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venerdì 7 gennaio 2011

Oscar Giannino e la chiarezza dell'economia.

Non ne abbia a male il particolare e facilmente identificabile giornalista economico Oscar Giannino, se uso lui come paradigma di quella che è la scena della divulgazione del sapere finanziario ed economico nell'attuale contesto giornalistico e mass-mediologico italiano.
Non che pensi che mi leggerà mai ma.....

D'altronde, non infrequentemente, mi sono chiesto cosa mai mi possa dare l'ardire di pensare che il sottoscritto ha compreso delle cose a discapito delle grandi menti e superiori coscienze che girano per questa landa chiamata pianeta Terra.
Il rischio di diventare "auto-referenziali" è sempre forte e un pericolo di cui non dimenticarsi mai.

Anche perchè il metro per giudicare le parole di qualcuno, non è il significato che quelle parole portano ma la situazione di potere sociale che colui che le riferisce ha su di se.
Come dire, parlando come mangiamo, che Gasparri è intelligente, colto e raffinato solo perchè è una delle figure politiche italiane attualmente più influenti.
Gasparri è un uomo limitato le cui idee non sono neppure idee ma copioni. E, a parte pochi accoliti, ben pochi troverenno troppo dure le mie parole. A volte, vedendo in TV la caricatura gasparriana di Neri Marcorè, ho persino pensato che la copia fosse più intelligente e scaltra dell'originale.

Ma tornando a Giannino e citando un suo articolo presente sul settimanale Economy del giugno del 2010 di cui casualmente qualche tempo fa sono entrato in possesso, capisco che non è la padronanza di termini e di "dotta" conoscenza che fa si che qualcuno esprima o meno verità.
La verità può (anzi dovrebbe sottolineo io) essere semplice.
La verità non viene sminuita se espressa nei suoi termini fondamentali. Anzi.

Allego l'articolo a dimostrazione di come si possa ingannare un lettore nel modo più perfido.
Non che io pensi che Giannino sia al soldo di qualcuno e cerchi di usare la sua posizione per condizionare chicchessia. Non ho sufficienti elementi per dirlo.
Dico solo che non si può parlare di economia usando quei modi e quei termini.

E' snob, complesso e scorretto.
Giannino cerca non di spiegare perchè la delocalizzazione delle industrie in altri stati sia vantaggioso per gli italiani. Ma solo di demonizzare chi afferma il contrario.
E la demonizzazione avviene facendo passare per ignoranti o superficiali chi lo afferma.
Leggetevi l'articolo e poi ditemi s avete capito perchè delocalizzare è vantaggioso per l'Italia e se, a proposito di vantaggi, Giannino parla di tutti gli italiani o solo di quelle poche migliaia che possiedono le fabbriche?

Giannino è dotto in tema economico. Cita persone che io neppure so chi siano (il signor Thorsten Hansen tanto elogiato), usa in modo spassionato termini sofisticati come exit strategy o riduzione del surplus cinese e da dell'ignorante o in malafede chi sostiene tesi contrarie alle sue.
Io personalmente non voglio entrare nel dibattito se la delocalizzazione sia positiva o negativa. Primo perchè è un dibattito sterile che nasce all'interno di un sistema malato e secondo perchè comuque ci porterebbe troppo lontano.

Però ho le mie riserve su questo modo di parlare di economia.
L'economia è una cosa semplice. Se chiudi le fabbriche in Italia per riaprirle in Polonia, quando i livelli dei prezzi e dei salari non sono omogenei, è oltremodo evidente che gli italiani ne hanno un danno.
Anzi 2 visto che probabilmente hanno contribuito con i soldi pubblici a foraggiare quelle industrie nel passato.
Grazie per l'attenzione. 

mercoledì 5 gennaio 2011

Un nuovo anno di truffe economiche

Si chiude un penoso 2010. 
Ovviamente c'è da aspettarsi che per qualcuno anche quest'anno sia stato un periodo di "manna dal cielo" ovvero di grassi affari e aumento del proprio patrimonio.
C'è un'idea malsana, distorta e non basata minimamente sull'osservazione della realtà: ovvero che quando subentra una crisi.... pardon, intendevo dire, quando subentra UNA CRISI, tutti ma proprio tutti vadano in malora come la maggior parte dell'economia o del sistema.

