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lunedì 13 giugno 2022

Inizio di una collaborazione con un partner prestigioso.

Comincia da oggi una nuova collaborazione con un prestigiosissimo partner di cui siamo particolarmente orgogliosi.

Il blog "DENARO e DINTORNI" è presente sul web come sito di informazione finanziaria ed economica dal 2009.

E' sempre stato un progetto di puro piacere e mai un progetto con fini di lucro. Precisiamo che neppure ora è diventato un progetto a fini di lucro e che la sua indipendenza è sacra e tale rimarrà.
L'origine del blog sta nell'iniziativa di Antonello Mela, al tempo mediatore creditizio e consulente finanziario, di voler condividere con altre persone ciò che conosceva riguardo ai meccanismi dell'economia.

Con il tempo più persone hanno collaborato al progetto, che ha avuto momenti di maggiore attività e momenti di minore attività.

Chi ha redatto e curato gli articoli del blog, ha sempre avuto fuori di qui il proprio lavoro principale. E le proprie partnertship.

Quindi questa volta, sempre grazie al rapporto lavorativo che lega Antonello Mela (fondatore del blog) e IBL BANCA, questo blog diventerà luogo di approfondimento per i clienti (o potenziali tali) di questo prestigioso istituto.

IBL BANCA non ha certo bisogno di presentazioni.
Essa è una banca italiana (100% proprietà italiana) che esiste dal 1927, apprestandosi quindi presto a tagliare il traguardo del suo primo secolo di vita.

Ha al momento 110 filiali (fra sedi dirette e sedi agenziali) ed è leader del settore dei prestiti a dipendenti e pensionati con il 17% della quota di mercato in Italia delle cessioni del quinto.

Siamo felici di continuare a dare ai nostri lettori delle informazioni utili e importanti per una migliore gestione delle proprie finanze e del proprio credito.

Grazie per l'attenzione.

domenica 14 febbraio 2021

Avete mai sentito parlare di Crowdfunding o di Social Lending?

Qualcuno di voi ne avrà sentito parlare ma è anche probabile che sia la prima volta che senti parlare di concetti come il crowdfunding oppure social lending.

Lo so, siamo sempre vittime di questi anglicismi. D'altronde è la lingua planetaria per gli scambi commerciali.

Ma traducendolo abbiamo che il crowdfunding non è altro che RACCOLTA FONDI (per vari fini) mentre il "social lending" sarebbe il finanziamento da privati.

Sono due interessanti fenomeni che hanno superato ormai la loro fase adolescenziale e si presentano da ADULTI al cospetto del mondo moderno della finanza e dell'imprenditorialità (ma non solo).
Diciamo che probabilmente questi 2 fenomeni sono pronti alla completa esplosione e al raggiungimento del grande pubblico.

Se ci ricordiamo, il web è comparso negli '90 ma l'uso generalizzato e quasi totale nella vita della stragrande maggioranza di noi è storia degli ultimi 10 anni.

Il crowdfunding e social lending esistono da un bel pò ma solo ora hanno la possibilità di essere "sdoganati". Ma come funzionano?

La cosa importante di questi 2 metodi per riuscire a raccogliere dei soldi o dei capitali, è il concetto di social. Che tanto conosciamo grazie ai vari Facebook, Instagram e via dicendo.
In giro ci sono tantissime persone che hanno dei denari che sono fermi. Che il denaro stia fermo non è proprio una cosa molto positiva. Questo soprattutto da un punto di vista della collettività. Significa semplicemente che dell'energia è congelata in un punto del sistema e non è in grado di produrre maggiore ricchezza e benessere.

Da molto, molto tempo è nata una istituzione che funge da collegamento fra chi ha dei capitali e non sa come utilizzarli (FINANZIATORE) e chi invece ha idee, progetti o altro e ha necessità di denari e capitali (IMPRENDITORE o CONSUMATORE). Questa istituzione è stata la banca o altre istituzioni similari che, con il passare degli anni, si sono regolamentate in un certo modo e sono andate a cadere sotto il controllo di un intero sistema, che è (appunto) l'attuale sistema finanziario dominante.

Per chi deve ora chiedere dei soldi, esistono altre (nuove) vie. Facciamo degli esempi:

*) ho un progetto sociale non a fini di lucro? Quale miglior modo che presentare attraverso una piattaforma social adibita allo scopo a tutto il pubblico e chiedere che questo progetto venga finanziato. Questo è il crowdfunding. Tanto più bravo sono a presentare il mio progetto e tanto è più facile che ottenga supporto.

*) ho necessità di soldi per una qualsiasi mia esigenza (magari mi serve una nuova camera da letto)? Potrei andare in banca e chiedere un prestito. Oppure andare su una piattaforma di social lending e chiedere un prestito. I soldi arrivano da altre persone come me che hanno deciso di valorizzare i loro capitali PRESTANDOLI. In questo caso chi investe ne ha una remunerazione. E chi li ottiene li deve restituire pagando un costo. Ma non essendoci complesse strutture bancarie e finanziarie, i costi sono decisamente minori.

Il social lending in particolare è anche una opportunità di investimento per molte persone. Perchè ovviamente non si prestano tutti i propri soldi ad un'unica persona (sarebbe troppo rischioso). La propria quota viene data alla piattaforma che si occuperà di frazionare in decine e decine di richiedenti la propria somma con la minimizzazione del rischio.

Quale opinione abbiamo di queste due novità nel mondo finanziario? Sicuramente ottime come concetto. Che i soldi si muovano è solo un bene e tutto ciò che permette la libera e completa circolazione del denaro è benvenuto. Perchè più il denaro circola e più è possibile che vada in aree della società in cui possa essere valorizzato nel modo migliore.

Certo, siamo ancora agli albori. Le piattaforme di social lending si muovono (per timidezza) ancora troppo sulla falsariga degli schemi operativi delle banche. Osservano e valutano in modo impersonale i SIC (sistemi di informazione creditizia) che ritengo per come vengono fatti funzionare nel concreto sia una sciagura totale a danno dell'economia e delle persone.

Lavoriamo quindi per far si che sia il Crowdfunding e il Social Lending non diventino terra di conquista di persone malvagie o impreparate. Possono essere una sorgente di acqua fresca, se impariamo a usarle eviteremo che diventino delle pozze di fango.

giovedì 4 febbraio 2021

L'ora di Draghi, cosa c'è sotto? (non è un post di politica)

In questo blog non parliamo di politica (per quanto ogni qualvolta parli di argomenti attinenti al convivere delle persone è, alla fin fine, politica nel senso più antico del termine) ma cerchiamo di rimanere nel campo dell'economia e della finanza.

E' però impossibile non trattare l'argomento del giorno, ovvero l'irruzione quasi sfrontata e debordante del signor Mario Draghi nella scena di Salotto Italia.

La scelta di un nuovo Presidente del Consiglio è sicuramente un tema politico a tutto tondo. Ma quando la persona scelta è un ultra-famoso economista, nonchè per anni Governatore di Banca d'Italia prima e Governato della BCE, massimo rappresentazione bancaria del Vecchio Continente e di tutto il mondo, beh.... fare un paio di riflessioni nell'ambito dell'economia è giusto e, forse, anche doveroso.

La prima considerazione è rivolta al fatto che il signor Draghi sia sicuramente ben visto dagli addetti ai lavori e dai mercati. E questo, più che parlare di Draghi, ci porta a parlare di questo concetto chiamato, in modo molto sottile e direi subdolo, "i mercati". Ci chiediamo, come mai tutto questo rispetto e fiducia?

La seconda considerazione è rivolta al fatto che essendo questo futuro presidente del consiglio un economista, sicuramente grande attenzione sarà posta nei confronti della situazione economica nazionale. E qualcuno malignamente sussurra anche sul patrimonio di questa favolosa nazione che è l'Italia. Per deciderne uso e destinazione.

