mercoledì 6 luglio 2022
Indebitamento e produzione
venerdì 1 luglio 2022
L'importanza dell'educazione finanziaria al giorno d'oggi
Eppure esso è terribilmente importante. Visto che è un argomento che pervade la nostra vita quotidiana in modo totale. Non c'è individuo, in una delle principali economie planetarie, che non venga toccato quotidianamente dagli effetti delle cose che accadono nel mondo della finanza.
Qui i sapienti da salotto, gli intellettuali snob tutto tecnicismo e niente sostanza storceranno il naso, pensando, da puristi del linguaggio, che la FINANZA sia quella branca dell'economia che si occupa di investimenti e di un corretto uso del denaro. Ma non è così.
La finanza si occupa di denaro, è vero ma l'equazione FINANZA = INVESTIMENTI non è corretta. Gli investimenti hanno a che fare con la finanza, questo si. Così come un panettiere ha a che fare con il pane ma non è solo quello avendo una vita, famiglia, passione, hobby e forse anche un altro lavoro, così finanza e investimenti sono mondi che si toccano e si intersecano ma non vuol dire che siano la stessa cosa.
E' finanza quando il fine settimana facciamo la spesa, quando decidiamo quali bollette pagare, quando portare il nostro figlio dal dentista, quanto lunghe devono essere le nostre ferie e quante volte potremmo andare al mese al ristorante: o se mai ci potremmo andare almeno una volta.
Eh si, signori. Anche quest'ultimo fatto è legato alla finanza. Non è legato all'economia.
Diciamo questo perchè è assolutamente sconcertante che un comune cittadino di media intelligenza e media cultura, conosca dove si è combattuta la guerra punica, come sia morto Napoleone oppure sappia che il Nilo è il fiume più lungo del mondo ma non sappia cosa sia un merito creditizio.
L'acquisto dei beni, l'acquisto di una casa, il nostro benessere e quello dei nostri cari è legato a moltissimi aspetti che se seguiamo la catena alla fine partono da questioni puramente finanziarie.
Certo! Anche economiche. Ma anche questo è un dato che nell'educazione finanziaria viene insegnato: ovvero che prima di ogni finanza ci deve essere un'economia.
Il che tradotto per il singolo cittadino significa che prima che i soldi esistano, deve comunque esserci (da qualche parte) della produzione reale.
giovedì 18 febbraio 2021
Cambiamenti in vista sul sistema forfettario? Ma insomma queste tasse vanno pagate o no?
In particolare, ovvio, in Italia, visto che è il paese in cui sia io che te viviamo.
In realtà il soggetto delle tasse è sopravvalutato. O meglio, tirato in ballo nel discorso ad un livello di importanza e urgenza superiore a quello che (invece) dovrebbe avere.
Il perchè lo abbiamo già visto in precedenti post nel corso degli anni, ma per riassumere tutto in poche righe occorre ricordare che le tasse e le imposte non sono il modo con cui uno stato si procura le entrate. In modo definitivo.
Lo stesso nome "Agenzia delle Entrate" è fuorviante. E non si sottolineerà mai abbastanza quanto si possa condizionare l'altrui pensiero con una scorretta definizione di termini e parole.
Le tasse e le imposte sono il principale strumento che uno stato sovrano usa per intervenire sugli equilibri finanziari del sistema economico di cui è responsabile. In modo ancora più semplice, possiamo dire che è la leva con la quale uno stato aumenta o diminuisce l'ammontare monetario in circolazione a seconda delle esigenze dell'economia in quel particolare momento.
Non servono i ristori o i finanziamenti a pioggia senza costrutto. Oppure l'elemosina di stato. Che concettualmente e spiritualmente è un sistema degradante perchè inchioda chi riceve i sussidi in una condizione mentale di ASSISTITO e quindi di incapace di badare a se stesso. Molto compassionevole ma sul lungo periodo deleterio per un corretto sviluppo economico e sociale.
Non che i provvedimenti di aiuto di quest'ultimo anno alle attività chiuse siano state un errore. Parliamo di in generale. Non di provvedimenti presi nell'ambito di un sistema già sbagliato dal principio. Con il covid19 e l'attuale sistema fiscale italiano, il modo più semplice per impedire un disastro sociale erano i ristori effettuati come lo sono stati. Anzi si è fatto anche poco. E male.
