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venerdì 26 febbraio 2021

Il Cashback, il supercashback e la ridicola figura fantozziana di chi lo ha inventato.

Ho già trattato il tema del cashback più di un mese fa, cercando di capire quale fosse la ratio ovvero la ragione profonda di questa iniziativa.

Onestamente avevo non molte perplessità. No, ne avevo di più.

Perplessità che, oggi come oggi, continuano a rimanere e che sono anzi anche aumentate. Non soltanto per i temi che il 10 gennaio toccavo (presunta lotta all'evasione fiscale) ma anche perchè questo provvedimento si sta trasformando (anzi si è già trasformato) in una pataccata di fantozziana memoria, un passo falso e una figuraccia di proporzioni epiche.
Come si pensa solo nei film possa succedere.
Ed invece accade nella realtà.

Cosa è successo in questi quasi 2 mesi di attività? Che al cashback normale (restituzione dopo 6 mesi del 10% delle spese fatte con pagamenti elettronici fatti dal vivo in negozi ed esercizi commerciali) si è aggiunto anche il SUPERCASHBACK.

Questa iniziativa, in parallelo con il cashback, va a premiare gli utenti che nel corso dei fatidici 6 mesi hanno fatto il numero più alto di transazioni. Un premio in effetti allettante, perchè si parla di 1500 euro da dare a ben 100.000 persone virtuose. 
Lo scopo? Sempre quello! Incentivare l'uso della moneta elettronica, dei pagamenti con bancomat e carte di credito/debito. E quindi aumentare il contrasto all'evasione fiscale. 

Tralasciando l'efficacia del provvedimento e tralasciando altri particolari, esaminiamo cosa è saltato fuori in questi due mesi.
In primo luogo la normativa e quindi le regole del gioco sono state abbozzate e fatte con i piedi.

La riprova è che gli spazi di manovra per i furbetti sono enormi. Al punto che, siccome non si può punire chi non rispetta delle REGOLE CHE NON CI SONO, è probabile (io direi obbligatorio) che perlomeno il provvedimento del supercacsback venga sospeso o annullato (si veda qui e qui ad esempio).

Cosa è successo? Non avendo stabilito il numero di transazioni massime da effettuare al giorno nella stessa attività e non avendo stabilito l'importo minimo della transazione che concorre all'ammontare totale della classifica, nè è ovviamente nato il sistema di molte persone di suddividere uno stesso acquisto in una miriade di microacquisti con il semplice scopo di scalare la classifica del numero di transazioni fatte.

Al momento l'ultimo della classifica (al 100.00° posto) ha effettuato in data odierna 108 transazioni. Ma salendo per la classifica si scopre che ci sono persone che hanno un numero di transazioni incredibilmente alto. Il primo sembrerebbe ne abbia 1760. Ci sono evidenze di persone che hanno fatto un numero incredibile di transazioni in pochissimo tempo. Soprattutto laddove non c'era qualcuno in carne ed ossa per controllare ovvero nei distributori automatici di carburante. Qualcuno addirittura 85 transazioni in un'ora.

Ma anche nel cashback normale ci sono persone che sono ricorse a trucchi più o meno eticamente leciti. Come ad esempio acquistare un pos portatile con cui FARSI DEI PAGAMENTI come se si fosse un negozio. In pratica pagandosi somme che di base non si sono spese realmente.

E oltre questo sono conosciuti anche i trucchi per potersi far ridare il 10% delle spese su internet in siti come Amazon e similari. Che in teoria non sarebbe possibile usando direttamente la carta nei pagamenti on line. Ma se vado in un negozio e compro una card per acquisti on line su Amazon (ad esempio), su quell'acquisto mi danno il 10% di rimborso. Quindi se compro una card da 50 euro, pago 50, ottengo una spesa di 50 € da fare sul web ma mi rimborsano 5 euro di cashback.

Un pasticcio totale.

E tutto questo ha un costo. Un costo di preparazione del sistema, un costo di gestione del sistema, un costo per i rimborsi e soprattutto un costo sotto forma di distrazione sociale. Perchè troppi italiani fanno convergere le proprie attenzioni e energie verso questo "gioco" senza utilità sociale alcune.

E niente. Alla fine chi paga? Chi paga questa stupidaggine? Che era stupida ancor prima che partisse, visto lo scopo assurdo.

E mi fermo qui.
Grazie per l'attenzione.

 fdffgd

giovedì 18 febbraio 2021

Cambiamenti in vista sul sistema forfettario? Ma insomma queste tasse vanno pagate o no?

Parlando di soldi e denaro non è possibile non toccare, di tanto in tanto il tema delle tasse, del sistema fiscale e dei vari regimi di tassazione esistenti.

In particolare, ovvio, in Italia, visto che è il paese in cui sia io che te viviamo.

In realtà il soggetto delle tasse è sopravvalutato. O meglio, tirato in ballo nel discorso ad un livello di importanza e urgenza superiore a quello che (invece) dovrebbe avere.

Il perchè lo abbiamo già visto in precedenti post nel corso degli anni, ma per riassumere tutto in poche righe occorre ricordare che le tasse e le imposte non sono il modo con cui uno stato si procura le entrate. In modo definitivo.

Lo stesso nome "Agenzia delle Entrate" è fuorviante. E non si sottolineerà mai abbastanza quanto si possa condizionare l'altrui pensiero con una scorretta definizione di termini e parole.

Le tasse e le imposte sono il principale strumento che uno stato sovrano usa per intervenire sugli equilibri finanziari del sistema economico di cui è responsabile. In modo ancora più semplice, possiamo dire che è la leva con la quale uno stato aumenta o diminuisce l'ammontare monetario in circolazione a seconda delle esigenze dell'economia in quel particolare momento.

C'è troppo denaro in giro rispetto alle necessità della produzione REALE? Dreno denaro dal sistema aumentando o diversificando la pressione fiscale.
C'è poca liquidità finanziaria nel sistema (in Italia siamo da un ventennio in questa tragica situazione)? Immetto denaro nel sistema diminuendo la pressione fiscale.

Non servono i ristori o i finanziamenti a pioggia senza costrutto. Oppure l'elemosina di stato. Che concettualmente e spiritualmente è un sistema degradante perchè inchioda chi riceve i sussidi in una condizione mentale di ASSISTITO e quindi di incapace di badare a se stesso. Molto compassionevole ma sul lungo periodo deleterio per un corretto sviluppo economico e sociale.

Non che i provvedimenti di aiuto di quest'ultimo anno alle attività chiuse siano state un errore. Parliamo di in generale. Non di provvedimenti presi nell'ambito di un sistema già sbagliato dal principio. Con il covid19 e l'attuale sistema fiscale italiano, il modo più semplice per impedire un disastro sociale erano i ristori effettuati come lo sono stati. Anzi si è fatto anche poco. E male.

