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martedì 22 aprile 2014

Sofferenze bancarie..... Ma le banche sono vittime?

Che il sottoscritto e questo blog abbiamo una posizione critica netta di grande dissenso nei confronti del sistema "banche" è penso chiaro e risaputo.
I motivi forse non sono mai stati espressi con dovizia di particolari.
Per colmare questo vuoto, mi sembra giusto quindi esemplificare questa mia posizione "critica" con un esempio lampante.

I motivi che mi inducono a non essere un simpatizzante delle banche sono vari e pescano le loro origini proprio nella nascita del concetto base di cosa il denaro sia e quale funzione ricopra (debba ricoprire) in una moderna società economica.
Che le banche debbano parimenti ricoprire una precisa e certa funzione è un concetto ugualmente banale e scontato. Che non lo ricoprano è sotto gli occhi di chiunque voglia osservare con pragmaticità la scena esistente.

Ma senza entrare nei massimi sistemi, vediamo un pò quanto queste banche sono delle innocenti e povere vittime.

La prima bugia da smontare è che le banche siano in difficoltà perchè coloro ai quali sono stati prestati dei soldi non li stanno restituendo.
Questa è UNA GRANDE BUGIA.

Il tutto nasce dall'immaginare una banca (istituto finanziario) come uguale ad una singola persona.
Io, Mario Rossi, che ho 10.000 euro sul conto corrente, se presto 5.000 euro a Paolo Bianchi, rimango solo con metà dei miei averi. Se il signor Bianchi non ottempera al suo impegno di restituzione, il signor Rossi si trova nei guai. Perchè? Perchè Rossi che non ha alcun potere di creare denaro fittizio (denaro che non ha un controvalore in termini reali di qualche genere: oro, argento, pietre preziose, prodotti della terra, minerali, materie prime, immobili, terreni, prodotti industriali, servizi, etc.) presta a Bianchi denaro che egli realmente possiede.
E ciò che presta a Bianchi lo sta, di fatto, levando alla propria disponibilità.

Per un istituto finanziario cioè per una qualsiasi banca, non funziona così.
Una banca non presta i soldi che ha nella cassaforte. Ovvero i soldi che ha raccolto con i depositi o che ha da parte come capitale sociale.
Questa è un'idea semplicistica e totalmente sbagliata.
Una banca presta soldi sulla base dei soldi che ha nei suoi bilanci.
Se una banca ha, ipoteticamente, registrato depositi per 100.000.000 euro ciò non equivale al fatto che essa abbia 100.000.000 euro in banconote nelle proprie cassaforti.
Se, per semplificare, prendessimo una qualsiasi agenzia bancaria di città e sommassimo gli attivi dei loro clienti in quella sola agenzia otterremmo una cifra importante. Una cifra a 6/7/8 zeri almeno.

Bene..... Secondo voi, quanti soldi avranno mai depositati nella loro cassaforte? Se ci teniamo larghi non pià di 50/60 mila euro.
Cioè in una agenzia di una qualsiasi banca la quantità di denaro sotto forma di banconote è minimo. E questo sia per motivi di sicurezza (ovvio!) ma anche e soprattutto perchè così funziona il sistema bancario.
Cioè tutti gli altri soldi dei correntisti non sono nè nelle casseforti dell'agenzia ma neanche da qualsiasi altra parte. Non sono in una sede centrale. Non esistono.
Se sommiamo tutti i saldi dei conti correnti di una qualsiasi banca avremmo cifre spaventose. La banca non ha quei soldi sotto forma di banconote.
Perchè?

Perchè fanno fede le scritture contabili.
Tu correntista sai di avere 10.000 euro sul tuo conto corrente perchè un pezzo di carta o una schermata di un computer (adesso anche dello smartphone) ti dicono così.
Ma se domani andassi nella tua filiale e chiedessi tutti i tuoi 10.000 euro insieme (1) non te li darebbero senza preavviso, (2) non te li darebbero anche con il preavviso. E se non ci credi prova.
Se il tuo saldo di conto corrente è ampio, prova a chiedere tutti i soldi insieme.
Ti diranno stupidaggini come "Lei signor X, non può prelevare più di 1.000 euro in base alle ultime normative che limitano l'uso del contante, bla - bla - bla......"

Stupidaggini perchè la norma parla di impossibilità di effettuare transazioni in contanti per cifre superioriori ai 999,99 euro. Transazioni, quindi. Il prelievo del proprio denaro dal proprio conto corrente non è una transazione.
Ma a parte questi dettagli, la banca non ti può dare quando vuoi il tuo saldo perchè NON ha quei soldi. Se li deve procurare.
In genere le banche hanno anche il vizietto di prestare molti più soldi di quanti sono i depositi a loro disposizione.
Se hanno raccolto 1 milione di euro è possibile che ne prestino 2 o 3. O forse 5. Non è importante quanto grande sia questa proporzione. Per legge può oscillare fino ad un fattore 20 (riserva frazionaria al 5%). In qualche nazione la hanno corretta e portata ad un fattore minore aumentando il valore della riserva frazionaria. Ma non è questo il punto.
Il punto è che la banca, ipotizzando che i propri correntisti non ritireranno MAI tutti i loro soldi insieme e nello stesso momento, presta sempre più soldi di quelli che ha.
E i soldi in più, da dove vengono?
Li crea. Dal niente. Tutto qui.
E' un pò come un individuo quando stacca un assegno. Sull'assegno vuoto uno ci può mettere l'importo che vuole. E pagarci quello che vuole. L'unico problema per chi emette un assegno senza la dovuta copertura è il fattore tempo. Tempo troppo breve fra quando l'assegno viene emesso e quando esso viene incassato. Così senza copertura il gioco finisce subito.
Ma una banca emette a assegni a vuoto, sapendo bene che il tempo che ha a disposizione per coprirli è ben maggiore.
Spesso infinito. Nel peggiore dei casi interviene lo stato che con opportuni prestiti, aiuta la povera banca a ripianare le sue perdite.

Così il dito viene puntato sul cittadino o piccola azienda che non rimborsa i 10 mila o i 50.000 euro ricevuti in prestito. Oppure sul cittadino che non rende i 150 mila euro di mutuo per l'acquisto della casa.
Basta solo osservare questo dato e si comprende quando ingiusto sia questo colpevolizzare chi non ottempera ai suoi impegni per quanto sia indiscutibile che i propri impegni vanno onorati.