Ma torniamo all'argomento del post. In Italia da decenni si parla di taglio delle tasse. E' un cavallo di battaglia soprattutto dei movimenti e partiti di centro-destra, supportati per lo più da imprenditori e autonomi. Ma anche da tanti italiani a cui piace la meritocrazia. Ovvero se sono bravo e produttivo perchè mi devi punire quando invece quelli che non sono bravi nè produttivi vengono premiati?
In quest'ultima frase sta tutto il dramma della giustizia sociale. Che non tocca neanche il concetto di una società che invece sta anche attenta a non dimenticare CHI per un qualsiasi motivo del mondo si dovesse trovare in un qualche frangente della sua vita in difficoltà.
Si parla in questo momento, con l'avvento di una nuova stagione politica targata DRAGHI, di riforme fiscali ma nella direzione un pò contraria agli slogan sentiti ultimamente. Che però, appunto, sempre slogan sono rimasti. Si parla di modificare il sistema forfettario (una tassazione fissa al 15% per piccole attività e autonomi) per reintrodurre meccanismi di progressività.
Ora non essendoci ancora provvedimenti concreti, mi astengo dal commentare qualcosa. Ma mi inquieta il cambio di rotta. Che non mi sorprende più di tanto, in quanto il nuovo presidente del consiglio è stato scelto proprio perchè esponente di punta del movimento filosofico-economico di stampo europeo che è incline all'Austerity, ovvero alla parsimonia e regolarità dei conti pubblici e della guerra totale al DEBITO PUBBLICO. Come se questo fosse il problema.
Quello lo fa l'economia reale.
Grazie per l'attenzione.
giovedì 4 febbraio 2021
L'ora di Draghi, cosa c'è sotto? (non è un post di politica)
E' però impossibile non trattare l'argomento del giorno, ovvero l'irruzione quasi sfrontata e debordante del signor Mario Draghi nella scena di Salotto Italia.
La scelta di un nuovo Presidente del Consiglio è sicuramente un tema politico a tutto tondo. Ma quando la persona scelta è un ultra-famoso economista, nonchè per anni Governatore di Banca d'Italia prima e Governato della BCE, massimo rappresentazione bancaria del Vecchio Continente e di tutto il mondo, beh.... fare un paio di riflessioni nell'ambito dell'economia è giusto e, forse, anche doveroso.
La prima considerazione è rivolta al fatto che il signor Draghi sia sicuramente ben visto dagli addetti ai lavori e dai mercati. E questo, più che parlare di Draghi, ci porta a parlare di questo concetto chiamato, in modo molto sottile e direi subdolo, "i mercati". Ci chiediamo, come mai tutto questo rispetto e fiducia?
La seconda considerazione è rivolta al fatto che essendo questo futuro presidente del consiglio un economista, sicuramente grande attenzione sarà posta nei confronti della situazione economica nazionale. E qualcuno malignamente sussurra anche sul patrimonio di questa favolosa nazione che è l'Italia. Per deciderne uso e destinazione.
Ma partiamo con la prima considerazione. Arriva Draghi e vari indicatori economici mostrano subito il gradimento da parte dei "mercati". Perchè è un Presidente forte? O per usare le parole di Mattarella, un Presidente di alto profilo? Ma dicevamo dei mercati. Questo concetto che da anni è, sottobanco, assurto a divinità nel linguaggio forbito degli esperti del settore.
I "mercati" sono diventati una identità forte e quasi divina a cui far riferimento. Ci sono i popoli, ci sono i governi, le istituzioni, i politici, i governatori e via dicendo. Ma nessuno di questi ha così tanto potere e influenza come i "mercati". Che non sono dei luoghi nè sono esattamente delle aziende, gruppi economici o persone. Non sono nè una cosa nè l'altra ma un concetto complesso che, per dirla in modo semplice, nascondono agli occhi altri protagonisti che si vuol tenere nell'ombra.
Dire che sono i mercati a fare una certa cosa o l'altra, a reagire o meno a qualche evento è un modo molto comodo per dare la colpa a qualcosa di inafferrabile e impersonale. Una sorta di Destino, al di là del potere di controllo delle istituzioni, governi e politici. Se i "mercati" dicono qualcosa, occorre seguire ciò che dicono i mercati. Senza peraltro affermare la verità: ovvero che i "mercati" molto spesso possono dire ciò che qualcuno vuole che si dica. Senza che si sappia che è lui ad averlo detto.
Quindi è possibile manipolare i mercati? Sicuramente è un sistema complesso e non basta schiacciare un bottone per avere una risposta automatica. Ma se volessimo trovare un termine di paragone a cosa i mercati siano, potremmo paragonarli a quell'altra cosa inafferrabile chiamata "opinione pubblica".