Ma torniamo all'argomento del post. In Italia da decenni si parla di taglio delle tasse. E' un cavallo di battaglia soprattutto dei movimenti e partiti di centro-destra, supportati per lo più da imprenditori e autonomi. Ma anche da tanti italiani a cui piace la meritocrazia. Ovvero se sono bravo e produttivo perchè mi devi punire quando invece quelli che non sono bravi nè produttivi vengono premiati?

In quest'ultima frase sta tutto il dramma della giustizia sociale. Che non tocca neanche il concetto di una società che invece sta anche attenta a non dimenticare CHI per un qualsiasi motivo del mondo si dovesse trovare in un qualche frangente della sua vita in difficoltà.

Si parla in questo momento, con l'avvento di una nuova stagione politica targata DRAGHI, di riforme fiscali ma nella direzione un pò contraria agli slogan sentiti ultimamente. Che però, appunto, sempre slogan sono rimasti. Si parla di modificare il sistema forfettario (una tassazione fissa al 15% per piccole attività e autonomi) per reintrodurre meccanismi di progressività.

Ora non essendoci ancora provvedimenti concreti, mi astengo dal commentare qualcosa. Ma mi inquieta il cambio di rotta. Che non mi sorprende più di tanto, in quanto il nuovo presidente del consiglio è stato scelto proprio perchè esponente di punta del movimento filosofico-economico di stampo europeo che è incline all'Austerity,  ovvero alla parsimonia e regolarità dei conti pubblici e della guerra totale al DEBITO PUBBLICO. Come se questo fosse il problema.

Il problema sono (per loro) i conti. Non le persone in difficoltà. Non un'economia basata su meccanismi sociali iniqui che portano a disparità enormi di ricchezze e quindi conflitti sociali. In cui vince chi ha la possibilità di attivare leve finanziarie speculative e perde chi lavora rimboccandosi le maniche e alzandosi alle 5 del mattino. 
La finanza vince sull'economia reale. Ma la finanza non crea cibo, nè un tetto sulla testa.

Quello lo fa l'economia reale.

Quindi niente. Aspettiamo come al solito i nuovi provvedimenti. E qui, cercheremo ancora di spiegare perchè è necessario che il sistema fiscale venga demolito e ricostruito in modo equo dalla base.
In modo che chi produce sia premiato e non derubato di ciò che prodotto e che invece siano penalizzati i parassiti. Non chi è in difficoltà. Ma chi strutturalmente ha stipendi e guadagni senza fare niente di valore.

Grazie per l'attenzione.

domenica 14 febbraio 2021

Avete mai sentito parlare di Crowdfunding o di Social Lending?

Qualcuno di voi ne avrà sentito parlare ma è anche probabile che sia la prima volta che senti parlare di concetti come il crowdfunding oppure social lending.

Lo so, siamo sempre vittime di questi anglicismi. D'altronde è la lingua planetaria per gli scambi commerciali.

Ma traducendolo abbiamo che il crowdfunding non è altro che RACCOLTA FONDI (per vari fini) mentre il "social lending" sarebbe il finanziamento da privati.

Sono due interessanti fenomeni che hanno superato ormai la loro fase adolescenziale e si presentano da ADULTI al cospetto del mondo moderno della finanza e dell'imprenditorialità (ma non solo).
Diciamo che probabilmente questi 2 fenomeni sono pronti alla completa esplosione e al raggiungimento del grande pubblico.

Se ci ricordiamo, il web è comparso negli '90 ma l'uso generalizzato e quasi totale nella vita della stragrande maggioranza di noi è storia degli ultimi 10 anni.

Il crowdfunding e social lending esistono da un bel pò ma solo ora hanno la possibilità di essere "sdoganati". Ma come funzionano?

La cosa importante di questi 2 metodi per riuscire a raccogliere dei soldi o dei capitali, è il concetto di social. Che tanto conosciamo grazie ai vari Facebook, Instagram e via dicendo.
In giro ci sono tantissime persone che hanno dei denari che sono fermi. Che il denaro stia fermo non è proprio una cosa molto positiva. Questo soprattutto da un punto di vista della collettività. Significa semplicemente che dell'energia è congelata in un punto del sistema e non è in grado di produrre maggiore ricchezza e benessere.

Da molto, molto tempo è nata una istituzione che funge da collegamento fra chi ha dei capitali e non sa come utilizzarli (FINANZIATORE) e chi invece ha idee, progetti o altro e ha necessità di denari e capitali (IMPRENDITORE o CONSUMATORE). Questa istituzione è stata la banca o altre istituzioni similari che, con il passare degli anni, si sono regolamentate in un certo modo e sono andate a cadere sotto il controllo di un intero sistema, che è (appunto) l'attuale sistema finanziario dominante.

Per chi deve ora chiedere dei soldi, esistono altre (nuove) vie. Facciamo degli esempi:

*) ho un progetto sociale non a fini di lucro? Quale miglior modo che presentare attraverso una piattaforma social adibita allo scopo a tutto il pubblico e chiedere che questo progetto venga finanziato. Questo è il crowdfunding. Tanto più bravo sono a presentare il mio progetto e tanto è più facile che ottenga supporto.

*) ho necessità di soldi per una qualsiasi mia esigenza (magari mi serve una nuova camera da letto)? Potrei andare in banca e chiedere un prestito. Oppure andare su una piattaforma di social lending e chiedere un prestito. I soldi arrivano da altre persone come me che hanno deciso di valorizzare i loro capitali PRESTANDOLI. In questo caso chi investe ne ha una remunerazione. E chi li ottiene li deve restituire pagando un costo. Ma non essendoci complesse strutture bancarie e finanziarie, i costi sono decisamente minori.

Il social lending in particolare è anche una opportunità di investimento per molte persone. Perchè ovviamente non si prestano tutti i propri soldi ad un'unica persona (sarebbe troppo rischioso). La propria quota viene data alla piattaforma che si occuperà di frazionare in decine e decine di richiedenti la propria somma con la minimizzazione del rischio.

Quale opinione abbiamo di queste due novità nel mondo finanziario? Sicuramente ottime come concetto. Che i soldi si muovano è solo un bene e tutto ciò che permette la libera e completa circolazione del denaro è benvenuto. Perchè più il denaro circola e più è possibile che vada in aree della società in cui possa essere valorizzato nel modo migliore.

Certo, siamo ancora agli albori. Le piattaforme di social lending si muovono (per timidezza) ancora troppo sulla falsariga degli schemi operativi delle banche. Osservano e valutano in modo impersonale i SIC (sistemi di informazione creditizia) che ritengo per come vengono fatti funzionare nel concreto sia una sciagura totale a danno dell'economia e delle persone.

Lavoriamo quindi per far si che sia il Crowdfunding e il Social Lending non diventino terra di conquista di persone malvagie o impreparate. Possono essere una sorgente di acqua fresca, se impariamo a usarle eviteremo che diventino delle pozze di fango.

martedì 9 febbraio 2021

Ma cosa è esattamente successo nel caso di GAME STOP? E' veramente la guerra di Davide contro Golia dei mercati finanziari?