Ma partiamo con la prima considerazione. Arriva Draghi e vari indicatori economici mostrano subito il gradimento da parte dei "mercati". Perchè è un Presidente forte? O per usare le parole di Mattarella, un Presidente di alto profilo? Ma dicevamo dei mercati. Questo concetto che da anni è, sottobanco, assurto a divinità nel linguaggio forbito degli esperti del settore.

I "mercati" sono diventati una identità forte e quasi divina a cui far riferimento. Ci sono i popoli, ci sono i governi, le istituzioni, i politici, i governatori e via dicendo. Ma nessuno di questi ha così tanto potere e influenza come i "mercati". Che non sono dei luoghi nè sono esattamente delle aziende, gruppi economici o persone. Non sono nè una cosa nè l'altra ma un concetto complesso che, per dirla in modo semplice, nascondono agli occhi altri protagonisti che si vuol tenere nell'ombra.

Dire che sono i mercati a fare una certa cosa o l'altra, a reagire o meno a qualche evento è un modo molto comodo per dare la colpa a qualcosa di inafferrabile e impersonale. Una sorta di Destino, al di là del potere di controllo delle istituzioni, governi e politici. Se i "mercati" dicono qualcosa, occorre seguire ciò che dicono i mercati. Senza peraltro affermare la verità: ovvero che i "mercati" molto spesso possono dire ciò che qualcuno vuole che si dica. Senza che si sappia che è lui ad averlo detto.

Quindi è possibile manipolare i mercati? Sicuramente è un sistema complesso e non basta schiacciare un bottone per avere una risposta automatica. Ma se volessimo trovare un termine di paragone a cosa i mercati siano, potremmo paragonarli a quell'altra cosa inafferrabile chiamata "opinione pubblica".

Che è qualcosa che esiste ma non si sa esattamente dove è nè come è fatta. Quindi l'opinione pubblica dice una cosa ma in realtà è, quasi sempre, solo il megafono di qualcuno che intende imputare alla collettività un'idea specifica. E dopo che l'opinione pubblica ha detto o sostenuto qualcosa, spesso le persone si convincono di quell'idea. Anche se prima non la pensavano così.

Si può influenzare l'opinione pubblica. Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare. Si possono influenzare i mercati? Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare.

Che Draghi sarebbe stato il successore di Conte alla guida dell'Italia, e qui passiamo alla seconda considerazione, lo si sentiva dire in giro da molto tempo. Non da giorni o settimane, ma da mesi. Lo sentimmo già dal 2019 quando ci fu il crollo del primo governo Conte appoggiato da M5S e Lega. Per avere un quadro ancora più thriller della scena invito a leggere questo articolo di un giornalista indipendente molto in gamba. Già ad agosto aveva delineato per filo e per segno ciò che è avvenuto in questi giorni.

Perchè Draghi? Perchè è un economista e solo un esperto può occuparsi con successo del disastro di amministrazione economica che in questa nazione si porta avanti dal 1992 circa? 30 anni di devastazione della programmazione economica nazionale e svendita e smantellamento di tutto ciò che funzionava per offrirlo al miglior offerente?

Oppure perchè se qualcuno ha pianificato già, in altre stanze, progetti e piani difficili da digerire all'opinione pubblica (ecco qui) ma graditi ai mercati (ecco qui), il fatto che sia Draghi a proporli pubblicamente e garantire per loro semplificherebbe le cose?
Lo dico in altro modo. E se piani e provvedimenti economici di fatto non positivi per il popolo italiano (noi, la gente comune) ma positivi per gruppi ristretti di aziende e persone (quelli dietro ai "mercati") dovessero essere decisi, non è meglio che sia a farlo chi gode della fiducia dell'opinione pubblica?
Che non è la gente. Ma i mass-media con il loro tam-tam possono indurre le persone a pensarla come l'opinione pubblica.

E niente. Per ora salutiamo il signor Mario Draghi e riparleremo delle sue gesta. Che avranno a che fare con il denaro e i suoi dintorni.

venerdì 29 gennaio 2021

Denaro elettronico? Ne sappiamo abbastanza?

E' un tema sulla bocca di tutti: i pagamenti digitali.

E' una rivoluzione strisciante (ma neppure tanto) che sta cambiando la nostra quotidianità.

Ma siamo sicuri di averne valutato con attenzione tutti i pro e i contro? Secondo me no.

E' un pò come è avvenuto con l'avvento degli smartphone.
Dalla presentazione (ormai diventata fenomeno di culto) di Steve Job del primo Iphone, il mondo non è più stato lo stesso.

Ma avete presente come era la vita delle persone prima del 2007? Sono passati solo 13 anni eppure sembra che parliamo di secoli.

Con l'uso della moneta elettronica accadrà la stessa cosa. Ecco perchè fare qualche riflessione è d'obbligo.

In primo luogo, prima di capire cosa sia il denaro (moneta) elettronica, si dovrebbe fare un passo indietro e comprendere cosa sia il denaro in primo luogo.

Credo che parlare di denaro elettronico senza sapere bene cosa sia il denaro, sia come parlare di capacità di uno smartphone senza aver compreso cosa sia la comunicazione.

Per comprendere meglio il concetto base del denaro vi suggerisco (molto umilmente) di andare a rivedere i 4 post che su questo blog ho scritto (vai qui).

Ora possiamo vedere che la moneta elettronica non è altro che denaro (e quindi una idea) che viaggia sotto forma di informazioni digitali e non su un substrato fisico. Quando dal nostro portafoglio tiriamo fuori la nostra carta di credito o il nostro bancomat, pensiamo che quella tessera di plastica SIA il denaro. Ma non è così. Quello è solo un veicolo, un contenitore. E' un portafogli. Non è il denaro. Al punto che, come un portafoglio reale, può essere pieno di soldi o vuoto.

La moneta elettronica può quindi essere contenuta sia in una tessera di plastica ma anche dentro un cellulare. Qualcuno pensa che possa essere messa anche da altre parti. In una carta di identità, in un anello, in un braccialetto. Addirittura in un chip da inserire sottopelle, in modo che per pagare non dobbiamo far altro che avvicinare ad un sensore il nostro polso o il nostro braccio.

Succederà? Si, molto probabile. Lo scenario in cui noi stessi siamo i contenitori del nostro denaro (il denaro addosso) è tutt'altro che assurdo o improbabile.

Quale è il pericolo? Non è il denaro elettronico in se e per se. E' che la mancata comprensione del denaro porta a pericoli di gestione di un fenomeno quando questo si allontana dalla materialità della cosa.

L'esistenza di monete metalliche prima o di cartamoneta dopo, tiene agganciato il concetto di denaro ad una fisicità che evita la perdita di controllo del concetto.

E soprattutto la proprietà.

Oggi, infatti, mettendo le nostre ricchezze sotto forma di bit digitali, poniamo queste (le ricchezze ovvero i nostri capitali in denaro) a rischio di nuovi pericoli. Che sono fondamentalmente 2:

1. Il pericolo di furto da parte di nuovi tipi di ladri. Questi sono esperti di informatica e di computer, conoscono bene un mondo di cui noi invece non sappiamo praticamente niente. L'ignoranza delle persone di questo nuovo universo informatico è massima. Il fatto che si sappia usare un bancomat, navigare su Google o usare Facebook non significa conoscere il web e il computer.

2. Il pericolo di perdita del controllo del denaro. Se i miei soldi sono gestiti a livello informatico, una banca, un governo o un qualsiasi ente può subentrare a me nella gestione e nel controllo di questo denaro. Certo, suona strano che ci si debba preoccupare di cosa uno Stato può farci. Sembra assurdo. Oppure, come qualcuno dice, solo un criminale può avere paura dello Stato, non certo un cittadino onesto.