Che è qualcosa che esiste ma non si sa esattamente dove è nè come è fatta. Quindi l'opinione pubblica dice una cosa ma in realtà è, quasi sempre, solo il megafono di qualcuno che intende imputare alla collettività un'idea specifica. E dopo che l'opinione pubblica ha detto o sostenuto qualcosa, spesso le persone si convincono di quell'idea. Anche se prima non la pensavano così.
Si può influenzare l'opinione pubblica. Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare. Si possono influenzare i mercati? Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare.
Che Draghi sarebbe stato il successore di Conte alla guida dell'Italia, e qui passiamo alla seconda considerazione, lo si sentiva dire in giro da molto tempo. Non da giorni o settimane, ma da mesi. Lo sentimmo già dal 2019 quando ci fu il crollo del primo governo Conte appoggiato da M5S e Lega. Per avere un quadro ancora più thriller della scena invito a leggere questo articolo di un giornalista indipendente molto in gamba. Già ad agosto aveva delineato per filo e per segno ciò che è avvenuto in questi giorni.
Perchè Draghi? Perchè è un economista e solo un esperto può occuparsi con successo del disastro di amministrazione economica che in questa nazione si porta avanti dal 1992 circa? 30 anni di devastazione della programmazione economica nazionale e svendita e smantellamento di tutto ciò che funzionava per offrirlo al miglior offerente?
E niente. Per ora salutiamo il signor Mario Draghi e riparleremo delle sue gesta. Che avranno a che fare con il denaro e i suoi dintorni.
martedì 11 agosto 2020
La moneta è come il sangue.... così dice Giacinto Auriti
Diceva che la moneta è come il sangue, la sua quantità va proporzionata alla entità del corpo da irrorare.
Cosa significa in parole povere?
2. LA FUNZIONE DEL DENARO E' PERMETTERE LA CIRCOLAZIONE DI BENI E SERVIZI.
Un corpo grande come un grande stato con una economia prospera ha necessità di MOLTO DENARO. E ogni qual volta l'economia cresce, è ovvio che ci deve essere più denaro in circolazione. Il rischio, se non si fa così, è che il corpo possa cominciare a funzionare male proprio per mancanza di circolazione del benessere. E questo può portare alla morte di singole cellule (quelle più lontane dal centro del corpo) o addirittura di interi organi. E prima o poi anche dell'intero corpo.
L'esempio che fa Auriti è che quando in un mercato le quantità di beni in vendita sono di più, occorrono più soldi per poterle comprare.
Perchè i soldi non hanno valore di per se. Ma solo nella misura in cui servono per comprare cose e servizi.
L'esempio più eclatante è quella di un uomo che precipitasse in un'isola deserta con una valigia con 50 milioni di euro in carta. Se li non c'è nessuna attività umana che accetta quel denaro in cambio di cibo, riparo e strumenti, il nostro naufrago che se ne fa?
Forse ci accende il fuoco.
Dico che è importante sottolineare questo concetto basico del denaro anche se una volta esposto è praticamente una ovvietà in se.
Eppure leggendolo lo consideriamo una verità.
Ma vivendo operiamo come se la verità fosse esattamente l'opposto.
Le persone patiscono e si lamentano perchè non ci sono soldi. IL che è una assurdità, visto che il denaro è un prodotto umano e l'uomo (lo stato) ne può produrre quanto ne vuole.
Ciò che manca potrebbero essere le materie prime, l'energia, gli strumenti, i macchinari e anche la conoscenza e il know-how.
Potrebbe mancare anche la forza lavoro ma mai il denaro.
Perchè il denaro è il risultato di qualcosa che viene prodotto.
Quindi viene prima il prodotto e poi il denaro.
Chi ti dice che non ci può essere una produzione (ad esempio un ospedale, una scuola o una strada) perchè non ci sono i soldi TI MENTE. Spesso sapendo di mentire in modo totale.
lunedì 6 gennaio 2020
Tanto lavoro = tanti soldi?
venerdì 24 giugno 2016
Brexit: finalmente qualcosa si muove in questa palude europea.....
La notizia è attivata....
La Gran Bretagna vota si all'uscita dall'Unione Europea e diventa nuovamente uno stato indipendente.
Questa volta no.....
Questa volta è veramente una notizia storica. Di quelle che entrano a pieno titolo nei libri che i ragazzi studieranno a scuola fra qualche decennio.