Il solo dato che lo 0,5% dei clienti delle banche ha ottenuto il 56% del credito erogato dalle banche stesse nell'ultimo anno ci da una proporzione della situazione.
In pratica una minoranza di clienti crea le voragini nei conti delle banche.
Diventando ancora più precisi 17.500 clienti hanno ricevuto 720 miliardi di euro di prestiti/fidi/mutui mentre 3,5 milioni di clienti si sono invece spartiti il resto e cioè gli altri 570 miliardi di euro prestati dalle banche.
Interessante o no?
Se poi si va a leggere chi sono questi pochi clienti a cui le banche danno un sacco di soldi, troveremo i soliti noti. Coloro che sono pluriindebitati ma vivono da nababbi.

Perchè se devi 1000 euro a qualcuno sei un poveraccio e hai un problema.
Se devi 1.000.000 di euro a qualcuno sei ricco e qualcun altro ha un problema.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 7 aprile 2014

Cosa è il denaro? Capitolo 02


Dopo il precedente post (http://denaroedintorni.blogspot.it/2014/03/facciamo-un-passo-indietro-cosa-e-il.html) in cui abbiamo introdotto l'argomento, entriamo adesso nel vivo della faccenda.


Cominciamo subito a definire la prima e più importante parola di tutto l'argomento. Ovvero proprio il denaro, chiamati anche soldi.

Quindi cosa è il DENARO o allo stesso modo cosa sono i SOLDI?

Il denaro è solamente un'idea.
Il denaro è solamente un accordo.
Il denaro è solamente un meccanismo inventato dall'uomo per rappresentare qualcosa che esiste o che è stato prodotto.

E' tutto molto semplice. Talmente semplice che occorre impegnarsi in modo incredibile per rendere tutta la materia complessa ed incomprensibile.
Perchè?
Perchè se TU non capisci il denaro, non capisci l'economia, il lavoro, l'imprenditorialità, lo scambio, la ricchezza, le tasse, le vendite e tutto ciò che ne consegue.
E se non capisci sei una marionetta.
Nelle mani di chi? Domanda banale - risposta banale. Nelle mani di chi ha vantaggio che la maggior parte di noi non capisca niente di denaro. L'elenco è ampio. Ma conduce velocemente in cima alla piramide di chi controlla paesi e governi. Ovvero ristrette lobby finanziarie che in pratica controllano anche la maggior parte delle multinazionali mondiali e quindi, di fatto, l'intera economia.
E quindi, di fatto, l'intero pianeta.

Perchè se un gruppo di interesse ha il potere di influenzare l'economia, al giorno d'oggi, sarà DI FATTO, più potente di una nazione o di intere nazioni.
Soprattutto se si possono controllare le idee e le reazioni dei cittadini.

E quale miglior modo se non tenerli nell'ignoranza sull'argomento più importante? Cioè il denaro!

Il denaro non è l'argomento più importante se non perchè si occupa della sopravvivenza. Sicuramente arte, filosofia, amore, amicizia, valori, etica, spiritualità e via dicendo sono ambiti e argomenti più elevati e IMPORTANTI.
Ma l'uomo vive di cibo, di un riparo, di vestiti e di beni e strumenti primari per la sua sopravvivenza.
L'uomo sopravvive con queste cose e non certo con il niente.
E queste cose sono l'economia.
L'economia non è la "borsa", non è lo "spread", non sono gli "indici" o i bilanci, i numeri, etc.....
L'economia sono cibo coltivato o allevato e macellato, è risorse energetiche trovate e messe a disposizione, è case costruite, è macchinari che funzionano, è il servizio del parrucchiere, è il lavoro del falegname, di un dentista e via discorrendo.
E' cose concrete. E per concrete intendiamo tutto ciò che sia il frutto di un lavoro che porti ad un bene o un servizio reale.
La creazione di un sito web è un servizio reale.
La consulenza tramite mail o skype è un servizio reale. Speriamo di non essere fraintesi.
Se paghiamo qualcuno perchè investa i nostri soldi, quello è un servizio reale. L'investimento dei nostri soldi in borsa NO! Nei prossimi capitoli vedremo perchè.....

Il denaro è quindi solo un concetto mentale creato dall'uomo per sostituire il baratto. E' un meccanismo. Basato su accordi. Se quegli accordi vengono meno, il denaro non esiste.

La prova? Precipita su un'isola deserta con una valigia piena di milioni di euro in banconote da 100.
Se là non c'è nessun negozio, con tutti quei milioni, forse, ti puoi accendere il fuoco.
Non valgono da soli. NON VALGONO NIENTE se non come carta.
Perchè? Perchè non c'è nessuno che gli dia valore.
Il denaro ha valore perchè qualcun altro gli da valore. Ecco il succo dell'accordo.

Quando vieni pagato in denaro, sei tranquillo perchè sai che quella banconota o numeretto dentro ad un computer sul tuo conto corrente verrà accettato da chiunque per procurarti quello che ti serve.
Ma se vieni pagato in "buoni fruttiferi della nazione lunare" che NESSUNO CONOSCE, con quei buoni non ci farai niente.

Quindi prima ti liberi dell'idea che il denaro è una cosa che si può possedere e trovare da qualche parte, che è scarso perchè ce ne è poco e altre stupidaggini del genere e prima potrai capire cosa il denaro sia. E come lo si può generare.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 12 ottobre 2012

Le ultime manovre economiche del governo

Questo non è un blog a cui interessa parlare molto di politica.
La politica è un'attività umana incredibilmente importante, praticamente cruciale nell'umano vivere quotidiano di ognuno di noi. Entrare nelle argomentazioni della politica dovrebbe essere come entrare nel più alto reame del pensiero, logica e sentire umano. "Dovrebbe".... appunto.
Ma non è.
La politica è ormai un'area umana in cui logica, coerenza, etica, onestà, imparzialità scompaiono più velocemente di un cubetto di ghiaccio scagliato a tutta velocità verso il sole.
L'economia è una di quelle discipline che non possono non essere incluse nell'attività politica. La politica è, in gran parte, economia. Si occupa del funzionamento di una società. E una società, per sopravvivere, ha bisogno di gestire le risorse. 
Ma, guardando in faccia, cosa la politica è diventata. E, soprattutto, osservando come anche i singoli cittadini si avvicinano ai temi politici...... preferiamo starne veramente fuori.
Non tutti sono così ma la stragrande maggioranza degli individui ha pre-concetti e idee fisse sulla politica. Così se un provvedimento amministrativo o politico viene promosso da una parte politica da lui ben vista, quel provvedimento è positivo e viceversa se è proposta da "nemici" politici.
Accade, stiatene sicuri.
Così se qualcuno si permette di commentare le attuali manovre di questo governo tecnico non eletto dagli italiani, si evita la sostanza e si sposta l'attenzione su questioni estranee al nocciolo. Ovvero "Ma cosa avrebbe fatto Berlusconi....." oppure "E pensi che Vendola farebbe meglio...." o cose simili. Ma che c'entra?

