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martedì 9 febbraio 2021

Ma cosa è esattamente successo nel caso di GAME STOP? E' veramente la guerra di Davide contro Golia dei mercati finanziari?

Non era proprio possibile, viste le tematiche trattate da sempre in questo blog non dedicare almeno un post alla questione del momento nel mondo della finanza. E quindi del denaro.

Anche perchè le vicende di Game Stop (Azienda USA che vende videogiochi tramite migliaia di negozi in tutto il mondo) di questo ultimo periodo ci permettono di avere una panoramica reale e concreta di come temi come gli investimenti finanziari e l'economia reale si intersechino e si mischino in modo orgiastico nel panorama produttivo della nostra società.

Ma cerchiamo (per chi non avesse ben chiara la vicenda) cosa sia successo in termini semplici. (ci perdoneranno i puristi del mercato se ci permettiamo di spiegare complesse vicende finanziarie all'uomo della strada).

1. Game Stop è un'azienda americana i cui bilanci non sono propriamente eccelsi e avendo qualche difficoltà (vengono chiusi molti negozi e si avanzano dubbi sulla bontà del futuro dell'azienda), alcuni grandi investitori del mercato decidono di scommettere sul suo ulteriore ribasso e probabilmente scomparsa. In termini più semplici delle società e fondi di investimento investono del denaro su particolari strumenti finanziari che altro non sono che delle scommesse. In questo caso ribassista: ovvero si scommette che il titolo che rappresenta il valore dell'azienda andrà giù. E quindi chi lo possiede si troverà ad avere un qualcosa che vale sempre meno.

Io sono MARIO MARIETTI e ho nel mio portafoglio 1.000 azioni della Game Stop.L'11 gennaio queste azioni valgono 19.320 $ (19,32 dollari ad azione). 

2. Su una piattaforma social, Reddit, alcuni piccoli investitori, persone comuni con il pallino della finanza, stimolati dalle indicazioni di una piccola struttura di intermediazione finanziaria (broker) che opera tramite App e cioè RobinHood decidono di acquistare le azioni della Game Stop. Il motivo? Andare contro i grandi squali della finanza ovvero quelle mega strutture che per molti sono anti-democratiche e stritolano, se ne hanno voglia, qualsiasi azienda per i loro interessi di bottega.

3. Come recita la legge fondamentale di mercato, se una cosa viene acquistata e richiesta (domanda maggiore dell'offerta) il prezzo sale. E così, in modo inaspettato, il titolo di Game Stop comincia a decollare senza apparenti motivazioni. E il 27 gennaio raggiunge quota di 371,82 dollari ad azione.
MARIO MARIETTI (con le sue 1.000 azioni) adesso ha nel suo patrimonio un valore di 371.820 $.

4. Il mercato è sorpreso, perchè l'iniziativa arriva da una miriade di piccoli investitori. La notizia viaggia veloce e il motivo di questo innalzamento è un misto fra boutade (voglia di giocare) di qualcuno e effettiva voglia di cogliere una opportunità di investimento. Perchè qualcuno capisce il gioco e comincia a scommettere sul rialzo a breve, diciamo di pochi giorni se non poche ore. Se si osserva questa foto, è più facile capire.


Il bello del mercato finanziario è che non è detto che tu sia obbligato a comprare materialmente queste azioni per rivederle subito dopo. Ci sono strumenti finanziari che ti consentono di depositare una somma minima e semplicemente scommettere sul rialzo. Così se le azioni il 25 gennaio valgono 70 dollari circa io investo, che so, 1000 dollari tramite un broker (intermediario) e decidono di rivendere dopo 2 giorni delle azioni Game Stop: al prezzo che ci sarà a quel momento. Così con 1000 dollari non compro fisicamente circa 14 azioni. Ma tramite un meccanismo di garanzia decido di comprare 714 azioni al valore di 70 dollari. E il giorno 27 mi ritrovo con l'azione che vale 370 dollari. Chiudo la mia opzione di vendita e intasco la differenza fra il prezzo del 25 gennaio e quella del 27 gennaio:

Quanto mi porto a casa? Ben 264.180 dollari. Più la restituzione del deposito di 1000 dollari.

Da dove arrivano tutti questi soldi? Perchè essendo un sistema finanziario, se qualcuno li prende, qualcun altro li deve aver messi? SEMPLICE: quei soldi sono stati messi da chi ha scommesso che il titolo Game Stop sarebbe andato giù. 

