Pagine

lunedì 8 agosto 2022

I comparatori di offerte finanziarie su internet: sono efficaci e trasparenti? (1a parte)

Da qualche anno è entrato nella nostra quotidianità l'uso di internet per l'acquisto di beni.

Sembra incredibile di come siano cambiate le nostre abitudini. Solo una decina o quindicina di anni fa gli acquisti on line erano marchiati di sospetto e il tutto sembrava non dovesse funzionare bene.

I critici osservavano che l'acquisto a distanza non poteva funzionare. E si dilungavano nell'elencare i motivi.

Questo valeva per i beni fisici, figuriamo per l'acquisto di servizi.

Eppure, ci ritroviamo oggi con una situazione totalmente ribaltata.
Uno degli uomini più ricchi del mondo ha creato e gestisce un sito di vendite on line. Talmente potente che spesso è un nemico inesorabile di attività in presenza.
Nel campo dei servizi è diventato ovvio per moltissime persone usare il proprio smartphone (la vera rivoluzione di internet sono stati gli smartphone, dobbiamo dirlo...) per accedere al proprio conto bancario, fare operazioni varie con le amministrazioni pubbliche e via dicendo.

Chi scrive fa il lavoro di consulente di prodotti finanziari dal 2006. Quando ancora si era soliti fare la promozione dei propri prodotti e offerte tramite volantini pubblicitari nelle buche delle lettere o nei tergicristalli delle auto parcheggiate.

Ora, nel campo dei prodotti finanziari (ma anche dei servizi di telefonia, delle assicurazioni e dei prodotti di fornitura energetica) la fanno da padrone I COMPARATORI.

Che non sono altro che dei siti in cui vengono presentati insieme le offerte di un grande numero di aziende in uno specifico tipo di prodotto.

Se un consumatore ha bisogno di un prestito (per parlare di qualcosa che ci riguarda), va su un comparatore (un sito internet), digita la cifra desiderata et voilà.... Ecco comparire le offerte di decine di banche e finanziarie.
Ordinate dall'offerta più conveniente alla meno conveniente.

Un bel servizio, non c'è che dire.... E infatti sempre più italiani si affidano a questo genere di ricerche per la scelta del prodotto/servizio giusto alle loro esigenze.

Ma è tutto così vero e funzionale? O c'è qualcosa che precisato?

Ovviamente si. Qualcosa va precisato. Non perchè i comparatori siano delle truffe o non siano trasparenti. Niente di tutto questo. Il problema è a monte, è nella filosofia della ricerca del consumatore stesso.

Per paragonare (mettere a confronto) due offerte di sue prodotti (che sia un bene fisico o un servizio) occorre che le caratteristiche di questi prodotti siano così simili da poter definire le 2 offerte come l'offerta di un medesimo prodotto.

E' come andare dal fruttivendolo e chiedere quanto costa un chilo di un tipo di frutta. Se poi voglio andare da un altro fruttivendolo per fare il paragone, devo accertarmi che sto chiedendo il prezzo di un tipo di frutto almeno simile, se non uguale. E sebbene questo sembri una sfumatura, in effetti non lo è.

Per rimanere in ambito vegetale, il costo di un chilo di Cocomero (o anguria) è diverso a seconda della qualità. E le differenze a volte sono sostanziose. C'è l'anguria da tot euro al chilo e l'anguria che costa il 50% in più oppure il doppio.
C'è l'anguria senza semi, c'è l'anguria di qualità, c'è l'anguria a chilometro zero, c'è l'anguria biologica, c'è l'anguria nera e quella striata. C'è anche l'anguria con il nome, di cui sentiamo parlare alla pubblicità in tv. E così via.

Alla fine il consumatore medio, dirà "Capito, ma alla fine sono tutte angurie. Quindi non capisco queste differenze. Prendo la meno cara".
Nella scelta dei prodotti, questo succede spesso. Il criterio principale con cui si sceglie il prodotto giusto per me è SOLO l'aspetto del costo. Sempre che il prodotto abbia le caratteristiche minime che stavo cercando.
E qui, e qui che casca l'asino. Ed è qui che l'argomento diventa interessante.

Ed è qui che parleremo di qualcosa di importante che riguarda i comparatori.
Ma questo nella seconda parte dell'articolo in pubblicazione nei prossimi giorni.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE

mercoledì 3 agosto 2022

Ma da dove arrivano i soldi dei fondi europei?