Detto questo, l'andazzo che osserviamo dal nostro punto di vista è che i provvedimenti che Monti e compagni stanno prendendo sono estremamente calcolati e per niente improvvisati. Il tutto ci sembra il frutto di un attento piano, che è stato predisposto con molta attenzione ai particolari.
Quello che pensiamo è che questo piano, articolato e preciso, non sia stato concepito, scritto e realizzato nell'interesse della nazione e del popolo italiano.
Non ci permettiamo quindi di dire che il governo Monti è poco preparato anzi.... 
Ma i provvedimenti che stanno venendo messi in campo sono deleteri per l'umore e le tasche dei cittadini.

Noi di Denaro e Dintorni, condividiamo l'idea di base che la tassazione in uno stato vada a colpire le spese anzichè la produzione. Ovvero si cerca di privilegiare chi investe e produce a discapito di chi, solamente, cerca di consumare.
Ancora più indietro vi è un assunto metodologico ancora più fondamentale.
Ovvero lo scambio di importanza fra la figura del consumatore e quella del produttore.
Chi produce dovrebbe essere, logicamente, più importante di chi consuma.
Perchè se non si produce non c'è niente da consumare.
Mentre se vi è il prodotto, qualcuno che lo consuma lo si trova sempre. 

Parliamo in generale, senza per questo specificare se parliamo di buoni o pessimi prodotti. E' un discorso che viene ancora prima.
I moderni esperti economici osannano la figura del "consumatore" come se fosse il motore dell'economia. In realtà ciò deriva, dritto dritto, dalle teorie economiche di un signore inglese di nome J.M. Keynes. Non staremo qui (non è il momento giusto) a passare al vaglio i fondamenti della teoria keynesiana.
Ma la sua influenza sull'approccio all'economia moderna è innegabile. E purtroppo, non positivo.
Si sente spesso parlare di "Sollecitare la domanda", "Spingere la domanda", "Sostenere la domanda". Ma non ci si rende conto che queste affermazioni sono senza senso.
Un esempio portato agli estremi potrebbe rendere l'idea.
Io posso aumentare la domanda di qualcosa, rendendo le persone più povere. Se fossi l'unico supermercato di una città, e cominciassi a razionare i vivere, la domanda degli stessi aumenterebbe.....
Se lascio morire tutti di fame, la domanda di cibo sarebbe massima.
Vedete che stupidaggine!!

Questo è un esempio paradossale, ma poi non più di tanto.
Come si può aumentare la domanda di automobili quando il mercato delle vendite delle auto crolla? E le fabbriche di auto chiudono, con conseguente licenziamento degli operai perchè non vi è sufficiente lavoro per mantenere tutti?
La realtà è che se ci sono abbastanza soldi nelle mani delle persone (soldi che arrivano da qualcosa di buono che si è prodotto o lavorato!!), non c'è bisogno di artifici per aumentare la domanda. Se il cittadino medio ha i soldi oppure si può permettere un finanziamento, egli si cambierà l'auto acquistadone una nuova, accessoriata, confortevole e magari ecologica.
Alle persone piace comprare qualcosa di nuovo, migliore, più funzionale.
E se non è quello, alle persone piace cambiare. Piace acquistare qualcosa di diverso e nuovo.
Secondo voi, c'è bisogno di stuzzicare le persone in questo senso? No, certo che no.
Quindi (e qui torniamo a bomba) il punto è COME FAR SI CHE LE PERSONE GUADAGNINO PIU' SOLDI.

E quando lo fanno permettergli di conservare il loro guadagno. In gran parte.
Quindi si agli abbassamenti delle aliquote sulle imposte sul reddito. Dal nostro punto di vista la vera rivoluzione sarebbe la completa soppressione delle imposte sul reddito.
Nessuno dovrebbe essere tassato e vessato perchè guadagna. Non se il guadagno proviene da lavoro, imprenditoria e abilità. Bisognerebbe tassare le rendite, al limite. Che provengono spesso da eredità e che procurano denaro senza un vero impegno e dedizione.

E i soldi che servono allo stato? A parte che i soldi dovuti allo stato dovrebbero essere ridotti perchè gran parte delle spese statali sono inutili e servono per creare STIPENDIFICI ovvero organizzazioni utili solo per dare stipendi a chi ci lavora.
I soldi per lo stato dovrebbero arrivare dai consumi.
Tu produci e io ti lascio tutto il tuo guadagno.
E ti tasso in base a quello che compri. 
Si quindi agli aumenti di iva, differenziati (FORTEMENTE) per tipologia di beni.
Zero iva sui prodotti base e iva differenziata a seconda del grado di lusso insito nel bene acquistato.
Un esempio nelle auto.
Perchè l'iva di un'utilitaria deve essere pari all'iva di un SUV? O di un'auto di lusso?
Ci dovrebbero essere scaglioni diversi di iva.
Il 10% per le utilitarie, il 30% sui suv e fino al 50% sulle auto di lusso. Perchè?
Perchè così il peso più alto delle tasse indirette ricadrebbe sulle persone più ricche, ricreando un sistema di riequilibrio fra classi più abbienti e classi meno abbienti.
Ma con un fattore di giustizia in più (e meno influenza comunista). Ovvero che colui che guadagna tanti soldi può decidere quale fine far fare ai suoi soldi.

In un prossimo post, faremo degli esempi.
Per ora pollice verso, al di fuori della politica, a questo governo e i suoi provvedimenti.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 4 maggio 2012

Si può uscire dalla crisi? Introduzione.

Forse questa non è la prima domanda che in questi ultimi tempi gli italiani si stanno ponendo.
L'attenzione va in modo talmente pressante a come riuscire a fronteggiare i problemi quotidiani, che stare a pontificare sui massimi sistemi dell'economia non sembra essere qualcosa di urgente e di interesse per l'uomo comune.

Ma se facciamo un passo indietro, forse è proprio questo dis-interesse per le dinamiche generali dell'economia da parte dell'uomo comune, del cittadino medio, di ognuno di noi ad averci condotto qui.
L'economia e la finanza, per fortuna o purtroppo, non sono discipline che riguardano il singolo. 
Sono talmente correlate al concetto di gruppo e di vivere insieme ad altre persone, che ridurre i problemi economici e finanziari solo alle proprie esigenze è quantomai sbagliato.

Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
Ritorniamo alla domanda: si può uscire da questa crisi economica, ormai non più ignorabile e sotto gli occhi di tutti?
Si, si può.

Non che nessuno di noi abbia la bacchetta magica e la soluzione pret-a-porter per ogni cosa.
Partiamo da un dato stabile e cioè che nessuna crisi sia qualcosa di insuperabile, una sorta di apocalisse che distrugge ogni forma di vita.
E' indubbio che delle dinamiche sono giunte alla fine e taluni meccanismi con cui aziende, banche e consumatori hanno adottato fin'ora hanno esaurito la loro validità.
Tempo di crisi come tempo di cambiamenti, quindi.