Non possiamo nascondere che gli ultimi 2-3 anni siano un emblema mondiale di recessione. Qualcuno dice che sia fisiologico al sistema ma, come sia o non sia, è sotto gli occhi di tutti (tranne che di qualcuno al governo) che i fatturati siano diminuiti, le aziende contratte, i posti di lavoro diminuiti e le difficoltà economiche della stragrande maggioranza delle persone aumentate.
Ecco, appunto. Della stragrande maggioranza. Ma stragrande non significa tutti.

Anche nei periodi di crisi più nera vi è sempre qualcuno (e spesso più di uno) che si ingrassano, se mi consentite il termine.
E' accaduto nei periodi di carestia o di tirannia. E' accaduto sotto le guerre, siano esse state locali o mondiali.
La famiglia Agnelli ha lucrato moltissimo durante la prima guerra mondiale, ottenendo dallo stato italiano molteplici commesse per la fornitura di componentistica e macchine belliche.
Ma questo ci apre un bell'argomento che, un giorno o l'altro svilupperemo a più ampio respiro.

Sta di fatto che gli auspici di questo 2011 non sembrano rosei. Il tutto verte su quanto questa "crisi" sia passegggera, intrinseca ai cicli economici del moderno sistema globalizzato o semplice indicatore di un malessere radicato in profondità.
Senza scomodare criteri difficilmente comprensibili quali ottimismo o pessimismo, semplicemente prendiamo atto che il dubbio che tutto si risolva in fretta permane.

E' opinione di questo blog che il mondo economico sia basato su una base dinamica fraudolenta. Ovvero che il motore dell'economia gira, lubrificato da una disonestà di fondo. Disonestà che ormai è diventata talmente intrinseca alla natura delle cose e alla loro organizzazione da diventare un fantasma che aleggia ma che nessuno vede.
Disonestà che passa sempre in secondo piano dinnanzi alla disonestà artigianale di molti attori di questa recita che mettono in campo la frode secondo schemi consolidati e che meglio vengono riconosciuti da chiunque come truffaldini e da condannare.
Da più parti si dice che il sistema economico moderno ti fotte a "norma di legge".
Noi siamo estremamente convinti di questo. Ma senza che la nostra convinzione si tramuti in un'apologia di un qualsiasi sistema politico di rottura, marxista o leninista che esso sia, preferiamo rimanere in un campo più tecnico.
Ovvero sia di discussione su quali siano i principi base del moderno sistema capitalistico-occidentale-globalizzato. Che secondo il nostro modesto parere è tanto deleterio quanto i vecchi sistemi comunisti e molto più vicino ai principi base di questi ultimi.
Per ora vi ringrazio dell'attenzione e spero di avervi sempre più numerosi su queste pagine.

Citazione:
I latini dicevano: Homo sine pecunia imago mortis

giovedì 14 ottobre 2010

Libro suggerito: La legge del denaro

Salve a tutti,
volevo segnalare ai lettori un libro.
E' un libro che ho scritto io e che la Giacomo Bruno Editore, leader italiano della pubblicazione di e-book, ha deciso di pubblicare sul web e in libreria.
Lo so che, per modestia, non si dovrebbe scriversela e cantarsela. Ma è un progetto al quale ho lavorato da quasi 2 anni e con soddisfazione lo vedo proposto al pubblico.

Il libro raccoglie e sviluppa molti temi accennati e toccati da questo blog.
Anzi il libro viene cronologicamente prima del blog e di questo nè è la fonte ispiratrice.

