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venerdì 25 aprile 2014

Cosa è il denaro? Capitolo 3

Il concetto base espresso nel precedente articolo che ci svela cosa il denaro sia in realtà non è facilmente digeribile.
Inutile far finta di niente.

Fin da piccoli si viene abituati a vedere le cose in un certo modo che abbandonare una forma mentis ovvero un certo approccio alla cosa è difficile, molto difficile.
Non è impossibile ma non è qualcosa che si riesce a fare dall'oggi al domani.

Perchè?
Perchè legato al possesso o meno del denaro è implicato del dolore. Non possedere denaro causa gravi problemi alle potenzialità di sopravvivenza di una persona e di una famiglia. Dietro la mancanza di denaro vi può essere molto dolore. Prima di tipo mentale e successivamente anche di tipo fisico, se il livello si abbassa a quello di mera sussistenza fisica.

Un barbone steso nei pressi di una stazione di una grande città che dorme sotto il cartone è un'immagine completamente attinente.

Molti individui sono pressati dalle esigenze personali e familiari e questo conferisce massa (ovvero peso e consistenza) al denaro.
Così il denaro viene identificato in qualcosa di solido come le banconote.
Mio padre, figlio di una generazione legata ai ritmi di una cultura agricola, non riusciva a riconoscere come denaro la carta di credito o il bancomat. Incredibile. Per lui non era denaro. Era qualcosa di tremendamente alieno.
Figuriamoci cose come Paypal o Bitcoin.
Eppure il principio è lo stesso.

Lo abbiamo anticipato: il motivo principale per cui il denaro viene così agognato e desiderato è che viene considerato SCARSO.
I motivi per cui viene fatto percepire come scarso sono talmente ovvi che suona strano lo si debba anche spiegare.
Ma lo spiegheremo.

Il denaro viene mantenuto scarso perchè questo ne incrementa il valore percepito. Se una cosa è scarsa, essa non potrà essere distribuita a tutti i partecipanti al sistema. E se qualcuno può rimanerne senza, scatta il meccanismo competitivo per cui alcuni cercheranno di arrivare al bene scarso prima degli altri.
Un pò come il gioco delle sedie in cui ci si deve sedere al termine della musica. Ma manca sempre una sedia e qualcuno rimarrà fuori. Quando la musica finisce, si scatena la corsa e la lotta.
Se ci fosse una sedia per tutti i partecipanti, ci sarebbero spintoni, corsa e lotta? No, certo che no. 

Lo stesso accadebbre se il denaro fosse reso meno scarso e in quantità sufficienti per le necessità e il numero di scambi commerciali presenti nel sistema. Utopia? No. Ci hanno talmente insegnato che il denaro è UNA COSA, che facciamo fatica a  pensare che non possa altro che essere scarso.

Ma la scarsità non è mai del denaro. Il denaro può essere prodotto in quantità illimitate visto che è un simbolo o un'idea.
Magari ciò che può essere scarso è ciò che il denaro simboleggia o rappresenta. Energia, materie prime, cibo, petrolio, grano, case, campi, auto, oro, etc. etc. etc.
Capite il senso?
La scarsità è delle cose! Non del denaro!
Invece rendono scarso il denaro. Assurdo!
 
Esempio: Se io produco mele e le metto sul mercato, perchè le persone non hanno il denaro per comprarle? I motivi sono 2. Se non lavorano e non producono è logico che non abbiano denaro, visto che questo rappresenta ciò che hanno guadagnato da loro lavoro. Ma se lavorano, come possono essere "senza soldi"?
Da questa domanda ne nascono le risposte che scardinano il sistema. Un sistema costruito attorno alla scarsità di denaro.

In TV dicono che la stretta finanziaria (austerity la chiamano) è fatta per impedire spinte inflazionistiche. E così cominciano a parlare di questo mostro a 7 teste chiamato inflazione.
Di cui tutti sentono parlare ma che ben pochi hanno capito che faccia abbia e quali problemi porti.
Così le persone muoiono di fame o si suicidano per non avere l'inflazione.

Vuol dire che l'inflazione è peggio di un uomo che muore?
Per qualche burocrate evidentemente si.
Ma sarà un concetto fondato? Lo vedremo in un prossimo articolo.
Grazie per l'attezione.

martedì 22 aprile 2014

Sofferenze bancarie..... Ma le banche sono vittime?

Che il sottoscritto e questo blog abbiamo una posizione critica netta di grande dissenso nei confronti del sistema "banche" è penso chiaro e risaputo.
I motivi forse non sono mai stati espressi con dovizia di particolari.
Per colmare questo vuoto, mi sembra giusto quindi esemplificare questa mia posizione "critica" con un esempio lampante.

I motivi che mi inducono a non essere un simpatizzante delle banche sono vari e pescano le loro origini proprio nella nascita del concetto base di cosa il denaro sia e quale funzione ricopra (debba ricoprire) in una moderna società economica.
Che le banche debbano parimenti ricoprire una precisa e certa funzione è un concetto ugualmente banale e scontato. Che non lo ricoprano è sotto gli occhi di chiunque voglia osservare con pragmaticità la scena esistente.

Ma senza entrare nei massimi sistemi, vediamo un pò quanto queste banche sono delle innocenti e povere vittime.

La prima bugia da smontare è che le banche siano in difficoltà perchè coloro ai quali sono stati prestati dei soldi non li stanno restituendo.
Questa è UNA GRANDE BUGIA.