E d'altronde una crisi è proprio un momento che segna grandi e piccoli cambiamenti.
Si può quindi uscire da ogni crisi.
E su questo nessuno deve avere dubbi.
Che sia facile è un altro paio di maniche. 
Che tutti siano felici di uscire dalla crisi è un altro punto di domanda di cui non siamo proprio certi.

Certo è che in ogni situazione, anche quelle di crisi, c'è sempre qualcuno che ci guadagna.
Certo è che questa crisi sia stata fortemente pilotata dall'alto per motivazioni di dubbia legittimità e altruismo. Questo è sempre stato il segreto di Pulcinella. 
Il velo di certi meccanismi è stato sollevato e sono sempre più le persone che cercano di andare più a fondo dell'attuale panorama economico. Sia in Italia che in Europa.

Ma, concludendo questo post, è doveroso concentrarsi su qualcosa di pratico.
Se si può uscire dalla crisi, rimane la domanda di come si può fare.

La prima cosa da comprendere è che uscire dalla crisi è un'attività individuale e un'attività di gruppo.
E' una strada che parte e si sviluppa su 2 corsie.
Individualmente si dovrebbe riflettere sulle motivazioni e mancanze che ci hanno condotto in difficoltà.
A livello collettivo si deve comprendere che non si può mantenere un certo tenore di vita senza attuare della produzione concreta e non solo vaghe e svagate speculazioni finanziarie.
Ma nei prossimi articoli, entreremo più nel dettaglio.

Grazie per l'attenzione.

mercoledì 2 novembre 2011

Gli italiani e la paura del default!

In questi difficili giorni per il futuro della nostra nazione, di noi stessi e dei nostri figli, è difficile trovare qualcosa su cui ridere e sorridere.
Una cosa mi ha sempre colpito del modo di fare giornalismo nell'italico stivale.
Questo uso ossessivo di alcuni termini spefici che diventano quasi dei tormentoni di un comico.
Quante parole, di uso non consueto, sono entrate nel lessico comune, solo perchè ripetute e ripetute in una specie di orgistica cerimonia religiosa volta ad evocare qualche sorta di dio o di demone?
Quante ne abbiamo sentito in questi anni?
Inciucio, ribaltone, Bunga-Bunga, Sars, influenza suina e via discorrendo.
Non si riesce in un colpo solo a ricordarli tutti. Ma sarebbe bello.
In queste ultime settimane non sento altro che parlare di spread, io che ho usato questa parola nel mio lavoro per anni. Spread non significa altro che differenziale. Fra 2 valori. Quello di cui parlano in modo ossessivo e compulsivo i gionali e le tv è il differenziale fra il tasso dei titoli di debito pubblici tedeschi (bund) e quelli italiani. Maggiore è questa differenza, maggiore è la percezione che investire nei titoli di debito pubblico italiani sia pericoloso. Un modo indiretto per valutare la credibilità del nostro sistema paese.
E poi c'è DEFAULT. Il default è una bella parola inglese che ha una perfetta sorella gemella italiana che si chiama insolvenza. Ci si potrebbe chiedere perchè chiamare 2 cose con nomi inglesi quando hanno un corrispondente perfetto e preciso nella nostra lingua? Ma è un tema che ci porterebbe lontano.

Insolvenza significa semplicemente quello che significa. Letteralmente l'incapacità di mantenere fede agli impegni di pagamento concordati. E' qualcosa che vale per un individuo, per una società commerciale e per una nazione intera.
Sebbene molti italiani sappiano tutto sulla vita e sulle aspirazioni dei concorrenti del grande fratello o delle misure toraciche e pubiche di Belen Rodriguez, non tutti sanno (o non tutti ricordano!) che con un debito pubblico di quasi 2.000 miliardi di euro, l'Italia sborsa ogni anno poco meno di 80 miliardi di euro di interessi. Cioè paga ai possessori dei titoli di debito pubblico questi rendimenti accordati per contratto.
Come nazione, come sistema paese dobbiamo cacciar fuori tutti questi soldi SOLO e UNICAMENTE per pagare gli interessi. Senza la minima possibilità di neppure ridurre il debito. Lasciamo perdere poi quando ci sono delle tranche di debito che debbono essere rimborsate. Anche perchè i titoli hanno delle scadenze: 2 anni, 5 anni, 10 e persino 30 anni.
E che si fa quando i titoli scadono? Generalmente si fa la cosa più ovvia anche se la meno furba. Cioè si rinnova il debito.

Qualcuno ha detto che l'Italia è un paese troppo grande per poter fallire.
Su questa regola non scritta si basano la maggior parte dei disastri finanziari pubblici e privati.
E' evidente che un singolo individuo non può sopravvivere a lungo in una situazione debitoria. Tant'è che una gestione finanziaria scorretta da parte di una piccola ditta sfocia quasi subito in un fallimento.
Altrettanto ovvio è che maggiori sono le dimensioni (in termini di persone e strutture coinvolte) del soggetto e maggiore è il tempo perchè questo collassi su se stesso e cada.
Ma la storia insegna che anche gli imperi si disgregano. E spesso lo fanno nel giro di pochissimo tempo. Cioè stanno lì, stanno lì, stanno lì, stanno lì.... apparentemente solidi ma con una continua crescita interna dei problemi. Che di base sono problemi di disequilibrio delle risorse che il controllo centrale non riesce a riportare in uno stato di equilibrio.
Quindi se qualcuno vuole tranquillizzarvi con questa favola per bambini che L'Italia è una nazione troppo grande per fallire sappiate che non è una strategia molto lungimirante e fondata.
O qui si fa qualcosa (e non sembra che chi debba farlo sia nella condizione di riuscirci!) o semplicemente il giocattolo si rompe.
C'è qualcuno che lo ripete da anni. Tacciato di non amare il proprio paese o di essere negativo o pessimista. Come se un dottore che scopre che un suo cliente ha il cancro possa essere tacciato di essere un catastrofista solo perchè consiglia di curarsi.

L'Italia è a rischio insolvenza o default se preferite. Lo è davvero. Cosa tutto comporterà questo non è prevedibile nemmeno da 10 nobel dell'economia fusi insieme. Troppe variabili, troppo imprevedibili le reazioni emotive di chi verrebbe colpito.