Ricordiamoci che l'11 gennaio il titolo valeva solo 19 dollari. Quindi vedendolo salire a 70 dollari, più di una persona potrebbe pensare che l'ascesa è destinata a fermarsi e quindi comprare delle opzioni di vendita è una possibilità di guadagno.

Il mercato finanziario è fatto così. E' semplicemente una questione di tempistiche. Entrare ed Uscire dal mercato al momento giusto o al momento sbagliato.
Infatti il 28 gennaio, ad un certo punto, l'azione crolla a 197 dollari. Chi ha venduto quando era intorno ai 300 dollari ha guadagnato ma ci sono persone che prese dall'euforia hanno scommesso che il titolo sarebbe andato ancora più su. A sorpresa il giorno dopo il titolo rischizza di nuovo a 340 $. Siamo sulle montagne russe. Nessuno capisce più niente. Non ci sono abilità che tengano e nessuno riesce a prevedere l'andamento sul breve.

Ma sul medio periodo è impossibile che il titolo regga. Lo sanno tutti. I meno avidi, cominciano a pensare all'incasso e cominciano a vendere (o meglio, esercitare l'opzione di vendita). In fondo molti si faranno un sacco di soldi.
Il titolo va giù e poi ancora più giù. 200, 150, 100 e arriva ad adesso in cui è valutato 59 $.

5. Molti piccoli investitori esultano. E' la vittoria del proletariato finanziario e di un piccolo intermediario che usando solo il potere di un social e del passaparola sembrerebbe averle suonate ai colossi della Finanza mondiale. Ma è proprio vero?

A parte che esistono fenomeni specifici che si creano in una sorta di tempesta perfetta, se ben vediamo, alla fine c'è stato un rally in cui il titolo è salito ma alla fine è tornato giù. E molti analisti indicano che alla fine chi veramente ha fatto i soldi siano stati veramente i colossi (per quanto più di un piccolo investitore è probabile abbia portato a casa una bella pagnotta). E sulle spalle di chi? Probabilmente proprio dei piccoli investitori.

Chi ci ha guadagnato è stata l'APP RobinHood, sicuramente. Passata da essere quasi sconosciuta al di fuori degli addetti al lavoro, ad essere l'emblema della lotta di classe fra i piccoli e i giganti.
Non so, mi sembra tutto molto retorico. Non dico che non sia vero.

Sta di fatto che la storia di Game Stop ci indica alcuni insegnamenti.

A- Il mercato finanziario è una follia istituzionalizzata, ormai completamente slegata alla realtà dell'economia.

B- Gli strumenti informatici di oggi possono darci la possibilità di cogliere le occasioni che il mercato finanziario propone.

C- I grandi investitori del mercato hanno sempre assi nella manica.

Concludiamo qui, questo articolo su Game Stop. Lascio a chi legge la possibilità di fare domande o richiedere approfondimenti su qualche punto toccato dal post. Che era volutamente semplificato proprio per essere leggibile da tutti.

Attendo...

giovedì 4 febbraio 2021

L'ora di Draghi, cosa c'è sotto? (non è un post di politica)

In questo blog non parliamo di politica (per quanto ogni qualvolta parli di argomenti attinenti al convivere delle persone è, alla fin fine, politica nel senso più antico del termine) ma cerchiamo di rimanere nel campo dell'economia e della finanza.

E' però impossibile non trattare l'argomento del giorno, ovvero l'irruzione quasi sfrontata e debordante del signor Mario Draghi nella scena di Salotto Italia.

La scelta di un nuovo Presidente del Consiglio è sicuramente un tema politico a tutto tondo. Ma quando la persona scelta è un ultra-famoso economista, nonchè per anni Governatore di Banca d'Italia prima e Governato della BCE, massimo rappresentazione bancaria del Vecchio Continente e di tutto il mondo, beh.... fare un paio di riflessioni nell'ambito dell'economia è giusto e, forse, anche doveroso.

La prima considerazione è rivolta al fatto che il signor Draghi sia sicuramente ben visto dagli addetti ai lavori e dai mercati. E questo, più che parlare di Draghi, ci porta a parlare di questo concetto chiamato, in modo molto sottile e direi subdolo, "i mercati". Ci chiediamo, come mai tutto questo rispetto e fiducia?

La seconda considerazione è rivolta al fatto che essendo questo futuro presidente del consiglio un economista, sicuramente grande attenzione sarà posta nei confronti della situazione economica nazionale. E qualcuno malignamente sussurra anche sul patrimonio di questa favolosa nazione che è l'Italia. Per deciderne uso e destinazione.