Oggi, facciamo un salto in Europa e ci occupiamo di "soldi europei" e non solo di soldi "italiani".

Il tutto fra virgolette perchè stiamo ovviamente un pò burlando la serietà dell'argomento.

In questo periodo si fa un gran parlare di PNRR ovvero del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un mega progetto di finanziamento che la nostra nazione metterebbe in campo con il sostegno di fondi UE, la santa UE.

E siccome ci avviamo alla campagna elettorale, possiamo immaginare che questo sarà uno dei temi dominanti delle tribune elettorali e comizi dei nostri novelli statisti e condottieri.

Ma, uscendo un pò dall'attualità, per non essere coinvolti troppo dalle vicende quotidiane e cadere in modo troppo dirompente nella politica, essendo questo un blog che si dedica alla finanza e al denaro, ci interessa porre in rilievo un meccanismo base riguardante la provenienza di questi fondi europei.

Ovvero, per parlare più semplice: ma i soldi che l'Europa da all'Italia, in generale, da dove vengono?

E' curioso, infatti, che quando i nostri giornalisti e politici parlano di soldi che provengono dalla UE attraverso prestiti o erogazioni a fondo perduto, sembra sempre che parlino di qualcosa di quasi regalato, di flussi finanziari che la "madre" Europa dispenda con buon cuore ai figli meritevoli.

Da dove prende i soldi l'Unione Europea? Beh, le cose sono cambiate nel tempo e ci sono molte precisazioni tecniche da fare ma se vogliamo essere chiari (seppure con notevoli semplificazioni) diciamo che i soldi dell'Unione Europea arrivano dai versamenti che le nazioni che la compongono effettuano a favore del suo bilancio.

Per essere ancora più chiari, ogni anno, ogni nazione della UE versa (dovrebbe versare) un quantitativo di denaro proporzionale alle dimensioni della sua economia. Ci sono altre entrate (provenienti dai dazi oppure da una percentuale sull'iva comunitaria) ma sono di minore entità.
E l'Italia, quindi, quanto versa all'unione europea?
Se si fa una ricerca (non difficile perchè i dati sono pubblici ma difficile perchè le pagine informative sono ULTRApiene di dati) si scopre, ad esempio, che l'Italia è il terzo contributore del bilancio UE. Davanti a noi ci sono solo la Germania (1° paese contributore) e la Francia.
Nel 2018 abbiamo versato all'Europa la bellezza di 15,12 miliardi di euro, esattamente il 13,39% di tutto il bilancio UE per quell'anno (fonte: www.europatoday.it).

E se guardiamo una serie storica di questi contributi, vediamo che molto spesso i soldi che sono tornati in Italia tramite finanziamenti o fondi "europei" sono stati di importo inferiore.

Fonte: https://www.agi.it/

Quindi parlare di fondi "europei" è per certi versi improprio. Perchè se in Italia tornano indietro meno soldi di quanto versiamo, potremmo più correttamente dire che di fatto non sono fondi "europei" ma sono fondi ITALIANI.

Ora questo è stato vero fino al 2020 (anno in cui abbiamo versato 18,2 miliardi di euro e abbiamo visto tornare indietro da Bruxelles solo 11,6 miliardi, con una perdita netta di 6,6 miliardi) (fonte www.europa.today.it) e può darsi che le cose cambieranno in futuro.

Così come è anche vero che nei primi tempi della UE ci sono stati alcuni anni in cui in Italia sono stati fatti investimenti "europei" superiori al nostro contributo.

Ma a parte che andando nel sito dell'Unione Europea, con un pò di lavoro di calcolatrice si può calcolare se in questi 30 anni di UE l'Italia abbia dato più soldi di quanti ne abbia preso, è sicuro che sarebbe molto più corretto evitare di parlare di fondi "europei" con questa leggerezza, senza precisare che i soldi che arrivano da Bruxelles, non sono altro che dei soldi che le nazioni europee prelevano dai loro cittadini per una re-distribuzione che è decisa dai burocrati europei. Che ricordo, non sono eletti in modo democratico, in quanto la UE è diretta da commissioni non elette democraticamente.

Il parlamento europeo lo eleggiamo ma il governo europeo no.