Non era proprio possibile, viste le tematiche trattate da sempre in questo blog non dedicare almeno un post alla questione del momento nel mondo della finanza. E quindi del denaro.

Anche perchè le vicende di Game Stop (Azienda USA che vende videogiochi tramite migliaia di negozi in tutto il mondo) di questo ultimo periodo ci permettono di avere una panoramica reale e concreta di come temi come gli investimenti finanziari e l'economia reale si intersechino e si mischino in modo orgiastico nel panorama produttivo della nostra società.

Ma cerchiamo (per chi non avesse ben chiara la vicenda) cosa sia successo in termini semplici. (ci perdoneranno i puristi del mercato se ci permettiamo di spiegare complesse vicende finanziarie all'uomo della strada).

1. Game Stop è un'azienda americana i cui bilanci non sono propriamente eccelsi e avendo qualche difficoltà (vengono chiusi molti negozi e si avanzano dubbi sulla bontà del futuro dell'azienda), alcuni grandi investitori del mercato decidono di scommettere sul suo ulteriore ribasso e probabilmente scomparsa. In termini più semplici delle società e fondi di investimento investono del denaro su particolari strumenti finanziari che altro non sono che delle scommesse. In questo caso ribassista: ovvero si scommette che il titolo che rappresenta il valore dell'azienda andrà giù. E quindi chi lo possiede si troverà ad avere un qualcosa che vale sempre meno.

Io sono MARIO MARIETTI e ho nel mio portafoglio 1.000 azioni della Game Stop.L'11 gennaio queste azioni valgono 19.320 $ (19,32 dollari ad azione). 

2. Su una piattaforma social, Reddit, alcuni piccoli investitori, persone comuni con il pallino della finanza, stimolati dalle indicazioni di una piccola struttura di intermediazione finanziaria (broker) che opera tramite App e cioè RobinHood decidono di acquistare le azioni della Game Stop. Il motivo? Andare contro i grandi squali della finanza ovvero quelle mega strutture che per molti sono anti-democratiche e stritolano, se ne hanno voglia, qualsiasi azienda per i loro interessi di bottega.

3. Come recita la legge fondamentale di mercato, se una cosa viene acquistata e richiesta (domanda maggiore dell'offerta) il prezzo sale. E così, in modo inaspettato, il titolo di Game Stop comincia a decollare senza apparenti motivazioni. E il 27 gennaio raggiunge quota di 371,82 dollari ad azione.
MARIO MARIETTI (con le sue 1.000 azioni) adesso ha nel suo patrimonio un valore di 371.820 $.

4. Il mercato è sorpreso, perchè l'iniziativa arriva da una miriade di piccoli investitori. La notizia viaggia veloce e il motivo di questo innalzamento è un misto fra boutade (voglia di giocare) di qualcuno e effettiva voglia di cogliere una opportunità di investimento. Perchè qualcuno capisce il gioco e comincia a scommettere sul rialzo a breve, diciamo di pochi giorni se non poche ore. Se si osserva questa foto, è più facile capire.


Il bello del mercato finanziario è che non è detto che tu sia obbligato a comprare materialmente queste azioni per rivederle subito dopo. Ci sono strumenti finanziari che ti consentono di depositare una somma minima e semplicemente scommettere sul rialzo. Così se le azioni il 25 gennaio valgono 70 dollari circa io investo, che so, 1000 dollari tramite un broker (intermediario) e decidono di rivendere dopo 2 giorni delle azioni Game Stop: al prezzo che ci sarà a quel momento. Così con 1000 dollari non compro fisicamente circa 14 azioni. Ma tramite un meccanismo di garanzia decido di comprare 714 azioni al valore di 70 dollari. E il giorno 27 mi ritrovo con l'azione che vale 370 dollari. Chiudo la mia opzione di vendita e intasco la differenza fra il prezzo del 25 gennaio e quella del 27 gennaio:

Quanto mi porto a casa? Ben 264.180 dollari. Più la restituzione del deposito di 1000 dollari.

Da dove arrivano tutti questi soldi? Perchè essendo un sistema finanziario, se qualcuno li prende, qualcun altro li deve aver messi? SEMPLICE: quei soldi sono stati messi da chi ha scommesso che il titolo Game Stop sarebbe andato giù. 

Ricordiamoci che l'11 gennaio il titolo valeva solo 19 dollari. Quindi vedendolo salire a 70 dollari, più di una persona potrebbe pensare che l'ascesa è destinata a fermarsi e quindi comprare delle opzioni di vendita è una possibilità di guadagno.

Il mercato finanziario è fatto così. E' semplicemente una questione di tempistiche. Entrare ed Uscire dal mercato al momento giusto o al momento sbagliato.
Infatti il 28 gennaio, ad un certo punto, l'azione crolla a 197 dollari. Chi ha venduto quando era intorno ai 300 dollari ha guadagnato ma ci sono persone che prese dall'euforia hanno scommesso che il titolo sarebbe andato ancora più su. A sorpresa il giorno dopo il titolo rischizza di nuovo a 340 $. Siamo sulle montagne russe. Nessuno capisce più niente. Non ci sono abilità che tengano e nessuno riesce a prevedere l'andamento sul breve.

Ma sul medio periodo è impossibile che il titolo regga. Lo sanno tutti. I meno avidi, cominciano a pensare all'incasso e cominciano a vendere (o meglio, esercitare l'opzione di vendita). In fondo molti si faranno un sacco di soldi.
Il titolo va giù e poi ancora più giù. 200, 150, 100 e arriva ad adesso in cui è valutato 59 $.

5. Molti piccoli investitori esultano. E' la vittoria del proletariato finanziario e di un piccolo intermediario che usando solo il potere di un social e del passaparola sembrerebbe averle suonate ai colossi della Finanza mondiale. Ma è proprio vero?

A parte che esistono fenomeni specifici che si creano in una sorta di tempesta perfetta, se ben vediamo, alla fine c'è stato un rally in cui il titolo è salito ma alla fine è tornato giù. E molti analisti indicano che alla fine chi veramente ha fatto i soldi siano stati veramente i colossi (per quanto più di un piccolo investitore è probabile abbia portato a casa una bella pagnotta). E sulle spalle di chi? Probabilmente proprio dei piccoli investitori.

Chi ci ha guadagnato è stata l'APP RobinHood, sicuramente. Passata da essere quasi sconosciuta al di fuori degli addetti al lavoro, ad essere l'emblema della lotta di classe fra i piccoli e i giganti.
Non so, mi sembra tutto molto retorico. Non dico che non sia vero.

Sta di fatto che la storia di Game Stop ci indica alcuni insegnamenti.

A- Il mercato finanziario è una follia istituzionalizzata, ormai completamente slegata alla realtà dell'economia.