Il tutto nasce dall'immaginare una banca (istituto finanziario) come uguale ad una singola persona.
Io, Mario Rossi, che ho 10.000 euro sul conto corrente, se presto 5.000 euro a Paolo Bianchi, rimango solo con metà dei miei averi. Se il signor Bianchi non ottempera al suo impegno di restituzione, il signor Rossi si trova nei guai. Perchè? Perchè Rossi che non ha alcun potere di creare denaro fittizio (denaro che non ha un controvalore in termini reali di qualche genere: oro, argento, pietre preziose, prodotti della terra, minerali, materie prime, immobili, terreni, prodotti industriali, servizi, etc.) presta a Bianchi denaro che egli realmente possiede.
E ciò che presta a Bianchi lo sta, di fatto, levando alla propria disponibilità.

Per un istituto finanziario cioè per una qualsiasi banca, non funziona così.
Una banca non presta i soldi che ha nella cassaforte. Ovvero i soldi che ha raccolto con i depositi o che ha da parte come capitale sociale.
Questa è un'idea semplicistica e totalmente sbagliata.
Una banca presta soldi sulla base dei soldi che ha nei suoi bilanci.
Se una banca ha, ipoteticamente, registrato depositi per 100.000.000 euro ciò non equivale al fatto che essa abbia 100.000.000 euro in banconote nelle proprie cassaforti.
Se, per semplificare, prendessimo una qualsiasi agenzia bancaria di città e sommassimo gli attivi dei loro clienti in quella sola agenzia otterremmo una cifra importante. Una cifra a 6/7/8 zeri almeno.

Bene..... Secondo voi, quanti soldi avranno mai depositati nella loro cassaforte? Se ci teniamo larghi non pià di 50/60 mila euro.
Cioè in una agenzia di una qualsiasi banca la quantità di denaro sotto forma di banconote è minimo. E questo sia per motivi di sicurezza (ovvio!) ma anche e soprattutto perchè così funziona il sistema bancario.
Cioè tutti gli altri soldi dei correntisti non sono nè nelle casseforti dell'agenzia ma neanche da qualsiasi altra parte. Non sono in una sede centrale. Non esistono.
Se sommiamo tutti i saldi dei conti correnti di una qualsiasi banca avremmo cifre spaventose. La banca non ha quei soldi sotto forma di banconote.
Perchè?

Perchè fanno fede le scritture contabili.
Tu correntista sai di avere 10.000 euro sul tuo conto corrente perchè un pezzo di carta o una schermata di un computer (adesso anche dello smartphone) ti dicono così.
Ma se domani andassi nella tua filiale e chiedessi tutti i tuoi 10.000 euro insieme (1) non te li darebbero senza preavviso, (2) non te li darebbero anche con il preavviso. E se non ci credi prova.
Se il tuo saldo di conto corrente è ampio, prova a chiedere tutti i soldi insieme.
Ti diranno stupidaggini come "Lei signor X, non può prelevare più di 1.000 euro in base alle ultime normative che limitano l'uso del contante, bla - bla - bla......"

Stupidaggini perchè la norma parla di impossibilità di effettuare transazioni in contanti per cifre superioriori ai 999,99 euro. Transazioni, quindi. Il prelievo del proprio denaro dal proprio conto corrente non è una transazione.
Ma a parte questi dettagli, la banca non ti può dare quando vuoi il tuo saldo perchè NON ha quei soldi. Se li deve procurare.
In genere le banche hanno anche il vizietto di prestare molti più soldi di quanti sono i depositi a loro disposizione.
Se hanno raccolto 1 milione di euro è possibile che ne prestino 2 o 3. O forse 5. Non è importante quanto grande sia questa proporzione. Per legge può oscillare fino ad un fattore 20 (riserva frazionaria al 5%). In qualche nazione la hanno corretta e portata ad un fattore minore aumentando il valore della riserva frazionaria. Ma non è questo il punto.
Il punto è che la banca, ipotizzando che i propri correntisti non ritireranno MAI tutti i loro soldi insieme e nello stesso momento, presta sempre più soldi di quelli che ha.
E i soldi in più, da dove vengono?
Li crea. Dal niente. Tutto qui.
E' un pò come un individuo quando stacca un assegno. Sull'assegno vuoto uno ci può mettere l'importo che vuole. E pagarci quello che vuole. L'unico problema per chi emette un assegno senza la dovuta copertura è il fattore tempo. Tempo troppo breve fra quando l'assegno viene emesso e quando esso viene incassato. Così senza copertura il gioco finisce subito.
Ma una banca emette a assegni a vuoto, sapendo bene che il tempo che ha a disposizione per coprirli è ben maggiore.
Spesso infinito. Nel peggiore dei casi interviene lo stato che con opportuni prestiti, aiuta la povera banca a ripianare le sue perdite.

Così il dito viene puntato sul cittadino o piccola azienda che non rimborsa i 10 mila o i 50.000 euro ricevuti in prestito. Oppure sul cittadino che non rende i 150 mila euro di mutuo per l'acquisto della casa.
Basta solo osservare questo dato e si comprende quando ingiusto sia questo colpevolizzare chi non ottempera ai suoi impegni per quanto sia indiscutibile che i propri impegni vanno onorati.

Il solo dato che lo 0,5% dei clienti delle banche ha ottenuto il 56% del credito erogato dalle banche stesse nell'ultimo anno ci da una proporzione della situazione.
In pratica una minoranza di clienti crea le voragini nei conti delle banche.
Diventando ancora più precisi 17.500 clienti hanno ricevuto 720 miliardi di euro di prestiti/fidi/mutui mentre 3,5 milioni di clienti si sono invece spartiti il resto e cioè gli altri 570 miliardi di euro prestati dalle banche.
Interessante o no?
Se poi si va a leggere chi sono questi pochi clienti a cui le banche danno un sacco di soldi, troveremo i soliti noti. Coloro che sono pluriindebitati ma vivono da nababbi.

