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mercoledì 29 aprile 2015

Il marketing, questo sconosciuto.

L'economia, toccando aspetti quotidiani della nostra vita, è uno di quegli ambiti in cui più facilmente ci si addentra, senza averne una corretta padronanza.
Negli argomenti economici e imprenditoriali ci sono parole che vengo usato e di cui, di base, si abusa senza però conoscere a fondo l'argomento.

Il marketing è una di quelle parole.
Usata e abusata da individui, consulenti, siti internet, giornali.......

Si parla di fare marketing, curare il proprio marketing, internet marketing e via discorrendo....

Ma cosa è esattamente il marketing?
E' possibile spiegarlo in pochi e semplici parole?

Ci possiamo provare.....
Il marketing è l'attività che un imprenditore o un'azienda fa per piazzare il proprio prodotto o servizio nel mercato di riferimento. Cosa intendiamo per piazzare? Semplicemente collocare il suo prodotto in modo che sia visibile, che venga richiesto e acquistato.

Semplificando la definizione e andando proprio alla base del marketing, possiamo dire che esso è l'attività di trovare o stimolare una domanda di qualcosa

Se analizziamo l'attività di marketing possiamo identificare quindi alcuni punti importanti:
  1. L'esistenza di un gruppo di individui (mercato di riferimento) che possono avere un'esigenza.
  2. La definizione di quale sia il servizio/prodotto che possa soddisfare quell'esigenza.
  3. La preparazione, procuramento o costruzione di quel servizio/prodotto.
  4. L'informare il gruppo di individui dell'esistenza del nostro servizio/prodotto.
  5. L'ottenere al vendita del nostro servizio/prodotto in misura sufficiente per coprire i costi e garantire un guadagno.
  6. Lo studiare i mutamenti dell'esigenza per modificare/aggiornare il proprio servizio/prodotto e renderlo sempre desiderabile al mercato di riferimento.
Se esaminato in questi aspetti fondamentali, il marketing non è più una materia complessa, oscura o inutile. Tutt'altro.

Ad esempio, aprire un nuovo negozio nella propria città senza aver verificato tramite sondaggi e indagini se i prodotti in esso venduti siano richiesti o desiderati può essere un grave errore.
Molti di noi hanno visto aprire varie attività commerciali con grandi feste all'inaugurazione e con grande dispendio di investimenti. Attività che hanno chiuso i battenti solo pochi mesi dopo. La domanda sorge spontanea: "Ma che tipo di aspettative di fatturato avevano?". Evidentemente aspettative più alte della realtà. E l'altra domanda viene subito dopo: "Avevano verificato la fattibilità di quella iniziativa con opportuni sondaggi?".
Molto probabilmente la risposta all'ultima domanda era NO!

Quindi marketing non è un'attività che solo la Mulino Bianco, la Fiat, la Coca-Cola, la Findus o la McDonalds devono fare. Il marketing non è riservato esclusivamente alle grandi aziende che spendono milioni di euro in pubblicità.
Il marketing riguarda tutti. Anche la piccola ditta di giardinaggio che si propone nella sua città. Oppure l'attività commerciale di abbigliamento.
Anche questa deve scoprire l'esigenza del suo mercato di riferimento. Deve scoprire a cosa essa può essere una soluzione.
Anche essa deve organizzare il suo servizio per offrire ciò che il mercato chiede. Anche essa deve effettuare la corretta promozione per far conoscere il suo servizio.
Anche essa deve studiare bene il prezzo del suo servizio e tenersi aggiornata per non farsi cogliere impreparata dai cambiamenti di mercato.

Questo è il marketing nei suoi elementi essenziali. Poi possiamo complicare l'argomento scendendo in dettagli o addentrandoci nelle sottocategorie in cui il marketing di divide.

Come tutte le cose, alcune volte certi aspetti del marketing sono intuitivi. E una piccola azienda può, entro certi limiti, farcela da sola....
Ma un pò tutti i mercati sono diventati ultra-competitivi. E il buon senso e l'intuizione non sono più, spesso, sufficienti per migliorare la propria efficienza e capacità di raggiungere gli obiettivi.

Tutti devono fare marketing.
Non importa che sia una piccola ditta o una grande azienda. Non importa se vendete prodotti, se siete una azione di produzione o un'azienda di servizi.
Non importa che i vostri dipendenti siano più o meno di 10. Più o meno di 5.

Il marketing è importante in ogni momento. Spesso, omettere alcuni punti del marketing ci conduce verso il baratro anche quando le nostra capacità sono buone e il nostro prodotto/servizio ottimi.