B- Gli strumenti informatici di oggi possono darci la possibilità di cogliere le occasioni che il mercato finanziario propone.

C- I grandi investitori del mercato hanno sempre assi nella manica.

Concludiamo qui, questo articolo su Game Stop. Lascio a chi legge la possibilità di fare domande o richiedere approfondimenti su qualche punto toccato dal post. Che era volutamente semplificato proprio per essere leggibile da tutti.

Attendo...

giovedì 4 febbraio 2021

L'ora di Draghi, cosa c'è sotto? (non è un post di politica)

In questo blog non parliamo di politica (per quanto ogni qualvolta parli di argomenti attinenti al convivere delle persone è, alla fin fine, politica nel senso più antico del termine) ma cerchiamo di rimanere nel campo dell'economia e della finanza.

E' però impossibile non trattare l'argomento del giorno, ovvero l'irruzione quasi sfrontata e debordante del signor Mario Draghi nella scena di Salotto Italia.

La scelta di un nuovo Presidente del Consiglio è sicuramente un tema politico a tutto tondo. Ma quando la persona scelta è un ultra-famoso economista, nonchè per anni Governatore di Banca d'Italia prima e Governato della BCE, massimo rappresentazione bancaria del Vecchio Continente e di tutto il mondo, beh.... fare un paio di riflessioni nell'ambito dell'economia è giusto e, forse, anche doveroso.

La prima considerazione è rivolta al fatto che il signor Draghi sia sicuramente ben visto dagli addetti ai lavori e dai mercati. E questo, più che parlare di Draghi, ci porta a parlare di questo concetto chiamato, in modo molto sottile e direi subdolo, "i mercati". Ci chiediamo, come mai tutto questo rispetto e fiducia?

La seconda considerazione è rivolta al fatto che essendo questo futuro presidente del consiglio un economista, sicuramente grande attenzione sarà posta nei confronti della situazione economica nazionale. E qualcuno malignamente sussurra anche sul patrimonio di questa favolosa nazione che è l'Italia. Per deciderne uso e destinazione.

Ma partiamo con la prima considerazione. Arriva Draghi e vari indicatori economici mostrano subito il gradimento da parte dei "mercati". Perchè è un Presidente forte? O per usare le parole di Mattarella, un Presidente di alto profilo? Ma dicevamo dei mercati. Questo concetto che da anni è, sottobanco, assurto a divinità nel linguaggio forbito degli esperti del settore.

I "mercati" sono diventati una identità forte e quasi divina a cui far riferimento. Ci sono i popoli, ci sono i governi, le istituzioni, i politici, i governatori e via dicendo. Ma nessuno di questi ha così tanto potere e influenza come i "mercati". Che non sono dei luoghi nè sono esattamente delle aziende, gruppi economici o persone. Non sono nè una cosa nè l'altra ma un concetto complesso che, per dirla in modo semplice, nascondono agli occhi altri protagonisti che si vuol tenere nell'ombra.

Dire che sono i mercati a fare una certa cosa o l'altra, a reagire o meno a qualche evento è un modo molto comodo per dare la colpa a qualcosa di inafferrabile e impersonale. Una sorta di Destino, al di là del potere di controllo delle istituzioni, governi e politici. Se i "mercati" dicono qualcosa, occorre seguire ciò che dicono i mercati. Senza peraltro affermare la verità: ovvero che i "mercati" molto spesso possono dire ciò che qualcuno vuole che si dica. Senza che si sappia che è lui ad averlo detto.

Quindi è possibile manipolare i mercati? Sicuramente è un sistema complesso e non basta schiacciare un bottone per avere una risposta automatica. Ma se volessimo trovare un termine di paragone a cosa i mercati siano, potremmo paragonarli a quell'altra cosa inafferrabile chiamata "opinione pubblica".

Che è qualcosa che esiste ma non si sa esattamente dove è nè come è fatta. Quindi l'opinione pubblica dice una cosa ma in realtà è, quasi sempre, solo il megafono di qualcuno che intende imputare alla collettività un'idea specifica. E dopo che l'opinione pubblica ha detto o sostenuto qualcosa, spesso le persone si convincono di quell'idea. Anche se prima non la pensavano così.

Si può influenzare l'opinione pubblica. Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare. Si possono influenzare i mercati? Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare.

Che Draghi sarebbe stato il successore di Conte alla guida dell'Italia, e qui passiamo alla seconda considerazione, lo si sentiva dire in giro da molto tempo. Non da giorni o settimane, ma da mesi. Lo sentimmo già dal 2019 quando ci fu il crollo del primo governo Conte appoggiato da M5S e Lega. Per avere un quadro ancora più thriller della scena invito a leggere questo articolo di un giornalista indipendente molto in gamba. Già ad agosto aveva delineato per filo e per segno ciò che è avvenuto in questi giorni.

Perchè Draghi? Perchè è un economista e solo un esperto può occuparsi con successo del disastro di amministrazione economica che in questa nazione si porta avanti dal 1992 circa? 30 anni di devastazione della programmazione economica nazionale e svendita e smantellamento di tutto ciò che funzionava per offrirlo al miglior offerente?

Oppure perchè se qualcuno ha pianificato già, in altre stanze, progetti e piani difficili da digerire all'opinione pubblica (ecco qui) ma graditi ai mercati (ecco qui), il fatto che sia Draghi a proporli pubblicamente e garantire per loro semplificherebbe le cose?
Lo dico in altro modo. E se piani e provvedimenti economici di fatto non positivi per il popolo italiano (noi, la gente comune) ma positivi per gruppi ristretti di aziende e persone (quelli dietro ai "mercati") dovessero essere decisi, non è meglio che sia a farlo chi gode della fiducia dell'opinione pubblica?
Che non è la gente. Ma i mass-media con il loro tam-tam possono indurre le persone a pensarla come l'opinione pubblica.

E niente. Per ora salutiamo il signor Mario Draghi e riparleremo delle sue gesta. Che avranno a che fare con il denaro e i suoi dintorni.

venerdì 29 gennaio 2021

Denaro elettronico? Ne sappiamo abbastanza?

E' un tema sulla bocca di tutti: i pagamenti digitali.

E' una rivoluzione strisciante (ma neppure tanto) che sta cambiando la nostra quotidianità.

Ma siamo sicuri di averne valutato con attenzione tutti i pro e i contro? Secondo me no.

E' un pò come è avvenuto con l'avvento degli smartphone.
Dalla presentazione (ormai diventata fenomeno di culto) di Steve Job del primo Iphone, il mondo non è più stato lo stesso.

Ma avete presente come era la vita delle persone prima del 2007? Sono passati solo 13 anni eppure sembra che parliamo di secoli.

Con l'uso della moneta elettronica accadrà la stessa cosa. Ecco perchè fare qualche riflessione è d'obbligo.