Perchè se devi 1000 euro a qualcuno sei un poveraccio e hai un problema.
Se devi 1.000.000 di euro a qualcuno sei ricco e qualcun altro ha un problema.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 7 aprile 2014

Cosa è il denaro? Capitolo 02


Dopo il precedente post (http://denaroedintorni.blogspot.it/2014/03/facciamo-un-passo-indietro-cosa-e-il.html) in cui abbiamo introdotto l'argomento, entriamo adesso nel vivo della faccenda.


Cominciamo subito a definire la prima e più importante parola di tutto l'argomento. Ovvero proprio il denaro, chiamati anche soldi.

Quindi cosa è il DENARO o allo stesso modo cosa sono i SOLDI?

Il denaro è solamente un'idea.
Il denaro è solamente un accordo.
Il denaro è solamente un meccanismo inventato dall'uomo per rappresentare qualcosa che esiste o che è stato prodotto.

E' tutto molto semplice. Talmente semplice che occorre impegnarsi in modo incredibile per rendere tutta la materia complessa ed incomprensibile.
Perchè?
Perchè se TU non capisci il denaro, non capisci l'economia, il lavoro, l'imprenditorialità, lo scambio, la ricchezza, le tasse, le vendite e tutto ciò che ne consegue.
E se non capisci sei una marionetta.
Nelle mani di chi? Domanda banale - risposta banale. Nelle mani di chi ha vantaggio che la maggior parte di noi non capisca niente di denaro. L'elenco è ampio. Ma conduce velocemente in cima alla piramide di chi controlla paesi e governi. Ovvero ristrette lobby finanziarie che in pratica controllano anche la maggior parte delle multinazionali mondiali e quindi, di fatto, l'intera economia.
E quindi, di fatto, l'intero pianeta.

Perchè se un gruppo di interesse ha il potere di influenzare l'economia, al giorno d'oggi, sarà DI FATTO, più potente di una nazione o di intere nazioni.
Soprattutto se si possono controllare le idee e le reazioni dei cittadini.

E quale miglior modo se non tenerli nell'ignoranza sull'argomento più importante? Cioè il denaro!

Il denaro non è l'argomento più importante se non perchè si occupa della sopravvivenza. Sicuramente arte, filosofia, amore, amicizia, valori, etica, spiritualità e via dicendo sono ambiti e argomenti più elevati e IMPORTANTI.
Ma l'uomo vive di cibo, di un riparo, di vestiti e di beni e strumenti primari per la sua sopravvivenza.
L'uomo sopravvive con queste cose e non certo con il niente.
E queste cose sono l'economia.
L'economia non è la "borsa", non è lo "spread", non sono gli "indici" o i bilanci, i numeri, etc.....
L'economia sono cibo coltivato o allevato e macellato, è risorse energetiche trovate e messe a disposizione, è case costruite, è macchinari che funzionano, è il servizio del parrucchiere, è il lavoro del falegname, di un dentista e via discorrendo.
E' cose concrete. E per concrete intendiamo tutto ciò che sia il frutto di un lavoro che porti ad un bene o un servizio reale.
La creazione di un sito web è un servizio reale.
La consulenza tramite mail o skype è un servizio reale. Speriamo di non essere fraintesi.
Se paghiamo qualcuno perchè investa i nostri soldi, quello è un servizio reale. L'investimento dei nostri soldi in borsa NO! Nei prossimi capitoli vedremo perchè.....

Il denaro è quindi solo un concetto mentale creato dall'uomo per sostituire il baratto. E' un meccanismo. Basato su accordi. Se quegli accordi vengono meno, il denaro non esiste.

La prova? Precipita su un'isola deserta con una valigia piena di milioni di euro in banconote da 100.
Se là non c'è nessun negozio, con tutti quei milioni, forse, ti puoi accendere il fuoco.
Non valgono da soli. NON VALGONO NIENTE se non come carta.
Perchè? Perchè non c'è nessuno che gli dia valore.
Il denaro ha valore perchè qualcun altro gli da valore. Ecco il succo dell'accordo.

Quando vieni pagato in denaro, sei tranquillo perchè sai che quella banconota o numeretto dentro ad un computer sul tuo conto corrente verrà accettato da chiunque per procurarti quello che ti serve.
Ma se vieni pagato in "buoni fruttiferi della nazione lunare" che NESSUNO CONOSCE, con quei buoni non ci farai niente.

Quindi prima ti liberi dell'idea che il denaro è una cosa che si può possedere e trovare da qualche parte, che è scarso perchè ce ne è poco e altre stupidaggini del genere e prima potrai capire cosa il denaro sia. E come lo si può generare.

Grazie per l'attenzione.

mercoledì 26 marzo 2014

Facciamo un passo indietro: Cosa è il denaro! Capitolo 01

Questo blog è nato alcuni anni fa a supporto della nostra attività di consulenti aziendali. Essendo molto impegnati anche sul fronte delle riforme sociali e del volontariato, il tempo a nostra disposizione per curare questo luogo di notizie e informazione non è mai stato tanto.

Urge quindi un riavvolgimento del nastro e ripartire direttamente dal cuore dell'argomento del blog. Visto che parliamo di "denaro" e dintorni, cominciamo a visionare cosa sia il denaro.....

Il denaro altro non è che un'idea, un concetto astratto, una rappresentazione della realtà.
E in particolare la rappresentazione di qualcosa che è stato prodotto e che potrebbe essere scambiato. In una ottima definizione qualcuno ha parlato di denaro come la rappresentazione di una "relazione" e non di un oggetto.

