.

martedì 4 febbraio 2014

Andare via dalla propria città?

Gli italiani sono stati un paese di emigranti. Lo sono stati in modo profondo e per lungo tempo.
Sul finire del 1800, l'italiano partiva per le Americhe. Negli Stati Uniti il nostro italico emigrante partiva perchè gli avevano detto che avrebbe trovato il paese lastricato di strade d'oro.
Quando arrivava, invece, scopriva 3 cose:
1) che le strade non erano lastricate d'oro.
2) che le strade non erano lastricate affatto.
3) che lastricarle era compito suo.

L'Argentina e altri paese del Latino America hanno ospitato talmente tanti italiani che trovare adesso un argentino che non abbia origini italiche è quasi impossibile.
Nel 1900, gli italiani sono andati in giro per l'Europa. In Belgio a scavare nelle miniere, in Francia a lavorare nelle industrie di trasformazione alimentare e in Germania nelle industrie meccaniche,
Abbiamo parenti stretti che sono emigrati.
Conosciamo la situazione da vicino.

Lasciamo perdere quindi ogni tipo di atteggiamento ostile all'emigrato a prescindere e riflettiamo sulla nuova ondata di "prurito da emigrazione" che sta colpendo molti italiani.
Innanzitutto è un dato statisticamente rilevante il fatto che molti più italiani si stiano trasferendo all'estero per trovare fortuna e lavoro.
Ma ciò che più inquieta sono i motivi e lo scenario generale.

Più che per cercare lavoro e denaro, la maggior parte degli italiani sembra che voglia emigrare dal loro paese per sfuggire a ciò che lasciano.
Via dall'Italia perchè dell'Italia non se ne può più!!
E non se ne può più delle sue ingiustizie, della sua mala politica, della sua corruzione ed inefficienza amministrativa, della sua lentezza nelle istituzioni.
Ma andare via dalla propria città e nazione è una soluzione?

Il discorso è semplice e complesso allo stesso tempo. Complesso perchè ogni persona ha una storia e un background diverso e non si può esprimere una legge che sia valida per tutti. E anche in questo caso le eccezioni sono previste.

Ma è semplice perchè prima di fuggire da qualche luogo, occorre capire esattamente da cosa si sta fuggendo.
Si sta fuggendo dalla pressione fiscale oppressiva italiana? Oppure semplicemente dal fatto che non si sta riuscendo a guadagnare abbastanza?
Quasi sicuramente la seconda ipotesi mascherata dalla prima.
E esprimiamo questo parere sapendo che la nostra posizione contro la deriva schizzoide della pressione fiscale è nota ed espressa chiaramente da tempo.

Se l'italiano che vuole fuggire veramente avesse voluto combattere l'eccesso di pressione fiscale avrebbe dovuto farlo da tempo. Non adesso che è più difficile evadere o che gli anni del cambiamento lo stanno colpendo in pieno (qualcuno chiama gli anni del cambiamento "crisi" ma noi preferiamo usare la prima definizione).
Una cosa è sbagliata se è sbagliata. Non è sbagliata solo perchè ci colpisce direttamente o perchè non riusciamo più ad eluderla.
Drogarsi (tanto per citare un altro esempio) è qualcosa di sbagliato a prescindere che ci sia in mezzo un nostro amico o parente prossimo.

Invece moltissimi italiani hanno volutamente chiuso gli occhi dinnanzi a errori organizzativi sociali per cui DOVEVANO per forza già da tempo muovere i propri disappunti. Ma non lo hanno fatto perchè il loro "giardino" era verde e non colpito dalla tempesta.
Salvo poi, invocare l'espatrio perchè la tempesta è arrivata ai loro piedi.

Che in Italia ci siano difficoltà strutturali è indubbio. Ma questa può essere una sfida ancora maggiore, una tenzone di portata ancora più ampia e quindi di più avvincente interesse.
Aprire una propria attività e farla andar bene in questo momento in Italia è la prova delle proprie capacità. Per qualcuno potrebbe essere sopraffacente ma per altri molto intrigante.
Si tratta sempre di capire cosa si vuole, dove si vuol arrivare e contra cosa dobbiamo scontrarci.
E poi rimboccarsi le maniche e darci sotto.

La tentazione di scappare è forte. E in alcuni casi necessaria. Soprattutto laddove si combatte da soli contro il resto di un sistema malato.
Sicuramente ci sono zone d'Italia in cui il connubio fra la mala amministrazione, la criminalità organizzata e la deriva sociale sono arrivate ad un punto tale che il singolo da solo ne è assolutamente sopraffatto.
In realtà lì il vero errore è combattere la guerra contro tutti da solo.
Qualcuno ci dice "Ma che potrei fare io? Tutto solo contro il sistema?"
Giusto! Corretto!
Ma come mai ti sei andato a ficcare nella condizione in cui sei da solo a combattere il sistema? E non sei parte di un gruppo che combatte il sistema? Un gruppo fatto di persone che come te intendono combattere il sistema?
Ovviamente ci solo in Italia molte persone che vorrebbero cambiare le cose e migliorarle. Che vorrebbero più etica e giustizia sociale.