Questo non è vero. Uno Stato, un qualsiasi Stato non è un ente perfetto. Ne lo è questa cosa chiamata Banca. Le prove sono sotto gli occhi di tutti.

Questo è stato solo un esempio di qualche tempo fa. E' capitato ad Unicredit: https://amp.ilgiornale.it/news/cronache/tuo-conto-stato-azzerato-altro-caos-i-clienti-unicredit-1890183.html . Leggi.... vedrai cosa potrebbe capitare in futuro se non si prendono gli opportuni provvedimetni.

E lo stato potrebbe avere leggi ingiuste.

Adesso si parla di stimolo dei pagamenti elettronici come metodo per combattere l'evasione fiscale. Abbiamo già discusso di questo, mostrando la non veridicità di questo concetto.
Con il cashback, l'ultimo governo ha spinto le persone a fare queste cose.

Era prevedibile.

Quindi? Moneta elettronica si o moneta elettronica no? Ovviamente si ma ci vuole istruzione. Ci vuole conoscenza. E ovviamente questa non la troviamo da nessuna parte.

Nessuna Camera di commercio, scuola, comune e parti dello Stato ha creato corsi di formazione per adulti e ragazzi per aumentare la comprensione della cosa.

Cosa succederà? Sempre più caos. E la finanza, il denaro diventerà un soggetto ancora più oscuro e complesso.

Il mio suggerimento è seguire questo blog e seguirci nella preparazione della nostra soluzione a tutto questo ovvero il metodo MASTER-MONEY, il cui scopo è proprio insegnare a gestire denaro e finanze.

Grazie mille per l'attenzione

venerdì 22 gennaio 2021

Debito buono e debito cattivo: differenti?

Sicuramente avrai sentito parlare della contrapposizione fra debito buono e debito cattivo.

Ma in assenza di una corretta definizione del concetto stesso di debito, questa distinzione rischia di diventare sterile.

Quindi prima di dire cosa è buono e cosa cattivo, prima di addentrarci in un esame cosa sia costruttivo e cosa sia distruttivo, occorre fermarci al concetto stesso di DEBITO.

Debito viene dal verbo latino "debere" che significa essere obbligare a dare qualcosa a qualcuno.

Quindi un debito è sostanzialmente un obbligo a dover fare qualcosa. Tant'è che effettivamente, anche nel linguaggio comune, si parla di "essere in debito" con qualcuno quando ci fa un favore o ci aiuta.

Ma nel linguaggio comune, l'uso predominante della parola è quella di essere obbligati a rendere del denaro a qualcuno.

Da questo punto di vista, ad una prima analisi, sembrerebbe che l'essere obbligati a fare qualcosa sia SEMPRE una fattore negativo e che, addirittura, dover rendere dei soldi sia anche peggio.

Ma tutto ciò, essendo basato su molta emotività che esula dal discorso, non ci aiuta nè ci spiana la strada ad una maggiore comprensione.

Quando un oggetto, una quantità di cose, una attività viene svolta da qualcuno a favore di qualcun altro nasce sempre un meccanismo di SCAMBIO. Diciamo che A da o fa qualcosa per B e quest'ultimo pareggia il movimento di oggetti o di attività (FLUSSO) che riceve facendo muovere verso A qualche altro flusso.

Non vi è niente di sbagliato in questo. Niente.
Neppure quando A da a B del denaro. 

In questo caso occorre esaminare gli accordi fra A e B. Un genitore che da 20 euro a suo figlio perchè sta uscendo con gli amici, fa fluire dell'energia (denaro) da A (genitore) a B (figlio). La cosa finisce li.
Ma....

Se il genitore dovesse continuare a far fluire denaro da lui (A) al figlio (B) senza che mai, in alcun modo e in nessuna forma (B) potesse far fluire qualcosa da lui verso il genitore, questa situazione di dis-equilibrio, prima o poi, sfocerà in un qualche aspetto negativo.

Quindi....
Cosa è un debito buono e cosa un debito cattivo?

Un debito buono è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.
Un debito cattivo è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che NON ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.

Ora... Nella vita nessun individuo vive solamente per essere un macchinario produttivo. Non siamo delle macchine. E viviamo anche di azioni e attività fini a se stessa.

Così, non è IN ASSOLUTO un crimine procurarsi e possedere un qualche giocattolo con cui semplicemente ci svaghiamo e passiamo il nostro tempo in una attività che non porta da nessuna parte.
Si vive anche per queste cose.

Ma ogni situazione deve essere analizzata caso per caso. Ed è il fattore equilibrio quello che conta.

Se vado in banca e mi faccio dare 30.000 euro e con questa ci compro una bella auto, questo debito potrebbe essere allo stesso tempo un debito cattivo e un debito buono. Senza altri dettagli sulla situazione in generale, è difficile dare un giudizio.

In linea di massima una bella auto non è esattamente un fattore produttivo e più frequentemente rientra nella categoria dei "giocattoli". E' uno sfizio per la maggior parte delle volte.
Ma non sempre.

Se fossimo degli agenti di commercio o svolgessimo un qualsiasi lavoro in cui la mobilità in confort è importate o un lavoro in cui l'immagine è un aspetto promozionale (un agente immobiliare ad esempio), l'acquisto di una bella macchina non è SOLO uno sfizio ma un investimento in promozione. E quindi foriero di maggiore produzione futura.
Ma anche questo dipende da altri fattori. Nel nostro (facciamo l'esempio dell'agente immobiliare che si compra una nuova macchina) bilancio la copertura delle altre spese prioritarie è a posto? Il livello di produzione mi permette una spesa di 30.000 € o sono al di là di quello che mi potrei permettere? L'acquisto è fatto al momento giusto? Non c'erano altre modalità più utili per risolvere il problema promozionale? E via discorrendo.

In dottrina si chiama il debito cattivo quello fatto per una SPESA e il debito buono quello che porta ad un INVESTIMENTO.

La spesa si fa per qualcosa che si consuma e basta. L'investimento si fa per qualcosa che, in seguito, produrrà qualcosa.

Certo, non sempre è facile capire quando mettere i soldi su qualcosa sia una spesa o un investimento. Spesso la distinzione non è così netta e si può parlare di scale di grigio anzichè di un preciso "o bianco o nero".

Cosa ci rimane alla fine dell'articolo? Che indebitarsi non è sempre qualcosa di SICURAMENTE negativo. Anzi.
Lo spiegheremo meglio in un prossimo post che spiegherà perchè è giusto che in una società si prestino i soldi. E cercheremo di capire perchè, anche quando questo viene fatto, spesso viene fatto nel modo sbagliato.
Scrivete nei commenti o mandate delle mail per dirci se quanto scritto è chiaro, comprensibile e utilizzabile. O se ci sono domande.

Grazie per l'attenzione.

domenica 10 gennaio 2021

Cashback, ma cosa è realmente? E potrebbe funzionare?

Ci sono alcune parole che ci entrano nella testa e che non ci lasciano più stare.
Una di queste è CASHBACK.

Che altro non è che una parola inglese che significa ritorno (restituzione) di contante.
E' una iniziativa fatta dal presente governo il cui scopo è abbastanza fumoso.
A prima vista (almeno nelle dichiarazioni) sembrerebbe che questo premio all'uso di carte di credito e carte di pagamento (vedremo a breve quale differenza esiste fra le due) venga concesso per aumentare la abitudine degli italiani a usare i moderni sistemi di pagamento con moneta elettronica negli acquisti.

Abitudine che in Italia sembrerebbe non essere molto in vigore, al punto da collocare la nostra nazione fra le ultime in quanto a propensione all'uso della cosiddetta moneta digitale.
(ci sono molti sondaggi sul web: alcuni dicono addirittura che solo il 26% degli acquisti è fatto con pagamenti digitali contro la media del 45% in Europa vedi

Ma dando per assodato che questo dato sia anche vero, la vera, verissima domanda è: e quindi? Quale è il problema se anche fosse?