Il libro parla del denaro. Lo porta ai minimi termini cercando di capirne le dinamiche fondamentali.
Punto di partenza è che solo comprendendo l'anatomia di qualcosa nei suoi termini fondamentali, sia possibile poter riassemblare quella conoscenza in modo da poterla riutilizzare in modo pratico.
Il libro è in uscita il 24 di novembre ed è attualmente in fase di pre-lancio.
Potete prenotarlo qui.
Il mio è un invito a leggerlo, è ovvio.
E' possibile anche scaricarne gratuitamente il primo capitolo.
Naturalmente sono qui per ricevere da tutti voi qualunque suggerimento o critica possiate avere. 

Grazie a tutti per l'attenzione.
Dr. Antonello Mela

lunedì 11 ottobre 2010

Premio Nobel per l'economia 2010

L'accademia Reale Svedese ha in questi giorni assegnato il nobel per l'economia a 3 economisti.
Questo premio mi ha sempre affascinato per le contraddizioni che sono insite nella sua stessa ragion di essere.
Non voglio cambiare argomento, ma una sera, in una delle rare occasioni in cui ho potuto guardare un pò di TV (la Tv a casa mia la monopolizzano i miei figli o mia moglie e anche se così non fosse io rientro a casa quasi sempre dopo le 22 e 30....) ho seguito un servizio del programma televisivo "Le Iene" di Italia 1.
Il servizio mostrava, con il solito loro acido approcciarsi alle cose, come in Italia un premio non si nega a nessuno. Ancora, si voleva evidenziare quanto consegnare un premio fosse di aiuto per aumentare la visibilità a chi il premio lo riceveva ma anche a chi il premio lo dava.

Nessuno vuol minimamente asserire che un premio Nobel possa essere sminuito fino al punto da essere messo in competizione con questi premietti da serie B. Però notiamo che le logiche con cui questi premi vengono consegnati sono totalmente incomprensibili e che, a parte questo, il valore che l'opinione pubblica consegnano a queste cerimonie sia certamente eccessivo.

Cioè il nostro punto di vista è che la giuria del nobel può assegnare liberamente questi premi a chi vuole. Ma che, in fondo, contraddicendo noi stessi, una gran differenza con i premi della sagra della porchetta noi non la vediamo.
Per chi non fosse d'accordo, lasciando perdere i nobel altamente tecnici come quello per la fisica, la medicina o la stessa economia, chiederei di elencare, non dico quelli di 40 - 30 - 20 anni fa, ma almeno gli ultimi 5 premi nobel per la pace.
Insomma il senso del discorso è questo.
Le persone non ricordano chi vince il premio nobel. Neppure per il nobel della pace che ha un senso sociale, diciamo, più ampio.

Ma detto questo, vi dico onestamente che sono curioso di leggere i lavori di questi signori.
Perchè parlano dei motivi per cui ci potrebbe essere la disoccupazione nella nostra "perfetta" società industriale guidata da così tanti "geni" economici e talenti finanziari. O meglio del perchè, nonostante, ci sia molte offerte di lavoro, le economia occidentali siano sempre in lotta per diminuire la disoccupazione e cosa mai possano fare i governi con azioni di politica economica in questo senso.

Spero di trovare qualche materiale in Italiano di costoro.
Perchè se così non fosse preparo con voi una petizione di assegnare i premi nobel solo a coloro i cui lavori sono stati tradotti per lo meno per le 15-20 lingue principali del mondo, italiano incluso.
Grazie per l'attenzione.

venerdì 8 ottobre 2010

Quanti poveri e quanti ricchi vi sono?

Ricchezza e povertà non sono temi che vengono trattati da poco.
E, a seguito di questi 2 , anche il concetto di eguaglianza e diseguaglianza.
Per qualche tempo, soprattutto dalla fine dell'800 fino agli anni '60 e '70, si avuta l'illusione (ma era proprio un'illusione e neppure di tutti) che si potesse distribuire la ricchezza presente su questo pianeta ad un numero maggiore di persone.