Ma partiamo con la prima considerazione. Arriva Draghi e vari indicatori economici mostrano subito il gradimento da parte dei "mercati". Perchè è un Presidente forte? O per usare le parole di Mattarella, un Presidente di alto profilo? Ma dicevamo dei mercati. Questo concetto che da anni è, sottobanco, assurto a divinità nel linguaggio forbito degli esperti del settore.

I "mercati" sono diventati una identità forte e quasi divina a cui far riferimento. Ci sono i popoli, ci sono i governi, le istituzioni, i politici, i governatori e via dicendo. Ma nessuno di questi ha così tanto potere e influenza come i "mercati". Che non sono dei luoghi nè sono esattamente delle aziende, gruppi economici o persone. Non sono nè una cosa nè l'altra ma un concetto complesso che, per dirla in modo semplice, nascondono agli occhi altri protagonisti che si vuol tenere nell'ombra.

Dire che sono i mercati a fare una certa cosa o l'altra, a reagire o meno a qualche evento è un modo molto comodo per dare la colpa a qualcosa di inafferrabile e impersonale. Una sorta di Destino, al di là del potere di controllo delle istituzioni, governi e politici. Se i "mercati" dicono qualcosa, occorre seguire ciò che dicono i mercati. Senza peraltro affermare la verità: ovvero che i "mercati" molto spesso possono dire ciò che qualcuno vuole che si dica. Senza che si sappia che è lui ad averlo detto.

Quindi è possibile manipolare i mercati? Sicuramente è un sistema complesso e non basta schiacciare un bottone per avere una risposta automatica. Ma se volessimo trovare un termine di paragone a cosa i mercati siano, potremmo paragonarli a quell'altra cosa inafferrabile chiamata "opinione pubblica".

Che è qualcosa che esiste ma non si sa esattamente dove è nè come è fatta. Quindi l'opinione pubblica dice una cosa ma in realtà è, quasi sempre, solo il megafono di qualcuno che intende imputare alla collettività un'idea specifica. E dopo che l'opinione pubblica ha detto o sostenuto qualcosa, spesso le persone si convincono di quell'idea. Anche se prima non la pensavano così.

Si può influenzare l'opinione pubblica. Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare. Si possono influenzare i mercati? Si, non è semplice ma con i giusti strumenti si può fare.

Che Draghi sarebbe stato il successore di Conte alla guida dell'Italia, e qui passiamo alla seconda considerazione, lo si sentiva dire in giro da molto tempo. Non da giorni o settimane, ma da mesi. Lo sentimmo già dal 2019 quando ci fu il crollo del primo governo Conte appoggiato da M5S e Lega. Per avere un quadro ancora più thriller della scena invito a leggere questo articolo di un giornalista indipendente molto in gamba. Già ad agosto aveva delineato per filo e per segno ciò che è avvenuto in questi giorni.

Perchè Draghi? Perchè è un economista e solo un esperto può occuparsi con successo del disastro di amministrazione economica che in questa nazione si porta avanti dal 1992 circa? 30 anni di devastazione della programmazione economica nazionale e svendita e smantellamento di tutto ciò che funzionava per offrirlo al miglior offerente?

Oppure perchè se qualcuno ha pianificato già, in altre stanze, progetti e piani difficili da digerire all'opinione pubblica (ecco qui) ma graditi ai mercati (ecco qui), il fatto che sia Draghi a proporli pubblicamente e garantire per loro semplificherebbe le cose?
Lo dico in altro modo. E se piani e provvedimenti economici di fatto non positivi per il popolo italiano (noi, la gente comune) ma positivi per gruppi ristretti di aziende e persone (quelli dietro ai "mercati") dovessero essere decisi, non è meglio che sia a farlo chi gode della fiducia dell'opinione pubblica?
Che non è la gente. Ma i mass-media con il loro tam-tam possono indurre le persone a pensarla come l'opinione pubblica.

E niente. Per ora salutiamo il signor Mario Draghi e riparleremo delle sue gesta. Che avranno a che fare con il denaro e i suoi dintorni.

venerdì 29 gennaio 2021

Denaro elettronico? Ne sappiamo abbastanza?

E' un tema sulla bocca di tutti: i pagamenti digitali.

E' una rivoluzione strisciante (ma neppure tanto) che sta cambiando la nostra quotidianità.

Ma siamo sicuri di averne valutato con attenzione tutti i pro e i contro? Secondo me no.