In primo luogo, prima di capire cosa sia il denaro (moneta) elettronica, si dovrebbe fare un passo indietro e comprendere cosa sia il denaro in primo luogo.

Credo che parlare di denaro elettronico senza sapere bene cosa sia il denaro, sia come parlare di capacità di uno smartphone senza aver compreso cosa sia la comunicazione.

Per comprendere meglio il concetto base del denaro vi suggerisco (molto umilmente) di andare a rivedere i 4 post che su questo blog ho scritto (vai qui).

Ora possiamo vedere che la moneta elettronica non è altro che denaro (e quindi una idea) che viaggia sotto forma di informazioni digitali e non su un substrato fisico. Quando dal nostro portafoglio tiriamo fuori la nostra carta di credito o il nostro bancomat, pensiamo che quella tessera di plastica SIA il denaro. Ma non è così. Quello è solo un veicolo, un contenitore. E' un portafogli. Non è il denaro. Al punto che, come un portafoglio reale, può essere pieno di soldi o vuoto.

La moneta elettronica può quindi essere contenuta sia in una tessera di plastica ma anche dentro un cellulare. Qualcuno pensa che possa essere messa anche da altre parti. In una carta di identità, in un anello, in un braccialetto. Addirittura in un chip da inserire sottopelle, in modo che per pagare non dobbiamo far altro che avvicinare ad un sensore il nostro polso o il nostro braccio.

Succederà? Si, molto probabile. Lo scenario in cui noi stessi siamo i contenitori del nostro denaro (il denaro addosso) è tutt'altro che assurdo o improbabile.

Quale è il pericolo? Non è il denaro elettronico in se e per se. E' che la mancata comprensione del denaro porta a pericoli di gestione di un fenomeno quando questo si allontana dalla materialità della cosa.

L'esistenza di monete metalliche prima o di cartamoneta dopo, tiene agganciato il concetto di denaro ad una fisicità che evita la perdita di controllo del concetto.

E soprattutto la proprietà.

Oggi, infatti, mettendo le nostre ricchezze sotto forma di bit digitali, poniamo queste (le ricchezze ovvero i nostri capitali in denaro) a rischio di nuovi pericoli. Che sono fondamentalmente 2:

1. Il pericolo di furto da parte di nuovi tipi di ladri. Questi sono esperti di informatica e di computer, conoscono bene un mondo di cui noi invece non sappiamo praticamente niente. L'ignoranza delle persone di questo nuovo universo informatico è massima. Il fatto che si sappia usare un bancomat, navigare su Google o usare Facebook non significa conoscere il web e il computer.

2. Il pericolo di perdita del controllo del denaro. Se i miei soldi sono gestiti a livello informatico, una banca, un governo o un qualsiasi ente può subentrare a me nella gestione e nel controllo di questo denaro. Certo, suona strano che ci si debba preoccupare di cosa uno Stato può farci. Sembra assurdo. Oppure, come qualcuno dice, solo un criminale può avere paura dello Stato, non certo un cittadino onesto.

Questo non è vero. Uno Stato, un qualsiasi Stato non è un ente perfetto. Ne lo è questa cosa chiamata Banca. Le prove sono sotto gli occhi di tutti.

Questo è stato solo un esempio di qualche tempo fa. E' capitato ad Unicredit: https://amp.ilgiornale.it/news/cronache/tuo-conto-stato-azzerato-altro-caos-i-clienti-unicredit-1890183.html . Leggi.... vedrai cosa potrebbe capitare in futuro se non si prendono gli opportuni provvedimetni.

E lo stato potrebbe avere leggi ingiuste.

Adesso si parla di stimolo dei pagamenti elettronici come metodo per combattere l'evasione fiscale. Abbiamo già discusso di questo, mostrando la non veridicità di questo concetto.
Con il cashback, l'ultimo governo ha spinto le persone a fare queste cose.

Era prevedibile.

Quindi? Moneta elettronica si o moneta elettronica no? Ovviamente si ma ci vuole istruzione. Ci vuole conoscenza. E ovviamente questa non la troviamo da nessuna parte.

Nessuna Camera di commercio, scuola, comune e parti dello Stato ha creato corsi di formazione per adulti e ragazzi per aumentare la comprensione della cosa.

Cosa succederà? Sempre più caos. E la finanza, il denaro diventerà un soggetto ancora più oscuro e complesso.

Il mio suggerimento è seguire questo blog e seguirci nella preparazione della nostra soluzione a tutto questo ovvero il metodo MASTER-MONEY, il cui scopo è proprio insegnare a gestire denaro e finanze.

Grazie mille per l'attenzione

venerdì 22 gennaio 2021

Debito buono e debito cattivo: differenti?

Sicuramente avrai sentito parlare della contrapposizione fra debito buono e debito cattivo.

Ma in assenza di una corretta definizione del concetto stesso di debito, questa distinzione rischia di diventare sterile.

Quindi prima di dire cosa è buono e cosa cattivo, prima di addentrarci in un esame cosa sia costruttivo e cosa sia distruttivo, occorre fermarci al concetto stesso di DEBITO.

Debito viene dal verbo latino "debere" che significa essere obbligare a dare qualcosa a qualcuno.

Quindi un debito è sostanzialmente un obbligo a dover fare qualcosa. Tant'è che effettivamente, anche nel linguaggio comune, si parla di "essere in debito" con qualcuno quando ci fa un favore o ci aiuta.

Ma nel linguaggio comune, l'uso predominante della parola è quella di essere obbligati a rendere del denaro a qualcuno.

Da questo punto di vista, ad una prima analisi, sembrerebbe che l'essere obbligati a fare qualcosa sia SEMPRE una fattore negativo e che, addirittura, dover rendere dei soldi sia anche peggio.

Ma tutto ciò, essendo basato su molta emotività che esula dal discorso, non ci aiuta nè ci spiana la strada ad una maggiore comprensione.

Quando un oggetto, una quantità di cose, una attività viene svolta da qualcuno a favore di qualcun altro nasce sempre un meccanismo di SCAMBIO. Diciamo che A da o fa qualcosa per B e quest'ultimo pareggia il movimento di oggetti o di attività (FLUSSO) che riceve facendo muovere verso A qualche altro flusso.

Non vi è niente di sbagliato in questo. Niente.
Neppure quando A da a B del denaro. 

In questo caso occorre esaminare gli accordi fra A e B. Un genitore che da 20 euro a suo figlio perchè sta uscendo con gli amici, fa fluire dell'energia (denaro) da A (genitore) a B (figlio). La cosa finisce li.
Ma....

Se il genitore dovesse continuare a far fluire denaro da lui (A) al figlio (B) senza che mai, in alcun modo e in nessuna forma (B) potesse far fluire qualcosa da lui verso il genitore, questa situazione di dis-equilibrio, prima o poi, sfocerà in un qualche aspetto negativo.

Quindi....
Cosa è un debito buono e cosa un debito cattivo?