Purtroppo il fatto che le persone bramino questa idea e si addormentino sperando che il giorno dopo la loro stanza da letto sia piena di questo concetto astratto, impedisce al cittadino medio di capire questo argomento.
La mancanza di denaro è un problema. Lo si comprende. Oggi chi non ha denaro vive in una condizione miserevole. Ben peggio di altri contesti sociali e altri tempi.
Perchè se prima chi non aveva denaro, pativa enormi difficoltà a sopravvivere (ma anche oggi è così!), adesso grandi difficoltà le patisce anche di un pò di denaro lo ha.
Perchè sembra che non ne basti mai.

In ogni caso il denaro è un modo con cui indichiamo una possibilità. Ovvero la possibilità di potersi procurare beni e servizi che ci servono per sopravvivere ma anche per migliorare la qualità della vita.
Il denaro non ha valore di per se.
Ha valore nella misura in cui permette di acquisire beni e/o servizi.
Al punto che se la nostra tasca fosse piena di denaro ma nei negozi non ci fossero beni da acquistare, quel denaro non servirebbe a niente.

Ma, superato questo concetto mentale apparentemente fin troppo semplice, che differenza ci comporta tutto ciò nella vita di tutti i giorni? Che se non impariamo a comprendere come il denaro si genera, accetteremmo tutte le teorie false che attualmente girano nei mass-media e nelle chiaccherate da bar.

Quali? Citiamo un pò in ordine sparso:
*) Non ci sono soldi per colpa della crisi.
*) Non ci sono soldi perchè le persone spendono troppo.
*) La colpa è dei politici che spendono tutto.
*) Bisogna risparmiare.
*) Le strade non si possono aggiustare nè ci possono essere nuovi banchi nelle scuole perchè lo stato è senza soldi.
*) Se chi ha due lavori, ne facesse uno solo ci sarebbe lavoro anche per i disoccupati.
*) La colpa è di chi evade le tasse.

Solo alcune. Alcune frottole senza alcun fondamento disciplinare. Solo concetti buttati lì, incoerenti e talmente generalisti da essere inapplicabili a qualunque sistema.
Perchè? Non certo perchè lo diciamo noi! Sono dati falsi perchè partono da errate definizioni dei termini che usano.
Ma queste frasi condizionano il nostro modo di vivere. Ci conducono a fare scelte che cambiano il nostro presente e il nostro futuro. Come individui e come membri di una nazione.
Non è poca roba.

Ecco che abbiamo quindi intenzione di cercare di spiegare bene cosa il denaro sia e come funzioni.
Perchè l'unica libertà che abbiamo è la conoscenza.
E senza conoscere non si può essere liberi. Neppure se abbiamo milioni di euro nelle tasche.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 9 agosto 2013

Crisi: ma esiste davvero? Noi non ne siamo così sicuri

Onestamente ci piace pensare al fatto che le parole siano strumenti che possiamo controllare e gestire secondo le nostre necessità.
Parlo di noi uomini, noi esseri umani.

Non ci piace l'idea che le parole abbiamo il potere di controllarci, causarci emozioni non corrispondenti alla realtà e che non siano sotto il nostro controllo.

Quando una parola viene usata in modo improprio, reca un pessimo servizio alla comunicazione. Non staremo qui ad elencare le centinaia, migliaia di parole il cui significato è stato distorto al punto che non servono più per il motivo per cui sono state create..... ovvero portare maggiore comprensione.

Così più parli, più leggi, più ascolti e meno capisci.
Assurdo? Però sta funzionando così.

E' da qualche anno che la parola "crisi" ci ha invaso e continua a risuonarci nelle orecchie.
Ma che significa crisi? Tralasciando alcune sfumature di significato che ci porterebbero in territorio troppo filosofico, per crisi la maggior parte delle persone intende un periodo in cui le cose non vanno come dovrebbero ma anzi precipitano verso il basso.
E per crisi economica, un periodo in cui il lavoro sparisce, le fabbriche e i negozi chiudono, gli operai e impiegati vengono licenziati e le famiglie tagliano le spese perchè non riescono più ad arrivare a fine mese.

Ma la crisi esiste davvero?
Sicuramente in questo momento e con questa domanda 7 persone su 10 cominceranno a pensare male di chi scrive questo articolo. Come minimo. Mentre 2 su 10 rimarranno attoniti a non capire cosa si vuol dire e solo uno dirà "La pensa come me!".

La nostra è una domanda provocatoria per far riflettere.
Nessuno qui sta minimamente insinuando che la scena che ci sta attorno (e ci limitiamo solo agli aspetti economici e finanziari senza neppure sfiorari temi sociali, etici e filosofici) sia ottimanale ma neppure buona.
E' una situazione bel lontana da un livello minimo di accettazione.
Ma la nostra opinione è che la scena è ben lontana dal livello minimo di accettazione così come lo era anche quella di 4/5/6 anni fa e cosi via.
O meglio, adesso stiamo vedendo gli effetti di una scena non ideale di qualche anno fa.

Siamo abituati dall'atteggiamento medico moderno a occuparci di qualcosa solo quando compare il dolore.
Ciò è il modo sbagliato di avvicinarsi ad un problema.
Curare un malato quando la malattia è al suo apice, significa non essersi presi cura del sano dal suo apice di salute, giù giù giù fino al momento peggiore.
La scena ideale non è curato un malato. Quello è l'ultimo atto quando gli altri altri non hanno funzionato.
La scena ideale è far si che un sano rimanga tale.