Ecco perchè scappare è la scelta debole nel problema.
Perchè scappare rende il sistema ancora più forte.
E lascia altre singoli individui di buona volontà ancora più soli.

Quindi vediamo di darci da fare. In questi tempi di "crisi". Scusate, in questi tempi di cambiamento.
Grazie per l'attenzione.

lunedì 27 gennaio 2014

Denaro e preoccupazioni a riguardo

Il tema del denaro mi ha sempre affascinato.
E anche se qualcuno in fondo alla sala sghignazzerà leggendo questa frase, la realtà è che c'è differenza fra "desiderare denaro" e "essere incuriositi dal denaro".

Il denaro è una di quelle cose che passa trasversalmente la vita di quasi ogni uomo e donna sul pianeta. Che ne influenza le vite in un modo così profondo e permanente che liquidare tutta la faccenda con un solo
"Si, va bene. Si tratta di denaro"
mi sembra veramente poco.
Ho personalmente scritto un libro sul denaro e penso sia intelligente da parte mia segnalarvelo. In questo libro ho analizzato a fondo il perchè il denaro è tanto importante nella società di oggi.
Il denaro è una manifestazione dell'energia.
E in questa società è la manifestazione principi essendo le altre cadute in disuso. Non vi è più la conquista brutale di nuovi territori o popoli, non vi è il baratto e scompaiono altre forme di governo e di ripartizione della produzione.
Il comunismo ha dichiaratamente mostrato il suo fallimento e lo stato più comunista del pianeta terra, la Cina, è lo stato che possiede e compra più denaro di ogni altro.
Basti guardare l'elenco delle 10 banche più capitalizzate del mondo per capire.
Un giro su Google alla ricerca di questa classifica si fa in un paio di minuti.

Ma il denaro spesso è un fenomeno incompreso.
Dal cittadino comune, sicuramente ma anche da molti esponenti della cultura economica.
Che qualcuno di loro sappia come vanno le cose e non faccia niente è un'ipotesi non così campata in aria.

Questo blog ha sempre voluto parlare di denaro ed economia partendo da lontano e vedendo le cose in modo originale.
Non perchè ci piaccia per forza fare i bastian contrari. Non ci piace.
Facciamo i bastian contrari perchè siamo contrari alle opinioni dominanti. Che sono dominanti ma sbagliate. 

Si, lo so. Assurdo ma può succedere. Dominare ed essere nel torto. Hitler e il suo nazionalsocialismo è un esempio fin troppo facile da fare.

Nel corso del tempo forse il servizio da noi reso al lettore non è stato nè completo nè frequente.
E di questo siamo un pò dispiaciuti.

Cercheremo di porre rimedio a ciò in un nuovo 2014 che è iniziato da un mese.
Cercando di capire sempre di più riguardo al denaro e al perchè è diventato un problema e una preoccupazione per così tanti.

Saluti e grazie per l'attenzione.

lunedì 12 agosto 2013

Quali bugie ci raccontano sulle tasse?

E' possibile avere un'altra fiscalità e un altro livello di tassazione?
Si è possibile.

Lasciamo perdere chi, nello spazio pubblico dell'agorà politica, si spaccia per politico o rappresentante del popolo.
Lasciamo perdere le castonerie che taluni dicono e le inesattezze di parte che altri portano avanti.

Una tassazione più equa non solo è possibile ma è assolutamente necessaria.
Stiamo preparando del materiale per illustrare (prossimamente) quali sono le proposte di questo blog per una migliore, più equa e più sostenibile tassazione.
Scopo? Portare il peso delle tasse sul PIL dal 54% attuale (ma secondo alcuni parametri di calcolo anche il 65%) ad un ottimale 30/33% di peso delle tasse sul PIL.
Dalla metà ad un terzo. Quindi quello che rimane a famiglie, imprese e cittadini non è meno della metà ma più di 2/3.


Cominciamo oggi con l'illustrazione alcune bugie sulla tassazione:

a) Non si possono abbassare le tasse perchè si taglierebbero i servizi al cittadino.
b) Le tasse sul reddito sono la cosa equa. Chi guadagna di più deve pagare di più.
c) L'Italia non può diminuire le tasse perchè altrimenti i mercati esteri la punirebbero.
d) Le tasse sono così alte perchè nel nostro paese in molti evadono il fisco e non pagano quanto dovuto.