L'idea che personalmente mi sono fatto è come se, dovendoci occupare di dare una casa dignitosa a tutti, anzichè dedicare le nostre attenzioni a chi la casa non ce l'ha e vive per strada, ci ponessimo il problema del fatto che il colore delle tende di chi ha la casa non è particolarmente bello.

Quale è il problema se in una nazione si usano poco le carte di moneta elettronica?

Si badi bene. Io non sono contro l'uso di carte e strumenti di pagamento elettronico. Anzi. Personalmente li uso costantemente e sono tra quelle persone che per prime cominciarono ad usare molti anni addietro le nuove forme di pagamento.
Prima le carte di credito e poi Paypal e poi (finchè durò) Liberty Reserve, AlertPay per citarne alcune. Infini uno dei primi in Italia a usare i conti Revolut o i conti Monese.

Quindi non vedo un problema neppure a usare la moneta elettronica. Ma non vedo neppure un problema a usare i contanti. Sono per la totale libertà di pagamento.

Ah, l'evasione. Ah, ecco. L'evasione mi si dirà...
Incrementare l'uso di forme di pagamento in moneta elettronica favorisce la lotta all'evasione.
Che parrebbe essere fomentata e ingigantita dall'uso dei contanti.
Davvero?
Abbiamo già scritto a riguardo tante volte che viene un pò in salita voler ridire le stesse cosa.

Ma citiamo qualche numero. Prendiamo uno dei tanti studi (il web e i giornali ne sono pieni).
Se fissiamo che 100 sia l'evasione totale registrata in Italia, avremo che nel 2019 si stimavano le seguenti percentuali di evasione per queste 5 grandi aree di evasione:
A. Economia sommersa (attività in nero, non conosciute dallo stato): 18,9% del totale.
B. Economia criminale (malavita e grandi organizzazioni mafiose): 43,1% del totale.
C. Evasione di società di capitali (escluse quelle giganti o sede all'estero): 12,4% del totale.
D. Evasione delle Big Company: 20,8% del totale.
E. Evasione di lavoratori autonomi e piccole imprese: 4,8% del totale

Bene. Di che parliamo? Della lotta al 4,8% dell'evasione? E' qui il problema?
Penso non sia necessario commentare ulteriormente quanto inutile sia spendere (a oggi) 222 milioni di euro per pagare il cashback agli italiani per questo mese di dicembre.
E' il miglior uso che si poteva fare di quei 222 milioni di euro?

La loro restituzione agli italiani (senza un criterio e soprattutto senza un piano di miglioramento per il futuro - leggasi investimenti) era veramente il miglior uso che se ne poteva fare?
Lascio a voi la risposta.

Alla fine, quindi, questo cashback non si capisce bene a cosa serva. E sebbene molti italiani saranno contenti dei 30, 40 o 70 euro che gli ritorneranno in tasca (a fronte di 300, 400 o 700 euro spesi), la realtà è che questo è un errore pacchiano di un gruppo dirigente che non conosce neppure i fondamenti dell'economia e della finanza.
E se li conoscono, sono ancora più colpevoli, perchè in malafede.

giovedì 3 dicembre 2015

Economia, azienda e sistema bancario

Parlare di economia senza parlare di sistema bancario è veramente difficile in quanto le interrelazioni e gli intrecci presenti fra economia e finanza sono diventati incredibili.

Esistono aziende sane in Italia? Certo.

Esistono imprenditori virtuosi in Italia? Certo.

Esistono banche disgraziate che operano completamente in tradimento rispetto al loro ruolo istituzionale di supporto alle imprese sane e virtuose? Certo.

C'è un caso che mi ha colpito in modo particolare che simboleggia in modo esemplare tutti questi punti.

Non è intenzione di questo blog generalizzare o colpire tutte le figure professionali che nel sistema bancario ci lavorano. Ho personalmente lavorato ai margini del sistema bancario per quasi 7 anni in qualità di mediatore creditizio prima e come agente in attività finanziaria iscritto agli appositi albi professionali in Banca d'Italia.
So come in ogni ambiente e settore ci siano molte brave e oneste persone.

Ciò non toglie che sia proprio il sistema sbagliato. E se colpire o criticare il sistema significa scuotere in un certo senso anche le tranquillità e le certezze di chi vi lavora ed è quasi esente da colpe, dispiace ma rimane necessario. Il bene della collettività è sempre superiore al singolo interesse.

Questa è la storia di una società di eccellenza messa in ginocchio da una truffa bancaria e da un sistema che stritola le aziende per la sua burocrazia e per le leggi assurde che la governano.
Ecco il video.
 

Cosa ne salta fuori?
Che se sei un cittadino o una impresa, sei sempre in una posizione non paritaria nei confronti di un istituto di credito.
Se sbagli tu, sei finito: morto e sepolto. Se sbagliano loro, non succede niente.
E il problema non è il singolo direttore di banca che sbaglia.
Perchè è il sistema che ti porta a questo.
Perchè la banca dovrebbe avere a budget la collocazione di prodotti finanziari di alto e altissimo rischio (praticamente dei giochi di azzardo puri!)? Perchè?
Per fare utile?
Perchè sono una azienda privata che fa e deve fare utile?
Ancora con questa concezione del modello liberista vecchia di secoli, totalmente non aderente alla realtà dei fatti?

Il ruolo della banca è istituzionale. E sebbbene ogni tipo di azienda debba avere un equilibrio dei fra costi e ricavi e potersi autosostenere, occorre ricordare che la banca esiste per assolvere ad un ruolo.
Un ruolo talmente importante di essere di priorità sociale in un qualsiasi sistema economico.
Può quindi essere privata ma rimanendo aderente alla sua missione primaria.
Ovvero fornire servizi e assistenza finanziaria ai clienti.
Se tu vuoi essere una società che guadagna dal proporre investimenti a rischio, non fare la banca ma diventa (appunto) una società di investimenti.
Collocati sul mercato e non vivere della "autorità" che ti deriva dal fatto che le persone ancora guardano alla banca come una sorta di istituzione.
Diventa una azienda e guadagnati la fiducia delle persone. Di loro che cerchi i loro soldi per farglieli raddoppiare o farglieli perdere. D'altronde i casino on line e le sale slot vanno comunque bene.... perchè non dire chi sei veramente?

Ditemi cosa ne pensate.
Grazie mille.

giovedì 7 agosto 2014

Il problema dell'economia non è il denaro (banconote e conti correnti in euro)....

Mi scuserete se ho cercato di mettere tutto il succo dell'articolo nel titolo. O almeno se ci ho provato, colto da improvvisa frenesia.

Oggi cercherò, spero in modo quasi definitivo, di mettere la parola FINE su una bugia che circola sui mass-media e su internet. E sulla bocca delle persone mentre, distratte, chiaccherano prendendo un caffè o fumando una sigaretta in una pausa.

Rielaboro un pò molto del materiale che ho già scritto in precendenza ma spero di farlo in un modo che si possa capire in un solo articolo come funziona.

Iniziamo con alcune defizioni base.

PRODOTTO = qualcosa che viene creato o trasformato o semplicemente spostato nello spazio o nel tempo e che rappresenta, una volta scambiato, una utilità per qualcun altro. Un prodotto può essere una cosa, un oggetto, un materiale, un'energia o un servizio di qualsiasi tipo.

DENARO = Un simbolo che rappresenta ciò che viene prodotto in modo da semplificare gli scambi. Il denaro rappresenta sempre dei prodotti.