In un paese, ciò che si deve fare è impedire che l'economia crolli e non prendere provvedimenti per uscire dalla crisi.
Ma all'università e in tv insegnano che esiste il "ciclo economico" che è un concetto di base che ci dice che qualcosa attraversa degli alti e poi dei bassi.
E per quanto sia vero che nella vita non esistono solo le linee rette ma più verosimilmente le tendenze, è anche vero che il concetto per cui occorra accettare come fisiologici questi periodi di "crisi" è gravemente passivo e persino causa dello stesso periodo di crisi.
La crisi non esiste. O meglio è semplcemente inutile e dispersivo parlare di crisi.
Noi di Denaro e Dintorni non consideriamo funzionale questa definizione.
Arriviamo addirittura a pensare che senza il gram TAM TAM che i mass-media hanno fatto di questo concetto mentale collettivo, qualcuno sarebbe passato attraverso questo deserto senza accorgersi di niente.
E lo diciamo perchè tante persone, negli anni passati, non si sono accorti di niente.
Quando c'era tanto di cui accorgersi.

Sicuramente ci sono modelli di organizzazione economica che vanno riformati. Ma non da oggi.
Sicuramente ci sono influenze esterne alle dinamiche di mercato che le stanno alterando e fanno pagare il prezzo del conto ai cittadini. Ma non da oggi.
Sicuramente si stanno insegnando ai giovani ancora più bugie sulla finanza di quelle che hanno già insegnato ai grandi. Ma non da oggi.
Sicuramente c'è bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale che inverta i vettori di comprensione del denaro e del lavoro. Ma non da oggi.

Quindi perchè parlare di crisi? Non ha senso. O forse si?
Siamo in crisi, in un periodo di crisi. Ma secondo noi questa affonda le sue radici negli anni '70, si sviluppa embrionalmente negli anni '80, si mette al lavoro negli anni '90, per poi cominciare a manifestare i suoi primi effetti nei primi anni '2000 e i suoi effetti completi a fine decennio. Fino ad oggi.
E forse fino a domani.
Ciò dipende da noi, dalla nostra comprensione delle cause e dei fattori in gioco.
Parlare di crisi è fuorviante per tutti questi motivi.
E' sterile.

Non potremmo esprimere la cosa in un modo più semplice.

Sentir parlare di crisi al bar ma anche nei salotti della TV è disarmante. Parlano di inezie, di dettagli infinitesimali e di cose che neppure c'entrano.
E più che altro si ricoprono con questa coperta che tutto sembra spiegare.
"Eh, c'è proprio crisi!". Noi diremmo che ce l'hai tu una grande crisi. Di identità, di comprensione, di vitalità, di futuro.
Allora si. Allora pensiamo che ci sia la crisi.
Parlare di crisi in un momento in cui l'Uomo su questo pianeta sta producendo e consumando come non mai è economicamente assurdo.
Sicuramente ci sono aree in cui qualcosa funziona peggio degli altri posti.
E sicuramente ci sono grandi disparità di distribuzione di ricchezze.
Ma è tutta una cosa di questi ultimi 3/4 anni?
Sicuri?

Noi mica tanto.....

Grazie per l'attenzione.

sabato 6 ottobre 2012

Siamo tutti figli del debito?

I debiti sono ormai una parte integrante della vita di un moderno cittadino occidentale.
Lo è a tal punto che, molte finanziarie e banche non vogliono prestare soldi a chi non è già indebitato (poco!) o chi non ha mai fatto prestiti nel passato.
La nostra personale esperienza ci dice che un giorno non riuscimmo a far ottenere un piccolo prestito (6.000 euro) ad un membro del corpo dei carabinieri proprio per tale motivo. Il carabiniere, nonostante il suo lavoro a tempo indeterminato e il posto sicuro (diciamo che essere membro delle forze di polizia è uno dei lavori più stabili e meno a rischio licenziamento esistenti), nonostante il buon reddito che percepiva, nonostante i più di 25 anni di anzianità lavorativa non ottenne il prestito perchè "Non aveva mai ottenuto un prestito in precedenza." E questo era strano.
Se nessuno gli aveva dato un prestito a 50 anni, c'era qualcosa che non andava. Una logica veramente ferrea e piena di genialità!

I debiti sono il meccanismo fondamentale su cui si regge non solo l'economia di mercato dei soggetti privati ma ancor più la base su cui si reggono aziende e interi stati.
E' un soggetto che andrebbe sviscerato a fondo, di un'importanza senza pari.

Il concetto stesso di debito dovrebbe essere ridefinito o, meglio, riportato all'origine.
Un debito è di base una mancanza. Ovvero è la necessità di ricorrere ad una fonte esterna per garantire la propria sopravvivenza o il corretto funzionamento dell'organismo di cui parliamo.
Che si tratti di un individuo o di un gruppo, qualsiasi entità sopravvive se produce da se quanto le serve per sopravvivere ed espandersi.
Di base è possibile che la vita porti qualcuno o qualche impresa ad aver bisogno di energia aggiuntiva che verrà prelevata dall'esterno per risolvere una certa situazione o realizzare un qualche tipo di progetto con ricadute positive nel futuro. Non si può quindi dire che fare debiti (attingere a energie esterne!) sia sempre un qualcosa di male.
Di certo, anche quando fatto per motivi più che validi, è comunque un evidente proclama di una debolezza. Se questo passaggio è fatto nei tempi giusti e non si abusa di questo fatto, se ne può uscire vincenti.
Ma che del meccanismo del debito se ne stia abusando è sotto gli occhi di tutti. 