Esaminiamo queste prime 4 bugie una per una.

a) Non si possono abbassare le tasse perchè si taglierebbero i servizi al cittadino.
I servizi del cittadino è qualcosa che viene prodotto dalla collettività per la collettività. Il principio cardine di qualunque società è che niente possa essere consumato o utilizzato senza che a monte non ci sia stata della creazione. Ovvero prima si produce qualcosa e poi avviene il consumo di questa produzione. Se nessuno coltiva l'orto, non ci saranno i pomodori o le patate da consumare. Giusto?
I servizi che uno stato offre ai suoi cittadini sono realizzati da strutture organizzate. Così come un'impresa vende i suoi prodotti dopo averli "realizzati", così un ente pubblico, pubblica amministrazione o quant'altro deve realizzare i propri prodotti (in questo caso servizi!).
Non si è mai sentito che qualcuno (un impresa privata) non produce perchè non ha i fondi. Se non ha i fondi, significa solo che ha gestito male le sue finanze o che vende prodotti di qualità non accettabile o fa un pessimo marketing e così via. Insomma è un'azienda inefficiente.
Il problema è che troppi enti pubblici forniscono servizi senza scambio. E questo viola il principio base di ogni movimento economico.
Ma questo significa che anche cose come l'assistenza sanitaria devono essere a pagamento? No, non intendiamo questo.
Intendiamo dire che le strutture pubbliche devono essere effficienti. Il problema è che non lo sono. E se una pattuglia della polizia non può uscire perchè il ministero non ha finanziato l'acquisto di carburante, non è perchè non ci sono i soldi delle tasse.
Questa associazione di idee è falsa. Totalmente.
Si potrebbe aumentare il gettito delle tasse e avere problemi di inefficienza.
Viceversa è possibile diminuire il peso fiscale complessivo e mantenere un alto livello di servizi. Si potrebbe addirittura scoprire che correggere i veri motivi di questa inefficienza, si può anche aumentare il livello dei servizi

Al prossimo post per la spiegazione del perchè non è corretto dire che chi guadagna di più deve pagare di più.
Grazie per l'attenzione.

venerdì 9 agosto 2013

Crisi: ma esiste davvero? Noi non ne siamo così sicuri

Onestamente ci piace pensare al fatto che le parole siano strumenti che possiamo controllare e gestire secondo le nostre necessità.
Parlo di noi uomini, noi esseri umani.

Non ci piace l'idea che le parole abbiamo il potere di controllarci, causarci emozioni non corrispondenti alla realtà e che non siano sotto il nostro controllo.

Quando una parola viene usata in modo improprio, reca un pessimo servizio alla comunicazione. Non staremo qui ad elencare le centinaia, migliaia di parole il cui significato è stato distorto al punto che non servono più per il motivo per cui sono state create..... ovvero portare maggiore comprensione.

Così più parli, più leggi, più ascolti e meno capisci.
Assurdo? Però sta funzionando così.

E' da qualche anno che la parola "crisi" ci ha invaso e continua a risuonarci nelle orecchie.
Ma che significa crisi? Tralasciando alcune sfumature di significato che ci porterebbero in territorio troppo filosofico, per crisi la maggior parte delle persone intende un periodo in cui le cose non vanno come dovrebbero ma anzi precipitano verso il basso.
E per crisi economica, un periodo in cui il lavoro sparisce, le fabbriche e i negozi chiudono, gli operai e impiegati vengono licenziati e le famiglie tagliano le spese perchè non riescono più ad arrivare a fine mese.

Ma la crisi esiste davvero?
Sicuramente in questo momento e con questa domanda 7 persone su 10 cominceranno a pensare male di chi scrive questo articolo. Come minimo. Mentre 2 su 10 rimarranno attoniti a non capire cosa si vuol dire e solo uno dirà "La pensa come me!".

La nostra è una domanda provocatoria per far riflettere.
Nessuno qui sta minimamente insinuando che la scena che ci sta attorno (e ci limitiamo solo agli aspetti economici e finanziari senza neppure sfiorari temi sociali, etici e filosofici) sia ottimanale ma neppure buona.
E' una situazione bel lontana da un livello minimo di accettazione.
Ma la nostra opinione è che la scena è ben lontana dal livello minimo di accettazione così come lo era anche quella di 4/5/6 anni fa e cosi via.
O meglio, adesso stiamo vedendo gli effetti di una scena non ideale di qualche anno fa.

Siamo abituati dall'atteggiamento medico moderno a occuparci di qualcosa solo quando compare il dolore.
Ciò è il modo sbagliato di avvicinarsi ad un problema.
Curare un malato quando la malattia è al suo apice, significa non essersi presi cura del sano dal suo apice di salute, giù giù giù fino al momento peggiore.
La scena ideale non è curato un malato. Quello è l'ultimo atto quando gli altri altri non hanno funzionato.
La scena ideale è far si che un sano rimanga tale.