Un debito buono è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.
Un debito cattivo è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che NON ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.

Ora... Nella vita nessun individuo vive solamente per essere un macchinario produttivo. Non siamo delle macchine. E viviamo anche di azioni e attività fini a se stessa.

Così, non è IN ASSOLUTO un crimine procurarsi e possedere un qualche giocattolo con cui semplicemente ci svaghiamo e passiamo il nostro tempo in una attività che non porta da nessuna parte.
Si vive anche per queste cose.

Ma ogni situazione deve essere analizzata caso per caso. Ed è il fattore equilibrio quello che conta.

Se vado in banca e mi faccio dare 30.000 euro e con questa ci compro una bella auto, questo debito potrebbe essere allo stesso tempo un debito cattivo e un debito buono. Senza altri dettagli sulla situazione in generale, è difficile dare un giudizio.

In linea di massima una bella auto non è esattamente un fattore produttivo e più frequentemente rientra nella categoria dei "giocattoli". E' uno sfizio per la maggior parte delle volte.
Ma non sempre.

Se fossimo degli agenti di commercio o svolgessimo un qualsiasi lavoro in cui la mobilità in confort è importate o un lavoro in cui l'immagine è un aspetto promozionale (un agente immobiliare ad esempio), l'acquisto di una bella macchina non è SOLO uno sfizio ma un investimento in promozione. E quindi foriero di maggiore produzione futura.
Ma anche questo dipende da altri fattori. Nel nostro (facciamo l'esempio dell'agente immobiliare che si compra una nuova macchina) bilancio la copertura delle altre spese prioritarie è a posto? Il livello di produzione mi permette una spesa di 30.000 € o sono al di là di quello che mi potrei permettere? L'acquisto è fatto al momento giusto? Non c'erano altre modalità più utili per risolvere il problema promozionale? E via discorrendo.

In dottrina si chiama il debito cattivo quello fatto per una SPESA e il debito buono quello che porta ad un INVESTIMENTO.

La spesa si fa per qualcosa che si consuma e basta. L'investimento si fa per qualcosa che, in seguito, produrrà qualcosa.

Certo, non sempre è facile capire quando mettere i soldi su qualcosa sia una spesa o un investimento. Spesso la distinzione non è così netta e si può parlare di scale di grigio anzichè di un preciso "o bianco o nero".

Cosa ci rimane alla fine dell'articolo? Che indebitarsi non è sempre qualcosa di SICURAMENTE negativo. Anzi.
Lo spiegheremo meglio in un prossimo post che spiegherà perchè è giusto che in una società si prestino i soldi. E cercheremo di capire perchè, anche quando questo viene fatto, spesso viene fatto nel modo sbagliato.
Scrivete nei commenti o mandate delle mail per dirci se quanto scritto è chiaro, comprensibile e utilizzabile. O se ci sono domande.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 15 gennaio 2021

Cosa è la pubblicità e come ci condiziona.

Oggi mi va di parlare di qualcosa che sempre più sta diventando parte integrante della nostra vita.

In questo blog parliamo di denaro e lavoro. Anche di produzione e attività aziendale.

In minima parte di marketing, ma in questo caso il tema pubblicità è decisamente non limitabile ad esserne confinato nel contenitore "marketing".

Lo spunto viene dalla lettura di un articolo di un certo Thomas Smith il quale ha scritto una guida chiamata "Pubblicità di successo" nel 1885. Non proprio ieri. Non proprio 5 anni fa.

Stiamo parlando della fine del XIX secolo, quando il panorama della civiltà consumistica (che qualcuno ha anche chiamato la civiltà della Coca-Cola) era ancora da venire.

Leggete un pò cosa diceva:

 1. La prima volta che un uomo guarda una pubblicità, non la vede.

 2. La seconda volta, non se ne accorge.

 3. La terza volta è cosciente della sua esistenza.

 4. La quarta volta, ricorda vagamente di averla vista prima.

 5. La quinta volta la legge.

 6. La sesta volta storce il naso.

 7. La settima volta la legge e dice: "Santo cielo!"

 8. L'ottava volta, dice: "Ecco di nuovo quella roba confusa!"

 9. La nona volta, si chiede se sia qualcosa.

 10. La decima volta chiede al suo vicino se l'ha provata.

 11. L'undicesima volta, si chiede come fa a pagare l'inserzionista.

 12. La dodicesima volta, pensa che debba essere una buona cosa.

 13. La tredicesima volta, pensa che forse potrebbe valere qualcosa.

 14. La quattordicesima volta, ricorda di aver desiderato una cosa del genere da molto tempo.

 15. La quindicesima volta, è stuzzicato perché non può permettersi di comprarlo.

16. La sedicesima volta, pensa di comprarlo un giorno.

 17. La diciassettesima volta, fa un promemoria per acquistarlo.

 18. La diciottesima volta, giura di essere povero.

 19. La diciannovesima volta conta attentamente i suoi soldi.

 20. La ventesima volta che vede l'annuncio, acquista ciò che offre.

Ora, non è che dobbiamo prendere alla lettera ciò che il signor Smith scrive. Cioè che per ogni volta che si vede una pubblicità si debbano avere per forza quelle reazioni.

Ma è veramente, veramente interessante vedere che più o meno è realmente questo il percorso di reazione emozionale riguardo alla pubblicità di qualcosa.

Non solo, ho il fondato dubbio che questo tipo di atteggiamento (sempre di natura emozionale) si attui anche quando si presenta una nuova idea o un nuovo progetto.

Vi invito quindi a riflettere sulle potenzialità della pubblicità (se siete imprenditori) e sulle conseguenze nella vostra vita della pubblicità (se siete consumatori).

Scrivere la vostra opinione nei commenti.

In un prossimo post, raccoglierò eventuali commenti e li amplierò con la mia idea riguardo ciò che il signor Smith ci dice.

Grazie per l'attenzione.

domenica 10 gennaio 2021

Cashback, ma cosa è realmente? E potrebbe funzionare?

Ci sono alcune parole che ci entrano nella testa e che non ci lasciano più stare.
Una di queste è CASHBACK.

Che altro non è che una parola inglese che significa ritorno (restituzione) di contante.
E' una iniziativa fatta dal presente governo il cui scopo è abbastanza fumoso.
A prima vista (almeno nelle dichiarazioni) sembrerebbe che questo premio all'uso di carte di credito e carte di pagamento (vedremo a breve quale differenza esiste fra le due) venga concesso per aumentare la abitudine degli italiani a usare i moderni sistemi di pagamento con moneta elettronica negli acquisti.

Abitudine che in Italia sembrerebbe non essere molto in vigore, al punto da collocare la nostra nazione fra le ultime in quanto a propensione all'uso della cosiddetta moneta digitale.
(ci sono molti sondaggi sul web: alcuni dicono addirittura che solo il 26% degli acquisti è fatto con pagamenti digitali contro la media del 45% in Europa vedi

Ma dando per assodato che questo dato sia anche vero, la vera, verissima domanda è: e quindi? Quale è il problema se anche fosse?