Naturalmente è facile, per uno come me, uno dei tanti, per quanto operatore in campo economico e finanziario, stare qui a sparlare.
Sarebbe giusto proporre delle soluzioni o indicare delle strade.
Dal mio punto di vista, di fronte ad un problema grande, ci vuole una soluzione grande. Ovvero delle modifiche radicali dell'intero sistema. E queste modifiche sono talmente grandi che nè la classe politica, nè di chi tira le fila di questo sistema potrebbero portare a compimento. Perchè in primo luogo taglierebbero drasticamente la loro funzione e la loro importanza.
Il sistema è malato. Anzi sta muorendo. Non penso che prescrivere una tachipirina o uno sciroppo per la tosse sia il modo per salvare il moribondo.

La prima cosa da fare sarebbe quella di capire che se ne esce solo lavorando. Quindi il primo provvedimento che un governo dovrebbe fare è penalizzare chi fa i soldi con i soldi e premiare chi fa i soldi con il lavoro, con la produzione, con la fornitura di servizi e beni.
Contemporaneamente si dovrebbe dare un taglio incredibile a tutti i costi superflui. E ci sono in giro un sacco di libri che li elencano (vedi La casta e similari).
A quel punto si potrebbe entrare nello specifico di cambiare i fondamenti del meccanismo finanziario e bancario. Ovvero perchè le banche hanno tutto questo potere? Perchè lo stato se ha bisogno di denaro deve farselo prestare? Anzichè usare la sua credibilità per ottenere credito a costo zero?
Ne riparleremo in un prossimo articolo.
 
Grazie per l'attenzione.


sabato 22 ottobre 2011

Le banche nell'occhio del ciclone. Ma che strano? - 2a parte.

Nella prima parte di questo articolo, parlavano del concetto di "riserva frazionaria" ovvero della quantità di soldi che una banca può prestare in base ai soldi depositati nelle sue casse.

Per una questione di chiarezza, sarebbe utile fare un passo indietro e comprendere bene
cosa fanno esattamente le banche?
Ovvero quale funzione svolgano nell'ambito della società e tessuto economico in cui operano.
Questo concetto (esaminare la funzione e l'utilità che un operatore economico svolge all'interno del contesto economico che si sta esaminando) è qualcosa di poco approfondito sia nei testi economici universitari che nelle pubblicazioni della materia.
E quindi, completamente dimenticato dagli "esperti" che in Tv e nei giornali sproloquiano di temi economici e finanziari.
Ogni cosa deve, e ripeto DEVE avere un'utilità collettiva per poter essere inserita in un contesto economico. Considerare solo l'utilità del singolo o della minoranza che ha benefici da quell'attività porta a conclusioni completamente folli.
Ad esempio, coltivare papavero da oppio, raccogliere i suoi prodotti, lavorarli e produrre eroina da spacciare sul mercato è un'attività profondamente redditizia. Per tutti coloro che vi partecipano. Forse i contadini dei paesi poveri che svolgono la parte "sporca" del lavoro guadagneranno una miseria nei confronti delle organizzazioni criminali che portano la droga, dopo i vari passaggi, al consumatore finale.
Ma è risaputo che se si vuole fare i soldi in fretta, spacciare droga è uno dei modi più veloci.
Nessun marketing, nessuna grande spesa di investimento, niente tasse, mercato con richiesta sempre ai massimi livelli.
Ma produrre e consumare droga, veleno chimico assolutamente dannoso per la salute del singolo e per la salute mentale della società, è SBAGLIATO in quanto non utile. La droga è un disastro per una società in cui essa circola. Danneggia e sottrare risorse che potrebbero essere destinate a produrre qualcosa di utile.

Quindi, quale è la funzione delle banche? O quale dovrebbe essere, visto che questa funzione non la stanno assolvendo come dovrebbero (in alcuni casi non la assolvono per niente).
La loro funzione è quella di prendere risorse non utilizzate in alcuni punti della struttura economica per porli al servizio di altri parti della struttura economica in cui verrano utilizzate per produrre ancor più ricchezza.
Chiaro? Spero di si. Mandatemi un commento nel caso in cui non lo fosse.

A questa funzione principale si accompagnano tutti quei servizi accessori che ormai sono diventati egualmente utili, quali il servizio dei conti correnti e di tutte quelle piccole utilità che una banca può fornire (bancomat, incasso assegni, etc., etc.).

Quindi dove è il nocciolo della situazione? Se le banche non svolgono la loro funzione (descritta qui sopra) la loro utilità è ridotta ai soli servizi di minore entità (bonifici, deposito contanti, etc.).
A quel punto dovrebbero trasformarsi in un'agenzia di servizi e nient'altro e smettere di essere banche. Avete presente i "money transfer"? Vedete come si occupano di spostare soldi svolgendo una funzione utile ma senza assurde complicazioni finanziarie?
E il cliente paga il servizio. Ed è contento. E tutto funziona bene.

Quindi non è per niente strano che le banche siano nell'occhio del ciclone.
Le banche sono responsabili di questo tracollo finanziario.
Lo hanno causato in decenni di operazioni finanziari simili a trucchi da prestigiatore (ne riparleremo più avanti) e allontanando il concetto di guadagno (concetto lecito che spinge tutti a stare meglio) dall'economia reale per portarla nella finanza virtuale.

Ezra Pound disse che i politici sono i camerieri dei banchieri.
Per quanto tempo andrà ancora avanti che i governi penseranno che aiutare le banche (AIUTARE LE BANCHE, ma come si può!!!!) sia più importante (PIU' IMPORTANTE!!!! ma come si può!!!!) che aiutare i cittadini e aiutare le imprese.

Per oggi, grazie per l'attenzione.

giovedì 20 ottobre 2011

La crisi degli asini (una storia per capire!)

Oggi voglio raccontarvi una storia.
Per cercare di capire, attraverso una novella, cosa sta succedendo nella nostra vita quotidiana per colpa di questa "fantomatica" crisi che sembra attanagliarci.
Buona lettura.

LA CRISI DEGLI ASINI
Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio. In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto. I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.
L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie 400 € l'una. Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune. Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).
Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio né quelli del Comune, e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti. Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità ... Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate. Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.

Questa storia vi ricorda qualcosa ? ... 

Sarei grato a chi legge questa storia che facesse girare il messaggio il più possibile.
La rete ci offre la possibilità di comunicare. Non sottovalutiamo questo potere.
Segnala questo articolo ai tuoi amici.
Un momento di riflessione può essere utile a tutti.
Senza per forza entrare nelle complicazioni della finanza e dell'economia.

Un grazie a Massimo Bonoldi per l'idea e un grazie a Lorenzo de Santis per l'input.