In un paese, ciò che si deve fare è impedire che l'economia crolli e non prendere provvedimenti per uscire dalla crisi.
Ma all'università e in tv insegnano che esiste il "ciclo economico" che è un concetto di base che ci dice che qualcosa attraversa degli alti e poi dei bassi.
E per quanto sia vero che nella vita non esistono solo le linee rette ma più verosimilmente le tendenze, è anche vero che il concetto per cui occorra accettare come fisiologici questi periodi di "crisi" è gravemente passivo e persino causa dello stesso periodo di crisi.
La crisi non esiste. O meglio è semplcemente inutile e dispersivo parlare di crisi.
Noi di Denaro e Dintorni non consideriamo funzionale questa definizione.
Arriviamo addirittura a pensare che senza il gram TAM TAM che i mass-media hanno fatto di questo concetto mentale collettivo, qualcuno sarebbe passato attraverso questo deserto senza accorgersi di niente.
E lo diciamo perchè tante persone, negli anni passati, non si sono accorti di niente.
Quando c'era tanto di cui accorgersi.

Sicuramente ci sono modelli di organizzazione economica che vanno riformati. Ma non da oggi.
Sicuramente ci sono influenze esterne alle dinamiche di mercato che le stanno alterando e fanno pagare il prezzo del conto ai cittadini. Ma non da oggi.
Sicuramente si stanno insegnando ai giovani ancora più bugie sulla finanza di quelle che hanno già insegnato ai grandi. Ma non da oggi.
Sicuramente c'è bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale che inverta i vettori di comprensione del denaro e del lavoro. Ma non da oggi.

Quindi perchè parlare di crisi? Non ha senso. O forse si?
Siamo in crisi, in un periodo di crisi. Ma secondo noi questa affonda le sue radici negli anni '70, si sviluppa embrionalmente negli anni '80, si mette al lavoro negli anni '90, per poi cominciare a manifestare i suoi primi effetti nei primi anni '2000 e i suoi effetti completi a fine decennio. Fino ad oggi.
E forse fino a domani.
Ciò dipende da noi, dalla nostra comprensione delle cause e dei fattori in gioco.
Parlare di crisi è fuorviante per tutti questi motivi.
E' sterile.

Non potremmo esprimere la cosa in un modo più semplice.

Sentir parlare di crisi al bar ma anche nei salotti della TV è disarmante. Parlano di inezie, di dettagli infinitesimali e di cose che neppure c'entrano.
E più che altro si ricoprono con questa coperta che tutto sembra spiegare.
"Eh, c'è proprio crisi!". Noi diremmo che ce l'hai tu una grande crisi. Di identità, di comprensione, di vitalità, di futuro.
Allora si. Allora pensiamo che ci sia la crisi.
Parlare di crisi in un momento in cui l'Uomo su questo pianeta sta producendo e consumando come non mai è economicamente assurdo.
Sicuramente ci sono aree in cui qualcosa funziona peggio degli altri posti.
E sicuramente ci sono grandi disparità di distribuzione di ricchezze.
Ma è tutta una cosa di questi ultimi 3/4 anni?
Sicuri?

Noi mica tanto.....

Grazie per l'attenzione.

lunedì 5 agosto 2013

Vivere in un paese economicamente confuso

Cosa è la confusione?
La confusione è uno stato di mancanza di comprensione di ciò che sta succedendo ma anche la constatazione che tutto si muove al di fuori del nostro controllo.

Il grando di confusione di qualcuno o di un'area è molto legato alle abilità.
Non possiamo dire, infatti, che un movimento X di particelle generi per forza della confusione.
Possiamo infatti immaginare un commesso o un barista che con facilità gestisci moltissime persone allo stesso momento senza per questo andare in confusione.
E' tutto molto legato alle soglie di abilità di chi è presente nella scena.

L'Italia è oggi un paese dove la confusione regna sovrana.
Non è, dal nostro punto di vista, un posto in cui ci sono dei problemi insormontabili. Non in quanto tali. Da un punto di vista tecnico, intendiamo.
Ma sicuramente operare in questo contesto è particolarmente difficile e frustrante.

Un cittadino che voglia fare le cose per bene, è angariato da un sistema di gestione delle cose burocratiche per cui è spesso molto più pericoloso fare le cose quasi-benissimo piuttosto che non farle per niente.
Prova a sbagliare qualche dato in una dichiarazione dei redditi........ E vedrai.

La soluzione di molti è: andiamo via da questa nazione.
Abbiamo pensato di scrivere questo articolo proprio dopo la notizia che un nostro conoscente ha pensato di risolvere la confusione andando via dall'Italia per andare in un paese vicino dove, pare, sia possibile lavorare meglio.
Sicuramente non ci sentiamo di criticare chi fa questa scelta nè di discuterne la bontà nè da un punto di vista lavorativo nè morale.
L'Italia è un paese confuso. Ma lo è anche perchè noi italiani abbiamo contribuito in una certa misura a renderlo tale. L'intero, in una nazione, non è solo la somma dei singoli comportamenti. Non lo è. L'intero è qualcosa di più. Ma dire che i nostri singoli comportamenti hanno contribuito in grande misura a rendere l'Italia quello che l'Italia è, è qualcosa che si avvicina al vero.

Più che altro pensavamo che se qualcuno non ce la fa in Italia e va all'estero, non è detto che lasci in Italia le cause delle sue difficoltà. E se queste cause invece fossero endogene, cioè dentro la persona stessa? Cosa succederebbe allora? Che uno va all'estero e si porta con se le proprie debolezze o errori.
E' un rischio. Una possibilità.
Cosa fare allora?