E' un pò come è avvenuto con l'avvento degli smartphone.
Dalla presentazione (ormai diventata fenomeno di culto) di Steve Job del primo Iphone, il mondo non è più stato lo stesso.

Ma avete presente come era la vita delle persone prima del 2007? Sono passati solo 13 anni eppure sembra che parliamo di secoli.

Con l'uso della moneta elettronica accadrà la stessa cosa. Ecco perchè fare qualche riflessione è d'obbligo.

In primo luogo, prima di capire cosa sia il denaro (moneta) elettronica, si dovrebbe fare un passo indietro e comprendere cosa sia il denaro in primo luogo.

Credo che parlare di denaro elettronico senza sapere bene cosa sia il denaro, sia come parlare di capacità di uno smartphone senza aver compreso cosa sia la comunicazione.

Per comprendere meglio il concetto base del denaro vi suggerisco (molto umilmente) di andare a rivedere i 4 post che su questo blog ho scritto (vai qui).

Ora possiamo vedere che la moneta elettronica non è altro che denaro (e quindi una idea) che viaggia sotto forma di informazioni digitali e non su un substrato fisico. Quando dal nostro portafoglio tiriamo fuori la nostra carta di credito o il nostro bancomat, pensiamo che quella tessera di plastica SIA il denaro. Ma non è così. Quello è solo un veicolo, un contenitore. E' un portafogli. Non è il denaro. Al punto che, come un portafoglio reale, può essere pieno di soldi o vuoto.

La moneta elettronica può quindi essere contenuta sia in una tessera di plastica ma anche dentro un cellulare. Qualcuno pensa che possa essere messa anche da altre parti. In una carta di identità, in un anello, in un braccialetto. Addirittura in un chip da inserire sottopelle, in modo che per pagare non dobbiamo far altro che avvicinare ad un sensore il nostro polso o il nostro braccio.

Succederà? Si, molto probabile. Lo scenario in cui noi stessi siamo i contenitori del nostro denaro (il denaro addosso) è tutt'altro che assurdo o improbabile.

Quale è il pericolo? Non è il denaro elettronico in se e per se. E' che la mancata comprensione del denaro porta a pericoli di gestione di un fenomeno quando questo si allontana dalla materialità della cosa.

L'esistenza di monete metalliche prima o di cartamoneta dopo, tiene agganciato il concetto di denaro ad una fisicità che evita la perdita di controllo del concetto.

E soprattutto la proprietà.

Oggi, infatti, mettendo le nostre ricchezze sotto forma di bit digitali, poniamo queste (le ricchezze ovvero i nostri capitali in denaro) a rischio di nuovi pericoli. Che sono fondamentalmente 2:

1. Il pericolo di furto da parte di nuovi tipi di ladri. Questi sono esperti di informatica e di computer, conoscono bene un mondo di cui noi invece non sappiamo praticamente niente. L'ignoranza delle persone di questo nuovo universo informatico è massima. Il fatto che si sappia usare un bancomat, navigare su Google o usare Facebook non significa conoscere il web e il computer.

2. Il pericolo di perdita del controllo del denaro. Se i miei soldi sono gestiti a livello informatico, una banca, un governo o un qualsiasi ente può subentrare a me nella gestione e nel controllo di questo denaro. Certo, suona strano che ci si debba preoccupare di cosa uno Stato può farci. Sembra assurdo. Oppure, come qualcuno dice, solo un criminale può avere paura dello Stato, non certo un cittadino onesto.

Questo non è vero. Uno Stato, un qualsiasi Stato non è un ente perfetto. Ne lo è questa cosa chiamata Banca. Le prove sono sotto gli occhi di tutti.

Questo è stato solo un esempio di qualche tempo fa. E' capitato ad Unicredit: https://amp.ilgiornale.it/news/cronache/tuo-conto-stato-azzerato-altro-caos-i-clienti-unicredit-1890183.html . Leggi.... vedrai cosa potrebbe capitare in futuro se non si prendono gli opportuni provvedimetni.

E lo stato potrebbe avere leggi ingiuste.

Adesso si parla di stimolo dei pagamenti elettronici come metodo per combattere l'evasione fiscale. Abbiamo già discusso di questo, mostrando la non veridicità di questo concetto.
Con il cashback, l'ultimo governo ha spinto le persone a fare queste cose.

Era prevedibile.

Quindi? Moneta elettronica si o moneta elettronica no? Ovviamente si ma ci vuole istruzione. Ci vuole conoscenza. E ovviamente questa non la troviamo da nessuna parte.