Grazie per l'attenzione

mercoledì 19 ottobre 2011

Credit Suisse dice: L'1% della popolazione ha il 38% della ricchezza mondiale

Salve a tutti.
Volevo esordire in questo post odierno dicendo "Mettiamo a fuoco un problema importante!". Poi ripensando che in questi ultimi giorni è meglio non usare questi termini perchè pericolosi e inclini ad essere fraintesi, inizieremo dicendo:

Oggi parliamo di un dato su cui riflettere a fondo.
La società bancaria Credit Suisse, una delle più grandi e importanti del mondo ha pubblicato un suo rapporto.
Da questo rapporto si evincono alcuni dati sulla ricchezza mondiale. Tutti molto interessanti. E, per quanto siano dei dati raccolti con metodi statistici e possibili di errore o di difformità dalla realtà, da una prima analisi sembrano presentare un'immagine molto verosimile di come sono messe le cose.
In particolare mi colpiscono le seguenti informazioni:

  • Lo 0,5% della popolazione mondiale detiene il 38,5% della ricchezza mondiale.
  • L'8,7% della popolazione mondiale detiene l'82,1% della ricchezza mondiale (!!).
  • Il 32,3% della popolazione mondiale detiene il 96,6% della ricchezza mondiale (!!!!!).
Che ci fosse disparità nella distrubuzione delle ricchezza era un fatto risaputo ma riguarda e in una nuova unità di tempo questi fatti è allarmante e desolante.
Mi viene da pensare alla meteorologia e a come nascono i venti. Laddove esistono dei differenziali di temperatura fra 2 luoghi, sarà naturale che si creerà un flusso d'aria che tenderà ad equilibrare questo disequilibrio.
Ora questa disparità nella distrubuzione non è solo numerica ma è anche geografica. Perchè, stranamente, quello 0,5% della popolazione che detiene quasi la metà delle ricchezze mondiali non è equamente distribuita per il mondo e per i continenti.
Ma riguardiamo quei dati. Pensare che il 67,7% della popolazione (due terzi della popolazione) possiedano SOLO il 3,3% della ricchezza è qualcosa che lascia allibiti.
Qualcuno scrive e chiosa che è ovvio che essendoci delle naturali diversità fra le abilità degli individui, non sia possibile che il 10% delle persone abbia il 10% della ricchezza, che il 50% delle persone abbia il 50% della ricchezza e così via. Una scena in cui ci sarebbe una perfetta distribuzione della ricchezza.
Ma sebbene sia logico che una disparità sia fisiologica, pensare che queste percentuali di disparità siano normali e accettabbili non è nè logico, nè umano e nè concepibile.

Ed io personalmente, sebbene sia uno strenuo fautore che gli individui abbiamo talenti e abilità diverse e che una società equa debba tutelare queste naturali diversità, non credo neanche che lo 0,5% che possiede il 38,5% della ricchezza sia lo 0,5% più abile, più intelligente, più pratico e più industrioso del pianeta.
Non credo neppure che quel terzo delle persone che detiene praticamente TUTTA la ricchezza mondiale sia proprio il terzo della popolazione più abile.
Non lo credo.
Credo che tra le persone ricche vi siano moltissime persone abili, talentuose e geniali.
Ma questa non è una società giusta ed equilibrata. E quindi il ragionamento che i soldi vanno solo nelle mani di quelli abili, preparati e talentuosi non è minimamente valido.
Restando solo nella nostra Italia, quanti di noi, guardandosi attorno, quanti di noi hanno visto e conosciuto persone che possedevamo molta ricchezza (NOTA BENE: non che dichiaravano alti guadagni ma che possedevano ricchezza sotto forma di beni materiali e disponibilità varia) pur non avendo assolutamente alcun merito soggettivo. Qualcuno obietterà che essere capaci di fregare il prossimo o vendersi al più potente sia un'abilità in se. Qualcun altro dirà che un incapace figlio di qualcuno di ricco o potente non ha colpe per la sua immeritata ricchezza.
Sta di fatto che in una società etica, onesta e trasparente queste persone perderebbero in fretta i loro immeritati privilegi.
Quanti di noi vorrebbero vedere alla prova taluni personaggi con le difficoltà vere del lavoro e della professione? O pensate che un Amministratore Delegato che gestisce per anni 2 grandi aziende come Trenitalia e come Alitalia, andandosene con buchi di bilancio, perdita di competività e disastro aziendale generale, MERITASSE i suoi 6 (Trenitalia) + 3 (Alitalia) milioni di euro di buonauscita?
Cito un esempio a caso, particolarmente nitido per poter mettere alla prova l'assunto secondo cui chi guadagna tanto è per forza più abile di altri. 
Nel caso di Cimoli (il top executive di cui parlavamo), quanto bisognava dargli, oltre al normale stipendio di amministratore, come buonauscita nel caso in cui fosse riuscito a portare le 2 italiche aziende di trasporto alle stelle? Qualche miliardo di euro di buonauscita?

Io credo che ognuno sia (come diceva millenni fa lo scrittore latino Sallustio) "artefice della propria fortuna" ma che questo non significhi che sia giusto non dare le stesse opportunità a tutti.
Nascere e crescere in un quartiere degradato non è la stessa cosa che nascere in una famiglia che ci fornisce gli strumenti e il sostegno per imparare e fare esperienza.
Nascere in un paese povero e sottosviluppato in cui non vi è neppure l'acqua corrente non è la stessa cosa che nascere e crescere in una città dell'occidente.

Spesso si parla di finanza e di prodotti finanziarie strani e incomprensibili. La finanza esiste perchè esiste l'economia. E l'economia è la disciplina (purtroppo non è una scienza) che studia come massimizzare l'utilità dato un tot di risorse. L'economia si occupa di cose reali. Di produrre cibo, case, vestiario, automobili, infrastrutture e del consegnare servizi per migliorare la qualità della vita.
Se non torniamo a questo concetto di base, non vi sarà futuro roseo per questo pianeta.

E prima o poi un vento tempestoso si alzerà per equilibrare, come nella metereologia, i luoghi con diverso accumulo di ricchezza.
Grazie per l'attenzione.

lunedì 10 ottobre 2011

Dove trovare dei mercati?

Uno dei problemi più sentiti dalle persone di ogni latitudine e longitudine è:
dove trovo del denaro?
Che è un modo più diretto per dire "dove trovo del lavoro o delle occasioni di business?". Che è un modo più diretto di dire:
Come posso trovare un mercato?
Invece che starnazzare su cose di cui non capisco niente o di cui, se ne hanno capito qualcosa, mentono per favorire i padroni, i giornalisti e opinionisti che in Tv e nei giornali parlano di politica dovrebbero puntare l'attenzione sul nocciolo della questione:
la dimensione, la localizzazione e la qualità dei mercati di riferimento.

Questo è valido sia per il singolo che per un distretto che per un'intera nazione.
Ma cosa intendiamo con "MERCATO"?

Un mercato si intende genericamente l'insieme e l'incontro fra la domanda e l'offerta di un bene o servizio. In misura più ristretta si intende il luogo (fisico o virtuale) dove tale incontro avviene e in cui si da vita allo scambio.