Comprendere perchè si è diventati confusi riguardo al lavoro e alle entrate vivendo in Italia.
Capire questo potrebbe anche portarci a risolvere le cose.
E guadagnare ciò che meritiamo senza dover per forza emigrare.

Grazie per l'attenzione.


sabato 9 marzo 2013

Ancora qualcosa sulle agenzie di rating

Abbiamo in passato già toccato l'argomento delle agenzie di rating.
Ma visti i titoli dei giornali di ieri e stamattina sul provvedimento di declassamento dell'Italia da parte dell'agenzia Finch, ci pare doveroso ritornare sul tema.
Cosa sono le agenzie di rating?
Trovate una descrizione introduttiva su Wikipedia (Agenzie di rating, Fitch, Moody's e Standard&Poor's).
Ma semplicemente le agenzie di rating sono imprese private (!) che fra le varie cose esprimono dei giudizi, praticamente delle pagelle, su tutto ciò che è economia e finanza.
Danno quindi un voto (dopo vedremo basato su cosa) a tutto ciò che si muove sul pianeta. Danno un voto a stati, grandi imprese, titoli di debito pubblico, fondi di investimento e via discorrendo.
La cosa peculiare è la questione del giudizio che esprimono su intere economie nazionali e su interi sistemi pubblici di finanziamento, il cosiddetto debito pubblico.
In pratica, per farla ancora più semplice, una agenzia privata di studiosi, economisti e cervelloni da un voto, un giudizio e una classe di merito ad uno stato e un organismo pubblico.
Fitch, una delle 3 più importanti e conosciute agenzie mondiali di rating, ha declassato l'Italia (come economia, come stato, come area di potenziale investimento per un investitore internazionale) di un grado portandola però nella seconda fascia, quella B.
Queste agenzie usano infatti un sistema americano di classificazione.
In pratica in alto c'è la classe A (il livello più elevato è la tripla A cioè AAA) e in basso, a livello di investimento spazzatura e totale inaffidabilità c'è la classe D.
Per approndimenti e schema completo vedere qui.
Quando un investimento, uno stato o un'impresa diventano meno affidabili passano da tripla A a doppia A a singola A, poi c'è la tripla B e via dicendo. Con in mezzo altre mezze misure.
L'Italia viene ora definita da Fitch un paese di tripla B. Da A- è passata a BBB.

Ma, uscendo da questi dettagli abbastanza insignificanti, che senso ha questa cosa?
Da più parti si sono levati opinioni e ipotesi di conflitto di interesse di queste agenzie. Qualcuno (molti hanno dimenticato ma non tutti) si ricorda che proprio queste agenzie, qualche anno fa, diedero ad alcune aziende esempi celebri di crack finanziari (Parmalat e Lehman Brothers su tutte) votazioni altissime in tema di affidabilità e profittabilità.
Delle 2 l'una: o le agenzie di rating sapevano e per interesse personale hanno taciuto o coperto queste aziende fallimentari spingendo alla perdita migliaia di piccoli investitori. Oppure queste agenzie non sono in grado di esprimere un giudizio minimamente valido su questo aspetto.

Ad esempio il parere di Fitch per l'Italia è che l'esito delle recenti elezioni denota un aumento dell'inaffidabilità del nostro stato perchè non presenta a livello internazionale una stabilità di governo.
Come se la stabilità di governo fosse in questo momento una panacea di tutti i mali.
Ci vien da pensare ad una famiglia in cui nessuno litiga e in cui tutto appare molto calmo. Ci sono i problemi ma non se ne parla. La famiglia, improvvisamente, si sfascia e si scopre che il marito ha l'amante, che la moglie vuol sposarsi con un altro uomo e che tutto va a catafascio.
Però c'era stabilità!

La stabilità è una gran cosa ma bisogna analizzare nei dettagli la situazione. Attualmente questa fase di protesta e indignazione di gran parte degli italiani (dimostrata con i voti che un movimento neppure costituito in partito nato in pochi anni e basato sulla completa rottura degli schemi politici del passato cioè il movimento 5stelle di Beppe Grillo) può essere anche intesa come un segnale positivo.
Non è positivo che non si riesca a fare un governo. E' positivo che finalmente gli italiani mostrino che sono disposti a tutto affinchè le cose in questo paese cambino.
Forse sarà dannoso tutto questo litigio e confusione.
Ma è sicuramente più dannoso far finta che tutto vada bene e proseguire in questa sorta di ignavia, come si è fatto in questi ultimi anni.

Come spesso affermiamo da queste parti, è quasi ridicolo che giornali e testate giornalistiche diano spazio alle opinioni di questa gente. Perchè lo fanno?
Riflettiamo su questo aspetto.
Forse ne possiamo trarre qualche riflessione utile.