Da queste due semplici definizioni si capisce che il denaro non è il problema. Il denaro non può mai essere il problema. Perchè il denaro è ciò che arriva sempre dopo la produzione. Se non c'è produzione non c'è denaro. Se c'è poca produzione, c'è poco denaro. Questo vale per l'individuo ma anche per una collettività.
Ma allora perchè circola questa BUGIA? Cioè "L'economia non si riprende perchè c'è bisogno di far quadrare i conti pubblici e rimanere entro i parametri imposti dalla comunità europea. Quindi bisogna stringere i denti e tirare la cinghia." Inoltre si dice "Le banche, che sono in difficoltà per via dei numerosi prestiti che non stanno rientrando causa crisi, non erogano più finanziamenti e non è possibile quindi per le imprese rilanciarsi e riprendere a crescere!".

Quindi, traducendo, lo Stato non eroga soldi perchè deve risparmiare e le banche non prestano più soldi perchè non gli sono stati restituiti quelli che hanno prestato in passato.
Sarà vero?

Semplicemente no. Ma veramente bisogna vedere le cose in un modo semplice. E chi ti dice che le cose non sono così semplici vuole fregarti e indurti in errore, perchè le cose sono così semplici. Solo più estese e stratificate ma il concetto è sempre quello.
Perchè le frasi esposte sopra non sono corrette?

1) Uno stato non è un soggetto economico vero e proprio. Non è un'azienda, nè un privato e nè un consumatore. Lo stato è come il croupier di un tavolo di ruolette al casino. E' il banco, è qualcosa che sta lì perchè il gioco funzioni. Non partecipa al gioco. Lo stato stabilisce l'ammontare complessivo di produzione di una nazione e produce sufficienti quantità di denaro (che non ha valore nè costo in se) affinchè chi scambia beni e servizi non abbia problemi. Lo stato non ha bisogno di soldi perchè lo Stato li fabbrica. E ne deve fabbricare la quantità necessaria. Nè di meno (altrimenti ci sono i prodotti e il lavoro ma non i soldi per pagarli) nè di più (altrimenti c'è inflazione galoppante che distrugge il valore del denaro).
Che lo stato non possa pagare i dipendenti pubblici perchè i soldi sono finiti è un'assurdità contabile. Può sempre. Se ora non può significa che c'è qualche aspetto di questo meccanismo che ci viene taciuto o che viene alterato. E in questo caso entrano in gioco forze ormai più potenti dello stato stesso che lo obbligano a sottostare a voleri che non sono più in sintonia con le vere necessità di un popolo ma solo di un ristretto gruppo di privati.

2) Le banche non prestano del denaro prodotto da loro. Non prestano denaro accantonato che è stato quindi prodotto da qualcun altro. Da molto, molto tempo quasi tutte le banche private e commerciali non fanno altro che creare denaro dal nulla allo stesso modo di uno stato. Cambia semplicemente il motivo per cui prestano questi soldi. Ovvero lo fanno per pura speculazione o lucro. Creano denaro dal nulla e lo prestano chiedendo indietro molto di più (capitale + interessi) di quello che hanno prestato. Quel di più che richiedono indietro deve essere creato da nulla. Ed è frutto di durissimo lavoro. E, siccome il denaro che la banca presta viene creato senza sforzo, non si capisce perchè invece il denaro che si restituisce deve basarsi su così tanto sforzo?
Facciamo un esempio. Se un privato presta soldi ad un altro privato, egli subisce un danno o un potenziale danno per questa operazione. Egli si ritrova SENZA il suo denaro lavorato e guadagnato. Appare logico che chieda all'altro privato (colui che riceve il prestito) una piccola somma che giustifichi il suo"fastidio" o danno. In questo caso la richiesta di interessi sarebbe giustificata. Sarebbe come se ti "noleggiassi" qualcosa che è mio. Siccome me ne privo temporaneamente, tu mi paghi per questo servizio.

La banca però non ti presta il suo denaro..... Non ti presta neppure il denaro che ha nei suoi depositi in custodia. No! Ti presta del denaro che crea nell'attimo in cui decide di darti un prestito. Come fa? Semplice potere concesso dallo Stato.
Se io banca accetto di finanziarti, che so....., 100.000 euro non faccio altro che far comparire sulla contabilità del tuo conto corrente quella cifra. Prima era zero e dopo è 100.000.

Assurdo dirà qualcuno di voi! Ci saranno delle regole. Certo che ci sono. Ma questo viene fatto lo stesso. O penserete che se andate nella vostra banca, nelle cassaforti ci siano depositati tutti i soldi che risultano dalla somma di tutti i conti correnti di quella filiale? Ah, ah, ah! Ma lasciamo perdere.
Probabilmente in una filiale la somma dei soldi depositati nei conti correnti dei clienti raggiunge somme di qualche milione di euro mentre in cassa non ci sono mai più di 30/40 mila euro in contanti.
E lo stesso avviene presso TUTTE le altre filiali di TUTTE le altre banche d'Italia. E del mondo.
Al punto che se domani tutti i correntisti di una banca andassero nella stessa per farsi restituire tutti i soldi che hanno depositato la banca non potrebbe renderli. Non potrebbe neppure organizzarsi per dare i soldi indietro a livello contabile. Fallirebbe. Proprio perchè le banche prestano e danno più soldi di quelli che loro hanno ricevuto.
Si chiama riserva frazionaria ed è un potere bancario molto antico. Pervertito nei tempi moderni dalla nascita della moneta virtuale che oramai rappresenta i 3/4 del denaro circolante (bancomat, assegni, carte di credito, bonifici on line, etc...)

Si, qualcuno ribadirà che le cose non stanno così (anche se poi non spiegano mai nei dettagli e con concetti semplici perchè non stanno così. Si limitano solo a zittire e usare l'autorità per porre in ridicolo.....) ecco che quindi facciamo un esempio concreto.

In Sardegna, un gruppo di ragazzi ha negli anni creato una nuova moneta alternativa al denaro e al di fuori dal controllo delle banche. Questa moneta viene usata per favorire gli scambi. Non essendo l'unica moneta esistente e non essendo accettata dappertutto, in questo momento si usa per pagare parte del prodotto o servizio acquisto. In percentuali variabili.
Quindi posso andare in un supermercato affiliato e comprare 100 euro di alimentari, pagandoli 70 in moneta ufficiale (contanti o bancomat) e 30 in questa moneta virtuale.
Non farò il nome di questa moneta per evitare che qualcuno pensi che è solo un modo per pubblicizzare una nuova iniziativa. Sarò ben felice di farlo in privato, se qualcuno me lo chiede.

Sta di fatto che l'introduzione di questa (nuova) moneta favorisce gli scambi laddove prima non avvenivano a causa della mancanza di liquidità.
Questo potrebbe essere fatto anche dallo Stato. Anzi potrebbe essere fatto in proporzioni incredibili. Salvando posti di lavoro e aziende dalla difficoltà economica.