La prossima volta quindi che un politico o un giornalista parla di temi finanziari europei, verificate se costui parla per frasi fatte o concetti pre-programmati o se veramente ha chiaro il funzionamento di queste dinamiche finanziarie.

Speriamo che il tema vi sia stato gradito.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE.



martedì 2 agosto 2022

L'Italia è una nazione ricca?

Parlare di ricchezza è sempre qualcosa di affascinante.

Chi più e chi meno, siamo sempre attratti da questo concetto e da come concretamente si presenta ai nostri occhi.
Sarebbe ipocrita negare l'evidenza.

Così questo nuovo report pubblicato nel giornale specializzato in economia "Wall Street Italia" e basato su ricerca e analisi del Boston Consulting Group (azienda di consulenza finanziaria colossale da 11 miliardi di dollari di fatturato) dedicato ai paesi più ricchi del mondo non può che attirare la nostra attenzione.

Prima di entrare nel vivo del discorso e vedere come siamo messi in Italia (dando una sbirciatina alla foto di fianco si può avere già una risposta), una riflessione sulla capacità degli italiani di lamentarsi e di vedere l'erba del vicino sempre più verde è d'obbligo.

A volte le immagini e gli stereotipi di qualcosa hanno il sopravvento sulla realtà e la nascondono.

C'è da qualche parte e nella testa di qualcuno (tra cui molti italiani stessi) l'idea che l'Italia sia sempre  un paese tipo "Banana State" cioè la la repubblica delle banane, una sorta di nazione sempre stracciona, malandata e di seconda o terza categoria.

Nessuno ovviamente vuol negare che i problemi di funzionamento del nostro stato e soprattutto del settore pubblico siano enormi ed evidenti. Ci sono aree di inefficienza organizzativa e produttiva colossali. Tuttavia, occorre anche vedere che si sono dei fatti e dei numeri su cui non si può sorvolare così facilmente.

Nella classifica delle nazioni più ricche del mondo (ovvero le nazioni con il numero maggiore di persone ricche e con il patrimonio personale più grande) l'Italia si colloca all'8° posto nel pianeta. Davanti a noi abbiamo gli immancabili dominatori della scena da circa un secolo, gli U.S.A. Dietro di loro, in ascesa spaventosa, i cinesi e i sornioni giapponesi. Di cui da 20 anni si parla poco ma che restano sempre la terza economia mondiale.
E poi gli europei inglesi, tedeschi e francesi più i canadesi prima di noi.

Questa classifica è fatta monitorando la ricchezza del patrimonio finanziario posseduto. Che per l'Italia si colloca a 6 mila miliardi di dollari di ricchezza complessiva. Nonostante tutto in crescita in questi anni.

Molto interessante, in questa ricerca, è anche il numero dei milionari italiani. Che BCG stima in 431 mila. Cioè ci sarebbero 431.000 italiani che possiedono più di 1 milione di dollari di ricchezza personale.
E ci sono 2.100 italiani con un patrimonio di oltre 100 milioni di dollari di ricchezza.

Morale? In Italia stiamo tutti bene? 
Certo che no.
Anzi ci sono numeri che dimostrano che la forbice, la distanza fra chi ha i soldi e chi invece non li ha si sta ampliando. E sempre più italiani sono scivolati nella fascia vicina a quella di sussistenza minima o povertà. Sono dati anche questi.

Ma.... Ma occorre ricordare che questa è una deriva di tutte le nazioni avanzate. Cioè ci troviamo in una tendenza in cui ci sarà sempre chi da ricco, diventa più ricco e chi da povero, diventa più povero.
E questa è la vera sfida del futuro.

Il link a tutto l'articolo indicato nel posto è questo: 

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

lunedì 1 agosto 2022

Rialzo dei tassi.... Perchè

E così fu che il rialzo dei tassi arrivò.

Tanto tuonò che piovve, dice il proverbio.

Questo blog vuole semplificare alcuni contenuti economici e finanziari e con questo scopo oggi proveremo ad analizzare cosa effettivamente succede quando una banca centrale aumenta i tassi e perchè lo fa.

Prima di capirlo, occorre comprendere che l'economia moderna di un certo territorio politicamente omogeneo ha 2 campi distinti ma completamente legati l'uno all'altro: il campo economico e il campo monetario.