La realtà è che si dovrebbe lavorare per diminuire la presenza di debiti in economia. Non per aumentarla. Abbiamo sentito sentenze di gloriosi studiosi di economia sancire che l'Italia abbia ancora un livello di debito dei soggetti privati basso rispetto alla media dei paesi occidentali. E che ci siano margini per aumentare la propensione all'indebitamento.
Un pò come dire che se viviamo tra persone che sono distrutte dal cancro mentre noi abbiamo solo un'influenza, possiamo tranquillamente ammalarci ancora di più perchè ci sono margini disponibili.

Detto così sembra assurdo ma la semplicità della cosa è che le affermazioni di questi "esperti" sono assurde!
E probabilmente (non si può spiegare la cosa in altro modo se non nella completa stupidità di chi le ha affermate) questi esperti parlano così proprio per regalare guadagni a chi li paga: ovvero le istituzioni finanziarie e banche varie.

Non è qualunquismo o complottismo di sorta. 
Se un corpo è ammalato, ha necessità dei farmaci. Che lo salveranno. Ma un corpo malato non può essere reso uguale e neppure simile ad un corpo sano. E dopo averlo curato, bisogna fare di tutto perchè non si ammali nuovamente.

Grazie per l'attenzione.

lunedì 17 ottobre 2011

Le banche nell'occhio del ciclone! Ma che strano? - 1a parte

E' sotto l'attenzione di tutti quanto è successo questo scorso sabato a Roma nell'ambito della manifestazione contro le banche e il sistema finanziario europeo e mondiale.
Promossa come la manifestazione degli indignados, degli indignati sarà sicuramente ricordata anche (o forse solo) per la manifestazione dei black bloc o, comunque, della distruzione di varie vie e negozi della nostra amata città eterna.
Tralasciando tutti gli aspetti prettamente di cronaca della vicenda e le dietrologie politiche sul chi abbia agito per distruggere e perchè, rimane un fatto che in un blog economico come il nostro non possiamo non evidenziare.

Sta crescendo la consapevolezza sul fatto che c'è qualcosa nel sistema finanziario mondiale e sul ruolo delle banche che non va.
E non intendiamo prendere nessuna posizione politica a riguardo. Ma solo una posizione di tipo accademico e di tipo razionale-analitico.

Perchè le banche sono nell'occhio del ciclone, per dirla in parole povere?

Qualcuno disse (credo fosse Abramo Lincoln) che si può ingannare qualcuno per sempre e tutti per un periodo ma che non si può ingannare tutti per sempre.
Il sistema bancario mondiale dovrà fare i conti con questo aforisma, che nasconde però una grande verità sociale.

Dovremmo partire dal concetto di cos'è una banca per comprendere qualcosa. Perchè dai concetti base non si parte mai.
Un banca è una struttura che riceve del denaro da alcuni elementi di una società per conservarlo e proteggerlo e che lo presta ad altri elementi della società che ne facciano richiesta dietro il pagamento del servizio.
La sua funzione è quella di permettere che il denaro (un simbolo della produzione di una società) inutilizzato in alcune aree abbia la possibilità di andare a svilippare la sua energia potenziale in altre aree della società.
Le banche hanno (avrebbero) quindi una funzione di utilità sociale molto spiccata. Se si limitassero ad essere delle istituzioni che accettano i depositi dei loro clenti e che ne gestissero la conservazione, sarebbe tutto più semplice. I conti correnti sarebbero delle sorta di depositi di sicurezza e le banche non sarebbero diverse da un qualcosa come Paypal o come le monete elettroniche tipo Alert Pay o Liberty Reserve.
Un servizio utile, veramente utile.

Ma le banche, per loro scelta tra l'altro (non dimentichiamo che sono proprio queste imprese che spendono milioni di euro per promuovere i loro servizi di finanziamento in ogni modo e su ogni luogo. Provate a scrivere "mutui" su Google e vedrete quanti link a pagamento di banche saltano fuori!), hanno deciso di prendere questi depositi e usarli per il "prestito". 
Ah, il prestito! Quale parola densa di significati ed emozioni.....
Innanzitutto prendiamo la parola prestito e la trasformiamo in "credito". Che fa più fashion e più style. Scusate l'ironia.
In ogni caso, Le banche accettano depositi e cercano individui e imprese a cui girare questi depositi dietro pagamento.
Ma funziona proprio così. NO. E qui sono nati tutti i problemi.
Le banche non prestano i soldi che raccolgono con i depositi di chi li ritiene di fiducia. O almeno non si fermano a questo.
Ogni banca comincia a gestire il proprio potenziale di credito (i soldi che possono prestare) in base a meccanismi via via sempre più complicati. Di base, per andare alla sostanza, generalmente prestato di più di quanto abbiano raccolto basandosi sul criterio (denominato riserva frazionaria!) che se in cassa hanno 10 possono prestare più di 10 tanto non può capitare che chi ha depositato ritiri nello stesso momento e metta quindi la banca in rischio fallimento.
Cioè io ho 100 milioni di euro depositati provenienti da 10.000 persone e comincio a prestare ad altre persone molto più dei 100 miloni. In alcuni casi fino a 10, 15 o 20 volte di più. Tanto è abbastanza improbabile che tutte e 10.000 le persone ritirino i soli contemporaneamente.
E poi, nel peggiore dei casi, io banca mi farò prestare  i soldi mancanti da un'altra banca.

Questo fatto, da solo, ha portato tutte le istituzioni bancarie a perdere il controllo della mole di prestiti (credito) erogati a vario titolo a imprese e privati.
SOLO QUESTO.
Se a questo ci aggiungiamo che molte banche hanno incluso nelle loro "attività" patrimoniali il possedere titoli di debito pubblico di stati che vivevano anch'essi sul debito, il cerchio si chiude.
Mi chiedo perchè si perda tempo a cercare le cause dei problemi del sistema finanziario mondiale ed europeo?