Alla fine occorre capire che il motivo per cui questi problemi di liquidità sono arrivati sono causati proprio dalle stesse persone e dalle stesse soluzioni che questi ultimi ci dicono ci tireranno fuori dalla crisi.
Austerità nei conti pubblici? Per carità, sono l'anticamera del disastro. Uno stato non è un comune cittadino o un'azienda che ha un bilancio di attività e passività o di entrate/uscite. Questa è una bugia nella e buona e far credere questo è come ingannare qualcuno dicendogli che oltre le colonne d'Ercole si cade nel vuoto.
Uno stato non fa parte del gioco economico. Ne è l'arbitro. Lo stato, di fatto, non è una identità facilmente identificabile quanto un sistema. Non ha bisogno di risparmiare.
Può farlo come singole entità.
Ad esempio una struttura pubblica può e deve economizzare sugli sprechi per puntare ad una maggiore efficienza. Ma questa è un'altra cosa. E' veramente un'altra cosa. Non c'entra niente con i "conti pubblici". Capite la differenza?
Se nelle scuole italiana sono assunti 150.000 persone come personale non docente (i vecchi bidelli) forse è lecito chiedersi se tutti questi impiegati siano necessari e produttivi. Visto e considerato che le pulizie dei locali adesso vengono sub-appaltate a ditte di pulizia esterna.
Ogni scuola dovrebbe avere un bilancio di entrate e uscite e tenere sotto controllo gli sprechi ovvero gli usi non produttivi di denaro.
Il denaro non si usa per pagare gli stipendi di qualcuno che non produce. Perchè quello non è denaro. Riguardiamo le definizioni di cui sopra e lo capireremo. Pagare qualcuno per non far niente fa finire tutta l'economia nei pasticci. Perchè quel denaro, sta in effetti rubando risorse ad altri che invece lavorano. E' uno spreco!
Quindi si..... quella scuola deve contenere i costi e eliminare gli sprechi. Si, tutte le scuole devono contenere i costi ed eliminare gli sprechi. Ma lo stato non è la somma delle scuole, di tutte le scuole. Lo stato è un sistema che gestisce la vita di tutti. A volte diventa soggetto attivo (la scuola, il ministero, il parlamento, la questura, il tribunale, l'ospedale) e quando lo diventa soggiace alle regole di un attore economico per cui non può spendere più di quanto produce.
Ma uno stato non può avere un debito.
Un debito con chi? Perchè?
Perchè si fa prestare i soldi dalle banche? Che sono soggetti privati?
E perchè uno stato si deve degradare al punto di andare da privati a chiedere dei soldi? Quando i soldi non sono nient'altro che un simbolo che il sistema inventa per far funzionare gli scambi?

Cioè una società di ragazzi sardi riesce a creare una moneta (un simbolo) che favorisce gli scambi e non ci riesce lo Stato?

Il problema dell'economia non è la mancanza di soldi. Non lo è. Lo è per il privato che ha lavoro e merci da dare ma che non riesce a vendere perchè chi comprerebbe è anch'egli senza soli.
Il problema dell'economia non è la mancanza di soldi. Lo stato può crearne quanti ne servono per far ripartire la produzione e gli scambi.
Alzate il livello di comprensione.
O vi porteranno via anche le mutande aspettando chissà quali riforme o cambiamenti.....
Se l'articolo vi è piaciuto, condividetelo.
Perchè solo l'informazione può tirarci fuori da questo pasticcio che diventa ogni giorno più grande.

Grazie per l'attenzione che mi avete prestato.

martedì 22 aprile 2014

Sofferenze bancarie..... Ma le banche sono vittime?

Che il sottoscritto e questo blog abbiamo una posizione critica netta di grande dissenso nei confronti del sistema "banche" è penso chiaro e risaputo.
I motivi forse non sono mai stati espressi con dovizia di particolari.
Per colmare questo vuoto, mi sembra giusto quindi esemplificare questa mia posizione "critica" con un esempio lampante.

I motivi che mi inducono a non essere un simpatizzante delle banche sono vari e pescano le loro origini proprio nella nascita del concetto base di cosa il denaro sia e quale funzione ricopra (debba ricoprire) in una moderna società economica.
Che le banche debbano parimenti ricoprire una precisa e certa funzione è un concetto ugualmente banale e scontato. Che non lo ricoprano è sotto gli occhi di chiunque voglia osservare con pragmaticità la scena esistente.

Ma senza entrare nei massimi sistemi, vediamo un pò quanto queste banche sono delle innocenti e povere vittime.

La prima bugia da smontare è che le banche siano in difficoltà perchè coloro ai quali sono stati prestati dei soldi non li stanno restituendo.
Questa è UNA GRANDE BUGIA.

Il tutto nasce dall'immaginare una banca (istituto finanziario) come uguale ad una singola persona.
Io, Mario Rossi, che ho 10.000 euro sul conto corrente, se presto 5.000 euro a Paolo Bianchi, rimango solo con metà dei miei averi. Se il signor Bianchi non ottempera al suo impegno di restituzione, il signor Rossi si trova nei guai. Perchè? Perchè Rossi che non ha alcun potere di creare denaro fittizio (denaro che non ha un controvalore in termini reali di qualche genere: oro, argento, pietre preziose, prodotti della terra, minerali, materie prime, immobili, terreni, prodotti industriali, servizi, etc.) presta a Bianchi denaro che egli realmente possiede.
E ciò che presta a Bianchi lo sta, di fatto, levando alla propria disponibilità.

Per un istituto finanziario cioè per una qualsiasi banca, non funziona così.
Una banca non presta i soldi che ha nella cassaforte. Ovvero i soldi che ha raccolto con i depositi o che ha da parte come capitale sociale.
Questa è un'idea semplicistica e totalmente sbagliata.
Una banca presta soldi sulla base dei soldi che ha nei suoi bilanci.
Se una banca ha, ipoteticamente, registrato depositi per 100.000.000 euro ciò non equivale al fatto che essa abbia 100.000.000 euro in banconote nelle proprie cassaforti.
Se, per semplificare, prendessimo una qualsiasi agenzia bancaria di città e sommassimo gli attivi dei loro clienti in quella sola agenzia otterremmo una cifra importante. Una cifra a 6/7/8 zeri almeno.

Bene..... Secondo voi, quanti soldi avranno mai depositati nella loro cassaforte? Se ci teniamo larghi non pià di 50/60 mila euro.
Cioè in una agenzia di una qualsiasi banca la quantità di denaro sotto forma di banconote è minimo. E questo sia per motivi di sicurezza (ovvio!) ma anche e soprattutto perchè così funziona il sistema bancario.
Cioè tutti gli altri soldi dei correntisti non sono nè nelle casseforti dell'agenzia ma neanche da qualsiasi altra parte. Non sono in una sede centrale. Non esistono.
Se sommiamo tutti i saldi dei conti correnti di una qualsiasi banca avremmo cifre spaventose. La banca non ha quei soldi sotto forma di banconote.
Perchè?

Perchè fanno fede le scritture contabili.
Tu correntista sai di avere 10.000 euro sul tuo conto corrente perchè un pezzo di carta o una schermata di un computer (adesso anche dello smartphone) ti dicono così.
Ma se domani andassi nella tua filiale e chiedessi tutti i tuoi 10.000 euro insieme (1) non te li darebbero senza preavviso, (2) non te li darebbero anche con il preavviso. E se non ci credi prova.
Se il tuo saldo di conto corrente è ampio, prova a chiedere tutti i soldi insieme.
Ti diranno stupidaggini come "Lei signor X, non può prelevare più di 1.000 euro in base alle ultime normative che limitano l'uso del contante, bla - bla - bla......"

Stupidaggini perchè la norma parla di impossibilità di effettuare transazioni in contanti per cifre superioriori ai 999,99 euro. Transazioni, quindi. Il prelievo del proprio denaro dal proprio conto corrente non è una transazione.
Ma a parte questi dettagli, la banca non ti può dare quando vuoi il tuo saldo perchè NON ha quei soldi. Se li deve procurare.
In genere le banche hanno anche il vizietto di prestare molti più soldi di quanti sono i depositi a loro disposizione.
Se hanno raccolto 1 milione di euro è possibile che ne prestino 2 o 3. O forse 5. Non è importante quanto grande sia questa proporzione. Per legge può oscillare fino ad un fattore 20 (riserva frazionaria al 5%). In qualche nazione la hanno corretta e portata ad un fattore minore aumentando il valore della riserva frazionaria. Ma non è questo il punto.
Il punto è che la banca, ipotizzando che i propri correntisti non ritireranno MAI tutti i loro soldi insieme e nello stesso momento, presta sempre più soldi di quelli che ha.
E i soldi in più, da dove vengono?
Li crea. Dal niente. Tutto qui.
E' un pò come un individuo quando stacca un assegno. Sull'assegno vuoto uno ci può mettere l'importo che vuole. E pagarci quello che vuole. L'unico problema per chi emette un assegno senza la dovuta copertura è il fattore tempo. Tempo troppo breve fra quando l'assegno viene emesso e quando esso viene incassato. Così senza copertura il gioco finisce subito.
Ma una banca emette a assegni a vuoto, sapendo bene che il tempo che ha a disposizione per coprirli è ben maggiore.
Spesso infinito. Nel peggiore dei casi interviene lo stato che con opportuni prestiti, aiuta la povera banca a ripianare le sue perdite.