Nessuna Camera di commercio, scuola, comune e parti dello Stato ha creato corsi di formazione per adulti e ragazzi per aumentare la comprensione della cosa.

Cosa succederà? Sempre più caos. E la finanza, il denaro diventerà un soggetto ancora più oscuro e complesso.

Il mio suggerimento è seguire questo blog e seguirci nella preparazione della nostra soluzione a tutto questo ovvero il metodo MASTER-MONEY, il cui scopo è proprio insegnare a gestire denaro e finanze.

Grazie mille per l'attenzione

venerdì 22 gennaio 2021

Debito buono e debito cattivo: differenti?

Sicuramente avrai sentito parlare della contrapposizione fra debito buono e debito cattivo.

Ma in assenza di una corretta definizione del concetto stesso di debito, questa distinzione rischia di diventare sterile.

Quindi prima di dire cosa è buono e cosa cattivo, prima di addentrarci in un esame cosa sia costruttivo e cosa sia distruttivo, occorre fermarci al concetto stesso di DEBITO.

Debito viene dal verbo latino "debere" che significa essere obbligare a dare qualcosa a qualcuno.

Quindi un debito è sostanzialmente un obbligo a dover fare qualcosa. Tant'è che effettivamente, anche nel linguaggio comune, si parla di "essere in debito" con qualcuno quando ci fa un favore o ci aiuta.

Ma nel linguaggio comune, l'uso predominante della parola è quella di essere obbligati a rendere del denaro a qualcuno.

Da questo punto di vista, ad una prima analisi, sembrerebbe che l'essere obbligati a fare qualcosa sia SEMPRE una fattore negativo e che, addirittura, dover rendere dei soldi sia anche peggio.

Ma tutto ciò, essendo basato su molta emotività che esula dal discorso, non ci aiuta nè ci spiana la strada ad una maggiore comprensione.

Quando un oggetto, una quantità di cose, una attività viene svolta da qualcuno a favore di qualcun altro nasce sempre un meccanismo di SCAMBIO. Diciamo che A da o fa qualcosa per B e quest'ultimo pareggia il movimento di oggetti o di attività (FLUSSO) che riceve facendo muovere verso A qualche altro flusso.

Non vi è niente di sbagliato in questo. Niente.
Neppure quando A da a B del denaro. 

In questo caso occorre esaminare gli accordi fra A e B. Un genitore che da 20 euro a suo figlio perchè sta uscendo con gli amici, fa fluire dell'energia (denaro) da A (genitore) a B (figlio). La cosa finisce li.
Ma....

Se il genitore dovesse continuare a far fluire denaro da lui (A) al figlio (B) senza che mai, in alcun modo e in nessuna forma (B) potesse far fluire qualcosa da lui verso il genitore, questa situazione di dis-equilibrio, prima o poi, sfocerà in un qualche aspetto negativo.

Quindi....
Cosa è un debito buono e cosa un debito cattivo?

Un debito buono è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.
Un debito cattivo è un flusso di denaro che riceviamo (e che dobbiamo restituire) che NON ci aiuta a migliorare la nostra condizione operativa.

Ora... Nella vita nessun individuo vive solamente per essere un macchinario produttivo. Non siamo delle macchine. E viviamo anche di azioni e attività fini a se stessa.

Così, non è IN ASSOLUTO un crimine procurarsi e possedere un qualche giocattolo con cui semplicemente ci svaghiamo e passiamo il nostro tempo in una attività che non porta da nessuna parte.
Si vive anche per queste cose.

Ma ogni situazione deve essere analizzata caso per caso. Ed è il fattore equilibrio quello che conta.

Se vado in banca e mi faccio dare 30.000 euro e con questa ci compro una bella auto, questo debito potrebbe essere allo stesso tempo un debito cattivo e un debito buono. Senza altri dettagli sulla situazione in generale, è difficile dare un giudizio.

In linea di massima una bella auto non è esattamente un fattore produttivo e più frequentemente rientra nella categoria dei "giocattoli". E' uno sfizio per la maggior parte delle volte.
Ma non sempre.

Se fossimo degli agenti di commercio o svolgessimo un qualsiasi lavoro in cui la mobilità in confort è importate o un lavoro in cui l'immagine è un aspetto promozionale (un agente immobiliare ad esempio), l'acquisto di una bella macchina non è SOLO uno sfizio ma un investimento in promozione. E quindi foriero di maggiore produzione futura.
Ma anche questo dipende da altri fattori. Nel nostro (facciamo l'esempio dell'agente immobiliare che si compra una nuova macchina) bilancio la copertura delle altre spese prioritarie è a posto? Il livello di produzione mi permette una spesa di 30.000 € o sono al di là di quello che mi potrei permettere? L'acquisto è fatto al momento giusto? Non c'erano altre modalità più utili per risolvere il problema promozionale? E via discorrendo.