L'idea che personalmente mi sono fatto è come se, dovendoci occupare di dare una casa dignitosa a tutti, anzichè dedicare le nostre attenzioni a chi la casa non ce l'ha e vive per strada, ci ponessimo il problema del fatto che il colore delle tende di chi ha la casa non è particolarmente bello.

Quale è il problema se in una nazione si usano poco le carte di moneta elettronica?

Si badi bene. Io non sono contro l'uso di carte e strumenti di pagamento elettronico. Anzi. Personalmente li uso costantemente e sono tra quelle persone che per prime cominciarono ad usare molti anni addietro le nuove forme di pagamento.
Prima le carte di credito e poi Paypal e poi (finchè durò) Liberty Reserve, AlertPay per citarne alcune. Infini uno dei primi in Italia a usare i conti Revolut o i conti Monese.

Quindi non vedo un problema neppure a usare la moneta elettronica. Ma non vedo neppure un problema a usare i contanti. Sono per la totale libertà di pagamento.

Ah, l'evasione. Ah, ecco. L'evasione mi si dirà...
Incrementare l'uso di forme di pagamento in moneta elettronica favorisce la lotta all'evasione.
Che parrebbe essere fomentata e ingigantita dall'uso dei contanti.
Davvero?
Abbiamo già scritto a riguardo tante volte che viene un pò in salita voler ridire le stesse cosa.

Ma citiamo qualche numero. Prendiamo uno dei tanti studi (il web e i giornali ne sono pieni).
Se fissiamo che 100 sia l'evasione totale registrata in Italia, avremo che nel 2019 si stimavano le seguenti percentuali di evasione per queste 5 grandi aree di evasione:
A. Economia sommersa (attività in nero, non conosciute dallo stato): 18,9% del totale.
B. Economia criminale (malavita e grandi organizzazioni mafiose): 43,1% del totale.
C. Evasione di società di capitali (escluse quelle giganti o sede all'estero): 12,4% del totale.
D. Evasione delle Big Company: 20,8% del totale.
E. Evasione di lavoratori autonomi e piccole imprese: 4,8% del totale

Bene. Di che parliamo? Della lotta al 4,8% dell'evasione? E' qui il problema?
Penso non sia necessario commentare ulteriormente quanto inutile sia spendere (a oggi) 222 milioni di euro per pagare il cashback agli italiani per questo mese di dicembre.
E' il miglior uso che si poteva fare di quei 222 milioni di euro?

La loro restituzione agli italiani (senza un criterio e soprattutto senza un piano di miglioramento per il futuro - leggasi investimenti) era veramente il miglior uso che se ne poteva fare?
Lascio a voi la risposta.

Alla fine, quindi, questo cashback non si capisce bene a cosa serva. E sebbene molti italiani saranno contenti dei 30, 40 o 70 euro che gli ritorneranno in tasca (a fronte di 300, 400 o 700 euro spesi), la realtà è che questo è un errore pacchiano di un gruppo dirigente che non conosce neppure i fondamenti dell'economia e della finanza.
E se li conoscono, sono ancora più colpevoli, perchè in malafede.

martedì 11 agosto 2020

La moneta è come il sangue.... così dice Giacinto Auriti

 

Riporto una citazione del prof. Giacinto Auriti che di questi tempi è come una granita nel caldo afoso d'agosto.
Cosa diceva in sintesi questo signore (la solita mente italica geniale che viene sottovalutata solo perchè non si chiama Jackon Gold)?

Diceva che la moneta è come il sangue, la sua quantità va proporzionata alla entità del corpo da irrorare.
Cosa significa in parole povere?
Significa che la moneta 
1. NON HA NESSUN VALORE DI PER SE a meno del valore della sua funzione.
2. LA FUNZIONE DEL DENARO E' PERMETTERE LA CIRCOLAZIONE DI BENI E SERVIZI.

Quindi se un certo corpo (uno stato, una comunità o un villaggio) ha una certa dimensione e una certa economia (quantità di produzione effettiva di beni o servizi) a quel corpo occorre dare una certa adeguata quantità di moneta, che non è altro che il liquido che permette al corpo di funzionare.

Un corpo grande come un grande stato con una economia prospera ha necessità di MOLTO DENARO. E ogni qual volta l'economia cresce, è ovvio che ci deve essere più denaro in circolazione. Il rischio, se non si fa così, è che il corpo possa cominciare a funzionare male proprio per mancanza di circolazione del benessere. E questo può portare alla morte di singole cellule (quelle più lontane dal centro del corpo) o addirittura di interi organi. E prima o poi anche dell'intero corpo.

L'esempio che fa Auriti è che quando in un mercato le quantità di beni in vendita sono di più, occorrono più soldi per poterle comprare.
Perchè i soldi non hanno valore di per se. Ma solo nella misura in cui servono per comprare cose e servizi.
I soldi sono solo un sistema per scambiare valore. Non sono il valore.
Una persona, se le viene impedito di spendere i soldi che ha, è come se non li avesse. Perchè non ci può far niente.

L'esempio più eclatante è quella di un uomo che precipitasse in un'isola deserta con una valigia con 50 milioni di euro in carta. Se li non c'è nessuna attività umana che accetta quel denaro in cambio di cibo, riparo e strumenti, il nostro naufrago che se ne fa?
Forse ci accende il fuoco.

Dico che è importante sottolineare questo concetto basico del denaro anche se una volta esposto è praticamente una ovvietà in se.
Eppure leggendolo lo consideriamo una verità.
Ma vivendo operiamo come se la verità fosse esattamente l'opposto.

Le persone patiscono e si lamentano perchè non ci sono soldi. IL che è una assurdità, visto che il denaro è un prodotto umano e l'uomo (lo stato) ne può produrre quanto ne vuole.
Ciò che manca potrebbero essere le materie prime, l'energia, gli strumenti, i macchinari e anche la conoscenza e il know-how.
Potrebbe mancare anche la forza lavoro ma mai il denaro.
Perchè il denaro è il risultato di qualcosa che viene prodotto. 
Quindi viene prima il prodotto e poi il denaro.

Chi ti dice che non ci può essere una produzione (ad esempio un ospedale, una scuola o una strada) perchè non ci sono i soldi TI MENTE. Spesso sapendo di mentire in modo totale.

lunedì 6 gennaio 2020

Tanto lavoro = tanti soldi?

Fin da piccoli ci siamo sentiti dire alcune cose che, a prima vista,  sembrerebbe che non ci abbiano influenzato più di tanto.