Ma che significa in concreto? Che siginifica che la Gran Bretagna è adesso fuori dall'Europa?
Che hanno preso le isole inglesi e le hanno ancorate a qualche altro continente?
Certo che no.... Tra l'altro, essendo isole, anche geograficamente la Gran Bretagna è sempre stata un pò qualcosa a se stante rispetto all'Europa continentale. E culturalmente questo ha sicuramente inciso nella decisione degli inglesi di ritornare ad essere gli unici a poter decidere a casa propria, senza alcun tipo di intromissione decisionale esterna.....
Non mi aspettavo niente di diverso ma vedere la scempiaggine di affermazioni campate per aria sui presunti disastri finanziari ed economici che colpiranno sia gli inglesi che gli europeri a seguito di questa decisone è sempre una fatica immensa.
"CROLLO DELLE BORSE" - "STERLINA CHE PERDE VALORE" - "PENSIONI DEGLI INGLESI A RISCHIO".
Se qualcuno di noi aveva dei soldi in banca, quelli li ritrova.
Se avete una macchina parcheggiata nel garage, anche se le borse vanno giù, la macchina se la ritrova.
Ad inizio anno le borse mondiali hanno perso decine e decine di punti percentuali per altri motivi speculativi. Anche più di questi giorni e nessuno è morto. Le borse non misurano se una nazione è più ricca o più povera. Ci dicono solo che alcuni vincono e altri perdono. Scommettitori quindi. Come dentro un casinò.
Ma se vogliamo essere precisi vediamo che i britannici non sono morti quando il cambio euro/sterlina era molto, molto, molto, molto più basso rispetto a quello odierno (periodo 1999-2008) nè che le pensioni degli inglesi siano state distrutte. (Nota bene, l'euro è in vigore dal 1999 e non dal 2002 come molti pensano. Nel 2002 c'è stata solo l'introduzione fisica della circolazione monetaria nella mani della persone ma da anni gli stati e le banche usavano l'euro.......).
Tra l'altro se si osserva bene, la tendenza al ribasso è in vigore già dal 2009 in cui ci fu un aumento del valore della sterlina per fini solamente speculativi (con il crollo di alcune banche la sterlina divenne un bene rifugio come il franco svizzero....). Quindi.....
Io penso adesso quello che ho sostenuto in tempi non sospetti (sia in conferenze pubbliche che in vari articoli e libri che ho pubblicato).
L'uscita della Gran Bretagna dal sistema politico-finanziario UE (e non dall'Europa ovviamente) è una buona cosa non in se e per se ma perchè il fatto da una spallata fortissima ad una sorta di ipnosi collettiva che nelle popolazioni europee si era creata.
Ovvero "NON SI TORNA INDIETRO".
"Anche se andiamo verso il baratro, ormai abbiamo questo sistema e sebbene faccia solo gli interessi delle banche, multinazionali e di una minoranza di persone e danneggi invece le economie e le culture europee, ce lo teniamo stretto".
Brexit significa che ogni condizione può essere rimediata. Forse adesso le cose in Gran Bretagna andranno bene o forse andranno male. Brexit non significa che i governanti inglesi e la sua economia automaticamente andranno bene. Dipende da molte altre scelte.
E' un pò come dire che per l'Italia uscire dall'euro automaticamente significa star meglio. Non è detto.
Le cose possono essere fatte in un modo giusto e in un modo sbagliato.
Ma Brexit da l'idea che "QUALCOSA PUO' ESSERE FATTO A RIGUARDO".
E la mia speranza è che in Italia qualcuno prenda coraggio e decida di portare anche l'Italia fuori da QUESTO tipo di Unione Europea, facendo in modo che si rimanga in Europa come nazione indipendente e collaborativa, aperta agli scambi commerciali e culturali ma dotati di sovranità monetaria e padroni delle nostre leggi.
Io non posso credere che sia possibile elaborare delle leggi giuste e valide per tutti gli europei da alcuni uffici a Bruxelles.
Luoghi in cuile particolarità etniche e culturali di un continente complesso e dotato di millenni di storia non possono essere dimenticate.
L'Europa non è gli USA.
Dalle nostre parti quelli di Livorno non vogliono avere niente a che fare con Pisa e parliamo di Stati Uniti d'Europa?
Concetto bello ma totalmente fittizio.
Facciamo in modo che la finanza venga messa da parte e la gente torni a lavorare e produrre cose concrete.
Questo riporterà il benessere.