Quando qualcuno consuma (ha necessità o ricerca qualcosa) va nel mercato (il luogo in cui si scambia il tipo di bene o il tipo di servizio di cui parliamo) e visualizza le offerte.
Viceversa quando qualcuno produce (offre qualcosa) va nel mercato e pone il suo oggetto in vendita.
Questo luogo è per lo più virtuale per quasi tutti i mercati. Ad esempio, se voglio comprare una giocattolo, il mercato sarà rappresentato dagli spazi fisici dei negozi della mia città e zone limitrofe ma anche dai cataloghi di chi vende a distanza e dalle pagine di internet, dove molteplici venditori offrono qualcosa.
Porre dei confini ad un mercato è sempre più difficile.
Se prima, quando volevi comprare della verdura, andavi (appunto) al mercato della tua città e velocemente potevi capire quale fosse il prezzo di qualcosa, ora ci sono molte più difficoltà a stabilire come e dove finisca un mercato.

Ma, a parte queste riflessioni, il mercato è sempre il punto di riferimento di di chiunque.
Non che esso assurga a ruolo di Dio. Sbaglia chi pensa questo. Il mercato è un pò come il tempo meterologico. Può essere bello o brutto ma se si esce per fare una passeggiata non si può prescindere da esso.
Quando un'economia (che è di base l'insieme del mercato + i produttori + i consumatori + le regole collettive di quell'insieme di persone cioè le leggi) va male, significa solo che il numero di scambi e la loro qualità sono diminuiti ovvero che non si produce più.
Se vogliamo risanare un'economia occorre fare riferimento ai mercati.

Anche un singolo individuo deve fare i conti con i mercati quando non trova lavoro o quando volesse trovare un lavoro più soddisfacente (da un punto di vista monetario ma anche professionale).
Cioè se un lavoro è in una fase di mercato implosiva in cui gli spazi, le occasioni, gli affari e gli scambi si vanno via via contraendo, è d'obbligo pensare che esistano 2 soluzioni:
1) si cambia mercato o
2) si espande il mercato.
Quando in una zona che si è specializzata in una particolare produzione, il lavoro viene a mancare, ciò avviene perchè il mercato si è contratto. Ovvero la domanda di quel prodotto di è contratta. E si è contratta o per motivi di ciclo di vita di un mercato (ne parleremo in un prossimo post) o perchè in qualche altra parte del mondo qualcuno è diventato più bravo o più economico nell'offrire la stessa cosa.
Se estrarre il carbone in Sardegna non è più conveniente, è inutile cercare il sesso degli angeli. Il mercato si è ristretto: o lo si espande cercando nuovi potenziali clienti oppure si smette di estrarre il carbone in Sardegna.
Se si mantengono aperte le miniere con iniezioni di denaro pubblico solo per garantire i posti di lavoro, si otterrà solo che il crollo dell'area economica sarà rimandato e più fragoroso. E in più saranno stati spesi invano dei soldi che potevano essere usati per iniziare una nuova produzione.

Alla prossima. 
Grazie per l'attenzione.

mercoledì 5 ottobre 2011

Perchè le borse vanno su e giù? C'è un senso in tutto questo?

Non ci possiamo nascondere dietro ad un dito.
La stragrande maggioranza degli italiani si chiede cosa mai succeda a queste borse che vanno su e giù.
Contemplo le facce di molte persone quando i tg annunciano pomposi che la borsa ha avuto un crollo del 3,4% o un rialzo dell'1%.
Con gli occhi spauriti annuiscono alla notizia mettendo in scena una faccia meditabonda quasi come se riflettessero sulla cosa.
Così persone che non hanno quasi neppure un conto corrente bancario o un bancomat, sospirano perchè la borsa ha perduto punti percentuali e "bruciato" chissà quanti milioni di euro di capitalizzazione.
Ah, non è buono!! Ah, che disgrazia!!
Ma nella mente di costoro non vi è la minima idea di cosa in realtà comporti una borsa che continua a perdere. E cosa significhi, in realtà, la frase "La borsa di Milano brucia x milioni di euro".
Ma milioni di chi? E come li brucia? Con l'accendino?

Non è possibile spiegare in un solo post i meccanismi di borsa, di cosa comporti quando un indice di borsa sale o scende e tutto il resto. O forse si?
Diciamo che si può semplificare la cosa fino agli estremi ma ho paura che se dovessimo dire all'osso cosa esattamente accade in quelle arene in cui così tante persone vendono e comprano, molte persone rimarrebbero di sasso dicendo "No, non può essere solo così!".
Allora penserebbero che l'autore del blog non capisce niente di finanza e semplifica le cose proprio per difendere la sua ignoranza e mancanza di professionalità. Forse. A te la scelta.

Le borse vanno su e giù perchè sono solo un gioco speculativo che non ha niente a che fare con la realtà della produzione economica.
Le borse sono un luogo in cui qualcuno cerca di fare i soldi con i soldi e in cui si scommette.
Diciamo che le borse assomigliano ad un'agenzia scommesse. Magari non sono fratelli ma cugini si.

Così quando una borsa "brucia" milioni o miliardi di euro, la realtà è quella frase non significa in se proprio niente.
Certo se il giorno prima ci accordiamo che qualcosa vale 1000 euro e il giorno dopo cambiamo questo accordo e la cosa vale 500, si sono "bruciati" ben 500 euro. Ma vi era una bugia fin dall'inizio.

Facciamo così. Vi lascio con una domanda e domani capiremo perchè le borse vanno su e giù.
La domanda è questa:

Sono più ricco se ho 5 mele che valgono 2 euro l'una o se o 3 mele che valgono 5 euro l'una?

Scrivetemi la risposta e poi capiremo perchè le borse vanno su e giù.
Grazie per l'attenzione.

mercoledì 5 gennaio 2011

Un nuovo anno di truffe economiche

Si chiude un penoso 2010. 
Ovviamente c'è da aspettarsi che per qualcuno anche quest'anno sia stato un periodo di "manna dal cielo" ovvero di grassi affari e aumento del proprio patrimonio.
C'è un'idea malsana, distorta e non basata minimamente sull'osservazione della realtà: ovvero che quando subentra una crisi.... pardon, intendevo dire, quando subentra UNA CRISI, tutti ma proprio tutti vadano in malora come la maggior parte dell'economia o del sistema.

Non possiamo nascondere che gli ultimi 2-3 anni siano un emblema mondiale di recessione. Qualcuno dice che sia fisiologico al sistema ma, come sia o non sia, è sotto gli occhi di tutti (tranne che di qualcuno al governo) che i fatturati siano diminuiti, le aziende contratte, i posti di lavoro diminuiti e le difficoltà economiche della stragrande maggioranza delle persone aumentate.
Ecco, appunto. Della stragrande maggioranza. Ma stragrande non significa tutti.