Grazie per l'attenzione.

mercoledì 27 febbraio 2013

Quali nuovi scenari per l'economia italiana?

Oggi, inaugurandoti il 2013 su questo blog con il primo post dell'anno, decidiamo di dedicarci ad un tema estremamente complesso e scottante, pur nella sua incredibile attualità.
Due giorni fa il popolo italiano ha sentenziato il suo stato d'animo con le ultime votazioni politiche. I risultati sono chiari e univoci: gli italiani hanno una gran voglia di cambiamento e pochissima stima e fiducia nei confronti dei vecchi politici e leader.
Per la prima volta nella storia repubblicana, al parlamento ci sarà un'invasione di nuove facce completamente al di fuori dagli schemi partitocratici e di quella che oramai da tutti è stata definita come la "casta".
Forse faranno bene o forse faranno male. Solo il tempo ci darà risposta. Ma il cambiamento è epocale.

E una delle prime cose di cui tutti i nuovi (quasi) mille eletti dovranno affrontare sarà la situazione economica italiana.
Sarà un problema del parlamento ma ancor più del governo che da queste elezioni ne scaturirà (se si riuscirà a farlo venire alla luce).

Quale è l'attuale scenario italiano?
L'Italia è ancora la seconda economia manufatturiera d'Europa. Che ricordiamolo è comunque l'area mondiale in cui si produce (e consuma di più) nel mondo. La somma del PIL europeo è infatti superiore a quello degli Stati Uniti.
Ma, diciamocelo, già dagli anni '80 l'industria e la produzione manifatturiera italiana non è stata gestita nè fatta sviluppare. Sono mancati i piani strategici di sviluppo. Una incredibile miopia politica ha impedito una visione lungimirante nel medio e lungo periodo.

Attualmente la burocrazia e la sua ancora incredibile inefficienza, il terribile peso della pressione fiscale e la completa non funzionalità di un sistema di giustizia civile hanno di fatto smantellato la solidità del tessuto produttivo italiano.
Diciamocelo, non ci vuole un esperto in materie economiche e finanziarie per capirlo.
In Italia in questi ultimi anni si è puntato il dito sul fenomeno dell'evasione fiscale. Che è sicuramente un costo per la società e un indicatore di malfunzionamento e inefficienza.
Ma forse ci viene il dubbio che eleggere a (unico) colpevole l'evasione fiscale sia un pò troppo.

Ci sono talvolta taluni comportamenti, anche del singolo individuo o impresa, che spesso sono più dannosi del semplice non pagare le tasse dovute. Prendiamo ad esempio una consuetudine diffusa nel nostro stivale che è quella di non investire in innovazione e aumento della qualità.

Ma detto questo, quali possono essere le strade che ci potrebbero portare fuori da questa specie di palude in cui le persone si sentono sempre più imprigionate e che sempre più sta tarpando le ali ai progetti dei giovani e meno giovani italiani?

Questo blog, in tutta la sua umiltà, ne indica principalmente uno: l'aumento della capacità competitiva di ogni individuo e azienda italiana. 
E' una meta elevata ma semplice da capire e da mettere in pratica.
Chi andrà al governo deve mettere questo punto in cima alla sua lista delle cose da fare.
Come poi, concretamente, realizzi questa meta è un tema che possiamo affrontare nei dettagli.
La soluzione non è quindi (in ordine casuale e sparso....):
1) Regalare soldi a pioggia agli italiani.
2) Dare posti di lavoro inutili in strutture pagate dal pubblico.
3) Continuare a martellare gli italiani per scovare tutti gli evasori istituendo un regime di polizia.
4) Cercare fantomatici investitori stranieri che non si sa chi siano nè cosa vogliano.
5) Semplicemente ridurre la pressione fiscale senza cambiamenti strutturali.
6) Fare il credito di imposta.
e via dicendo.
Non che queste soluzioni non possano avere del buono ognuna di se e per se.
In un quadro organico potrebbero avere la loro utilità.

Ma è sbagliato pensare che dei dettagli tecnici o dei singoli provvedimenti sostituiscano la meta.
La meta è far diventare questa nazione efficiente.
Individualmente, a livello aziendale e a livello di organizzazione pubblica.

Se non lo faremo, non ce la faremo.
Grazie per l'attenzione.

lunedì 26 novembre 2012

La verità sull'economia e i social network

In questi ultimi anni, l'influenza dei social network è diventata increbilmente importante.
La cosa è avvenuta in un modo talmente rapido che ancora stentiamo a capire come questi cambiamenti del modo di relazionarsi delle persone stia influendo sulla struttura e sulle dinamiche della nostra società.

Lasciando adesso perdere la discussione di questo tema nei suoi tratti generali, negli ultimi tempi ci ha colpito notare quanto anche gli argomenti finanziari ed economici sia all'ordine del giorno su Facebook, Twitter e compagnia cantante.

Prendendo come paradigma Facebook, che è indubbiamente il social network più famoso e influente del nostro paese, vediamo che moltissimi utenti discutono di politica e di economia. E dei legami che esistono fra queste 2 aree.