Così il dito viene puntato sul cittadino o piccola azienda che non rimborsa i 10 mila o i 50.000 euro ricevuti in prestito. Oppure sul cittadino che non rende i 150 mila euro di mutuo per l'acquisto della casa.
Basta solo osservare questo dato e si comprende quando ingiusto sia questo colpevolizzare chi non ottempera ai suoi impegni per quanto sia indiscutibile che i propri impegni vanno onorati.

Il solo dato che lo 0,5% dei clienti delle banche ha ottenuto il 56% del credito erogato dalle banche stesse nell'ultimo anno ci da una proporzione della situazione.
In pratica una minoranza di clienti crea le voragini nei conti delle banche.
Diventando ancora più precisi 17.500 clienti hanno ricevuto 720 miliardi di euro di prestiti/fidi/mutui mentre 3,5 milioni di clienti si sono invece spartiti il resto e cioè gli altri 570 miliardi di euro prestati dalle banche.
Interessante o no?
Se poi si va a leggere chi sono questi pochi clienti a cui le banche danno un sacco di soldi, troveremo i soliti noti. Coloro che sono pluriindebitati ma vivono da nababbi.

Perchè se devi 1000 euro a qualcuno sei un poveraccio e hai un problema.
Se devi 1.000.000 di euro a qualcuno sei ricco e qualcun altro ha un problema.

Grazie per l'attenzione.

mercoledì 2 novembre 2011

Gli italiani e la paura del default!

In questi difficili giorni per il futuro della nostra nazione, di noi stessi e dei nostri figli, è difficile trovare qualcosa su cui ridere e sorridere.
Una cosa mi ha sempre colpito del modo di fare giornalismo nell'italico stivale.
Questo uso ossessivo di alcuni termini spefici che diventano quasi dei tormentoni di un comico.
Quante parole, di uso non consueto, sono entrate nel lessico comune, solo perchè ripetute e ripetute in una specie di orgistica cerimonia religiosa volta ad evocare qualche sorta di dio o di demone?
Quante ne abbiamo sentito in questi anni?
Inciucio, ribaltone, Bunga-Bunga, Sars, influenza suina e via discorrendo.
Non si riesce in un colpo solo a ricordarli tutti. Ma sarebbe bello.
In queste ultime settimane non sento altro che parlare di spread, io che ho usato questa parola nel mio lavoro per anni. Spread non significa altro che differenziale. Fra 2 valori. Quello di cui parlano in modo ossessivo e compulsivo i gionali e le tv è il differenziale fra il tasso dei titoli di debito pubblici tedeschi (bund) e quelli italiani. Maggiore è questa differenza, maggiore è la percezione che investire nei titoli di debito pubblico italiani sia pericoloso. Un modo indiretto per valutare la credibilità del nostro sistema paese.
E poi c'è DEFAULT. Il default è una bella parola inglese che ha una perfetta sorella gemella italiana che si chiama insolvenza. Ci si potrebbe chiedere perchè chiamare 2 cose con nomi inglesi quando hanno un corrispondente perfetto e preciso nella nostra lingua? Ma è un tema che ci porterebbe lontano.

Insolvenza significa semplicemente quello che significa. Letteralmente l'incapacità di mantenere fede agli impegni di pagamento concordati. E' qualcosa che vale per un individuo, per una società commerciale e per una nazione intera.
Sebbene molti italiani sappiano tutto sulla vita e sulle aspirazioni dei concorrenti del grande fratello o delle misure toraciche e pubiche di Belen Rodriguez, non tutti sanno (o non tutti ricordano!) che con un debito pubblico di quasi 2.000 miliardi di euro, l'Italia sborsa ogni anno poco meno di 80 miliardi di euro di interessi. Cioè paga ai possessori dei titoli di debito pubblico questi rendimenti accordati per contratto.
Come nazione, come sistema paese dobbiamo cacciar fuori tutti questi soldi SOLO e UNICAMENTE per pagare gli interessi. Senza la minima possibilità di neppure ridurre il debito. Lasciamo perdere poi quando ci sono delle tranche di debito che debbono essere rimborsate. Anche perchè i titoli hanno delle scadenze: 2 anni, 5 anni, 10 e persino 30 anni.
E che si fa quando i titoli scadono? Generalmente si fa la cosa più ovvia anche se la meno furba. Cioè si rinnova il debito.

Qualcuno ha detto che l'Italia è un paese troppo grande per poter fallire.
Su questa regola non scritta si basano la maggior parte dei disastri finanziari pubblici e privati.
E' evidente che un singolo individuo non può sopravvivere a lungo in una situazione debitoria. Tant'è che una gestione finanziaria scorretta da parte di una piccola ditta sfocia quasi subito in un fallimento.
Altrettanto ovvio è che maggiori sono le dimensioni (in termini di persone e strutture coinvolte) del soggetto e maggiore è il tempo perchè questo collassi su se stesso e cada.
Ma la storia insegna che anche gli imperi si disgregano. E spesso lo fanno nel giro di pochissimo tempo. Cioè stanno lì, stanno lì, stanno lì, stanno lì.... apparentemente solidi ma con una continua crescita interna dei problemi. Che di base sono problemi di disequilibrio delle risorse che il controllo centrale non riesce a riportare in uno stato di equilibrio.
Quindi se qualcuno vuole tranquillizzarvi con questa favola per bambini che L'Italia è una nazione troppo grande per fallire sappiate che non è una strategia molto lungimirante e fondata.
O qui si fa qualcosa (e non sembra che chi debba farlo sia nella condizione di riuscirci!) o semplicemente il giocattolo si rompe.
C'è qualcuno che lo ripete da anni. Tacciato di non amare il proprio paese o di essere negativo o pessimista. Come se un dottore che scopre che un suo cliente ha il cancro possa essere tacciato di essere un catastrofista solo perchè consiglia di curarsi.

L'Italia è a rischio insolvenza o default se preferite. Lo è davvero. Cosa tutto comporterà questo non è prevedibile nemmeno da 10 nobel dell'economia fusi insieme. Troppe variabili, troppo imprevedibili le reazioni emotive di chi verrebbe colpito.

Naturalmente è facile, per uno come me, uno dei tanti, per quanto operatore in campo economico e finanziario, stare qui a sparlare.
Sarebbe giusto proporre delle soluzioni o indicare delle strade.
Dal mio punto di vista, di fronte ad un problema grande, ci vuole una soluzione grande. Ovvero delle modifiche radicali dell'intero sistema. E queste modifiche sono talmente grandi che nè la classe politica, nè di chi tira le fila di questo sistema potrebbero portare a compimento. Perchè in primo luogo taglierebbero drasticamente la loro funzione e la loro importanza.
Il sistema è malato. Anzi sta muorendo. Non penso che prescrivere una tachipirina o uno sciroppo per la tosse sia il modo per salvare il moribondo.

La prima cosa da fare sarebbe quella di capire che se ne esce solo lavorando. Quindi il primo provvedimento che un governo dovrebbe fare è penalizzare chi fa i soldi con i soldi e premiare chi fa i soldi con il lavoro, con la produzione, con la fornitura di servizi e beni.
Contemporaneamente si dovrebbe dare un taglio incredibile a tutti i costi superflui. E ci sono in giro un sacco di libri che li elencano (vedi La casta e similari).
A quel punto si potrebbe entrare nello specifico di cambiare i fondamenti del meccanismo finanziario e bancario. Ovvero perchè le banche hanno tutto questo potere? Perchè lo stato se ha bisogno di denaro deve farselo prestare? Anzichè usare la sua credibilità per ottenere credito a costo zero?
Ne riparleremo in un prossimo articolo.
 