Anche nei periodi di crisi più nera vi è sempre qualcuno (e spesso più di uno) che si ingrassano, se mi consentite il termine.
E' accaduto nei periodi di carestia o di tirannia. E' accaduto sotto le guerre, siano esse state locali o mondiali.
La famiglia Agnelli ha lucrato moltissimo durante la prima guerra mondiale, ottenendo dallo stato italiano molteplici commesse per la fornitura di componentistica e macchine belliche.
Ma questo ci apre un bell'argomento che, un giorno o l'altro svilupperemo a più ampio respiro.

Sta di fatto che gli auspici di questo 2011 non sembrano rosei. Il tutto verte su quanto questa "crisi" sia passegggera, intrinseca ai cicli economici del moderno sistema globalizzato o semplice indicatore di un malessere radicato in profondità.
Senza scomodare criteri difficilmente comprensibili quali ottimismo o pessimismo, semplicemente prendiamo atto che il dubbio che tutto si risolva in fretta permane.

E' opinione di questo blog che il mondo economico sia basato su una base dinamica fraudolenta. Ovvero che il motore dell'economia gira, lubrificato da una disonestà di fondo. Disonestà che ormai è diventata talmente intrinseca alla natura delle cose e alla loro organizzazione da diventare un fantasma che aleggia ma che nessuno vede.
Disonestà che passa sempre in secondo piano dinnanzi alla disonestà artigianale di molti attori di questa recita che mettono in campo la frode secondo schemi consolidati e che meglio vengono riconosciuti da chiunque come truffaldini e da condannare.
Da più parti si dice che il sistema economico moderno ti fotte a "norma di legge".
Noi siamo estremamente convinti di questo. Ma senza che la nostra convinzione si tramuti in un'apologia di un qualsiasi sistema politico di rottura, marxista o leninista che esso sia, preferiamo rimanere in un campo più tecnico.
Ovvero sia di discussione su quali siano i principi base del moderno sistema capitalistico-occidentale-globalizzato. Che secondo il nostro modesto parere è tanto deleterio quanto i vecchi sistemi comunisti e molto più vicino ai principi base di questi ultimi.
Per ora vi ringrazio dell'attenzione e spero di avervi sempre più numerosi su queste pagine.

Citazione:
I latini dicevano: Homo sine pecunia imago mortis

venerdì 8 ottobre 2010

Quanti poveri e quanti ricchi vi sono?

Ricchezza e povertà non sono temi che vengono trattati da poco.
E, a seguito di questi 2 , anche il concetto di eguaglianza e diseguaglianza.
Per qualche tempo, soprattutto dalla fine dell'800 fino agli anni '60 e '70, si avuta l'illusione (ma era proprio un'illusione e neppure di tutti) che si potesse distribuire la ricchezza presente su questo pianeta ad un numero maggiore di persone.

Sono cresciuto in un piccolo paese. Un piccolo paese che negli anni '70 era ancora saldamente ancorato in un contesto pre-industriale. Sono nato in Sardegna e non tutti sanno che solo 30 e 40 anni fa questa bellissima regione era molto, molto diversa dall'immagine che i giornali di gossip e l'immaginario collettivo hanno creato.
Mi ricordo (io non sono vecchio e quindi la cosa fa ancora più testo) che da bambino in paese vi erano coloro che venivano considerati ricchi. Ma non lo capivi nè da come di vestivano nè dalla macchina nè da niente. Era solo una voce. Si sapeva che la famiglia tal dei tali era "ricca" soprattutto in virtù dell'estensione di terre agricole in loro possesso piuttosto che dal numero degli animali dell'allevamento.
Di alcuni si vociferava che avessero i miliardi (di lire al tempo) in banca ma si vedeva girare questa gente sempre con gli abiti da campagna e sul loro trattore. Forse era vero o forse no.
Ma io ho visto i miei compaesani conoscere un aumento del benessere economico in tempi talmente rapidi che la cosa può assurgere a paradigma. L'influsso della Costa Smeralda cominciò ad arrivare, con un'ondata lunga, anche nel mio paese non proprio situato sul mare. Ma le persone si spostavano e andavano a lavorare a neppure tanti km da casa, in paese cominciavano a nascere e svilupparsi i bed and breackfast o gli agriturismi.
Sta di fatto che nuove macchine venivano acquistate, miglioramenti strutturali venivano apportati alle case, persone meglio vestite cominciavano a vedersi sempre più numerose.
Il mio paese è stato quasi uno spot a come questo modello economico (il modello capitalistico post-industriale con la presenza non meglio definita dell'interferenza pubblica e associativa) potesse distribuire a molti la ricchezza in mano a pochi.

Non vi racconterò adesso come le cose siano andate a finire nei dettagli ma quello spot non era nient'altro che uno spot.
La realtà è che la ricchezza continua ad essere in mano a sempre meno persone e sempre più questo sistema economico dimostra la sua incapacità a requilibrare i disequilibri.
Qualcuno dirà perchè lo stato e il pubblico interviene e non si da modo al mercato stesso di trovare degli equilibri.
Parleremo in qualche altro post dell'errore di fondo del meccanismo equilibratore del libero mercato.

Per adesso sappiamo che i ricchi ridiventano sempre più ricchi e molte famiglie un tempo considerate medio-borghese navigano troppo velocemente verso il margine superiore delle fasce definite povere.
Chi è povero oggi?
E' una definizione difficile anche se non impossibile. Così come definire chi è ricco e chi non lo è.
Povero viene definito colui che non ha finanze tali da garantire la sussistenza.
Ma cosa è la sussistenza in una normale città della nostra Italia oggi?
Avere una casa degna di questo nome, mangiare sufficientemente e dignitosamente e potersi permettere un livello minimo di quelle tanto agognate comodità moderne.
Entrando nel merito si vede quando la situazione sia spinosa.
Troppo spesso si pensa che i poveri siano solo coloro che vivono come clochard dormendo nelle panchine e facendo l'elemosina.
Mi dispiace, ma è una definizione e un'immagine di comodo.
Povero è un concetto relativo, molto relativo. In certi luoghi del mondo, aveva l'acqua corrente e cibo sufficiente è un indice di ricchezza. In certi contesti non avere l'I-phone o la macchina di grossa cilindrata è essere considerati poveri.
Povero è colui che si sente tale.
Il vero problema è che viviamo in un modo che continua ad alzare il livello di quello che è il minimo desiderabile e da possedere. Questo, anche se l'economia dovesse anche andar bene (COSA CHE NON E' VERA!), implica che sempre più persone sentirebbero, con il passare del tempo, di essere poveri.

Grazie per l'attenzione.
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