 A risentirci nella seconda parte.

giovedì 13 ottobre 2011

Ciclo di vita di un mercato

Un concetto molto, molto importante è il cosidetto "ciclo di vita di un prodotto".

Questo concetto parte dal presupposto che un prodotto sia un'entità simile ad un organismo e che passi attraverso fasi di vita che non sono esattamente circolari ma, diciamo così, "dispersive".
Rendendo le coe molto semplici diremmo che ogni prodotto (intendendo con questo anche un servizio che è un tipo particolare di prodotto) passa attraverso 4 fondamentali fasi che sono:
Introduzione (chiamata anche nascita o paragonabile ad essa).
Sviluppo (chiamata anche crescita o paragonabile ad essa).
Maturità.
Declino.

A seguito del declino un prodotto è destinato alla morte a meno che non intervenga una sorta di infusione di giovinezza tramite qualche cambiamento che ne prolungherà la vita con una nuova (PICCOLA) fase di sviluppo e successiva fase di maturità.
In ogni caso alla lunga il destino di ogni prodotto è quello di scomparire.

Questo modello è molto utile perchè fa comprendere che un prodotto non può essere realizzato e venduto per sempre. Anzi mostra come in un primo momento renderà bene e poi sempre meno fino a che non sarà più desiderato e le vendite crolleranno.
Per alcuni prodotti la cosa potrebbe durare mesi per altri anni.

Se vogliamo oggi essere ancora più arguti, possiamo vedere che un mercato è un insieme di beni specifici (prodotti effettivi o servizi) che vengono scambiati.
Un mercato è quindi un agglomerato dei cicli di vita dei prodotti che lo compongono.
E, quindi, anch'esso attraverserà un percorso simile al ciclo di vita di un prodotto. Ovvero, dopo un tot di tempo, anche un certo mercato mostrerà una fase di maturità a cui seguirà una fase di declino che culminerà presto o tardi nella inesistenza di quel mercato.
A meno che il mercato non si rinnovi, il che darà nuovo sviluppo e nuova maturità allo stesso.

Far finta che le cose non siano così è una grande fonte di problemi per i singoli individui e, soprattutto, per gli amministratori di società private e di enti pubblici, locali o nazionali che siano.
In questi giorni si è celebrata la scomparsa di Steve Jobs, ritenuto (con merito) un genio dell'innovazone tecnologica.
Eppure non si mette in risalto la qualità maggiore del fondatore della Apple. Ovvero la sua capacità di innovare e guardare sempre più avanti.
Jobs ha creato mercati e fatto business dove non c'era neppure il concetto di crearli.

Se intendo crearmi una professione, occorre capire bene a quale punto stanno i mercati a cui io mi sto rapportando. E ricordare che esistono mercati locali e mercati regionali. Mercati nazionali e mercati internazionali.
Se intendo diventare un idraulico e inserirmi in questo mercato, dovrò valutare se nella mia zona il ciclo di vita di questa particolare forma di servizio è in una fase di crescita o di maturità o di declino.

Naturalmente non bisogna disperare se nella propria zona il mercato a cui ci si sta riferendo è in fase di declino. Potremmo scoprire (per restare con l'esempio di cui sopra) che a livello nazionale la professione dell'idraulico ha avuto delle evoluzioni. Possiamo scoprire che in altre zone l'idraulico arriva a casa delle persone con macchinari particolari e affronta il lavoro con una tecnica nuova ed innovativa, frutto di competenze mai avute.
E' evidente che in questo caso si pongono le basi per creare un'evoluzione di un mercato e dargli nuova linfa. Il vecchio mercato della zona riguardo gli idraulici in piena fase di maturità avanzata in cui la richiesta è completamente satura potrebbe avere nuove aperture con questa innovazione.

Ovviamente, ricreando un nuovo mercato degli idrauilici in zona si entra nella prima fase del ciclo di vita e cioè l'introduzione. E bisogna essere consapevoli di questo. Perchè caratteristica di questa fase (l'introduzione) è la presenza di costi superiori alle entrate (dovuti agli investimenti che ovviamente non hanno un ritorno immediato e alle vendite che iniziano a decollare ma che sono ancora basse) e la difficoltà di penetrazione.
Bisogna farsi conoscere, far comprendere che non si può più fare l'idraulico come i vecchi tempi, etc. etc.
Questo comporta fatica, impegno e applicazione.

Quando l'economia va male occorre riflettere su quanto siano maturi e in declino i mercati di quella particolare economia. Anzichè pensare a soluzioni strane da un punto di vista finanziario, bisogna apportare cambiamenti o nel prodotto o nell'ampiezza dei mercati.
 E lo stesso dicasi per le singole aziende e singole professioni.
Ma avremo modo di parlarne in seguito.
Grazie per l'attenzione.

lunedì 23 maggio 2011

Il rating delle agenzie internazionali: ha un senso ciò?

Le agenzie internazionali di rating sono salite agli onori delle cronache negli ultimi anni in modo sempre più potente.
Le più conosciute sono Standard & Poor's; Moody's e Fitch.
Ogni tanto, nei mass-media nazionali, si sente parlare di loro.
Sono agenzie private statunitensi che si sono arrogate il diritto di stabilire la credibilità delle finanze degli altri paesi.
La cosa è veramente peculiare e per molti versi assolutamente paradossale.
Ma cosa ci sta succedendo sotto il naso?
Sotto il naso accade che, pian piano, si è creata una casta di singoli individui e organizzazioni che ormai si dichiarano i DEUS EX MACHINA della situazione.