Sono cresciuto in un piccolo paese. Un piccolo paese che negli anni '70 era ancora saldamente ancorato in un contesto pre-industriale. Sono nato in Sardegna e non tutti sanno che solo 30 e 40 anni fa questa bellissima regione era molto, molto diversa dall'immagine che i giornali di gossip e l'immaginario collettivo hanno creato.
Mi ricordo (io non sono vecchio e quindi la cosa fa ancora più testo) che da bambino in paese vi erano coloro che venivano considerati ricchi. Ma non lo capivi nè da come di vestivano nè dalla macchina nè da niente. Era solo una voce. Si sapeva che la famiglia tal dei tali era "ricca" soprattutto in virtù dell'estensione di terre agricole in loro possesso piuttosto che dal numero degli animali dell'allevamento.
Di alcuni si vociferava che avessero i miliardi (di lire al tempo) in banca ma si vedeva girare questa gente sempre con gli abiti da campagna e sul loro trattore. Forse era vero o forse no.
Ma io ho visto i miei compaesani conoscere un aumento del benessere economico in tempi talmente rapidi che la cosa può assurgere a paradigma. L'influsso della Costa Smeralda cominciò ad arrivare, con un'ondata lunga, anche nel mio paese non proprio situato sul mare. Ma le persone si spostavano e andavano a lavorare a neppure tanti km da casa, in paese cominciavano a nascere e svilupparsi i bed and breackfast o gli agriturismi.
Sta di fatto che nuove macchine venivano acquistate, miglioramenti strutturali venivano apportati alle case, persone meglio vestite cominciavano a vedersi sempre più numerose.
Il mio paese è stato quasi uno spot a come questo modello economico (il modello capitalistico post-industriale con la presenza non meglio definita dell'interferenza pubblica e associativa) potesse distribuire a molti la ricchezza in mano a pochi.

Non vi racconterò adesso come le cose siano andate a finire nei dettagli ma quello spot non era nient'altro che uno spot.
La realtà è che la ricchezza continua ad essere in mano a sempre meno persone e sempre più questo sistema economico dimostra la sua incapacità a requilibrare i disequilibri.
Qualcuno dirà perchè lo stato e il pubblico interviene e non si da modo al mercato stesso di trovare degli equilibri.
Parleremo in qualche altro post dell'errore di fondo del meccanismo equilibratore del libero mercato.

Per adesso sappiamo che i ricchi ridiventano sempre più ricchi e molte famiglie un tempo considerate medio-borghese navigano troppo velocemente verso il margine superiore delle fasce definite povere.
Chi è povero oggi?
E' una definizione difficile anche se non impossibile. Così come definire chi è ricco e chi non lo è.
Povero viene definito colui che non ha finanze tali da garantire la sussistenza.
Ma cosa è la sussistenza in una normale città della nostra Italia oggi?
Avere una casa degna di questo nome, mangiare sufficientemente e dignitosamente e potersi permettere un livello minimo di quelle tanto agognate comodità moderne.
Entrando nel merito si vede quando la situazione sia spinosa.
Troppo spesso si pensa che i poveri siano solo coloro che vivono come clochard dormendo nelle panchine e facendo l'elemosina.
Mi dispiace, ma è una definizione e un'immagine di comodo.
Povero è un concetto relativo, molto relativo. In certi luoghi del mondo, aveva l'acqua corrente e cibo sufficiente è un indice di ricchezza. In certi contesti non avere l'I-phone o la macchina di grossa cilindrata è essere considerati poveri.
Povero è colui che si sente tale.
Il vero problema è che viviamo in un modo che continua ad alzare il livello di quello che è il minimo desiderabile e da possedere. Questo, anche se l'economia dovesse anche andar bene (COSA CHE NON E' VERA!), implica che sempre più persone sentirebbero, con il passare del tempo, di essere poveri.

Grazie per l'attenzione.
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