Certo... abbiamo detto che dovremmo rivolgerci ad un territorio politicamente omogeneo e in questo momento l'Unione Europea è tutto tranne che un campo politicamente omogeneo.
E questo è probabilmente il peccato originale dell'Euro. Una moneta unica diffusa in un insieme di stati diversi, con leggi sul lavoro diverse, con esigenze strategiche diverse e con equilibri sociali diversi.

Ma questo è l'argomento di un altro post. Per ora faremo finta che l'UE sia uno stato abbastanza unito e politicamente e economicamente coerente.

L'economia di un'area viene rappresentata e supportata dalla finanza. Nel senso che la produzione reale (in un mondo evoluto come il nostro) ha assolutamente bisogno di essere rappresentata da dei valori simbolici espressi in denaro.
Da una parte abbiamo terreni coltivati, verdura, allevamento, minerali, energia, macchine, utensili, fabbriche, servizi, etc...  tutte cose tangibili, produzione reale.
Dall'altra abbiamo il valore di queste cose in modo che siano scambiabili. Quindi prezzo, moneta, valori, prestiti, debiti, etc...

Quando una economia va bene e c'è produzione il sistema richiede più denaro perchè c'è bisogno che il sistema produttivo venga "lubrificato". Senza olio (denaro) il sistema si grippa e si rompe per mancanza di capacità di far fluire da un punto all'altro del sistema quanto viene prodotto.
In una situazione del genere il centro decisionale finanziario (in genere la banca centrale, in Europa ora la BCE) decide di immettere nel sistema più liquidità, più denaro.

E lo fa rendendo appetibile ai principali compratori di denaro (le singole banche commerciali) acquistare denaro. Se il denaro costa poco, vale poco.
Quindi imprenditori e investitori preferiranno indirizzare le loro risorse verso gli impieghi che più di altri hanno un rendimento che consentirà loro di guadagnare di più.

Se esistono rendimenti finanziari "alti" (costo del denaro alto significa che costa di più per chi lo acquista ma anche che rende di più per chi lo vende o ci investe!) tali investimenti attireranno l'attenzione di imprenditori e investitori con capitale disponibile. Probabilmente uno degli obiettivi della BCE è attirare denaro da altre economie extraeuropee per convogliarli nelle casse della UE.
Perchè quando una moneta aumenta i tassi di interesse, questo provvedimento è aperto a tutto il mondo, in un mercato finanziario praticamente in funzione 24 ore su 24, sette giorni su 7, 12 mesi all'anno.

Ora, se ben guardiamo, ci troviamo in una situazione veramente curiosa.
L'Unione Europea presenta un tasso di inflazione notevolmente alto rispetto ai parametri e alle previsioni di chi l'Euro l'ha creato ma ciononostante un tasso di crescita e di sviluppo dell'economia fortemente deficitario (soprattutto se paragonato a locomotive come il sud-est asiatico o gli USA).
Se proprio volessimo essere precisi, non ci troviamo in un periodo inflattivo (inflazione in aumento) ma in un periodo di STAGFLAZIONE.

Che altro non è che l'unione delle parole "stagnazione" + "inflazione". La stagflazione indica una situazione di aumento dei prezzi e della massa di denaro circolante unito ad un periodo di recessione economica o di forte ritardo di sviluppo.

La domanda è: siamo sicuri che l'aumento dei tassi di interesse sull'euro (quelli attuali e quelli futuri) sia stata la miglior mossa da fare?
Ne riparleremo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

giovedì 28 luglio 2022

L'economia italiana è aiutata dalle dinamiche dell'euro?

Periodicamente è impossibile per un blog che affronta temi finanziari, non tornare a parlare di EURO.

Cosa sia l'euro, ormai anche i sassi lo sanno. Eppure... Eppure questo è uno dei tanti argomenti su cui la presunzione di conoscenza esplode e crea dei danni incredibili dal punto della vista della comprensione.

Facciamo un breve test di conoscenza dell'argomento. Per giocare, non in modo serio...

Domande:

1. Che tipo di moneta è l'euro? Una moneta nazionale o no?
2. A quale controvalore reale è legato il suo valore finanziario?
3. L'euro è una moneta che segue i valori produttivi o si adegua a qualche valore relativo all'occupazione?
4. Quale era lo scopo dichiarato dell'euro e quale potrebbe essere quello attuale?
5. Chi è il proprietario dell'euro?