Il vero problema della questione non è se questi signori abbiano o meno ragione.
Forse ce l'hanno o forse non ce l'hanno.
Il vero problema è l'influenza che le loro "opinioni" hanno sugli equilibri economico-politici mondiali.
La loro funzione ricorda un pò quella di chi, avendo autorità e potere, dichiarano una cosa e poi la realtà si conforma alla loro dichiarazione.
Se si continua a sostenere che una nazione è in difficoltà economica e finanziaria, con ogni probabilità si creerà un accordo generalizzato nel resto del mondo che le cose stanno così. E, credetemi, prima o poi quella nazione avrà difficoltà economiche e finanziarie, anche se prima non le aveva.
La cosa potrebbe essere fatta con chiunque e con qualunque cosa. La differenza è che, se si vocifera su un individuo, è meno semplice che ci sia un accordo collettivo e generalizzato perchè tale soggetto è facilmente identificabile.
Con le nazioni è tutto meno semplice, veramente meno semplice.
Non puoi sottoporre a verificare le "opinioni" di queste agenzie internazionali.
Che fare quindi?
Primo, sottrarre importanza a queste scale di rating. Che ci interessa che la Grecia è in classe AA o in classe A- o BBB? Cioè al 98% della popolazione che interessa questo?
Se avessi dei soldi da investire, posso rivolgermi ad un consulente o una struttura apposita che si preoccuperà di consigliarmi al meglio, prendendosi le proprie responsabilità.
Se voglio, se proprio voglio fare da solo, starà al sottoscritto smanettare con voracità fra giornali e siti economico finanziari per capire quale rating assegnare ai titoli di debito pubblico greci.
Sarà una mia opinione.
Non un'opinione di un'agenzia di rating che poi diventa, vera o meno, una verità assoluta.
Grazie per l'attenzione.

venerdì 7 gennaio 2011

Oscar Giannino e la chiarezza dell'economia.

Non ne abbia a male il particolare e facilmente identificabile giornalista economico Oscar Giannino, se uso lui come paradigma di quella che è la scena della divulgazione del sapere finanziario ed economico nell'attuale contesto giornalistico e mass-mediologico italiano.
Non che pensi che mi leggerà mai ma.....

D'altronde, non infrequentemente, mi sono chiesto cosa mai mi possa dare l'ardire di pensare che il sottoscritto ha compreso delle cose a discapito delle grandi menti e superiori coscienze che girano per questa landa chiamata pianeta Terra.
Il rischio di diventare "auto-referenziali" è sempre forte e un pericolo di cui non dimenticarsi mai.

Anche perchè il metro per giudicare le parole di qualcuno, non è il significato che quelle parole portano ma la situazione di potere sociale che colui che le riferisce ha su di se.
Come dire, parlando come mangiamo, che Gasparri è intelligente, colto e raffinato solo perchè è una delle figure politiche italiane attualmente più influenti.
Gasparri è un uomo limitato le cui idee non sono neppure idee ma copioni. E, a parte pochi accoliti, ben pochi troverenno troppo dure le mie parole. A volte, vedendo in TV la caricatura gasparriana di Neri Marcorè, ho persino pensato che la copia fosse più intelligente e scaltra dell'originale.

Ma tornando a Giannino e citando un suo articolo presente sul settimanale Economy del giugno del 2010 di cui casualmente qualche tempo fa sono entrato in possesso, capisco che non è la padronanza di termini e di "dotta" conoscenza che fa si che qualcuno esprima o meno verità.
La verità può (anzi dovrebbe sottolineo io) essere semplice.
La verità non viene sminuita se espressa nei suoi termini fondamentali. Anzi.

Allego l'articolo a dimostrazione di come si possa ingannare un lettore nel modo più perfido.
Non che io pensi che Giannino sia al soldo di qualcuno e cerchi di usare la sua posizione per condizionare chicchessia. Non ho sufficienti elementi per dirlo.
Dico solo che non si può parlare di economia usando quei modi e quei termini.

E' snob, complesso e scorretto.
Giannino cerca non di spiegare perchè la delocalizzazione delle industrie in altri stati sia vantaggioso per gli italiani. Ma solo di demonizzare chi afferma il contrario.
E la demonizzazione avviene facendo passare per ignoranti o superficiali chi lo afferma.
Leggetevi l'articolo e poi ditemi s avete capito perchè delocalizzare è vantaggioso per l'Italia e se, a proposito di vantaggi, Giannino parla di tutti gli italiani o solo di quelle poche migliaia che possiedono le fabbriche?

Giannino è dotto in tema economico. Cita persone che io neppure so chi siano (il signor Thorsten Hansen tanto elogiato), usa in modo spassionato termini sofisticati come exit strategy o riduzione del surplus cinese e da dell'ignorante o in malafede chi sostiene tesi contrarie alle sue.
Io personalmente non voglio entrare nel dibattito se la delocalizzazione sia positiva o negativa. Primo perchè è un dibattito sterile che nasce all'interno di un sistema malato e secondo perchè comuque ci porterebbe troppo lontano.

Però ho le mie riserve su questo modo di parlare di economia.
L'economia è una cosa semplice. Se chiudi le fabbriche in Italia per riaprirle in Polonia, quando i livelli dei prezzi e dei salari non sono omogenei, è oltremodo evidente che gli italiani ne hanno un danno.
Anzi 2 visto che probabilmente hanno contribuito con i soldi pubblici a foraggiare quelle industrie nel passato.
Grazie per l'attenzione. 
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