E quando i popoli lavorano e stanno bene, vedi come stanno in pace gli uni con gli altri.
mercoledì 21 ottobre 2015
Avere clienti e avere denaro: l'etica e l'economia!
La realtà è che un grande, grande passo indietro va fatto.
Infatti dare un consiglio o una cura in un quadro clinico molto compromesso può essere un tremendo errore.
Se arrivasse da te una persona che da anni mangia male, non fa attività fisica di alcun tipo, prende tantissimi medicinali e conduce una vita sregolata, tu sapresti dove viene il problema.
E sapresti anche cosa fare a riguardo.
Potrebbe anche essere che ogni cosa tu gli proponi possa essere usata contro di te. Perchè se il risultato (la cura) non arriva, allora la colpa è tua.
Lavoro come consulente aziendale e formatore.
Quale è il passo indietro che occore fare?
Questo passo è stabilire esattamente l'utilità di quello che si sta facendo o si sta vendendo in relazione all'insieme di persone (o gruppi) a cui ci si sta potenzialmente rivolgendo.
Lo so. Lo so.
Questo tipo di ragionamento ci porta in un ambito etico che sembra abbandonare il raggio ristretto dell'economia per entrare in quello della filosofia.
Ma di un'economia senza etica e senza criterio non ci siamo ancora stufati?
Fino a quando e fino a che punto occorrerà arrivare per comprendere che l'economia non può essere compresa e progettata senza essere inserita in binari di natura etica?
E che procedere (come in effetti si sta procedendo) in realtà, a medio termine, non farà anche che mostrare le sue inefficienze anche economiche.
Avere denaro è ciò che gli imprenditori vogliono.
Ma abbiamo più e più volte ribadito che il denaro è il risultato di un'azione economica che si chiama scambio. E che lo scambio si basa sul presupposto di incremento di valore delle persone incluse nello stesso al netto dei costi per far avvenire lo scambio.
Quindi avere più denaro senza avere più scambio non è possibile.
Ed ecco dove intervengono i clienti!!
Senza clienti non c'è scambio.
Per avere scambio occorrono i clienti. E che fare se i clienti non ci sono?
Questa è la vera domanda che ogni imprenditore si dovrebbe fare....
Perchè i clienti sono spariti? Perchè è diventato così difficile trovarli?
Dipende anche questo solo da una carenza di denaro?
Se si analizza cosa il denaro è, si comprende che la definizione è qualcosa di circolare e quindi inutile.
I clienti non sono spariti perchè è sparito il denaro. In quanto il denaro è il risultato degli scambi.
Qualcosa è successo.
Ma ne parleremo in un prossimo articolo:
Il denaro di serie A e il denaro di serie B
Grazie per l'attenzione.
venerdì 29 maggio 2015
Quanto costa ad un'azienda essere innovativa?
Si è parlato così tanto e così spesso di innovazione accostando il concetto alla tecnologia, ai computer, alle fonti energetiche, alla telefonia e via discorrendo che si è perso di vista la semplicità e basilarietà di questa idea.
Innovare significa semplicemente fare qualcosa che fino a quel momento non si faceva.
Non necessariamente l'innovazione è qualcosa di legato ad una mirabolante invenzione tecnologica o alla scoperta di chissà quale nuovo materiale o sostanza.
L'innovazione è talmente legata al concetto di sopravvivenza che sembra quasi ridicolo doverne parlare.
Ma in un modo in cui la presunzione di sapere sta prendendo sempre più spazio a discapito della conoscenza effettiva (teoria + pratica), appare evidente che non si debba dare niente per scontato.
In un periodo storico in cui le aziende stanno incontrando grandi difficoltà attorno a loro, INNOVARE non è solo uno sfizio o un lusso.
E' una assoluta necessità.
Innovare non significa stavolgere o rivoluzionare. Chi pensa che questi verbi siano sinonimi dovrebbe prendere in mano un dizionario e controllare.
Innovare significa prendere atto che qualcosa non sta andando bene e occorre trovare delle soluzioni.
Queste innovazioni possono essere
a. di Amministrazione.
b. di Marketing.
d. di Produzione.
Un'azienda si può innovare, investendo nella formazione, proponendosi sul mercato in un modo nuovo, sperimentando nuove strategie, lanciando nuovi prodotti affini a quelli precedenti.
Non ci sono molti limiti all'innovazione. Tutt'altro.
Questo ha un costo?
Se per costo intendiamo delle uscite di denaro, certamente si. L'azienda che stia ferma o si muova, ha dei costi e delle uscite di denaro. Alcune uscite di denaro sono produttive di maggiori entrate future. Sono dei costi particolari: si chiamano investimenti.