Le risposta a queste domande sono state già date nel blog più e più volte. E se qualcuno leggendo questo articolo fosse curioso, può scriverci e gliele riassumiamo in una risposta personalizzata.

Ma il succo di base è che le persone, il comune cittadino usa tranquillamente questo strumento ogni giorno e non si rende minimamente conto che esso NON E' semplicemente una moneta che ha sostituito la vecchia LIRA dello stato italiano.

Non è una LIRA aggiornata e che opera su tutta l'unione europea. NO!
L'euro è uno strumento con caratteristiche particolari, molto diverse da quelle della lira.

Ecco perchè l'Italia è in difficoltà. L'economia italiana, se si osservano i dati, ha cominciato a declinare in un momento particolare. E questo momento corrisponde al 1999.
Fino al 1998, l'Italia era la 5° economia mondiale (davanti solo USA, Giappone, Germania, Francia) e dietro di noi avevano il Regno Unito (UK), la Cina, la Russia, il Canada e l'India.
Oggi? Oggi siamo l'ottava economia mondiale. Il Regno Unito, la Cina e l'India ci hanno superato e Brasile e Russia (soprattutto) sono alle spalle pronte per il sorpasso.
Ci lamentavamo, dicevamo che in Italia c'erano tante cose che non andavano bene. E questo era vero. Ma in effetti, per una sorta di brutto vizio italico, l'attenzione andava solo sulle cose negative e non sulle cose positive.
Ci lamentavamo dell'inflazione (al tempo +2%). Oggi? +8%!!!
Ci lamentavamo della disoccupazione (al tempo 8,3%) e adesso viaggiamo tra il 9,5 e il 10%.
Ci lamentavamo della burocrazia, dell'inefficienza amministrativa e della corruzione. E adesso? Nel migliore dei casi uguale.
Ci lamentavamo del carico fiscale ma chi adesso vuole alzare la mano dicendo che la tassazione è più bassa e socialmente equa?
E il fatto che negli ultimi 20 anni il gettito incassato in imposte e tasse dello stato sia aumentato in modo esponenziale (Vedi il grafico) ha portato ad un aumento dei servizi pubblici e (soprattutto) ad una maggiore qualità ed efficienza degli stessi?


Ma seriamente?
Aumentano le entrate fiscali e io genitore mi ritrovo a dover portare la carta igienica alla scuola di mio figlio perchè il ministero non ha le risorse (fatto realmente accaduto)?

E' evidente che la storia non è come qualcuno (più di uno) l'ha raccontata.
E' evidente che la capacità di percepire i dati e i fatti e quindi esprimere una corretta opinione da parte del cittadino medio è fortemente limitata.
Non per colpa sua. Forse c'è un pizzico di ignoranza (che non è una colpa ma uno stato di fatto) e forse un pizzico di pigrizia nello spostarsi dal proprio divano e andare a trovare i dati reali al di là di quello che il sistema di comunicazione di massa espone.
Ma c'è sicuramente qualcuno che si avvantaggia di questa percezione distorta.

Il problema non è l'euro in se. Ma ciò che esso rappresenta.
E' evidente che l'economia italiana è stata svantaggiata dall'ingresso nel sistema di moneta unica. Lo dicono i fatti e i numeri.
Svantaggiata vuol dire che se mettiamo sulla bilancia vantaggi e svantaggi, la bilancia pende sui vantaggi. Non vuol dire che entrare nell'euro non abbia comportato dei vantaggi.
Li abbiamo avuti. Ma li abbiamo pagati più di quanto ci abbiano reso.
Abbiamo perso il controllo della politica monetaria, siamo diventati un'economia rigida e non competitiva, i prezzi sono saliti (negatelo) e stipendi e ricavi no.
Le aziende italiane hanno chiuso e delocalizzato nell'est Europa. Il lavoro è diventato più precario. Il fisco più accanito e implacabile senza che questo abbia comportato la caccia ai veri evasori, quelli grandi, quelli che siccome hanno i soldi riescono a creare sistemi conformi alla legge per evitare di pagare le tasse in Italia.

L'economia italiana ha perso con l'euro. L'economia tedesca e francese ha vinto con l'euro. I più grandi teorici e fautori dell'euro hanno il loro background storico nel mondo finanziario/culturale franco-tedesco.
Ne riparleremo.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...