Ci sono molte informazioni che ci arrivano dall'ambiente esterno. Quando si è piccoli e si cresce non è possibile conoscere tutto ciò che c'è da conoscere tramite esperienza diretta.
Così familiari, vicini, insegnanti, amici, conoscenti e poi (per la verità sempre con maggiore impatto) TV, giornali e internet cominciano a fornirci dati, insegnamenti, regole, notizie, schemi mentali e via dicendo.

Quanto queste informazioni sono corrette?
E quanto chi le riceve è in grado di fare un esame, uno screening di validità di ciò che riceve?

Trovare subito e in modo diretto tutte le risposte ai perchè della vita da soli NON E' POSSIBILE.
Ma neppure sembra funzionare il fatto di diventare una sorta di pattumieria che raccoglie ogni tipo di informazione, consiglio e verità.

Tra l'altro, più è vecchia l'informazione o la verità che ci hanno dato, più essa va a seppellirsi in profondità negli schemi del nostro pensiero. E quindi ormai lontano da un ri-esame critico della stessa.
Soprattutto quando quell'informazione viene detta, ripetuta e ripetuta continuamente.

E' possibile riesaminare ogni informazione che abbiamo ricevuto. E rielaborarla in modo funzionale. 
Prendiamone una: Tanto lavoro porta ad avere tanti soldi? Ovvio che no.
A meno che non definiamo in modo corretto che significa lavoro.
Se lavoro è uno sforzo fisico o mentale fatto per svolgere una mansione, tanto lavoro non porterà necessariamente tanti soldi. Anzi, il più delle volte porterà ad un esaurimento nervoso del lavoratore.

Ma se definiamo lavoro come "l'ottenimento di prodotti (beni o servizi) desiderati dal nostro referente che ci paga (datore di lavoro e/o cliente)", allora si.
Allora la frase "tanto lavoro uguale tanti soldi" diventerà realtà.

Quindi il fatto non è se occorre lavorare tanto. Ma se potremmo riuscire a produrre tanto. Cioè ottenere tanta produzione.

A scanso di equivoci, avremmo che la regola tanto lavoro = tanti soldi non è molto funzionale e ci porta a clamorosi vicoli ciechi.
La sostituiremo con la regola tanta produzione = tanti soldi.
E qui il discorso diventa semplicissimo.

Cosa produco nel mio lavoro? Quale è la richiesta che mi viene fatta (da chi mi paga, cliente o datore di lavoro che sia)?

Quindi, prima di capire cosa devo fare per produrre di più, devo assolutamente avere una idea chiara e precisa di cosa mi viene richiesto dal mio lavoro. Quale sia l'esatto tipo di azione o risultato che mi viene richiesto.

Definito con precisione quello, è abbastanza facile capire cosa occorra fare per produrre di più.

lunedì 4 settembre 2017

Il cittadino e il conto corrente

Il conto corrente è ormai uno strumento molto usato dagli italiani.
E' uno strumento che è diventato parte imprescindibile della nostra vita quotidiana.
Per molti è anche uno strumento per portare ordine nei propri conti e tenere sotto controllo spese e quant'altro.

In un prossimo post ci dedicheremo ad approfondire quale sia l'effettiva utilità di questo strumento e quali possano essere gli accorgimenti da usare per utilizzarlo al meglio.
Oggi però vogliamo chiederci:
E' idoneo lasciare molti soldi sul conto corrente?
E' idoneo lasciare tutti i nostri soldi sul conto corrente, bancario o postale che sia?

Sia che si tratti di qualche migliaio di euro che di decine o – buon per te – di centinaia, i soldi sul conto non sono mai così sicuri come si può credere. Non è solo l’inflazione a rosicare i risparmi. Non è neanche un cattivo investimento suggerito dal consulente finanziario. Nemici ben più pericolosi si sono aggiunti nel tempo, come l’applicazione delle regole del bail-in in caso di fallimento della banca o il pignoramento dell’Agenzia delle Entrate. Questo non vuol dire che il tradizionale materasso sia un posto più sicuro dove nascondere la busta paga o magari la liquidazione, ma in alcuni casi è preferibile “diversificare”: in altre parole, frammentare il deposito in più rapporti bancari potrebbe far vivere il contribuente con maggiore serenità.

Diversificare non significa altro che evitare di porre tutte le uova in un sol paniere.
ma anche di capire bene quali sono i nostri obiettivi finanziari, quali sono i nostri obiettivi di sicurezza, protezione e risparmio.

E' un percorso che molti di noi fanno estremamente bene senza seguire un preciso metodo o uno schema.
Ma anche costoro avrebbero un ulteriore beneficio se imparassero ad esaminare la faccenda in un modo più schematico e secondo dei principi.

  • Quali sono i miei obiettivi finanziari?
  • Quanto conta per me avere un cuscinetto di sicurezza in caso mi trovassi in un momento di emergenza?
  • Sto lavorando a dei precisi progetti futuri?
  • Ho necessità di far fruttare i miei soldi?
  • Quali sono le mie priorità in fatto di sicurezza e in fatto di rendimenti?
  • Esistono possibilità di mettere a frutto i propri risparmi senza correre eccessivi rischi?

Lasciare tutti i propri soldi sul conto corrente è un rischio.
Non è una follia, ovviamente, ma è rischioso (in alcuni casi molto rischioso) farlo senza avere fatto un'analisi della propria situazione e ovviato ai principali pericoli insiti nel lasciare abbandonati al proprio destino i propri soldi.

Non che la soluzione sia metterli sotto il materasso. Anzi.... quella è una soluzione peggiore del male.

I principali "pericoli" del lasciare TUTTI i propri soldi sul conto corrente sono i seguenti.
  • Pignorabilità del denaro sul conto da parte di entità fiscali.
  • Erosione del valore reale del capitale versato da parte di spese di tenuta conto e altri costi non ben chiariti e da parte dell'aumento dell'inflazione.
  • Mancanza di una adeguata remunerazione del deposito.
  • Rischio fallimento banca (per le somme eccedenti ai 100.000 € di deposito) 
  • Rischi di prelievo forzoso da parte dell'autorità statale in presenza di emergenze nazionali. 
Sebbene questi eventi sembrino remoti, occorre comunque tenerli presenti in un criterio di rischio.
In particolare è molto forte la presenza di una mancata remunerazione del proprio deposito.
Che è pur sempre una mancanza di guadagno possibile sui propri denari.
Ovviamente non tutto il nostro capitale dovrebbe essere usato a fini speculativi. Solo una parte. Così come una parte dovrebbe rimanere completamente liquida sul proprio conto corrente e una altra parte vincolata a determinati obiettivi o esigenze.

A questo punto il quadro è chiaro.
Ovvero la necessità di avere un buon consulente di fiducia o un professionista fidato che esamini con noi questo genere di situazioni.
Un professionista al nostro servizio e non un dipendente o un collaborazione di una banca, una società finanziaria o un'assicurazione.
Esiste?
Si.
E' il broker.

Ovvero un intermediario fra il risparmiatore e la banca o la compagnia di assicurazioni.
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