L'innovazione è un investimento. Si.
Ma fermiamoci a riflettere su quali siano i costi che una azienda affronterà se NON innova, se NON cambia, se si FERMA a pensare che è dalla parte della ragione.
Esistono persone che staranno ore a spiegarti quanto loro siano dalla parte della ragione mentre piangono o si lamentano di ciò che non va nella loro vita. Ci sono aziende che ti spiegheranno per ore quanto siano bravi e competenti mentre le loro entrate e le loro vendite continuano a calare.
Un organismo che non cambia quando cambiano le cose attorno a lui è destinato a subire il destino. Se è fortunato, sopravviverà con qualche ferita e qualche abito stracciato. Se non è fortunato (tanti) semplicemente morirà.
Un'azienda che non innova in un periodo di crisi, attendendo l'abbondanza per innovare, non vedrà mai quell'abbondanza.
Quindi la domanda diventa...... quanto può costare ad un'azienda non essere innovativa?
Tutto, anche la propria stessa esistenza.
Grazie per l'attenzione.
lunedì 25 maggio 2015
Può una singola azienda andar bene mentre tutte le altre vanno male?
Prima ancora di comprendere a fondo questi strumenti e, ovviamente, prima ancora di metterli alla prova per verificare di persona la loro funzionalità......
questi concetti vengono bloccati da una sorta di disfattismo pre-giudiziale in cui la nota dominante è la seguente:
Ad esempio, se ci riferiamo ad un territorio a forte vocazione turistica sembra quasi che qualsiasi iniziativa sia impossibile a meno che il mercato non ri-cominci di nuovo a fornire nuove presenze turistiche sul territorio.
Un ristoratore mi dice: "E' inutile che io faccia promozione e marketing, tanto se i turisti non ci sono non dipende da me!!"
Perchè questo pensiero?
In primo luogo perchè l'imprenditore, bersagliato continuamente dagli effetti deleteri della (pseudo)-informazione dei mass-media, ha ormai concentrato la sua attenzione sui problemi (EFFETTO) anzichè sulle possibili soluzioni (CAUSA).
In termini semplici di che parliamo?
La microeconomia studia (essenzialmente) l'economia in piccolo ovvero il comportamento del singolo prodotture e del singolo consumatore pur se riunisce questi risultati in leggi di mercato.
Il tutto semplificando all'osso le due disciplina.
E' ovvio che attualmente ci siano problemi economici dovuti a fattori che vanno molto al di là delle possibilità di intervento di una singola azienda. Ma anche di un gruppo di aziende associate. A volte anche dell'intervento di un singolo stato.
Ma il fatto che questi fattori esistano, non dice nient'altro se non quanto sia duro l'ambiente in cui dobbiamo operare.
E una volta stimate le difficoltà, sopravvivvere e prosperare è sempre compito e responsabilità del singolo imprenditore.
Esempio.
In una zona turistica abbiamo un improvviso calo di presenze del 30%. Nella zona esistono 6 ristoranti.
Prima della "crisi" si registra la presenza di 1.000 turisti. Che ovviamente vanno a mangiare in più ristoranti nel loro periodo di permanenza. Per semplicità diciamo che ogni turista visita almeno 3 ristoranti (3.000 coperti). Abbiamo questa ipotesi.
Ristorante A - 500 coperti
Ristorante B - 300 coperti
Ristorante D - 250 coperti
Ristorante F - 350 coperti
Ovviamente i ristoranti avranno capienze diverse e costi di gestione diversi. Ma per semplicità vedremo che, a parte il ristorante B e quello E, gli altri lavorano più o meno nello stesso modo.
Dopo un qualche fattore MACROECONOMICO, i turisti spariscono e invece di 1.000 presenze se ne registrano 700.
Ristorante A - 250 coperti
Ristorante B - 100 coperti
Ristorante D - 50 coperti
Ristorante F - 200 coperti
Cosa se ne deduce? Che su 6 ristoranti, ben 5 hanno avuto una diminuzione di presenze e coperti. Ma 1 ha addirittura avuto un aumento. Chi? Probabilmente quello più efficente che ha lavorato meglio o ha colto meglio alcune nuove opportunità. Magari quello che ha promosso di più, nonostante la crisi.
Ora, da un punto di vista macro-economico, il territorio è in crisi. E sicuramente molti posti di lavoro sono a rischio.