Dal nostro punto di vista Facebook è quanto di più nazional-popolare possa esserci. Almeno in Italia. Molto più del Festival di San Remo, molto di più della Domenica IN alla tv, del calcio e del natale in famiglia.
Non che ci sia in questa nostra espressione un commento necessariamente negativo riguardo al concetto di nazional-popolare. Assolutamente.

In realtà un pò di nazional-popolare fa bene alla vita di ognuno di noi. Un pò di caciottaneria, di pressapochismo, di luogo comune, di "volemose bene", di apprezzamenti alle belle ragazze in gruppo e di pranzo luculliano la domenica con gli occhi più grandi della pancia.......
Un pò! Giusto un pò.

Poi arriva il momento in cui usciamo dalla dimensione italiota della festa e della propria identità culturale e si iniza ad analizzare le cose nella giusta dimensione.

Il social network non è il luogo ideale per un'analisi accurata dell'economia e della finanza.

Fin troppo spesso si leggono post e link su notizie economiche e finanziarie. Sparse tra le foto dell'ultima ubriacatura del sabato sera, tra le notizie della nuova conquista di crescita dei propri figli e tra l'ultima barzelletta, notizie e riflessioni utili per comprendere meglio l'economia non ce ne sono.

Il contesto e la forma, molto spesso hanno lo stesso grado di importanza della sostanza.
A volte, la forma è parte integrante della sostanza.
Altrimenti le persone non si sposerebbero in chiesa con tale sfarzo di addobbi, abiti da cerimonia e le varie chincaglierie di contorno. La forma può essere e spesso è, parte integrante della sostanza. Ovvero la forma diventa sostanza.

Purtroppo tutto questo sollevare attenzione su banche, signoraggio, finanza drogata e altre verità degne di nota, non fa che fare il gioco di chi, invece, si vorrebbe affossare.

Una sorta di al lupo, al lupo che dopo un pò intorpidisce la vitalità della notizia portandola al rango di macchietta. O di argomento nazional-popolare.
Cosa si dovrebbe fare quindi? Non parlare di queste cose? 
No. Quello è un assoluto.
La soluzione, dal nostro canto, è di seguire un filo logico di istruzione e informazione.
Che parte dalle basi e si sviluppi in modo che chi legge e ascolta, possa costruire un suo schema di apprendimento delle informazioni e un modo di valutare da se fatti, notizie e situazioni.
E' un processo lungo..... d'accordo.
Ma se vogliamo avere il fisico palestrato, non possiamo pensare di andare in palestra e sollevare subito 120 kg sulla panca e uscire con pettorali in bella vista e nessun filo di grasso sui fianchi.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 12 ottobre 2012

Le ultime manovre economiche del governo

Questo non è un blog a cui interessa parlare molto di politica.
La politica è un'attività umana incredibilmente importante, praticamente cruciale nell'umano vivere quotidiano di ognuno di noi. Entrare nelle argomentazioni della politica dovrebbe essere come entrare nel più alto reame del pensiero, logica e sentire umano. "Dovrebbe".... appunto.
Ma non è.
La politica è ormai un'area umana in cui logica, coerenza, etica, onestà, imparzialità scompaiono più velocemente di un cubetto di ghiaccio scagliato a tutta velocità verso il sole.
L'economia è una di quelle discipline che non possono non essere incluse nell'attività politica. La politica è, in gran parte, economia. Si occupa del funzionamento di una società. E una società, per sopravvivere, ha bisogno di gestire le risorse. 
Ma, guardando in faccia, cosa la politica è diventata. E, soprattutto, osservando come anche i singoli cittadini si avvicinano ai temi politici...... preferiamo starne veramente fuori.
Non tutti sono così ma la stragrande maggioranza degli individui ha pre-concetti e idee fisse sulla politica. Così se un provvedimento amministrativo o politico viene promosso da una parte politica da lui ben vista, quel provvedimento è positivo e viceversa se è proposta da "nemici" politici.
Accade, stiatene sicuri.
Così se qualcuno si permette di commentare le attuali manovre di questo governo tecnico non eletto dagli italiani, si evita la sostanza e si sposta l'attenzione su questioni estranee al nocciolo. Ovvero "Ma cosa avrebbe fatto Berlusconi....." oppure "E pensi che Vendola farebbe meglio...." o cose simili. Ma che c'entra?

Detto questo, l'andazzo che osserviamo dal nostro punto di vista è che i provvedimenti che Monti e compagni stanno prendendo sono estremamente calcolati e per niente improvvisati. Il tutto ci sembra il frutto di un attento piano, che è stato predisposto con molta attenzione ai particolari.
Quello che pensiamo è che questo piano, articolato e preciso, non sia stato concepito, scritto e realizzato nell'interesse della nazione e del popolo italiano.
Non ci permettiamo quindi di dire che il governo Monti è poco preparato anzi.... 
Ma i provvedimenti che stanno venendo messi in campo sono deleteri per l'umore e le tasche dei cittadini.

