Per iniziare una qualunque attività commerciale o lavorativa, occorrono soldi.
Ovviamente sto iniziando questo post nel modo più accademico e professionale possibile. Non so se avete notato?
E' normale che dopo il mio sofisticato percorso accademico, in cui le tematiche economiche vengono analizzate con grande criterio scientifico tipico degli economisti, io trasmetta in questo blog questo mia inarrivabile sapienza in modo che praticamente nessuno comprenda quel che si (fa finta) di comunicare.
E' sempre la solita vecchia storia. La complessità dell'esposizione serve solo a ottere il risultato di confondere chi ascolta in modo che l'informazione venga recepita come DOGMA anzichè come comprensione.
E' il caso in questi giorni del dilemma referendario dell'acqua pubblica/acqua privata.
Ho sentito dissertare a lungo su questa dicotomia (vedere che anch'io so usare i paroloni) e tutte queste dissertazioni sono fatte a sproposito.
Non è detto che l'efficienza di un'organizzazione sia da porre in relazione con il tipo di proprietà, ovvero se è a gestione pubblica o a gestione privata.
Questa dicotomia è accademica e, per altro, secondo me sorpassata.
Sentivo a più riprese che "privato" era sinonimo di efficienza e prezzi più concorrenziali.
Onestamente questo "scientifico fatto" è basato su un cumulo di premesse che sono vere solo nelle pagine dei libri di economia politica.
Nella realtà vi sono altri fattori che non vengono presi in considerazione.
Ma tutto questo ci sta portando enormemente fuori rotta.
Come ottenere i soldi per iniziare una nuova attività?
In primo luogo occorre studiare molto bene l'idea che si intende realizzare.
Esistono una molteplicità di testi che insegnano come debba essere definito il cosidetto business plan.
Ora, visto che in vita mia ne ho preparati un pò, vorrei definire meglio i confini di utilità di un business plan.
Questo è, semplicemente, uno studio di fattibilità di un progetto o idea.
Il mettersi a tavolino per stendere un piano di fattibilità, costringe l'ideatore a mettere sotto esame critico la propria idea o progetto, sia in termini di validità assoluta che in termini di fattibilità finanziaria.
Questo è lo scopo del business plan.
Mentre è sbagliato pensare che questo piano debba essere un elogio alla perfezione numerica delle sue analisi o debba essere il deus ex machina che realizzerà il progetto.
Il bello e l'utile di un business plan è il percorso che si fa per realizzarlo, non il prodotto che si ottiene. Se il percorso non è fatto con criterio, il risultato, ancorchè completo e apparentemente ottimale, sarà inutile.
Quindi bisogna chiedersi se
1) la propria idea è valida.
2) se si hanno le concrete possibilità di realizzare finanziariamente questa idea.
Verificare se la propria idea sia valida non è qualcosa di semplice nè definitivo. Una buona idea è un concetto di massima che difficilmente si può tradurre in parametri numerici. Cosa è una buona idea?
I 2 ragazzi terribili che hanno inventato Google come potevano sapere che la loro idea (al tempo) fosse buona? E come loro tanti altri. Anche perchè è facile vedere, POI, che una buona idea era tale. Meno facile è vederlo prima.
Ma interrogarsi sulla validità della propria idea può aiutare ad evitare gli errori grossolani.
Per lo meno quello.
Le finanze sono un tasto dolente, soprattutto in Italia, in cui la burocrazia e una generale tendenza all'immobilismo non aiutano chi cerca capitali e soluzioni finanziarie per realizzare qualcosa.
Per capire qualcosa, può esserci d'aiuto delineare una scena ideale e vedere di quanto la scena attuale si allontana da questa scena.
Quale è la scena ideale?
La scena ideale è avere sufficienti finanze personali per finanziarie il progetto. Naturalmente non è detto che queste verranno usate per finanziarie ciò che vogliamo.
Per esemplificare, se il nostro progetto avesse bisogno di 100.000 euro per essere realizzato, noi dovremmo avere SOLO per quel progetto 100.000 euro da parte. Ovviamente non investiremmo tutti i 100.000 euro in questo progetto ma busseremmo alle porte di alcuni investitori (privati o bancari che siano) perchè una quota più o meno consistenti di questa cifra sia finanziata da esterni.
Sempre esemplificando, potremmo depositare i nostri parte di questi 100.000 euro su dei fondi vincolati e ottenere dalla banca della liquidità.
Ma questa scena ideale è molto lontana dalla nostra reale situazione.
La maggior parte delle volte le idee esistono (e sono buone) ma non esistono le finanze per realizzarle.
Come si fa?
Si chiede a chi i soldi li ha! E' semplice, come tutte le cose in economia e finanza.
Ovviamente qualcuno riderà su questo e dirà "grazie al piffero!" ma la realtà è che non vi è strada alternativa.
Se abbiamo bisogno di 100.000 euro per aprire un negozio in franchising (faccio un esempio) e in banca abbiamo solo 20.000 euro, suggerirei di lasciare quei soldi da parte (per motivi personali) e cercare tutti i soldi che servono.
Un'idea potrebbe essere coinvolgere qualcuno (che ha fondi o che può attrarli) nel progetto. Divideremo la torta ma ciò è sempre da preferire al non realizzare niente di quanto sognato.
Questo qualcuno da coinvolgere potrebbe essere anche un istituto finanziario o banca.
Ma di questo parleremo nella 2a parte dell'articolo.
Grazie per l'attenzione.