Il ristorante D e quello B probabilmente chiuderanno. O si dovranno indebitare per rimanere aperti e sperare che la crisi passi.
Anche il ristorante A e il ristorante F sono in gravi difficoltà.
Mentre il ristorante E ha avuto una diminuzione di entrate ma alla fine non si strappa i capelli.
Vedete quante scene differenti? Ognuna di esse può essere esaminata in un ambito diverso. C'è chi è andato male, chi malissimo, chi così-così e chi addirittura bene.
Il punto è che ogni Ristorante ha il potere di andare meglio se applica i giusti interventi nonostante la crisi. Chi lo farà? Chi lavorerà meglio, è ovvio. Chi farà la migliore promozione o offrirà il miglior prodotto. O entrambi.
E' possibile che tutti e sei i ristoranti lavorino meglio nonostante la crisi?
Si. Certo.
Lavorando bene, promuovendo, offrendo un servizio di qualità e così via, potrebbero portare i 700 turisti presenti ad andare più volte al ristorante portano a 4 visite di media per stagione contro le 3 dell'anno prima.
E così i ristoranti avrebbero 2.800 coperti da distribuirsi anzichè 2.100.
Vedete come può funzionare?
Ovviamente i soldi in più che i turisti spenderanno nel ristorante forse verranno tolti da gite in barca, o spese nei negozi o ..... non si sa. Ma così funziona il mercato. E' una questione di concorrenza.
Le aziende che gestiscono le linee telefoniche cellulari hanno cambiato il modo di spendere degli italiani. Se si esamina come è composto il paniere di spesa di una famiglia del 2015 è ben diverso da quello di una famiglia del 1985 ad esempio.
Una singola azienda può sempre migliorare le sue condizioni e la sua produzione. Anche in un momento di crisi. Sarà più difficile e dovrà erodere clienti ai concorrenti. Ma funziona così anche in momenti in cui la crisi non c'è.
Anche perchè se c'è mercato, nuove aziende apriranno per farci la concorrenza. Quindi non è possibile pensare di non doversi confrontare con qualcuno sul mercato.
Che sia una azienda simile alla nostra o un'azienda di un mercato complementare.
Spero di aver chiarito il concetto. Grazie per l'attenzione.
mercoledì 29 aprile 2015
Il marketing, questo sconosciuto.
E' possibile spiegarlo in pochi e semplici parole?
- L'esistenza di un gruppo di individui (mercato di riferimento) che possono avere un'esigenza.
- La definizione di quale sia il servizio/prodotto che possa soddisfare quell'esigenza.
- La preparazione, procuramento o costruzione di quel servizio/prodotto.
- L'informare il gruppo di individui dell'esistenza del nostro servizio/prodotto.
- L'ottenere al vendita del nostro servizio/prodotto in misura sufficiente per coprire i costi e garantire un guadagno.
- Lo studiare i mutamenti dell'esigenza per modificare/aggiornare il proprio servizio/prodotto e renderlo sempre desiderabile al mercato di riferimento.
Il marketing riguarda tutti. Anche la piccola ditta di giardinaggio che si propone nella sua città. Oppure l'attività commerciale di abbigliamento.
Anche questa deve scoprire l'esigenza del suo mercato di riferimento. Deve scoprire a cosa essa può essere una soluzione.
Anche essa deve studiare bene il prezzo del suo servizio e tenersi aggiornata per non farsi cogliere impreparata dai cambiamenti di mercato.
Tutti devono fare marketing.
Non importa che sia una piccola ditta o una grande azienda. Non importa se vendete prodotti, se siete una azione di produzione o un'azienda di servizi.
Il marketing è importante in ogni momento. Spesso, omettere alcuni punti del marketing ci conduce verso il baratro anche quando le nostra capacità sono buone e il nostro prodotto/servizio ottimi.
Grazie per l'attenzione.
martedì 24 marzo 2015
Euro si, Euro no, la civetta sul comò
Il problema non è l'Euro in quanto Euro.
L'euro in quanto euro sarebbe come essere arrabbiati con la propria ragazza/moglie perchè si chiama Giovanna e non perchè ci ha traditi con il suo capoufficio.
Rendo l'idea?
Il problema è di sostanza. Non di apparenza.
Il problema è che una valuta rappresenta in un certo modo un'economia.
E potessimo usare qualsiasi dieta volessivemo per aiutarli con l'unico limite che però è unica per entrambi.
Cioè se vogliamo far dimagrire l'obeso dobbiamo creare una dieta povera di calorie ma questa sarebbe anche la dieta dell'anoressico.