Noi di Denaro e Dintorni, condividiamo l'idea di base che la tassazione in uno stato vada a colpire le spese anzichè la produzione. Ovvero si cerca di privilegiare chi investe e produce a discapito di chi, solamente, cerca di consumare.
Ancora più indietro vi è un assunto metodologico ancora più fondamentale.
Ovvero lo scambio di importanza fra la figura del consumatore e quella del produttore.
Chi produce dovrebbe essere, logicamente, più importante di chi consuma.
Perchè se non si produce non c'è niente da consumare.
Mentre se vi è il prodotto, qualcuno che lo consuma lo si trova sempre. 

Parliamo in generale, senza per questo specificare se parliamo di buoni o pessimi prodotti. E' un discorso che viene ancora prima.
I moderni esperti economici osannano la figura del "consumatore" come se fosse il motore dell'economia. In realtà ciò deriva, dritto dritto, dalle teorie economiche di un signore inglese di nome J.M. Keynes. Non staremo qui (non è il momento giusto) a passare al vaglio i fondamenti della teoria keynesiana.
Ma la sua influenza sull'approccio all'economia moderna è innegabile. E purtroppo, non positivo.
Si sente spesso parlare di "Sollecitare la domanda", "Spingere la domanda", "Sostenere la domanda". Ma non ci si rende conto che queste affermazioni sono senza senso.
Un esempio portato agli estremi potrebbe rendere l'idea.
Io posso aumentare la domanda di qualcosa, rendendo le persone più povere. Se fossi l'unico supermercato di una città, e cominciassi a razionare i vivere, la domanda degli stessi aumenterebbe.....
Se lascio morire tutti di fame, la domanda di cibo sarebbe massima.
Vedete che stupidaggine!!

Questo è un esempio paradossale, ma poi non più di tanto.
Come si può aumentare la domanda di automobili quando il mercato delle vendite delle auto crolla? E le fabbriche di auto chiudono, con conseguente licenziamento degli operai perchè non vi è sufficiente lavoro per mantenere tutti?
La realtà è che se ci sono abbastanza soldi nelle mani delle persone (soldi che arrivano da qualcosa di buono che si è prodotto o lavorato!!), non c'è bisogno di artifici per aumentare la domanda. Se il cittadino medio ha i soldi oppure si può permettere un finanziamento, egli si cambierà l'auto acquistadone una nuova, accessoriata, confortevole e magari ecologica.
Alle persone piace comprare qualcosa di nuovo, migliore, più funzionale.
E se non è quello, alle persone piace cambiare. Piace acquistare qualcosa di diverso e nuovo.
Secondo voi, c'è bisogno di stuzzicare le persone in questo senso? No, certo che no.
Quindi (e qui torniamo a bomba) il punto è COME FAR SI CHE LE PERSONE GUADAGNINO PIU' SOLDI.

E quando lo fanno permettergli di conservare il loro guadagno. In gran parte.
Quindi si agli abbassamenti delle aliquote sulle imposte sul reddito. Dal nostro punto di vista la vera rivoluzione sarebbe la completa soppressione delle imposte sul reddito.
Nessuno dovrebbe essere tassato e vessato perchè guadagna. Non se il guadagno proviene da lavoro, imprenditoria e abilità. Bisognerebbe tassare le rendite, al limite. Che provengono spesso da eredità e che procurano denaro senza un vero impegno e dedizione.

E i soldi che servono allo stato? A parte che i soldi dovuti allo stato dovrebbero essere ridotti perchè gran parte delle spese statali sono inutili e servono per creare STIPENDIFICI ovvero organizzazioni utili solo per dare stipendi a chi ci lavora.
I soldi per lo stato dovrebbero arrivare dai consumi.
Tu produci e io ti lascio tutto il tuo guadagno.
E ti tasso in base a quello che compri. 
Si quindi agli aumenti di iva, differenziati (FORTEMENTE) per tipologia di beni.
Zero iva sui prodotti base e iva differenziata a seconda del grado di lusso insito nel bene acquistato.
Un esempio nelle auto.
Perchè l'iva di un'utilitaria deve essere pari all'iva di un SUV? O di un'auto di lusso?
Ci dovrebbero essere scaglioni diversi di iva.
Il 10% per le utilitarie, il 30% sui suv e fino al 50% sulle auto di lusso. Perchè?
Perchè così il peso più alto delle tasse indirette ricadrebbe sulle persone più ricche, ricreando un sistema di riequilibrio fra classi più abbienti e classi meno abbienti.
Ma con un fattore di giustizia in più (e meno influenza comunista). Ovvero che colui che guadagna tanti soldi può decidere quale fine far fare ai suoi soldi.

In un prossimo post, faremo degli esempi.
Per ora pollice verso, al di fuori della politica, a questo governo e i suoi provvedimenti.

Grazie per l'attenzione.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...