Grazie per l'attenzione.


sabato 22 ottobre 2011

Le banche nell'occhio del ciclone. Ma che strano? - 2a parte.

Nella prima parte di questo articolo, parlavano del concetto di "riserva frazionaria" ovvero della quantità di soldi che una banca può prestare in base ai soldi depositati nelle sue casse.

Per una questione di chiarezza, sarebbe utile fare un passo indietro e comprendere bene
cosa fanno esattamente le banche?
Ovvero quale funzione svolgano nell'ambito della società e tessuto economico in cui operano.
Questo concetto (esaminare la funzione e l'utilità che un operatore economico svolge all'interno del contesto economico che si sta esaminando) è qualcosa di poco approfondito sia nei testi economici universitari che nelle pubblicazioni della materia.
E quindi, completamente dimenticato dagli "esperti" che in Tv e nei giornali sproloquiano di temi economici e finanziari.
Ogni cosa deve, e ripeto DEVE avere un'utilità collettiva per poter essere inserita in un contesto economico. Considerare solo l'utilità del singolo o della minoranza che ha benefici da quell'attività porta a conclusioni completamente folli.
Ad esempio, coltivare papavero da oppio, raccogliere i suoi prodotti, lavorarli e produrre eroina da spacciare sul mercato è un'attività profondamente redditizia. Per tutti coloro che vi partecipano. Forse i contadini dei paesi poveri che svolgono la parte "sporca" del lavoro guadagneranno una miseria nei confronti delle organizzazioni criminali che portano la droga, dopo i vari passaggi, al consumatore finale.
Ma è risaputo che se si vuole fare i soldi in fretta, spacciare droga è uno dei modi più veloci.
Nessun marketing, nessuna grande spesa di investimento, niente tasse, mercato con richiesta sempre ai massimi livelli.
Ma produrre e consumare droga, veleno chimico assolutamente dannoso per la salute del singolo e per la salute mentale della società, è SBAGLIATO in quanto non utile. La droga è un disastro per una società in cui essa circola. Danneggia e sottrare risorse che potrebbero essere destinate a produrre qualcosa di utile.

Quindi, quale è la funzione delle banche? O quale dovrebbe essere, visto che questa funzione non la stanno assolvendo come dovrebbero (in alcuni casi non la assolvono per niente).
La loro funzione è quella di prendere risorse non utilizzate in alcuni punti della struttura economica per porli al servizio di altri parti della struttura economica in cui verrano utilizzate per produrre ancor più ricchezza.
Chiaro? Spero di si. Mandatemi un commento nel caso in cui non lo fosse.

A questa funzione principale si accompagnano tutti quei servizi accessori che ormai sono diventati egualmente utili, quali il servizio dei conti correnti e di tutte quelle piccole utilità che una banca può fornire (bancomat, incasso assegni, etc., etc.).

Quindi dove è il nocciolo della situazione? Se le banche non svolgono la loro funzione (descritta qui sopra) la loro utilità è ridotta ai soli servizi di minore entità (bonifici, deposito contanti, etc.).
A quel punto dovrebbero trasformarsi in un'agenzia di servizi e nient'altro e smettere di essere banche. Avete presente i "money transfer"? Vedete come si occupano di spostare soldi svolgendo una funzione utile ma senza assurde complicazioni finanziarie?
E il cliente paga il servizio. Ed è contento. E tutto funziona bene.

Quindi non è per niente strano che le banche siano nell'occhio del ciclone.
Le banche sono responsabili di questo tracollo finanziario.
Lo hanno causato in decenni di operazioni finanziari simili a trucchi da prestigiatore (ne riparleremo più avanti) e allontanando il concetto di guadagno (concetto lecito che spinge tutti a stare meglio) dall'economia reale per portarla nella finanza virtuale.

Ezra Pound disse che i politici sono i camerieri dei banchieri.
Per quanto tempo andrà ancora avanti che i governi penseranno che aiutare le banche (AIUTARE LE BANCHE, ma come si può!!!!) sia più importante (PIU' IMPORTANTE!!!! ma come si può!!!!) che aiutare i cittadini e aiutare le imprese.

Per oggi, grazie per l'attenzione.

venerdì 21 ottobre 2011

Domande dei mutui in calo in Italia!

Leggendo oggi il Sole 24 ore (non ha bisogno di presentazione il più importante giornale di informazioni economiche d'Italia) ci colpisce una notizia riguardante la continua discesa del numero di mutuo erogati e demme domande di mutuo inoltrate nel nostro paese.

Sebbene sia indiscutibile che ci siano dei fattori strutturali nella finanza europea e italiana che debbano essere sistemati, vi è qualcosa che non si riesce a intuire con facilità in questi dati.

Se infatti si può comprendere che le banche stiano erogando meno mutui rispetto al passato (restrizione dei parametri di accesso al credito, minore liquidità interbancaria, aumento del numero dei lavori precari o infinanziabili) meno facilmente si può comprendere perchè gli italiani stiano anche chiedendo meno mutui.

Forse la lettura più semplice è anche quella più corretta. Ovvero dopo che per un pò di tempo le persone si ritrovano a ricevere rifiuti su rifiuti, esse stesse cominciano a comprendere che ottenere un mutuo (o un prestito) è diventato più difficile. E la voce si diffonde e moltissimi, che prima avrebbero perlomeno provato a richiedere un finanziamento, ora neppure provano.

Di certo leggere questo dato non è piacevole per tutti quelli (ne conosco tanti visto che lavoro nel settore da un bel pò di anni) che di mutui vivono, in particolare tutta la rete commerciale di banche, finanziarie, strutture creditizie e società di brokeraggio.
Ma si sa che i mercati hanno degli alti e dei bassi.

Piuttosto, come non è infrequente leggere su questo blog, rimaniamo perplessi sulla posizione assunta dagli istituti di credito. Ovvero per anni le banche hanno ricorso i potenziali clienti solleticando il mercato con continue offerte e stimoli ad accedere al proprio mutuo. Per un periodo c'è stata una battaglia senza esclusione di colpi (commercialmente parlando) in cui sembrava che l'accesso al credito fosse qualcosa di dovuto. "Un mutuo non si nega a nessuno", sembrava lo slogan di tutti.
E ora vedere questa restrizione all'acceso al mutuo, lascia perplessi.
In particolare, colpisce il fatto che nonostante l'arco temporale di un mutuo copra mediamente un periodo di 20 o 25 anni, i criteri di accesso al finanziamento (e quindi la valutazione dei rischi di finanziamento da parte dell'azienda) siano quasi completamente ancora alla situazione attuale dell'economia e del cliente.
Non solo, è frequente che nei calcoli di approvazione di banche e finanziarie ci sia un continuo utilizzo di criteri di finanziabilità che prendono in considerazioni dati storici e non dati futuri.
"Ciò che andava bene a mio nonno, andrà bene a me" sembra essere la massima filosofica degli istituti bancari. 
Non commento la cosa e lo faccio fare a voi!

In chiusura di articolo, mi sembra quasi normale trarre da tutta la cosa una profonda morale.
Ovvero che se i nostri politici e (ormai) i politici europei non decidono e non attuano una PROFONDA riforma del sistema bancario (NO DECISO ai semplici salvataggi proposti che costano così tanto agli stati e ai privati), difficilmente ci sarà una luce alla fine del tunnel che abbiamo imboccato da 4 anni a questa parte.

Grazie per l'attenzione.
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