Oppure se volessimo far metter su peso all'anoressico, potremmo farlo ma questo comporterebbe che anche l'obeso ingrassi.
Certo è solo un esempio. Sappiamo che per ciò che fa ingrassare il magro non è poi così sufficiente per far ingrassare l'obeso. Era solo un esempio per far comprendere con un'immagine la difficoltà di usare la stessa politica valutaria centralizzata per stati con regolamenti e leggi interne diversi, sistemi produttivi diversi, tasso di occupazione diversi, bilanci pubblici diversi, esigenze diverse, livelli di esportazione diversi e via dicendo.
Già da tempo si parla di uscire dall'Euro e gli "euro-forici" contestano agli euro-scettici che questo tipo di uscita sia disastrosa e costosissima. Usando la strategia delle colonne d'Ercole per spaventare chi cerca di capire quali delle due strate è veramente conveniente per il cittadino italiano (non le lobby bancarie, non i proprietari delle multinazionali, non i politici o chi al posto loro).
Il tema ricorrente è:
"Usciamo dall'Euro e saremmo costretti ad una super-svalutazione della NUOVA LIRA al punto che questo sarebbe un disastro".
Bene. Può darsi. Può darsi che uscire dall'Euro abbia dei costi. Sarebbe assurdo pensare che un passaggio così pervasivo nella quotidianità avvenga a costo zero. Più che assurdo, ingenuo.
Ma d'altronde anche passare all'Euro ha avuto dei costi. O sbaglio?
Ma, a parte che svalutare una moneta non significa per forza qualcosa di negativo. E' solo un nome che viene usato per dire che viene cambiato il rapporto di cambio fra una moneta e l'altra.
E' ciò viene fatto per equilibrare i rapporti strettamente finanziari in modo che ci sia un equilibrio con l'economia reale.
IL PROBLEMA E' QUANDO UN'ECONOMIA POSSIEDE UNA MONETA CHE NON LA RAPPRESENTA COME TASSI DI CAMBIO CON L'ESTERNO.
Ma non è neppure questo il punto.
Quando l'Euro era cambiato ad esempio a 1,39 sul dollaro (solo 10 mesi fa a maggio 2014!!!!) si spaventano i bambini con l'idea che uscendo dall'euro si sarebbe stati colpiti da una super svalutazione di almeno il 25% se non più.
Insopportabile per l'Italia. Scenari da "1997, fuga da New York" o da "Mad Max".
E ora?
Svalutazione in 10 mesi del 21%.
E' morto qualcuno?
Pausa di riflessione sulla poca fondatezza della tesi. Ridicoli.
E siccome non è solo una mia tesi, ecco un articolo sul Fatto Quotidiano del docente Paolo Becchi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/23/uscita-dalleuro-quelli-svalutazione-credono-zittire-gli-euroscettici/1528565/
giovedì 3 luglio 2014
Espandersi nei momenti di crisi. - 2a parte
Non accade che uno sia un bravo pilota con il sole e sia incapace di guidare con la pioggia. E se anche lo fosse, egli vedrebbe subito che c'è un'area di abilità di guida in cui è carente e che deve migliorare.
E' un modo di pensare. Può non essere istintivo ragionare così e probabilmente c'è del lavoro da fare affinchè diventi un abitudine e un modo naturale e immediato di comportarsi.
Vi attendiamo.
martedì 29 aprile 2014
Il mercato
Può essere un luogo fisico, reale e concreto (una piazza, un negozio, un centro commerciale.....) oppure un luogo non fisico ma mentale, quindi niente di concreto o solido che possa essere toccato con le mani.
Sembra una domanda da salottino di persone che non hanno nient'altro di meglio da fare.
Perchè lo scambio aumenta la soddisfazione di entrambe le parti, ovvero sia di chi compra che di chi vende.
"Se compro oggi a 100 perchè non aspettare domani che comprerei a 90?"
"Nessuno compra. Perchè io dovrei comprare? Non sarà meglio aspettare?"
In questo momento possedere l'ultimo smartphone disponibile potrebbe essere l'unica soddisfazione che l'individuo si prende.
1) Il mercato non è una entità unica, non è una persona o un qualcosa di tangibile. Chiamiamo mercato le interazioni complessive di un numero più o meno grande di persone. Al mercato si possono dare poche colpe. Anzi nessuna. Alle persone o aziende che dentro vi operano, qualche responsabilità invece gliela si può dare.