Grazie per l'attenzione.

martedì 24 marzo 2015

Euro si, Euro no, la civetta sul comò

Diciamocelo subito.
Il problema non è l'Euro in quanto Euro.
L'euro in quanto euro sarebbe come essere arrabbiati con la propria ragazza/moglie perchè si chiama Giovanna e non perchè ci ha traditi con il suo capoufficio.
Rendo l'idea?

Il problema non è il nome della moneta o il colore delle banconote. Non è neppure tanto il tasso di conversione con cui le monete nazionali europee si sono fuse nel 2002 (1998 in realtà a tavolino) con l'euro.

Il problema è di sostanza. Non di apparenza.

Il problema è che una valuta rappresenta in un certo modo un'economia.
E se si usano gli stessi parametri valutari per diverse economie (stessa moneta - economie diverse) si creano un problema di fondo che prima o poi scoppierà.

E' un pò come se avessimo una coppia di persone, l'una magrissima quasi anoressica e l'altra obesa.
E potessimo usare qualsiasi dieta volessivemo per aiutarli con l'unico limite che però è unica per entrambi.
Cioè se vogliamo far dimagrire l'obeso dobbiamo creare una dieta povera di calorie ma questa sarebbe anche la dieta dell'anoressico.
Oppure se volessimo far metter su peso all'anoressico, potremmo farlo ma questo comporterebbe che anche l'obeso ingrassi.
Certo è solo un esempio. Sappiamo che per ciò che fa ingrassare il magro non è poi così sufficiente per far ingrassare l'obeso. Era solo un esempio per far comprendere con un'immagine la difficoltà di usare la stessa politica valutaria centralizzata per stati con regolamenti e leggi interne diversi, sistemi produttivi diversi, tasso di occupazione diversi, bilanci pubblici diversi, esigenze diverse, livelli di esportazione diversi e via dicendo.

Tra l'altro, ma ci scriveremo un articolo apposta su questo, qualcuno ha fatto notare che anche un paese come l'Italia ha difficoltà ad avere una stessa politica valutaria per zone della propria nazione molto diverse fra loro come il nord (industrializzato ed esportatore) e il sud (meno produttivo e maggiormente importatore). 
In effetti per molti decenni si è optato per una politica valutaria centralizzata che probabilmente non è stata la scelta migliore, per quanto il Veneto non sarà mai così diverso dalla Calabria, come l'Italia lo è dalla Germania o dal Lussemburgo. Parliamo di ordini di grandezza di diversità veramente distanti.
Euro si o Euro no?
Già da tempo si parla di uscire dall'Euro e gli "euro-forici" contestano agli euro-scettici che questo tipo di uscita sia disastrosa e costosissima. Usando la strategia delle colonne d'Ercole per spaventare chi cerca di capire quali delle due strate è veramente conveniente per il cittadino italiano (non le lobby bancarie, non i proprietari delle multinazionali, non i politici o chi al posto loro).

Il tema ricorrente è:
"Usciamo dall'Euro e saremmo costretti ad una super-svalutazione della NUOVA LIRA al punto che questo sarebbe un disastro".

Bene. Può darsi. Può darsi che uscire dall'Euro abbia dei costi. Sarebbe assurdo pensare che un passaggio così pervasivo nella quotidianità avvenga a costo zero. Più che assurdo, ingenuo.
Ma d'altronde anche passare all'Euro ha avuto dei costi. O sbaglio?
Ma, a parte che svalutare una moneta non significa per forza qualcosa di negativo. E' solo un nome che viene usato per dire che viene cambiato il rapporto di cambio fra una moneta e l'altra.
E' ciò viene fatto per equilibrare i rapporti strettamente finanziari in modo che ci sia un equilibrio con l'economia reale.
IL PROBLEMA E' QUANDO UN'ECONOMIA POSSIEDE UNA MONETA CHE NON LA RAPPRESENTA COME TASSI DI CAMBIO CON L'ESTERNO.
Questo è un problema.

Ma non è neppure questo il punto.
Quando l'Euro era cambiato ad esempio a 1,39 sul dollaro (solo 10 mesi fa a maggio 2014!!!!) si spaventano i bambini con l'idea che uscendo dall'euro si sarebbe stati colpiti da una super svalutazione di almeno il 25% se non più.
Insopportabile per l'Italia. Scenari da "1997, fuga da New York" o da "Mad Max".
E ora?
Svalutazione in 10 mesi del 21%.
E' morto qualcuno?

Pausa di riflessione sulla poca fondatezza della tesi. Ridicoli.

E siccome non è solo una mia tesi, ecco un articolo sul Fatto Quotidiano del docente Paolo Becchi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/23/uscita-dalleuro-quelli-svalutazione-credono-zittire-gli-euroscettici/1528565/

Grazie per l'attenzione.
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