In dottrina si chiama il debito cattivo quello fatto per una SPESA e il debito buono quello che porta ad un INVESTIMENTO.

La spesa si fa per qualcosa che si consuma e basta. L'investimento si fa per qualcosa che, in seguito, produrrà qualcosa.

Certo, non sempre è facile capire quando mettere i soldi su qualcosa sia una spesa o un investimento. Spesso la distinzione non è così netta e si può parlare di scale di grigio anzichè di un preciso "o bianco o nero".

Cosa ci rimane alla fine dell'articolo? Che indebitarsi non è sempre qualcosa di SICURAMENTE negativo. Anzi.
Lo spiegheremo meglio in un prossimo post che spiegherà perchè è giusto che in una società si prestino i soldi. E cercheremo di capire perchè, anche quando questo viene fatto, spesso viene fatto nel modo sbagliato.
Scrivete nei commenti o mandate delle mail per dirci se quanto scritto è chiaro, comprensibile e utilizzabile. O se ci sono domande.

Grazie per l'attenzione.

venerdì 15 gennaio 2021

Cosa è la pubblicità e come ci condiziona.

Oggi mi va di parlare di qualcosa che sempre più sta diventando parte integrante della nostra vita.

In questo blog parliamo di denaro e lavoro. Anche di produzione e attività aziendale.

In minima parte di marketing, ma in questo caso il tema pubblicità è decisamente non limitabile ad esserne confinato nel contenitore "marketing".

Lo spunto viene dalla lettura di un articolo di un certo Thomas Smith il quale ha scritto una guida chiamata "Pubblicità di successo" nel 1885. Non proprio ieri. Non proprio 5 anni fa.

Stiamo parlando della fine del XIX secolo, quando il panorama della civiltà consumistica (che qualcuno ha anche chiamato la civiltà della Coca-Cola) era ancora da venire.

Leggete un pò cosa diceva:

 1. La prima volta che un uomo guarda una pubblicità, non la vede.

 2. La seconda volta, non se ne accorge.

 3. La terza volta è cosciente della sua esistenza.

 4. La quarta volta, ricorda vagamente di averla vista prima.

 5. La quinta volta la legge.

 6. La sesta volta storce il naso.

 7. La settima volta la legge e dice: "Santo cielo!"

 8. L'ottava volta, dice: "Ecco di nuovo quella roba confusa!"

 9. La nona volta, si chiede se sia qualcosa.

 10. La decima volta chiede al suo vicino se l'ha provata.

 11. L'undicesima volta, si chiede come fa a pagare l'inserzionista.

 12. La dodicesima volta, pensa che debba essere una buona cosa.

 13. La tredicesima volta, pensa che forse potrebbe valere qualcosa.

 14. La quattordicesima volta, ricorda di aver desiderato una cosa del genere da molto tempo.

 15. La quindicesima volta, è stuzzicato perché non può permettersi di comprarlo.

16. La sedicesima volta, pensa di comprarlo un giorno.

 17. La diciassettesima volta, fa un promemoria per acquistarlo.

 18. La diciottesima volta, giura di essere povero.

 19. La diciannovesima volta conta attentamente i suoi soldi.

 20. La ventesima volta che vede l'annuncio, acquista ciò che offre.

Ora, non è che dobbiamo prendere alla lettera ciò che il signor Smith scrive. Cioè che per ogni volta che si vede una pubblicità si debbano avere per forza quelle reazioni.

Ma è veramente, veramente interessante vedere che più o meno è realmente questo il percorso di reazione emozionale riguardo alla pubblicità di qualcosa.

Non solo, ho il fondato dubbio che questo tipo di atteggiamento (sempre di natura emozionale) si attui anche quando si presenta una nuova idea o un nuovo progetto.

Vi invito quindi a riflettere sulle potenzialità della pubblicità (se siete imprenditori) e sulle conseguenze nella vostra vita della pubblicità (se siete consumatori).

Scrivere la vostra opinione nei commenti.

In un prossimo post, raccoglierò eventuali commenti e li amplierò con la mia idea riguardo ciò che il signor Smith ci dice.

Grazie per l'attenzione.

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